Lo sviluppo della comunicazione nel bambino Prof.ssa Eleonora Bilotta Ontogenesi della comunicazione La comunicazione non va considerata soltanto come un’attività specie-specifica, ma occorre considerare in che modo il bambino diventi un soggetto esperto sul piano della comunicazione, al fine di stabilire efficaci reti di relazioni con gli altri. Il neonato come soggetto attivo Numerosi studiosi hanno raccolto numerose e coerenti evidenze empiriche a favore dell’esistenza di una precoce e considerevole dotazione di partenza nel neonato. Oggi si ritiene che il bambino sia un soggetto attivo e adeguatamente competente, dotato di capacità cognitive specifiche, di meccanismi di autoregolazione e di complesse abilità funzionali in grado di ricevere e di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente. LA PERCEZIONE FETALE Insieme delle principali reazioni sensoriali del feto in risposta a differenti tipi di stimolazioni, sia che esse derivino dall’ambiente intrauterino, sia che derivino dall’ambiente extrauterino. Durante tutto il periodo della gestazione, il feto è raggiunto da stimolazioni di derivazione sia interna (rumori endogeni intrauterini), che esterna, questi ultimi provenienti soprattutto dalla voce umana. La voce materna arriva al feto con livelli di stimolazione più elevata rispetto alle voci di altre persone, poiché viene trasmessa attraverso i tessuti e le ossa, fino ad arrivare all’utero. È questa la ragione per cui i neonati, a poche ore di vita, riconoscono e preferiscono la voce della propria madre (familiarizzazione prenatale) rispetto a quella di altre persone. LA PERCEZIONE FONETICA Dal momento che l'acquisizione della lingua avviene normalmente attraverso il canale sensoriale uditivo, le scoperte fatte in merito alle competenze percettive del neonato e del lattante hanno indotto i ricercatori a indagare l'eventuale presenza, in età assai precoce, di capacità discriminative riguardanti le peculiari caratteristiche dei segnali verbali. Il punto di articolazione si riferisce al luogo di massima costrizione del canale vocale Il modo di articolazione, invece, concerne caratteristiche quali la sonorità, la risonanza nasale, la frizione. LA PREFERENZA PER IL VOLTO UMANO ALLA NASCITA È ormai dimostrato che il bambino, fin da molto piccolo, presta più attenzione a certi stimoli e non ad altri. Il volto umano costituisce uno degli stimoli che più facilmente cattura l’attenzione del bambino come dimostrato da moltissimi studi empirici che hanno cercato di individuare se questo fenomeno sia già presente dalla nascita o se venga piuttosto appreso nei primi mesi di vita. Il sorriso sociale Nelle prime settimane di vita il neonato, durante il sonno REM, presenta espressioni facciali, automatiche e riflesse, che hanno la configurazione del sorriso (sorriso endogeno), solo verso la fine del secondo mese compare il sorriso esogeno, attivato dalla voce materna e dal volto umano e, in particolare dagli occhi. Intorno ai 3-4 mesi compare il sorriso sociale, che prevede uno scambio reciproco in una condizione interattiva di mutua soddisfazione. La condivisione dell’attenzione Durante il primo semestre di vita il bambino stabilisce delle relazioni esclusive, ossia la maggior parte del tempo è impegnato o in interazioni con l’adulto in assenza di oggetti o in attività con oggetti in assenza dell’adulto. Verso i 6 mesi compare un processo nuovo, passando da un’interazione diadica a un’interazione triadica. Questo progresso psicologico conduce alla condivisione dell’attenzione. Imitazione reciproca fra adulto e bambino L’adulto assume la funzione di struttura di supporto poiché ha il compito di fornire opportunità al bambino per cogliere il significato delle varie azioni e segni. L’adulto usa gesti, espressioni facciali e frasi per illustrare il senso di ciò che sta avvenendo fra lui e il bambino. Si stabilisce un rapporto di reciproca imitazione tra il bambino e l’adulto. L’adulto svolge la funzione di cornice di riferimento per l’attività del bambino. Intenzione comunicativa Approccio cognitivista: – la comunicazione è vista come scambio di un messaggio fra i partner, l’intenzionalità compare nel bambino quando egli ha una rappresentazione mentale dell’interlocutore come capace di avere e comprendere le intenzioni degli altri. Approccio sociale-costruzionista: – la comunicazione considerata come un’interazione da cui emerge l’intenzionalità. Il neonato si comporta in modo non intenzionale, ma le sue azioni e gesti sono considerati come dotati di intenzionalità da parte degli adulti, ed è questo atteggiamento degli adulti che rappresenta una condizione essenziale per la comparsa dell’intenzionalità. Approccio innatista: – Il neonato già al momento della nascita presenta un repertorio di azioni intenzionali con cui comunica con gli altri. Dissociazione fra mezzi e scopi La comprensione degli altri come agenti intenzionali da parte degli infanti è strettamente associata all’emergenza della propria intenzionalità. Nei primi mesi di vita capiscono che le loro azioni hanno degli effetti sull’ambiente ma non capiscono come ottengono tali risultati, verso gli 8 mesi sviluppano una diversa comprensione fra azione e risultato, in quanto sono in grado di: a. Usare differenti mezzi per raggiungere lo stesso scopo; b. Riconoscere il valore di azioni intermedie per il raggiungimento dello scopo. – Si verifica una dissociazione fra mezzi e scopi ossia ha in mente uno scopo prima di tradurlo in azione e riesce a distinguere tale scopo dai mezzi per raggiungerlo. Apprendimento imitativo Verso i 9 mesi l’apprendimento per emulazione diventa apprendimento per imitazione: il bambino impara in modo volontario determinati comportamenti intenzionali, orientati ad uno scopo, messi in atto da un adulto, non solo imita ciò che fanno gli altri, ma ciò che gli altri intendono fare. Il bambino tende ad identificarsi con l’adulto e a trattare gli altri come simili a sé. Segmentare il comportamento in unità La relazione tra l’organizzazione comportamentale degli adulti e le loro modalità di ragionamento sul comportamento medesimo conduce all’ipotesi che la capacità di segmentare il flusso delle azioni, qualora venisse precocemente acquisita dagli infanti, potrebbe essere un valido indicatore dello sviluppo ontogenetico della comprensione intenzionale. Al fine di individuare l’eventuale presenza di tali abilità di segmentazione negli infanti, Baldwin et al. [2001] hanno condotto una ricerca su bambini di 10-11 mesi. Gesti deittici e Gesti referenziali Gesti deittici: – Gesti pressoché universali che comportano un’interazione triadica fra il bambino, l’adulto e l’oggetto. Il bambino verso i 9 mesi, impiega consapevolmente questi gesti per indicare qualcosa nell’ambiente o mostrare un oggetto. I gesti deittici possono essere di tipo richiestivo o dichiarativo. Gesti referenziali: – Gesti che manifestano non soltanto una specifica intenzione comunicativa, ma rappresentano anche un determinato referente. Questi gesti compaiono intorno ai 12 mesi, il loro significato non varia in funzione del contesto e sorgono all’interno di routine sociali con l’adulto, servono a raffigurare in maniera iconica e stereotipata oggetti, eventi o situazioni. Solitamente sono appresi per imitazione. La teoria della mente Nei primi mesi di vita il bambino si comporta con l’adulto come soggetto animato, verso 1 anno di vita lo considera come soggetto intenzionale, soltanto verso i 3 o i 4 anni, è in grado di trattarlo come un soggetto mentale, dotato di proprie credenze e desideri che possono essere diversi dai suoi La teoria della mente è la capacità delle persone di “leggere” la mente degli altri, nonché di interpretare, spiegare e prevedere le loro azioni, attribuendo a essi stati e processi mentali quali desideri, credenze e intenzioni. Tale teoria è stata oggetto di diverse spiegazioni: – – – – Approccio modularista La prospettiva della teoria della teoria Il modello della simulazione Teoria della mente e funzione esecutiva Principali punti di vista: Approccio modularista La mente è un insieme di capacità specializzate e indipendenti (moduli mentali) ognuna delle quali è specifica, obbligatoria, impenetrabile alla coscienza, veloce, associata a una determinata architettura neurale. Esiste un sistema per leggere la mente, composto da quattro sottosistemi: – EDD (Eye-Direction Detector) analizza la direzione dello sguardo; – ID (Intentionality Detector) valuta quando un agente agisce in vista di uno scopo; – SAM (Shared Attention Mechanism) rileva le situazioni di attenzione condivisa; – ToMM (Theory of Mind Mechanism) analizza le rappresentazioni di stati mentali. Tale sistema è innato e compare per maturazione endogena verso i 4 anni. Principali punti di vista: la teoria della teoria Il bambino avanza supposizioni, le utilizza per dare significato alla propria esperienza e può riformulare e rivedere le proprie idee a favore di ipotesi più robuste. Sostanzialmente, egli elabora una teoria, intesa come un insieme di conoscenze e di generalizzazioni indipendenti idonee a spiegare il funzionamento della mente propria e degli altri. Principali punti di vista Il modello della simulazione: – La comprensione degli stati mentali altrui si sviluppa nel bambino con la capacità di assumere il loro punto di vista a livello cognitivo. Teoria della mente e funzione esecutiva: I precursori della teoria della mente Il gioco di foinzione o gioco simbolico, compare verso i 18 mesi e implica la consapevolezza di sé; L’attribuzione di desideri; L’attribuzione di credenze; Metarappresentazioni: ad esempio “il bambino si rappresenta mentalmente che un altro individuo abbia la rappresentazione mentale di qualcosa”. Teoria della mente (ToM) e sviluppo della comunicazione La teoria della mente è un processo di mentalizzazione che rende il bambino un interlocutore più valido ed esperto sul piano della comunicazione, poiché possiede l’abilità di comprendere le intenzioni comunicative degli interlocutori. La ToM favorisce i processi di negoziazione di significati, in quanto pone le premesse per verificare e per confrontare le reciproche rappresentazioni mentali. L’esito di questo processo di mentalizzazione è la capacità di apprendere nuovi simboli da altri simboli e lo sviluppo della comunicazione proposizionale. Sviluppo della comunicazione narrativa L’ontogenesi della comunicazione comporta lo sviluppo di numerose e distinte capacità logiche, simboliche, cognitive, affettive, relazionali e sociali. Si può intendere la narrazione come la modalità di percepire, organizzare e comunicare la realtà attraverso un processo di attribuzione di significati. La capacità narrativa compare precocemente e in modo spontaneo nel bambino come esigenza a descrivere e raccontare episodi salienti della sua esperienza. Secondo Brunner (1986;1990;1993) esiste: – Pensiero logico scientifico, finalizzato alla categorizzazione della realtà; – Pensiero narrativo finalizzato alla comunicazione e all’interpretazione dell’esperienza mediante la costruzione di storie che prevedono la comprensione delle intenzioni e delle vicende umane. Proprietà della comunicazione narrativa La comunicazione narrativa è caratterizzata da: – Azioni: ambienti, fatti, episodi; – Coscienza: stati mentali interni dei protagonisti. Inoltre, possiede le seguenti caratteristiche: – – – – – – Diacronicità Referenzialità concreta Intenzionalità Canonicità Componenzialità ermeneutica Appartenenza a un genere letterario Comprensione come rappresentazione mentale del testo narrativo Una condizione essenziale per la comunicazione narrativa è l’interpretazione e l’attribuzione di un significato personale ad un testo ponendolo in relazione con i propri modelli mentali e con le conoscenze già acquisite. Il risultato della comprensione è la rappresentazione mentale del testo, noto come il modello della situazione: – il racconto viene scomposto in singole proposizioni che hanno relazioni di coerenza e di subordinazione fra loro in base alle quali esse sono successivamente collegate fra loro e organizzate in modo organico in una rete di proposizioni. Empatia ed emozioni nella comunicazione narrativa La comunicazione narrativa : – implica una sorte di contratto comunicativo fra narratore e destinatario; – la partecipazione emotiva in un processo di empatia; – attiva condizioni di interesse e piacere; – favorisce una migliore comprensione della soggettività propria e altrui.