IL MONASTERO
L’INFERMERIA
ABBAZIA
ERBORISTERIA
REFETTORIO
DORMITORIO SCRIPTORIUM
CHIOSTRO
LA SALA CAPITOLARE
La giornata del monaco
Il dormitorio
La Regola di San Benedetto consente che tutti i monaci dormano insieme in un locale
(dormitorium) ognuno nel suo letto.
Prima di avere un alloggio e poi una casa per sé anche l’abate si coricava con gli altri
monaci. I monaci dormivano nei letti a cassone con dentro della paglia ed erano
completamente vestiti. I letti erano messi lungo il perimetro della stanza. Verso il
1200 i monaci ebbero le loro celle personali. Nel dormitorio ci sono due entrate,
messe al centro della stanza che vanno direttamente alla galleria del chiostro e alla
scala notturna che serviva ai monaci per andare direttamente in chiesa senza uscire
fuori. I bagni, che si trovavano tutti dalla parte opposta della chiesa, si chiamavano
“necessarium” ossia “luogo della necessità”. Nel dormitorio non ci si poteva sedere e
si doveva sempre far silenzio.
Al posto dell’armadio, i monaci avevano una “pertica” cioè una struttura fatta con
pali ed assi orizzontali dove potevano appendere o piegare il saio.
UNA GITA A SUBIACO
Arrivati a SUBIACO abbiamo percorso una scalinata fiancheggiata da alberi e molto faticosa perché era molto ripida.
Prima di entrare nel monastero di san benedetto ci siamo fermati nel giardino del monastero e abbiamo fatto una breve
merenda, poco dopo è arrivata la guida, ci ha dato alcune notizie su san benedetto, santa scolastica e sui due monasteri.
Finalmente siamo entrati nella chiesa superiore dove la guida ci ha spiegato che la chiesa era stata costruita metà in un epoca
e metà in un'altra epoca, nella chiesa il pavimento era fatto tutto di mosaico e il mosaico era stato fatto dalla famiglia dei
cosmati che erano artisti bravissimi a fare i mosaici. C’erano anche tantissimi affreschi che raffiguravano la vita di san
benedetto e i suoi miracoli. Dopo siamo usciti dalla parte posteriore della chiesa e ci siamo trovati davanti un giardino dove si
poteva ammirare il monte Taleo in una posizione obliqua perché la leggenda racconta che durante una tempesta il monte stava
per cadere sopra Subiaco e san benedetto gli disse di fermarsi e il monte si fermò, c’è anche una statua di san benedetto con
la mano alzata per dire al monte di fermarsi. A sinistra del giardino c’è una gabbia dove poco tempo fa ci vivevano alcuni corvi,
c’èrano i corvi perché si dice che quando benedetto stava per mangiare il pane avvelenato che gli avevano preparato i suoi
nemici per farlo morire passò un corvo che prese il pane e lo portò lontano dove nessuno lo poteva mangiare. Dopo siamo
andati in un grande terrazzo dove c’èra un roseto e si dice che san benedetto si buttò nel roseto per liberarsi dal demonio, dopo
siamo andati nella chiesa inferiore. Arrivati alla chiesa inferiore la guida ci ha detto che tutti gli affreschi che stanno nella chiesa
inferiore, non sono stati firmati, però quello che raffigurava la Madonna è stato firmato. Dopo siamo andati a visitare una grotta,
dove c’era un cestino con dentro il campanellino ammaccato dal demonio,che usava un sacerdote di nome Romano per calare
il cibo a san benedetto, quando per tre anni è andato a vivere in una grotta, quindi siamo andati a visitare la grotta di san
benedetto, intorno all’entrata della grotta ci sono dodici candele,che ricordano i dodici
apostoli e i monasteri benedettini che fondò san benedetto.Dopo qualche minuto siamo andati nella cappella di san gregorio
dove c’era il ritratto autentico di san Francesco d’assisi, dopo la guida ci ha fatto percorrere la scala santa, sulle pareti c’erano
vari affreschi che raffiguravano la morte.Dopo siamo usciti dalla chiesa inferiore, abbiamo preso il pulman e siamo andati al
monastero di santa scolastica. Appena siamo entrati in portineria, c’era una statua con un libro in mano con sotto scritta una
frase latina “asculta praecepta o fili magisteri”. Dopo siamo entrati nel primo chiostro che si chiama Gotico; siamo passati sotto
l’arco Flamboyant. Poi siamo andati nel secondo chiostro, Antico Cosmatesco e poi siamo andati nell’ultimo chiostro,
Rinascimentale. Poi la guida ci ha portato in una chiesa costruita da poco e le colonne di marmo erano state prese dalla villa di
Nerone, che era come una cava. Dopo siamo usciti dal monastero, abbiamo pranzato in un grande giardino e abbiamo giocato.
Nel pomeriggio la guida ci ha fatto visitare la biblioteca, dentro le teche che stavano in biblioteca, c’era alcuni libri scritti a mano,
dagli Amanuensi, scritti cosi bene che sembravano stampati. Oltre ai libri c’erano i documenti, gli editti, le lettere e le leggi
scritte. Usciti dalla biblioteca siamo saliti sul pulman e ci siamo diretti verso Roma, purtroppo al ritorno pioveva, ma il viaggio è
stato bello ugualmente. Arrivati a scuola non siamo andati in classe, ci siamo fermati nell’androne e abbiamo aspettato le
quattro e mezza. A noi questa gita è piaciuta molto, perché è stata la più interessante che abbiamo mai fatto e perché non
avevamo mai visto un monastero.
LA CAMOMILLA
Perché si chiama così: Si chiama camomilla
perché deriva dal latino “matrix”che
significa utero e serve molto ai dolori di
pancia.
Dove cresce: La camomilla cresce dove c’è
molto sole, sui prati e lungo le strade.
Come si coltiva: Si coglie al mattino, quando
la rugiada è scomparsa, ed è appena fiorita.
Come si conserva: Si conserva seccandola
all’ombra per alcuni giorni e si setaccia
levando le sporcizie.
Proprietà:
Le sue proprietà sono :
antiallergiche (cura le allergie)
antinfiammatorie (cura le infiammazioni)
aperitive (fa venire l’appetito)
antinevralgiche (cura il mal di testa)
digestive (fa digerire)
febbrifughe(fa passare la febbre)
sedative(calma il nervosismo).
L’’ERBORISTERIA
L’ erboristeria era il luogo in cui il monaco erborista
faceva lavorare le piante officinali trasformandole poi in
medicine.
Nel monastero c’era un orto dove il monaco coltivava le
piante medicinali che usava più frequentemente, mentre
le altre le andava a cercare nei boschi o nei prati.
USO DELLE ERBE
Quando andava a raccogliere le piante, il monaco non
strappava tutte le radici ma solo una parte Affinché la
pianta continuasse a vivere e lo stesso faceva con i
fiori.
La raccolta veniva fatta al mattino quando la rugiada era
stata asciugata dal sole.
Per raccogliere le piante usava degli strumenti: cesoie,
coltellino, una piccola zappa
per le parti sotterranee: in questo modo cercava di non
fare troppi danni alla pianta.
Per essiccarle il monaco doveva esporre le piante al sole e
farle appassire, quindi
le piante venivano sistemate in strati sottili oppure appese a
dei ganci ma sempre in un luogo aerato o all’ombra.
L’essiccazione durava parecchi giorni, dopo questo lavoro le
erbe dovevano essere messe in vasi di vetro o di coccio
oppure in sacchetti di carta.
LE ERBE
LA LAVANDA
Perché si chiama così: dal latino
“lavare” perché veniva aggiunta per
profumare l’acqua del bagno.
Dove cresce:nei terreni aridi e
sassosi, dai 700 ai 1200 metri.
Come si coltiva:si semina in semenzaio
in autunno o primavera, si trapianta.
Quando si raccoglie:in estate.
Come si conserva:si raccolgono i fiori
nel tardo pomeriggio, si essiccano
all’ombra e si conservano in recipienti
di latta.
Proprietà:aromatiche, calmanti,
diuretiche.
LE ERBE
CAMOMILLA
MELISSA
LAVANDA
ORTICA
MENTA
POLMONARIA
LIQUIRIZIA
MAGGIORANA
LA LIQUIRIZIA
Perché si chiama così: viene dal
greco “glikos” che vuol dire dolce e
“riza” che significa radice.
Dove cresce:originaria dell’Europa
orientale, si trova nell’Italia centro
meridionale e nella Pianura Padana
Come si coltiva: si tengono le radici
nella sabbia per tutto l’inverno e in
primavera si piantano. Il raccolto
delle radici non può avvenire prima
del terzo anno.
Quando si raccoglie:in autunno, dal
terzo anno di vita della pianta.
Come si conserva:si puliscono le
radici, si essiccano al sole o in
forno, si tagliano in pezzi, si
conservano in luogo asciutto.
Proprietà:lassative, rinfrescanti,
diuretiche.
LA MAGGIORANA
Perché si chiama così: dal greco
“amàraxos” erba odorosa.
Dove cresce: originaria dell’Asia
centrale, si trova selvatica nei
campi fino a 500 metri di altezza.
Come si coltiva:si semina nel
semenzaio a febbraio e ad aprile si
pianta nella terra.
Quando si raccoglie: in estate.
Come si conserva: i fiori si tagliano
e, raccolti in mazzetti, si essiccano
appesi ad un filo e si conservano in
sacchetti di tela.
Proprietà:calmanti, digestive,
aromatiche, sedative.
LA
MELISSA
Perché si chiama così - melissa, viene dalla lingua
greca, melissa, ape, cioè pianta prediletta delle
api.
Nomi popolari - appiastro, Erba di lemon, Erba
marausa, erba bergamotta , erba limone.
Dove cresce - cresce in Italia, negli incolti umidi,
lungo le siepi.
Come si coltiva - si dividono in autunno o in Marzo e
si piantano direttamente a dimora.
Si riconosce per – il fusto dritto, ramoso, alto fino a
ottanta centimetri.
Parti usate – foglie e sommità fiorite.
Quando si raccolgono – le foglie, utilizzata fresche, in
estate ; le foglie da essiccare, prima della fioritura.
Come si conservano – si raccolgono le foglie, si
privano del picciolo, si essiccano rapidamente
all’ombra il luogo aerato.
Proprietà – aromatiche, calmanti, eccitanti, sedative,
stimolanti, toniche.
Per la salute – uso interno: infuso, tintura alcolica,
tintura vinosa delle foglie e delle sommità fiorite. Uso
esterno: infuso delle foglie.
Per la cucina – le foglie fresche della melissa
costituiscono un ottimo aromatizzante per insalate.
Altri usi – la melissa è ampiamente utilizzata per in
profumeria.
LA MENTA
Perché si chiama così: mentha, o dal nome della ninfa
mintha, oppure dal latino mens, mente, perché si
riteneva che la pianta avesse proprietà fortificanti per
l’intelligenza.
Nomi popolari: nella tradizione popolare difficilmente si
distinguono le varie specie di menta,
tranne il pulegio, definita mentuccia.
Dove cresce: è diffusa in tutta Italia.
Come si coltiva: viene soprattutto coltivata la menta
piperita, la più ricca di principi attivi, si dividono i cespi
in autunno o in primavera.
Si riconosce per: la menta piperita ha il fusto
quadrangolare eretto, alto fino a ottanta centimetri,
leggermente villoso, le foglie opposte.
Parti usate: le foglie e le sommità fiorite.
Quando si raccolgono: in estate.
Come si conservano: il fusto si pulisce dalle impurità, si
raccoglie in mazzetti e si essicca all’ombra, in luogo
ventilato appeso ad un filo
Proprietà:analgesiche,antisettiche,stimolanti, toniche.
Per la salute: infuso,tintura alcolica e tintura vinosa
delle foglie e delle sommità fiorite.
Per la cucina – molteplici sono gli impegni della menta in
cucina come aromatizzante.
L’ORTICA
Perché si chiama così:deriva dal latino
“urere” che significa bruciare, irritare,
per le sue proprietà urticanti.
Dove cresce:nei campi, tra le macerie,
dal mare fino a 2500 metri di altezza.
Come si coltiva: è comunissima ovunque
e non viene coltivata.
Quando si raccoglie: la radice a fine
estate, i semi ad inizio estate; le foglie
in primavera.
Come si conserva: si strappa la pianta
proteggendosi le mani con i guanti,si
taglia la radice e si essicca al sole; le
foglie si raccolgono in mazzi e si
essiccano all’ombra appese ad un filo.
Proprietà: digestive,
diuretiche,depurative.
LA POLMONARIA
Perché si chiama così:dal latino
“pulmo” che significa polmone
perché ritenuta utile per la cura
della malattie polmonari.
Dove cresce:nei boschi e nei
terreni freschi fino a 1000 metri.
Come si coltiva:si moltiplica per
divisione dei cespi piantati in
terreno umido.
Quando si raccoglie:in
primavera/estate.
Come si conserva:le foglie si usano
fresche; i fiori si essiccano
all’ombra e si conservano in
sacchetti.
Proprietà:emollienti, sudorifere,
astringenti.
IL CHIOSTRO
• Il chiostro era il cortile più interno del monastero ed al
centro aveva un giardino dove i monaci coltivavano piante di
diverse specie.
• Era circondato da corridoi aperti che offrivano l’accesso alle
stanze e agli edifici e che avevano di solito colonne o archi
• Nelle gallerie del chiostro i monaci si dedicavano alla lettura
e alla preghiera passeggiando e occupandosi così della
mente e del corpo; qui, inoltre, si svolgevano le attività
comunitarie.Vi si affacciavano la sacrestia, la sala capitolare,
il parlatorio.
• Nella galleria opposta alla chiesa, i monaci si curavano del
loro corpo: si lavavano, si radevano e si tagliavano i capelli
presso la fontana.
• Nel chiostro si svolgevano processioni a cui erano ammessi
anche gli ospiti.
L’ABBAZIA
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Una gita a Subiaco
La chiesa abbaziale si sviluppa a croce latina rivolta ad oriente verso il
sorgere del sole ed è disposta nel lato nord del complesso per riparare il
resto del monastero dai venti di tramontana.
Secondo la regola di San Benedetto il monastero è la “Scuola del servizio
del Signore” e quindi la chiesa diventa il luogo più importante della cittadella
di Dio.
Fino al XIV secolo la chiesa è riservata alla comunità monastica, perciò il
corpo longitudinale è diviso in due parti: quello verso il transetto è riservato
ai monaci e qui la facciata è destinata ad accogliere i fratelli conversi.
Oltre al portone di facciata, vi sono altre 5 porte con precise funzioni.
La prima a sinistra è “la porta dei morti” che immette nel cimitero; delle
altre due, poste sul lato destro dell’abbazia, una introduce in sacrestia, per
l’altra si accede alla scala notturna che unisce la chiesa al dormitorio dei
monaci; la quarta porta, all’altezza del coro, consente ai monaci l’accesso al
chiostro, la quinta, infine, è riservata ai conversi.
Vicino alla chiesa ci sono gli ambienti dedicati alla sacrestia, dove sono
conservati gli oggetti liturgici.
IL REFETTORIO
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Il refettorio dei monaci è sempre vicino alla cucina e quindi, come gli altri ambienti che rispondono alle necessità
del corpo, posto nella galleria del chiostro di fronte alla chiesa. Inizialmente i refettori sono paralleli al chiostro, poi
assumono una disposizione perpendicolare per lasciare maggiore spazio agli edifici lungo l’ala occidentale.
Poiché i membri della comunità mangiano in comune, l’ambiente è molto vasto, quasi sempre di forma rettangolare,
anche se l’interno varia in modo considerevole. Può essere uno spazio unico, o con soffitto a travi; oppure diviso in
navata da una e persino due file di colonne. In tutti i casi ci sono delle grandi finestre che rendono la sala molto
luminosa.
Dopo essersi lavati, i monaci entrano nel refettorio in processione.
Non mangiano faccia a faccia: se la comunità è numerosa si preferisce sistemare una o due file di tavole al centro del
refettorio, nel senso della sua lunghezza.
Prima di sedersi i monaci intonano una preghiera, i cuochi ritirano i piatti caldi dalla cucina attraverso il passavivande
e li portano ai tavoli dove sono già stati disposti il pane e il vino.
In estate i pasti sono due ma nelle altre stagioni si mangia una sola volta al giorno, tranne la domenica. I digiuni sono
frequenti.
Per la comunità riunita il pasto è un’altra occasione di istruzione e di preghiera. In obbedienza alla Regola di San.
Benedetto, durante i pasti si tengono letture ad alta voce così che, ogni monaco che sappia leggere, si assume
l’incarico di “lector” e sale sul pulpito per leggere ai confratelli brani della Bibbia o di altre opere di carattere
religioso.
E’ anche per questo che i monaci devono tenere nel refettorio il silenzio più assoluto, come in chiesa; del resto i pasti
hanno un carattere quasi sacramentale, in quanto sono celebrazioni devote dei doni che Dio concede ogni giorno alla
comunità.
Il refettorio non è quindi una semplice mensa, ma uno spazio sacro destinato tanto al nutrimento del corpo quanto al
ristoro dell’anima.
LA FONTANA
• La fontana era detta “cavatorium” oppure lavabo e
forniva una sorgente d’acqua pura che i monaci
usavano per lavarsi. Si trovava nella galleria del
refettorio oppure in una zona del chiostro isolata.
• Aveva quasi sempre forma circolare in modo che
in molti potessero lavarsi contemporaneamente.
La sua struttura è costituita da più elementi
sovrapposti, il più basso è il bacino di raccolta in
cui va a finire l’acqua proveniente dalla vasca
superiore che è fornita di fori da cui esce.
IL MONASTERO
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ALTRI
MONASTERI
Un monastero deve avere perfettamente funzionanti cinque strutture
principali: il luogo di preghiera (chiesa), il luogo per dormire (dormitorium),
il luogo per mangiare (refectorium), e la sala per ricevere ospiti (cella
hospitum); c’è anche una portineria (portaria) area di comunicazione fra la
comunità e il mondo esterno.
Questi edifici sono indispensabili alla vita dei monaci perché trovano
funzione armonica attorno al chiostro (cuore del monastero). Ad essi si
aggiungono altre costruzioni secondo una “pianta modello” in cui gli abati si
devono adattare alle condizioni del territorio.
Le varie parti del monastero corrispondono a diversi tipi di attività .Tre lati
del chiostro sono associati a tre diversi tipi di necessità umane dei monaci
(intellettuali, spirituali e corporali), il quarto è destinato ai conversi. Delle
tre ali propriamente monastiche una è costituita dalla chiesa, edificio
spirituale
per eccellenza, l’ala orientale corrisponde alle attività
intellettuali, raggruppa la sacrestia, la sala capitolare e lo scriptorium. Sul
lato opposto della chiesa si trovano tutti i locali dedicati alla necessità di
natura corporale.Tutti i complessi al di là del chiostro sono cintati da un
alto muro il quale si estendono le vaste proprietà che col tempo ogni
monastero finisce di possedere.
L’INFERMERIA
• L’infermeria era una grande stanza in cui le persone che
stavano poco bene venivano curate. L’infermiere si occupava
di tutte le questioni relative alla cura dei malati;
• genere egli non ha istruzione medica ma sa fare salassi ed è
esperto di medicina pratica.
• L’infermeria era, insieme allo scriptorium ed alla biblioteca
un altro dei locali in cui
• le severe regole del monastero erano meno rigide, per
esempio: gli orari, l’obbligo
• del silenzio o il divieto di mangiare carne; qui infatti i malati
potevano un mangiarla ed era preparata in un apposita
cucina, mai nella cucina comune.
LO SCRIPTORIUM
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Lo scriptorium è un luogo dove gli amanuensi scrivevano i libri
che si chiamano “manoscritti” perché venivano scritti a mano . Gli
amanuensi copiavano i testi antichi che molte volte erano rovinati;
in questo modo si sono conservati nelle biblioteche fino ad oggi .
Oltre a copiarli, abbellivano i manoscritti con miniature di
eccezionale valore.
Lo scriptorium è pieno di finestre che vengono attraversate dalla
luce, quando si lavorava si doveva stare in assoluto silenzio. Queste
stanze erano piene di finestre perché i monaci amanuensi avevano
bisogno di molta luce per scrivere i libri; per questo motivo le
finestre non erano colorate. Se il tempo era brutto o era inverno si
accendevano delle candele o un lume ad olio. Per scrivere servivano
lo scrittoio, il colono, l’inchiostro, le penne, i leggii, i temperini, i
pigmenti con relativi contenitori, le pergamene e la pietra pomice
per renderla liscia, la tavoletta di cera per prendere appunti.
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LA BIBLIOTECA
• Dopo essere stati copiati i libri
venivano portati nella biblioteca, un
luogo prezioso perché vi si
conservavano i testi. Nella biblioteca i
monaci andavano per leggere in
assoluto silenzio, scegliendo i libri tra
gli scaffali pieni.
LA MINIATURA
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Il monaco amanuense trascriveva la prima lettera di ogni capitolo
del manoscritto molto più grande delle altre e la lasciava bianca per
poi decorarla con disegni e fregi di vario tipo.
Questo tipo di tecnica era detto “miniatura” perché si utilizzava,
tra le altre, una sostanza di colore rosso detta minio per colorare i
disegni.
La miniatura, che era già stata usata per decorare i libri dagli Egizi
e dai Greci, ebbe grande sviluppo nel Medioevo.
Col passare del tempo le miniature divennero sempre di più piccoli
capolavori contenuti nello spazio di pochi centimetri quadrati.
Quando si cominciò ad usare la stampa, le miniature non si
realizzarono quasi più e vennero sostituite da incisioni sul legno.
LA SALA CAPITOLARE
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Dall’inizio dell’XI secolo compare la sala del capitolo.
È un luogo dove si svolgevano attività liturgiche ed educative; si chiama così
perché si leggeva ogni giorno uno dei 73 capitoli della REGOLA DI
SAN BENEDETTO. Capitolo è detto anche l’ assemblea dei membri. La
riunione è presieduta dall’ abate che è il capo del monastero ; il
momento più importante è quello in cui i monaci confessavano davanti a
tutti i propri peccati, seguendo il capitolo 46 della REGOLA. Ogni
monaco confessa le sue mancanze dell’ abate e si posa sul pavimento
per attendere la punizione; per le colpe meno gravi i peccatori venivano
puniti con pene corporali come la frusta oppure si indossava il cilicio
e i monaci erano costretti a dormire vestiti con tunica e cintura
stretta ai fianchi. Invece per i casi più gravi, come l’assassinio, il furto,
la disobbedienza o la ribellione erano previste oltre alle pene corporali
anche la condanna alla prigione monastica l’ espulsione e la scomunica.
Il capitolo può essere ripetuto più volte perché tutte le informazioni
dovevano essere di 1° mano per evitare malintesi e pettegolezzi.
CLUNY
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Il monastero di Cluny nasce nel 909 per opera del potente
Guglielmo. Poiché egli vuole che i “suoi” monaci preghino con
assiduità per lui, li solleva dagli esercizi di lavoro manuale prescritto
da San Benedetto dotandoli di terre e servi che le coltivino; inoltre
li pone direttamente sotto la protezione e l’autorità del papa.
L’abate generale di Cluny dipende dal capo della Chiesa e i
cluniacensi finiscono per diventare una sorta di milizia monastica
pronta ad anteporre l’autorità pontificia a qualsiasi altro potere,
anche a quello imperiale. La loro forza politica è di grande aiuto a
papa Gregorio VII contro l’imperatore Enrico IV.
Lo stile di Cluny pone al centro della vita del monaco la celebrazione
dell’ufficio divino, esteso a dismisura lungo le ore della giornata e
concepito nelle forme sontuose della preghiera cantata in coro.
Le grandissime eccedenze di produzione, vendute sul posto dal Gran
Priore che ogni autunno compie un giro generale delle filiazioni,
procurano a Cluny il denaro per ricostruire due volte di seguito gli
edifici monastici e la chiesa abbaziale.
ALTRI MONASTERI
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CLUNY
SAN GALLO
CASAMARI
FONTENAY
SAN GALLO
• L’abbazia di San Gallo, in Svizzera,
venne fondata nel 747. Fu assai
potente, tanto che il suo Abate ebbe
il titolo di “Principe dell’Impero”.
Aveva scuole per i chierici (preti) e
ospizi per i poveri, ai quali forniva
cibo e rifugio.
FONTENAY
Secondo la Regola di San Benedetto tutte le attività dei monaci
devono svolgersi tra il sorgere e il calare del sole. La giornata
del monaco è quindi più lunga in estate e più breve in inverno
1.45
Sveglia
20.00 Riposo
2.00 Vigilie
3.10 Lodi
4.15
Capitolo
19.50
Compieta
4.40 Lavoro
manuale
19.30
Lettura
7.45 Terza
18.45 Cena
18.00 Vespri
4.00 Prima
14.30 Lavoro
manuale
14.00 Nona
11.30 Riposo
10.50 Pranzo
10.40 Sesta
8.50 Lettura
personale
LE ORE DEI MONACI
8.00 Messa
LA REGOLA
• La Regola che San Benedetto (+547)
scrisse per i suoi monaci di
Montecassino verso il termine della
vita è la legge dei monaci. Riguarda il
modo di comportarsi dei monaci nella
comunità monastica.
• E’ stata ritenuta utilissima per ogni
persona che cerchi veramente Dio.
SAN BENEDETTO DA
NORCIA
•
San Benedetto da Norcia (Norcia, Perugia 480 ca. - Montecassino,
Frosinone 547 ca.), fondatore del monastero di Montecassino, padre del
monachesimo occidentale. Benedetto, proveniente da una illustre famiglia
norcina, studiò in gioventù a Roma; non approvando la vita scostumata della
città, si trasferì in una zona desertica presso Subiaco, dove visse in una
caverna (poi detta Grotta Santa) per tre anni. In questo periodo la sua fama
di santo, diffondendosi, attirò folle di fedeli. Invitato a diventare abate di
un gruppo di monaci a Vicovaro, accettò l'incarico; i monaci, tuttavia, non
approvando la sua regola, tentarono di avvelenarlo. Scoperto l'intrigo,
Benedetto li abbandonò per fondare, qualche tempo dopo, il monastero di
Montecassino.
•
Il religioso formulò una regola, poi adottata dalla maggior parte dei
monasteri occidentali, che poneva in risalto i valori della vita cenobitica e del
lavoro manuale: al monaco non era concessa alcuna proprietà personale, i
pasti erano consumati in comune e le conversazioni superflue erano proibite.
Egli stesso si dedicò al soccorso della popolazione locale, distribuendo
elemosine e cibo ai poveri.
•
Benedetto aveva una sorella gemella, Scolastica, che seguì il suo esempio
divenendo anche lei santa.
MONACHESIMO
ORIENTALE
MONACHESIMO
OCCIDENTALE
• Nel V secolo, mentre le invasioni barbariche portavano in
Europa terrore e distruzione, Benedetto da Norcia fondò il
monastero di Montecassino con alcuni discepoli, dando loro
una semplice regola di vita: “ora et labora”.
• Nel monastero il tempo era considerato un dono di Dio che
non andava sprecato, ma messo al Suo servizio.
• In un mondo di guerre, fame, malattie, Benedetto invitava
tutti alla ricostruzione, attraverso la preghiera e il lavoro.
• I monaci bonificarono i terreni, costruirono fattorie,
insegnarono nuovi modi di lavorare la terra e diedero vita ad
ospedali e scuole, sempre pronti ad accogliere chiunque
bussasse alla loro porta.
LE PREGHIERE
DEI MONACI
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•
I monaci pregano sette volte al giorno, perché in un Salmo troviamo
scritto: “Sette volte al giorno io ti lodo per le sentenze della tua
giustizia.”
Lodi
Prima
Terza
Sesta
Nona
Vespri
Compieta
Anche in piena notte si svegliano per pregare il Notturno (o Vigilia),
perché un altro Salmo invita a pregare anche di notte.
MONACHESIMO
ORIENTALE
• Alla fine de IV secolo l’Imperatore Teodosio, con una legge,
dichiarò il cristianesimo religione ufficiale delliImpero
Romano. Si verificarono allora molte conversioni , più per
convenienza che per vera fede. Anche alcuni membri del
clero cedettero alla tentazione del potere e della ricchezza.
• Come reazione, si fece strada in alcuni giovani l’idea che la
preghiera, la povertà e la solitudine avrebbero potuto
realizzare veramente il modello evangelico proposto da Gesù
• Questi primi monaci furono anacoreti (cioè eremiti) e
vivevano soli nel deserto.
• Il più famoso fu sant’Antonio abate, nato nel 351 a Menfi.
GLI AMANUENSI
• Durante le ore dedicate al lavoro,
alcuni monaci si dedicavano al copiare
antichi testi, che altrimenti
sarebbero andati perduti.
• La loro opera è stata per noi di grande
importanza sia culturale che religiosa