IL MONACHESIMO UN’IDEALE CRISTIANO
Il monachesimo e l'evangelizzazione dell'Europa
Durante i primi secoli e per tutto il medioevo, il cristianesimo conobbe una grande espansione
nell'intera Europa.
Un merito particolare nell'opera di evangelizzazione fu quello dei monaci missionari che, in
successive ondate, predicarono il Vangelo presso i germani, gli scandinavi, gli irlandesi, i sassoni...
Come si diffuse il monachesimo in Occidente?
Esperienze di vita monastica erano già conosciute nelle regioni dell'Egitto e del Mediterraneo
orientale, fin dall'origine del cristianesimo; in Occidente, però, il monachesimo raggiunse la sua
massima espressione con san Benedetto.
San Benedetto da Norcia
San Benedetto, nato a Norcia in Umbria intorno al 480, dopo gli studi letterari compiuti a Roma e
un periodo di vita solitaria in una grotta di Subiaco, fondò nel 529 a Montecassino, a meta strada tra
Roma e Napoli, una comunità di monaci. Aveva l'intenzione di creare un luogo separato dal mondo,
per favorire una vita dì preghiera, di studio intellettuale e di lavoro manuale.
Per i suoi monaci scrisse una Regola di vita, che è rimasta per secoli fino a oggi uno dei massimi
codici del comportamento cristiano. Il principio a cui si ispira la sua regola fu “opus dei ante
omnia” (le cose di Dio prima di tutto) mentre la vita dei monaci era riassunta nella frase “ora et
labora” (prega e lavora). Infatti, tra le virtù monastiche - oltre ai tre voti di stabilità nella comunità,
di obbedienza all’abate, di conversione continua - proponeva ai monaci la preghiera quotidiana con
i confratelli, il raccoglimento individuale, la laboriosità (sia come studio, sia come attività manuale
nei campi), la tolleranza verso chiunque sbagliasse, l'accoglienza di ogni forestiero come fratello.
L'opera di san Benedetto
Il monachesimo benedettino, rinnovato nei secoli da successive riforme, ebbe un’enorme e
benefica diffusione in tutta Europa. L'opera di san Benedetto infatti si è prolungata grazie alle
migliaia di abbazie che fiorirono durante tutto il medioevo. A partire dal modello di
Montecassino, l'abbazia benedettina diventa un centro di vita serena e laboriosa in mezzo a una
società europea travagliata da guerre, invasioni barbariche, sconvolgimenti sociali. In Italia, dopo
Montecassino, furono fondati altri monasteri come quelli di Camaldoli, dì Vallombrosa. San
Benedetto è stato giustamente proclamato «patrono d'Europa» da papa Paolo VI (1964), per aver
portato il progresso cristiano nel continente attraverso «la croce, il libro, l'aratro».
I meriti culturali del monachesimo
Perché è stato così importante il monachesimo non solo nella storia della Chiesa, ma anche nella
formazione civile e culturale dell'Europa e persino nel suo sviluppo economico e politico?
In sintesi:
 il patrimonio della civiltà classica greco-romana sarebbe andato distrutto, se i monaci
non avessero salvato nelle loro biblioteche una grande quantità di libri e documenti antichi, e
non li avessero ricopiati a mano;
 con lo studio degli antichi codici di scienze naturali e con l'osservazione diretta dei fenomeni
della natura e in particolare delle erbe medicinali, i monaci hanno fatto fare notevoli
progressi alle scienze naturali e alla medicina;
 con la coltivazione dei campi, la bonifica delle zone paludose, la canalizzazione dei fiumi, la cura
delle foreste, l'allevamento di animali domestici nelle fattorie, i monaci hanno creato le migliori
condizioni per lo sviluppo agricolo e poi industriale del territorio europeo;
 abbinando lavoro intellettuale e lavoro manuale, i monaci hanno nobilitato quest'ultimo (che era
invece stato svalutalo nella cultura classica, soprattutto greca), al punto che l'Europa moderna,
allenata da secoli al lavoro materiale fatto con tecniche precise, si è trovata poi avvantaggiata nel
progresso agricolo e industriale rispetto ad altri continenti (Asia, Africa);
 disseminando l'Europa di abbazie, chiese, biblioteche, i monaci hanno prodotto anche un grande
patrimonio di bellezze artistiche: dall'architettura alla pittura, dall'ebanisteria alla miniatura;
 in campo musicale il canto gregoriano (che prende il nome dal monaco e papa san Gregorio
Magno) si perfezionò grazie alla tradizione liturgica benedettina, in particolare, Guido d'Arezzo
(990-1050), monaco nell'abbazia di Pomposa, inventò il rigo musicale, adottato poi in tutta
Europa e diede il nome alle note utilizzando le iniziali dell’inno di San Giovanni:
Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum,
Sancte Iohannes
 nel campo della scrittura, i monaci sostituirono i vecchi caratteri maiuscoli (tipici delle iscrizioni
romane) con il carattere minuscolo (detto carolingio in onore di Carlo Magno), che divenne poi
la scrittura corrente di tutti i manoscritti prima dell'invenzione della stampa.
I monaci, fin dall'origine, usavano il latino, e talvolta il greco. Purtroppo continuarono a parlare, a
scrivere e a pregare in latino, anche quando la gente passò alle lingue volgari, che diventarono poi
le lingue nazionali europee. A un certo punto il popolo non riusciva più a seguire la liturgia in latino,
né riusciva a capire i libri teologici scritti dai monaci.
IL VANGELO SI DIFFONDE IN TUTTA EUROPA
Quattro ondate di missionari
A partire dall'alto medioevo, il continente europeo diventò cristiano sotto l'influsso di quattro
successive ondate di missionari.
La prima ondata fu quella dei monaci benedettini, una quarantina, che papa san Gregorio Magno (590604) inviò da Roma in Inghilterra, con il compito di riportare a quelle genti il messaggio di Cristo. Il
capo della missione, il monaco Agostino diventò il vescovo di Canterbury.
La seconda ondata fu quella dei monaci irlandesi e inglesi, che a loro volta sbarcarono sul continente
per evangelizzare i popoli germanici del centro e nord Europa. Per prima cosa fondarono monasteri
in varie regioni. Questi monasteri diventarono con il passare del tempo centri di molte attività
culturali e luoghi d'incontro. I monaci accoglievano tutti, ma in primo miravano a convenire i re e i
capi perché solo dopo che questi si fossero convertiti anche i loro sudditi li avrebbero seguiti.
La terza ondata parli invece da Costantinopoli e si diresse verso i popoli slavi dell’Europa orientale.
Due fratelli cristiani, Cirillo e Metodio, nativi di Tessalonica (Grecia) nel secolo IX, tradussero in
lingua slava la Bibbia e i libri liturgici, inventando anche un nuovo alfabeto (i caratteri cirillici,
tuttora usati). I santi Cirillo e Metodio sono stati proclamati compatroni d'Europa, con san Benedetto,
essendo stati i primi evangelizzatori dei popoli slavi e promotori di quella Chiesa orientale che è «il
secondo polmone» con cui l’Europa intera respira, come ha detto Giovanni Paolo II.
Infine la quarta ondata fu quella che, lungo lutto il medioevo, raggiunse lentamente ma capillarmente
i villaggi di campagna abitati da gente analfabeta, spesso superstiziosa e troppo credulona. Questa
gente non sapeva leggere libri, né studiare catechismi, né seguire liturgie raffinale; poteva tutt'al più
osservare delle immagini: ecco perché chiese di campagna, monasteri e cattedrali si arricchirono di
pareti e vetrate piene di immagini colorate; quasi sempre illustravano episodi di storia sacra, episodi
dei Vangeli, vite di santi. Queste immagini vennero definite successivamente dagli studiosi “bibbia
dei poveri”.
Uno scisma divide la cristianità
Da quasi mille anni, precisamente dal 1054, la Chiesa cattolica di Roma si trova divisa dalla Chiesa
ortodossa orientale. In quell’anno fu consumato uno scisma (separazione, rottura), i cui primi
sintomi però risalivano proprio alla svolta costantiniana.
Costantino facendo di Costantinopoli la “seconda Roma” impoverì la prima. Questa, vittima di
invasioni barbariche, cessò di essere capitale dell’Impero d’Occidente.
La chiesa del primo millennio si stava sviluppando in due culture originariamente diverse: nella
cultura greco-bizantina ad Oriente e nella cultura romano-germanica ad occidente. In Occidente il
punto cardine della vita della chiesa era il diritto mentre in Oriente la liturgia.
Inoltre di fronte al progressivo imbarbarimento della chiesa di Occidente che aveva integrato,
battezzandole, le culture germaniche, la chiesa d’Oriente si ritenne l’unica autentica erede della
verità cristiana, dando a se stessa il nome di ortodossa.
L’episodio che determinò lo scisma fu una decisione del patriarca di Costantinopoli, Michele
Cerulario, che impose alle comunità di confine di abbandonare la lingua e il rito latino e di adottare
la lingua e il rito greco. Il Papa non d’accordo con questa disposizione, inviò due suoi delegati a
Costantinopoli per chiedere chiarimenti. Questi vennero accolti dall’imperatore mentre il patriarca
non volle nemmeno vederli. Allora questi deposero sull’altare di santa Sofia la lettera di scomunica
per il patriarca, dando così inizio alla rottura definitiva nel 1054.
Una riforma necessaria
Molti erano i mali di cui soffriva la Chiesa, in Italia e in Europa, all'inizio del secolo XIII. Da una
parte, molti uomini di Chiesa si erano allontanati dallo spirito del Vangelo: i papi gareggiavano
con l'imperatore per conquistare più potere e più ricchezze; i vescovi si comportavano più da
signorotti e da guerrieri che da pastori delle diocesi, pensavano più agli interessi delle loro famiglie o
degli alleati politici che al bene delle anime; molti sacerdoti, lasciati privi di formazione, erano
tutt’altro che esemplari nella loro condotta: molti monasteri, dalla povertà evangelica degli inizi,
passarono ad accumulare ricchezze e terreni.
Dall'altra, anche il popolo cristiano era insoddisfatto: ignoranza della fede, superstizioni,
devozioni e pratiche religiose più vicine alla magia che al Vangelo... Alcuni cristiani però seppero
tornare a una vita semplice e povera come quella di Cristo; la loro preoccupazione fu quella di
rinnovare la Chiesa, riportandola alla fedeltà agli ideali evangelici, e di sanare i mali della società e
della politica; in una società piena di conflitti, spesso sostenuti in nome della fede, cercarono di
promuovere la pace e la fraternità.
Fra gli uomini che con maggiore impegno cercarono di realizzare l'ideale di povertà e fedeltà al
messaggio cristiano vi fu Francesco d’Assisi.
San Francesco d'Assisi
San Francesco è colui che sintetizza tutte le esigenze spirituali della società del suo tempo, e dà una
sua risposta: ritorno al Vangelo puro e semplice, distacco radicale dai beni materiali, povertà
volontaria, senso della fraternità, nonviolenza, e persino esaltazione della natura in quanto specchio
del Creatore.
Questi valori evangelici erano talmente dimenticati al suo tempo che Francesco ebbe il suo bel da fare
per convincere parenti e amici e persino il papa che la sua proposta era solo il vangelo di Gesù.
Quello che non riuscì a fare nella sua breve vita (morì a 44 anni nel 1226) fu poi realizzato dai frati e
dalle suore clarisse, ordine fondato da santa Chiara d’Assisi.