Uscita didattica Abbazia Benedettina di S. Pietro Il giorno 30 novembre, noi alunni delle classi 1aA, 1aB e 1aC ci siamo recati all’ Abbazia benedettina di S. Pietro ad Assisi. Ci ha accolti don Bernardo Ritamonti che ci ha guidati durante la visita. Prima siamo entrati nella chiesa e il sacerdote ci ha fatti accomodare sulle panche per presentarci la chiesa. Venne fondata assieme al monastero nel X secolo, in un terreno allora fuori le mura, dai benedettini del monte Subasio. Il pavimento era più basso di un metro e la chiesa era fatta con colonne e non con i pilastri come si vedono oggi. Intorno all'anno 1000, i monaci decisero di cambiare l'orientamento della chiesa in modo tale che il sole potesse entrare dal rosone e illuminare la chiesa anche nei mesi invernali: la struttura della chiesa anticamente era disposta più obliqua rispetto ad oggi. I tre rosoni, infatti, furono costruiti in modo che , al tramonto, la luce penetrasse e illuminasse l'altare e il crocifisso, che altrimenti sarebbero stati sempre al buio. Fu ricostruita nel 1200: l'interno è di stile gotico, ma la facciata con i tre rosoni è romanica. La facciata rettangolare, costruita con la caratteristica pietra rosa del Monte Subasio, è caratterizzata da tre portali, altrettanti rosoni e due fasce tra loro divise da un cornicione ad archetti pensili. Il portale centrale è affiancato da due leoni. Originariamente, il campanile aveva 2 piani, l'ultimo fu demolito in seguito ai danni provocati da un temporale nel XIX secolo. Venne consacrata da Papa Innocenzo IV nel 1253. L’interno, restaurato nel 1954, si presenta a tre navate separate da pilastri, con il presbiterio rialzato, abside semicircolare e cupola. Il sacerdote ci ha detto inoltre che, in un sarcofago in fondo alla chiesa c’è il corpo di don Antonio Pennacchi da Bettona e che in quella chiesa era avvenuto un miracolo che aveva visto con i suoi occhi: un signore mentre stava sistemando le luci, cadde e si ferì, era tutto bianco di polvere, ma si riprese subito e si rialzò come se non fosse successo niente. Ci ha detto anche che il primo vescovo di Assisi fu S. Rufino, morto affogato nel Chiascio, e il secondo fu S. Vittorino martire, le cui spoglie sono custodite nell’abbazia. I due vescovi di Assisi furono uccisi perché ancora si adoravano le divinità e il cristianesimo non era accettato dalla popolazione. Poi siamo andati a vedere il monastero, attaccato alla chiesa; vi si entra salendo delle scalette a destra della facciata. Il monastero di S. Pietro è composto da un chiostro, il dormitorio, la cucina, la sala da pranzo, uno stanzino con il televisore, la biblioteca, l’orto e la cappella . Il chiostro è circondato da colonne, su cui si affacciano le camere dei monaci , che nel 1600 furono distrutte e fatte rifare dal cardinale Barberini. Al centro del chiostro, c’è un pozzo. Lungo il corridoio che formano le colonne intorno al chiostro, vicino a una porta, c’è una statua di S. Benedetto da Norcia (480 – 547) che tiene in mano il libro della Regola, seguita da tutti i monaci benedettini e una verga, perché la Regola è molto severa.I suoi primi seguaci furono due figli di nobili romani, Mauro e Placido di 15 e 8 anni: erano stati destinati dalle famiglie alla vita monastica. Dalla porta vicino alla statua si entra nel monastero. Il sacerdote ci ha fatto vedere la camera di un monaco - chiamata cella - : è una stanza piuttosto piccola con un arredamento semplice, un letto, un comodino, un piccolo armadio, una scrivania, è presente solo l'essenziale. I bagni sono in comune. Le celle sono disposte lungo uno spazioso corridoio con delle finestre all’inizio e alla fine di esso: una si affaccia sull’orto e l’altra su S. Francesco. Lungo il corridoio ci sono le stanze e i bagni e sulle pareti ci sono dei quadri che rappresentano i dodici apostoli. Attualmente i monaci che vi vivono sono solo cinque. Il sacerdote ci ha raccontato che lui ha imparato ad andare in bicicletta in questo corridoio tanto era spazioso. Alcuni monaci lo usano per pregare e camminare. Dal terrazzo dei dormitori abbiamo visto l’orto dall’alto: è molto grande, ha anche delle serre: c’erano dei signori che ci stavano lavorando. Infatti i monaci non oziano; seguono la regola di San Benedetto “Ora et labora”, prega e lavora. Don Bernardo ci ha detto che una volta il monastero possedeva circa 770 ettari di terra perché i monaci bonificavano i terreni paludosi di Foligno, Insula Romana (Bastia) e Petrignano e se li tenevano. Il monastero aveva anche l’ospedale, lo speziale che preparava le medicine e il cerusico che operava. Nel 1810 Napoleone confiscò tutte le terre dei monaci e nel 1861, dopo l'unità d'Italia, servivano soldi al nuovo stato così vennero rubati molti beni dei monaci. La cappella, invece, è una piccola stanza con delle panchine dove si recano i monaci per pregare dalle sei alle otto del mattino. Infatti, si alzano alle cinque e mezza ogni giorno. La cucina è una stanza con due tavoli per cucinare e non per mangiare perché si mangia nel refettorio. La sala da pranzo è una sala molto grande con dei tavoli e delle sedie di legno disposti in verticale, mentre in fondo c’è un grande quadro che rappresenta “L’ultima cena di Gesù” con gli apostoli ed è disposto in orizzontale. Infine abbiamo visitato la biblioteca, con scaffali e moltissimi libri, soprattutto religiosi. Lì c’era un signore che ci ha detto che una volta imparavano il francese e non l’inglese perché è più simile all’italiano. Inoltre, ci ha consigliato di studiare molto perché nella vita non si finisce mai di imparare. << OTIOSITAS INIMICA EST ANIMAE>> precetto benedettino