I monaci basiliani viaggiarono per diffondere il culto cristiano, i nuovi monaci eremiti si ritirarono a vivere nel deserto, spesso ai limiti della sopravvivenza, per dedicarsi interamente alla preghiera, alla penitenza e alla completa e personale ricerca di Dio. Il monachesimo eremitico ebbe come suo fondatore il monaco egiziano Antonio, originario di una benestante famiglia cristiana, che trascorse gli ultimi settant’anni della sua vita in solitudine nel deserto. Per quanto riguarda il monachesimo basiliano, suo fondatore fu il monaco Basilio di Cesarea, detto il Grande, appartenente ai padri cappadoci. Proveniente da una famiglia di intensa spiritualità cristiana, era dotato di una grande cultura arricchitasi dai numerosi viaggi e soggiorni nelle metropoli culturali dell'Oriente cristiano (Atene, Costantinopoli). Critico nei confronti dell'eremitismo, riorganizzò la vita e la spiritualità monacale: il cenobio basiliano, poco numeroso (qualche decina di monaci), fu centro di preghiera e di penitenza, d'apostolato e di lavoro per uomini che dovevano mettersi al servizio degli altri (anche di coloro che vivevano nel mondo, specie dei bisognosi) il frutto delle particolari esperienze spirituali fatte nel chiostro. I monaci basiliani, particolarmente colti, (diversamente da quelli egiziani che si accontentavano di una fede semplice) valorizzarono il pensiero greco al fine della precisazione del dogma e parteciparono attivamente alle dispute teologiche dalle quali venne fuori la dottrina della Chiesa. Basilio aprì inoltre la vita monastica sia a monaci che a monache. Elaborò le Regole morali, ovvero un’antologia di testi del Nuovo Testamento, e anche le cosiddette Regole diffuse e Regole brevi. I monaci Basiliani giunsero nel Salento durante la dominazione bizantina. Nel 726 l’imperatore bizantino Leone III emanò un editto con il quale ordinava la distruzione di immagini sacre e icone in tutte le province dell’Impero. Mosaici e affreschi furono distrutti a martellate, le icone fatte a pezzi e gettate nel fuoco; furono eliminate molte opere d’arte e uccisi diversi monaci. I Basiliani per scampare alle persecuzioni furono costretti a nascondersi in luoghi solitari come grotte, foreste e sulle pendici delle colline, che divennero luogo d’alloggio e di preghiera. A volte, quando non potevano adattare le grotte naturali, scavavano nella roccia più friabile, dove creavano dei rifugi simili a dei pozzi. Questi rifugi naturali, adattati a dimore, furono chiamati laure. Qui i monaci continuarono a praticare il loro culto. All’ingresso delle laure c’era sempre un’immagine della Madonna detta “Vergine Portinaia” destinata secondo i monaci a custodire il rifugio.