Diapositiva 1 - Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche

IMM
4. I mercati in
concorrenza perfetta
1
2
I processi di liberalizzazione
Liberalizzazioni e Privatizzazioni
Politica della
Concorrenza
Energia ed
Ambiente
Politica Tecnologica
3

Come si promuove effettivamente la
concorrenza?
Attraverso i processi di liberalizzazione e le
privatizzazioni, eliminando quei privilegi di
cui godono ancora troppe categorie non
produttive.

Risulta evidente il legame tra:
Politica della
concorrenza
Processi di
Liberalizzazione
4

Al centro del dibattito europeo fino dagli
anni ’80, il processo di liberalizzazione è
ritornato alla ribalta per l’importanza di
settori cruciali non ancora liberalizzati,
soprattutto quelli business-related dei
servizi, dei trasporti e dell’energia.
5



I settori di cui stiamo trattando, se
opportunamente liberalizzati, potrebbero garantire
un notevole risparmio ai consumatori ed
aumentare la competitività delle nostre
imprese
Nei settori in cui questa apertura è avvenuta prima
ed in maniera più coraggiosa, come ad esempio
nel settore del trasporto aereo e nelle
telecomunicazioni, i vantaggi sono stati
immediatamente visibili, con tariffe ridotte ed
una maggiore disponibilità del servizio.
In altri settori il processo di liberalizzazione si
è rivelato troppo timido.
6


Nonostante l’Unione Europea abbia recentemente
liberalizzato i mercati del gas naturale e
dell’energia elettrica, le principali compagnie
elettriche europee sono rimaste parzialmente o
totalmente di proprietà dei governi.
La Commissione ha pubblicato nel gennaio 2007
il “Rapporto Finale sul Settore Energetico”,
evidenziando i problemi legati ai mercati del
gas e dell’elettricità e le riforme necessarie
per iniziare un vero processo di apertura
alla concorrenza
7
Il caso italiano

Abbiamo visto che l’Italia è giudicata come un
paese “debolmente libero” dal punto di vista della
libertà economica




2014 Index of Economic Freedom: l’Italia occupa
la posizione 86
Il nostro paese ha quindi un bisogno enorme di
sbloccare tutti quei settori/servizi che
appaiono ancora troppo protetti
Quando è iniziato il processo di
liberalizzazione in Italia?
Quali ostacoli sono stati incontrati e quali
ancora rimangono da superare?
8

Il processo di liberalizzazione risale al 1990:
istituzione dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato.

Recepimento (talvolta parziale) delle direttive europee di
liberalizzazione nei settori del gas naturale, elettrico,
delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei servizi
finanziari.

Successivamente, il percorso di riforma ha
previsto:

l’istituzione dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas
nel 1995;

l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nel 1997.
9


Nel 1998, veniva attuata un’ampia riforma
del commercio.
Nello stesso periodo, si realizzava la
privatizzazione di numerosi enti
pubblici economici, con l’obiettivo di:


attribuire al management privato il
controllo delle società;
favorire la tenuta finanziaria delle imprese
(molte delle quali in situazione di crisi);
10

Il giudizio complessivo sugli anni 1990?

Da un lato, le iniziative comunitarie hanno
spinto diversi comparti sulla via dell’efficienza
(in particolare per le ex imprese pubbliche), del
risanamento finanziario e verso una
maggiore apertura dei mercati.

D’altra parte, il tasso di concorrenzialità
che si è determinato e i benefici per i
consumatori sono stati spesso inferiori
alle aspettative.
11


Perché?
Processi di liberalizzazione non coordinati e
scarsamente incisivi:

l’incentivo veniva da Bruxelles …

… però sul versante interno si importavano spesso le
norme senza un convinto impegno politico.

Presenza di interessi diversi – tra i quali quello
del Ministero del Tesoro, a lungo incline a
tutelare le quote di mercato dei campioni
nazionali

Approccio più favorevole a mantenere un ampio
presidio pubblico nell’economia
12

L’assenza di un’estesa visione prospettica
ha inciso nel rapporto con i processi di
privatizzazione:


in taluni casi i processi di liberalizzazione sono
stati intrapresi senza operare l’opportuno
raccordo con le privatizzazioni.
Importanti settori economici venivano
consegnati a monopolisti privati senza
operare i necessari investimenti in
infrastrutture.
13

Di qui il giudizio che le liberalizzazioni
siano state condotte a metà e che le
privatizzazioni siano alla fine servite
per “fare cassa”.
14

Inoltre …


errori nelle regolamentazioni settoriali e
difficoltà di replicare le infrastrutture più
importanti, soprattutto nell’ambito dei servizi
pubblici.
Dibattito tra due estremi: i fautori
dell’accesso alle infrastrutture esistenti
contro i sostenitori di una duplicazione delle
infrastrutture.
15


Regolamentazione talvolta inadeguata,
senza incentivare gli attori, monopolisti o
nuovi entranti, a sostenere gli investimenti
necessari per l’ammodernamento delle reti
o per una maggiore e progressiva indipendenza.
Una volta esaurita la spinta comunitaria degli
anni Novanta, non si sono registrati ulteriori
e importanti segnali di apertura del
mercato.
16
E’ solo con il d. l. n. 223 del 4 luglio
2006 e il d.l. 31 gennaio 2007, n. 7 (i
cd. decreti Bersani) – che si è rimesso
al centro dell’agenda il tema della
concorrenza come fattore di
innalzamento del benessere dei
consumatori e di rafforzamento del
sistema produttivo italiano.
17

I decreti apparsero come una tappa positiva,
aprendo una nuova stagione di riforme,
introducendo misure concrete che miravano a
sbloccare singoli comparti

in particolare, la distribuzione commerciale e dei
carburanti, i servizi di taxi, i servizi
professionali, il costo delle ricariche dei
cellulari e i prodotti assicurativi.

Stima: risparmi complessivi compresi fra 2,4 e
2,8 miliardi all'anno ed un recupero dello 0,2%
rispetto al tasso di inflazione.
18


Tuttavia, le diverse misure

hanno eliminato sono parzialmente il problema

non hanno esaurito gli interventi da porre in essere
E’ necessario un disegno organico di
liberalizzazione dei mercati e di
promozione della concorrenza.
“More competition and less regulation are sorely
needed in Italy… The need to compromise
still frustruates the need to liberalize”
(From The Economist)
19


1.
2.
3.
MOSSE ANTI-CRISI DEL GOVERNO
MONTI e RITORNO DEL TEMA DELLE
LIBERALIZZAZIONI
Scopo era quello di porre rimedio alle “tre
grandi carenze italiane”:
Insufficiente concorrenza nei mercati
Inadeguatezza delle infrastrutture
Complicazione delle procedure
amministrative.
20

TAXI


L’Autorità dei trasporti ha aumentato il numero delle licenze.
NEGOZI

Via all’apertura libera dei negozi. Orari e turni di chiusura
saranno liberi.

FARMACIE




Sono aumentati gli operatori (5 mila nuove farmacie).
Sconti non solo per i farmaci di fascia C ma anche per quelli di
fascia A pagati dall’utente.
Incentivi per coprire 841 posti vacanti nei piccoli centri
considerati meno vantaggiosi dal punto di vista economico.
Maggiore informazione su farmaci generici.
21

PROFESSIONI.






ENERGIA


abolizione delle tariffe già previsto da leggi precedenti.
trasparenza del preventivo obbligatorio.
modifiche per il tirocinio: rispetto al tempo totale di 18 mesi, sei
potranno essere utilizzati nelle Università.
Entro dicembre del 2014: 500 notai in più.
Ogni tre anni verrà rivisto il rapporto tra il numero dei presenti nei
Comuni e i notai, in modo da mantenere sempre equilibrio.
separazione tra rete distributiva e soggetto che fornisce il
gas, ovvero tra Snam spa (che controlla Snam rete gas) ed Eni.
CARBURANTI

Rafforzamento della rete di distributori indipendenti

Incremento dei self-service
22

IMPRESE



società semplificata a responsabilità limitata:
avvio di attività imprenditoriali a 1 euro senza
bisogno di un notaio
provvedimenti per le micro imprese ingannate da
pratiche commerciali scorrette da parte delle grandi
TRIBUNALE DELLE IMPRESE

“sezioni specializzate in materia di impresa”, chiamate
a occuparsi di proprietà industriale, concorrenza
sleale, diritto d’autore, class action, cause tra soci.

dovrebbero assicurare maggiore velocità delle
procedure e un aumento della qualità del servizio.
23

SERVIZI PUBBLICI LOCALI


iniziative per favorire l’aggregazione delle oltre
mille piccole aziende italiane che operano nei
servizi pubblici locali.
l’Autorità dei trasporti: compito di definire le
regole per le nuove concessioni, non solo
autostradali, e per capire fino in fondo come
rendere efficace la separazione nel mondo
ferroviario tra fornitori di servizi e
infrastrutture.
24

Lo studio di un caso: DB e ÖBB in Italia


Dal 13 dicembre 2009 una joint-venture fra DB, ÖBB e
LeNord ha preso in gestione i collegamenti
internazionali diurni fra Italia - Austria - Germania
attraverso il Brennero, dopo la scelta discutibile di
Trenitalia di rinunciare ai servizi diretti fra i tre paesi.
Tutto ciò è stato possibile grazie alla nuova
legislazione varata dal Parlamento europeo nel 2007
che consente agli operatori di competere dal
2010 oltre i confini nazionali all'interno dell'UE
25





Cinque i treni che collegano Bolzano, Bologna, Milano e
Verona con Monaco di Baviera.
Novità importante: non c'è il cambio della macchina al
confine di stato del Brennero.
Numerosi i servizi a bordo, specie per i viaggiatori di
prima classe: quotidiani in italiano e tedesco distribuiti
gratuitamente, con un piccolo omaggio di benvenuto.
Sempre in prima classe è possibile ordinare al posto i
prodotti della carrozza ristorante senza alcun
sovrapprezzo.
Alto l'indice di puntualità, vicino all'80%.
26
Mercati perfettamente concorrenziali


Il modello di concorrenza perfetta
può essere impiegato per studiare
vari tipi di mercato
Assunzioni di base sui mercati
perfettamente concorrenziali
1.
2.
3.
Price taking
Prodotto omogeneo
Libertà di entrata ed uscita
27
Mercati perfettamente concorrenziali
Price Taking
1.



Ogni singola impresa produce e vende
una piccola frazione dell’output di
mercato, quindi non può influenzare il
prezzo
Ogni impresa considera il prezzo
come dato – è price-taker
Anche il consumatore individuale
acquista una frazione troppo piccola del
prodotto per poter influenzare il prezzo
28
Mercati perfettamente concorrenziali
Omogeneità del prodotto
2.




I prodotti delle imprese sono sostituti
perfetti
Le caratteristiche dei prodotti sono
estremanente simili
Prodotti agricoli, petrolio, rame, ferro,
legname
Prodotti eterogenei possono avere prezzi
diversi
29
Mercati perfettamente concorrenziali
Libertà di entrata ed uscita
3.



Assenza di costi che limitino l’entrata
e l’uscita dall’industria
I consumatori possono passare
facilmente da un produttore all’altro
I produttori possono facilmente
entrare o uscire dal mercato

Le imprese farmaceutiche non sono
concorrenziali a causa degli alti costi richiesti
per operare sul mercato
30
Quando sono concorrenziali i mercati?
Purtroppo … pochi mercati sono
realmente concorrenziali
 Molti mercati ci si avvicinano …



Bassi costi di entrata ed uscita

Domande estremamente elastiche
Non c’è una regola per determinare se
un mercato è concorrenziale

Analisi da fare caso per caso
31
Ricavo marginale, costo marginale e
massimizzazione del profitto

Consideriamo il livello di output che
massimizza il profitto di un’impresa
(non necessariamente concorrenziale)
 Profitto  = ricavo totale - costo totale

Se q è l’output dell’impresa, il ricavo totale
è il prezzo del bene moltiplicato per la
quantità
Ricavo totale R = Pq
32
Ricavo marginale, costo marginale e
massimizzazione del profitto
Il costo di produzione dipende
dall’output
 Costo totale = C(q)
 Il profitto dell’impresa, , è la
differenza tra ricavi totali e costi totali

(q
)R
(q
)
C
(q
)
33
Ricavo marginale, costo marginale e
massimizzazione del profitto
Le imprese scelgono l’output per
massimizzare la differenza tra
ricavi e costi
 Ricavo totale e costo totale possono
essere rappresentati graficamente
 La distanza tra ricavi e costi
rappresenta i profitti

34
Ricavo marginale, costo marginale e
massimizzazione del profitto
Il ricavo cresce al crescere delle vendite
 L’inclinazione della curva di ricavo è il
ricavo marginale (R’)



Variazione nel ricavo a seguito dell’aumento
di un’unità nelle vendite
L’inclinazione della curva di costo è il
costo marginale (C’)

Variazione nel costo a seguito dell’aumento
di un’unità nella produzione
35
Massimizzazione del profitto, BP
Costo,
Ricavo,
Profitto
(€ per
anno)
I profitti sono massimizzati quando la
differenza R(q)-C(q) è massima, quindi in
corrispondenza della quantità q* per cui R’=C’
C(q)
R(q)
0
q0
q*
Output
(q)
36
Ricavo marginale, costo marginale e
massimizzazione del profitto

Il profitto è massimizzato quando un
ulteriore aumento nella produzione
non migliora il profitto raggiunto
  R(q)  C (q)
 R(q) C (q)


0
q
q
q
 R'C '  0
R'  C '
Questa regola vale
per TUTTE LE
IMPRESE, CHE
SIANO O MENO
PERFETTAMENTE
CONCORRENZIALI
37
L’impresa concorrenziale

Come si comporta l’impresa
concorrenziale?


Price taker – sia il prezzo di mercato
che l’offerta di mercato sono
determinate dall’offerta aggregata e
dalla domanda aggregata
In questo caso, dobbiamo distinguere tra:
 Offerta di mercato (Q) ed offerta di una
singola impresa (q)
 Domanda di mercato (D) e domanda che
si rivolge ad una singola impresa (d)
38
L’impresa concorrenziale


La domanda che si rivolge ad una
singola impresa è piatta
 La produzione di una singola impresa
non ha effetto sul prezzo di mercato
La domanda che si rivolge a tutte le
imprese (domanda di mercato) ha
pendenza negativa
 E’ frutto dell’aggregazione delle
domande individuali
39
L’impresa concorrenziale
Prezzo
Impresa
Prezzo
Industria
O
€4
d
€4
D
100
200
Output
100
Output
40
L’impresa concorrenziale

La domanda per l’impresa concorrenziale:

Ciascun produttore vende sempre e
comunque al prezzo di 4€

Quando la domanda individuale è piatta:
R'  P  P  C ' (q)

Per un’impresa concorrenziale, quindi, la
massimizzazione del profitto richiede che
C ' (q)  R'  P  RM  R / q
41
Scegliere l'output: BP
Combinando ricavi e costi l’impresa
decide quanto produrre
 Nel BP il capitale è fisso e l'impresa
deve scegliere quanto lavoro
utilizzare per massimizzare i profitti
 L'osservazione dei grafici di R', C', CMT e
CMV si rivela utile a determinare i
profitti

42
L'impresa concorrenziale
C'
P
Profitti
persi per
q1 < q*
50
40
Profitti
persi per
q2 > q*
A
RM=R'=P
CMT
CMV
30
q1 : R' > C'
q2: C' > R'
q*: C' = R'
20
10
0
1
2
3
4
5
6
7
q1
8
q*
9
q2
10
11
q
43
Scegliere l'output: BP

L'output che massimizza il profitto
si trova in corrispondenza del punto
in cui R'=C'
 R' = C' in corrispondenza di q*
 Per quantità inferiori a q*, R’> C', quindi

incrementare l'output aumenta i profitti
Per quantità maggiori di q*, C' > R',
aumentare l'output diminuisce i profitti
44
L'impresa concorrenziale: profitti positivi
Profitto di BP
per l’impresa
C'
P
50
40
A
D
RM=R'=P
CMT
30 C
CMV
B
20
10
0
1
2
3
4
5
6
7
q1
8
q*
9
q2
10
11
q
45
L'impresa concorrenziale
I profitti possono essere
(temporaneamente) negativi
 Si possono subire perdite se P < CMT
per la quantità che massimizza il
profitto


Il profitto unitario è negativo
(P – CMT < 0)
46
L'impresa concorrenziale - perdite
Perdita di BP
per l’impresa
C'
Prezzo
C
CMT
B
D
A
P = R'
CMV
q*
Output
47
Produzione nel BP

Perché un'impresa potrebbe
sopportare una perdita?



Può ritenere che il prezzo crescerà
Cessare l'attività potrebbe essere uno
sbaglio; si possono recuperare i costi
fissi
L'impresa ha due scelte nel BP


Continuare a produrre
Chiudere temporaneamente
48
Produzione nel BP

Quand’è che l'impresa deve
chiudere?

Se CMV < P < CMT, l'impresa deve
continuare a produrre nel BP


Può coprire i suoi costi variabili ed una
parte di quelli fissi (che verranno poi
recuperati nel lungo periodo)
Se P < CMV < CMT, l'impresa deve
chiudere

Non riesce nemmeno a coprire i costi
variabili
49
L'impresa concorrenziale - perdite
C'
Prezzo
CMT
Perdite
P < CMT ma
P > CMV,
quindi
l'impresa
continua a
produrre nel
Breve
Periodo
C
B
D
A
P = R'
CMV
F
E
q*
Output
50
Esercizio tipico


Un'impresa produttrice di barche opera in un
mercato concorrenziale. Durante il primo
anno di produzione riesce a vendere 10
barche al prezzo di 10000 euro ciascuna. Per
produrle sostiene un costo variabile pari a
90000 euro ed ha inoltre dovuto sostenere
una spesa di progetto, cioè un costo fisso,
pari a 25000 euro.
Qual è la scelta dell'impresa per il
secondo anno di produzione, ipotizzando
costante la domanda di barche? E cosa
sarebbe successo se avesse venduto solo
8 barche?
51
L'impresa concorrenziale: offerta di BP
La curva di offerta spiega quanto
output viene prodotto per ogni prezzo
 Le imprese concorrenziali fissano una
quantità tale per cui p=C'



Le imprese chiudono quando P < CMV
Le curva di offerta delle imprese
concorrenziali è la porzione della
curva di C' superiore al CMV
52
L'impresa concorrenziale: offerta di BP
Prezzo
(€ per
unità)
L'impresa sceglie q in modo
da avere P = R' = C',
nel tratto in cui P > CMV.
C'
O
P2
CMT
P1
CMV
P = CMV
q1
q2 Output
53
Effetti di variazioni dei prezzi degli input
Se il costo degli input cresce,
la quantità diminuisce
Prezzo
(€ per
unità)
C'2
Risparmio dell'impresa
riducendo l'output
C'1
€5
q2
q1
Output
54
Offerta di mercato di BP
C'1
€ per
unità
C'2
C'3
L'offerta di BP di mercato
è la somma orizzontale
delle offerte individuali
O
P3
P2
P1
Q
2
4
5
7 8
10
15
21
55
Esercizio tipico
Il mercato dei taxi a Bologna è finalmente
diventato concorrenziale. Il costo di ogni
servizio di trasporto è dato da c(q)=5q ed ogni
taxi opera 20 trasporti al giorno. La domanda
per il servizio di trasporto è
QD=1200-20p
Si determini:
a) il prezzo di equilibrio per ciascun trasporto;
b) il numero complessivo di trasporti effettuati
al giorno;
c) il numero di taxi in equilibrio.
56
Elasticità dell'offerta di mercato

Elasticità dell'offerta di mercato


Misura la sensibilità dell'output
dell'industria al prezzo di mercato
E' la variazione percentuale dell'output in
risposta ad una variazione dell'1% del
prezzo.
EO
Q P
Q
P
Q P
PQ
57
Elasticità dell'offerta di mercato




Quando C' cresce rapidamente a seguito di
aumenti nell'output, l'elasticità è bassa
Quando C' cresce lentamente, l'elasticità
dell’offerta è elevata
L'offerta è perfettamente anelastica nel
BP quando gli impianti produttivi sono
utilizzati al limite delle loro capacità
L'offerta è perfettamente elastica nel BP
quando i C' sono costanti
58
Il surplus del produttore nel BP
Normalmente, P > C' per ciascuna unità
prodotta, tranne che per l'ultima
 Quindi, un surplus è guadagnato per
tutte le unità, tranne che per l'ultima
 Il surplus del produttore è la
differenza tra il prezzo di vendita ed
il costo marginale di tutte le unità
prodotte
 E' l'area compresa tra il prezzo di
mercato e la curva di offerta

59
Surplus del produttore nel BP
Prezzo
(€ per unità)
C'
Surplus del
produttore
CMV
B
A
P
Il surplus del
produttore è
l'area compresa
tra P e C'
0
q*
Output
60
Surplus del produttore nel BP



Per definizione, il costo variabile per
produrre q* è la somma dei costi
marginali da 0 a q*
Il surplus del produttore è quindi
anche la differenza tra ricavi e costi
totali variabili
Graficamente, corrisponde quindi
anche al rettangolo ABCD

Ricavo (0ABq*) meno costi variabili (0DCq*)
61
Surplus del produttore
Prezzo
(€ per
unità)
C’
Surplus del
Produttore
CMV
B
A
D
0
P
C
q*
Il surplus del
produttore è
anche l'area
ABCD!
Output
62
Surplus del produttore e profitto



Profitto e surplus, per quanto strettamente
correlati, non sono la stessa cosa
Il profitto è pari alla differenza tra
ricavo e costo totale (che include anche il
costo fisso, non solamente il costo variabile)
Quando i CF sono positivi, il SP è maggiore
del profitto
Surplus del produttore SP
Profitto
R CV
R CV CF
63
Surplus del produttore e profitto

I costi di produzione determinano la
dimensione del surplus del produttore


Imprese con costi maggiori hanno minor
surplus, e vice versa.
La somma del surplus di tutti i
produttori costituisce il surplus del
produttore del mercato

Area al di sotto del prezzo di mercato ed al di
sopra del costo marginale
64
Surplus del produttore per il mercato
Prezzo
(€ per
unità di
output)
Il surplus del
produttore nel mercato
è la differenza tra P*
e C’ nel tratto da 0 a Q*.
O
P*
Surplus del
produttore
D
Q*
Output
65
La scelta della produzione nel LP

Nel BP uno o più input sono fissi

Questo limita la flessibilità dell'impresa
Nel LP un'impresa può modificare
tutti gli input, compresa la
dimensione dell'impianto
 Assumiamo libertà di entrata e di uscita


Nessuna restrizione legale né costo
66
La scelta della produzione nel LP

Nel BP l'impresa fronteggia una curva di
domanda orizzontale



Considera il prezzo di mercato come dato
Le curve di costo medio di BP (CM) e di costo
marginale di BP (C') sono sufficientemente
basse da permetterle di realizzare profitti
positivi (ABCD)
La curva di costo medio di LP riflette la
presenza di economie di scala:


Economie di scala fino a q2
Diseconomie di scala dopo q2
67
Scelta dell'output nel LP
Nel BP l'impresa è vincolata
da input fissi P = €40 > CM.
I profitti sono ABCD.
Prezzo
C'LP
CMLP
C'
CM
€40
D
A
P = R'
C
B
€30
q1
q2
q3
Output
68
Scelta di output nel LP
Nel LP l'impiego del capitale viene modificato e la produzione portata a q3.
Profitti di LP, EFGD > Profitti di BP, ABCD.
Prezzo
C'LP
CMLP
C'
CM
Se il
prezzo
scende a
30,
l’impresa
realizza
un
profitto
nullo!
€40
D
A
C
E
P = R'
B
G
€30
F
q1
q2
q3
Output
69
Equilibrio concorrenziale di LP
All'equilibrio competitivo di LP,
nessuna impresa deve avere
incentivi a entrare o a uscire dal
mercato
 Profitto economico ed incentivi
all'entrata o all'uscita sono legati
fra loro
 E' necessario distinguere tra
profitto economico e profitto
contabile

70
Equilibrio concorrenziale di LP

Profitto contabile


Profitto economico


Differenza tra ricavi e costi dell'impresa
Differenza tra ricavi e costi diretti ed indiretti;
prende in considerazione anche i costiopportunità
Se l'impresa utilizza forza lavoro (L) e
possiede il capitale (K), i profitti si scrivono:

Profitto contabile: πCont = R - wL

Profitto economico: π = R - wL - rK
wl = costo del lavoro
 rk = costo opportunità del capitale

71
Equilibrio concorrenziale di LP

La condizione di profitti economici
nulli non deve trarre in inganno:


L’impresa ottiene rendimenti normali
(cioè concorrenziali) dall'investimento
I rendimenti normali sono pari al
costo opportunità dell'acquisto del
capitale, che è uguale al rendimento
di attività alternative
Un’impresa che realizza un
profitto economico nullo guadagna
quanto guadagnerebbe da un
investimento alternativo
72
Equilibrio concorrenziale di LP



Se R > wL + rk, i profitti
economici sono positivi
Se R = wL + rk, i profitti
economici sono nulli, ma
l'impresa ottiene un rendimento
normale, mostrando che il mercato è
concorrenziale
Se R < wl + rk, l'impresa esce dal
mercato
73
Equilibrio concorrenziale di LP

Entrata ed uscita




In presenza di profitti economici positivi nel
BP le imprese hanno incentivo ad
aumentare la produzione
Tuttavia, la presenza di profitti positivi
attira altri produttori ad entrare nel
mercato
Un maggior numero di produttori
aumenterà l'offerta dell'industria
Il processo di entrata si arresta quando
non c’è più possibilità di ottenere
profitti positivi!
74
Equilibrio concorrenziale di LP - Profitti
• Profitti positivi attirano altre imprese
• L'offerta cresce fino a che i profitti si azzerano
€ per
unità di
output
Impresa
€ per
unità di
output
Industria
O1
C'LP
€40
CMLP
€30
P1
O2
P2
D
q2
Output
Q1
Q2
Output
75
Equilibrio concorrenziale di LP - perdite
•Perdite spingono le imprese ad uscire
•L'offerta si riduce fino a che i profitti si azzerano
€ per
unità di
output
Impresa
C'LP
€ per
unità di
output
CMLP
€30
Industria
O2
P2
€20
O1
P1
D
q2
Output
Q2
Q1
Output
76
Equilibrio concorrenziale di LP
1.
Tutte le imprese nell'industria
massimizzano i profitti

2.
Nessuna impresa ha incentivi ad
entrare od uscire dall'industria

3.
R' = C'
I profitti economici sono nulli
Il mercato è in equilibrio

Q D = QO
77
La curva di offerta di LP dell'industria


La forma della curva di offerta di
LP dell'industria dipende da come i
cambiamenti nella produzione
influenzano i costi degli input
Possono presentarsi tre tipi di
industrie
1.
2.
3.
A costi costanti
A costi crescenti
A costi decrescenti
78
Industria a costi costanti

La curva di offerta di LP
dell'industria è orizzontale

Si consideri un'impresa …




Se la domanda aumenta, il prezzo è destinato
a salire.
Le imprese aumentano l'offerta ed ottengono
profitti positivi nel BP.
Nuove imprese entrano però sul mercato
Equilibrio di LP – le imprese ottengono profiti
nulli
79
Industria a costi costanti
L'aumento della domanda porta
ad un aumento del prezzo.
Profitti positivi fanno aumentare
l'offerta ed il prezzo.
Q1 aumenta fino a Q2.
Offerta di LP = OLP =CMLP.
Il cambiamento nell'output non
ha influenza sui costi degli input
€
€
C'
O1
CM
P2
P2
P1
P1
O2
OLP
D1
q1 q2
Output
Q1
Q2
D2
Output
80
Industria a costi crescenti


I prezzi di alcuni input possono
aumentare in seguito all’aumento della
produzione (possibile presenza di
diseconomie di scala)
Quando la domanda aumenta i prezzi
tendono a salire



Altre imprese entrano sul mercato
aumentando la domanda di input
Il costo aumenta facendo spostare in alto
la curva di offerta
L'offerta di mercato aumenta in
misura minore
81
Offerta di LP in un settore a costi crescenti
A seguito dell'aumento del
prezzo degli input, il prezzo
aumenta con la produzione
€
L'offerta di LP è
inclinata
positivamente
€
C'LP2
C'LP1
CMLP2
P2
CMLP1 P2
P3
P3
P1
P1
O1 O2
D1
q1
q2
Output
Q1 Q2 Q3
OLP
D2
Output
82
Industria a costi decrescenti


I prezzi di alcuni input possono diminuire
in seguito all’aumento della produzione
(possibile presenza di economie di
scala)
Aumenti nella domanda fanno aumentare
la produzione


L'aumento nella produzione permette alle
imprese di ottenere gli input ad un prezzo
inferiore - un livello maggiore di
produzione ne aumenta l'efficienza
Il costo si riduce ed il prezzo di mercato
cala
83
Offerta di LP in un settore a costi decrescenti
In seguito alla diminuzione
nel prezzo dei fattori,
il prezzo diminuisce
all’aumentare della produzione
La curva di offerta di
lungo periodo ha
pendenza negativa
€
€
C'LP1
O1
O2
C'LP2 CM
LP1
CMLP1P2
P2
P1
P1
P3
P3
OL
D1
q1 q2
Output
Q1 Q2 Q3
D2
Output
84
Domanda d’esame
Rispondere alle seguenti domande
nello spazio sottostante:

Definizione di beni di Giffen

Scelta della combinazione di fattori che
minimizza il costo nel lungo periodo

Caratteristiche principali della concorrenza
perfetta
85
Domanda d’esame
La Politica Agricola Comune (PAC) è una delle
politiche comunitarie di maggiore importanza,
impegnando quasi la metà del bilancio
dell’Unione Europea. Inizialmente la PAC si
basava sostanzialmente su sistemi di
sostegno ai prezzi ed era duramente criticata.
Si chiede di mostrare graficamente e di
commentare la perdita di benessere sociale
associata a tale politica di sostegno ai prezzi.
Quali strumenti alternativi possono essere
utilizzati e come è stata di conseguenza
riformata la PAC?
… Alla fine della lezione potrete
rispondere …
86
Surplus del consumatore e del produttore

Il surplus del consumatore è il
beneficio totale o valore di cui
godono i consumatori al netto del
prezzo pagato



Es: il prezzo di mercato di un bene è 5€
Alcuni consumatori sarebbero disposti a
pagare di più di 5€
Un consumatore disposto a pagare 9€
otterrebbe un surplus di 4€
87
Surplus del consumatore e del produttore

Il surplus del produttore è il
beneficio totale che i produttori
ricevono al netto del costo per
produrre il bene



Il costo per alcuni produttori è inferiore al
prezzo di mercato
Il produttore sarebbe disposto a produrre il
bene anche a prezzi inferiori
Se il prezzo è 5€ ed il costo di produzione è
3€, il surplus del produttore è 2€
88
Surplus del consumatore e del produttore
Prezzo
Surplus del
Consumatore
(SC)
Benessere
Sociale
BS = SC + SP
O
Surplus del
Produttore
(SP)
D
Q0
Quantità
89
Surplus del consumatore e del produttore


Per misurare gli effetti di un
provvedimento di politica
economica si misurano gli effetti sul
surplus del produttore e sul
surplus del consumatore
Benessere Sociale

Quali sono i guadagni e le perdite per
produttori e consumatori?
90
Surplus di consumatore e produttore



Quando il governo stabilisce un tetto
al prezzo (prezzo massimo) il prezzo
non può oltrepassare quel limite
Consumatori e produttori ne sono
influenzati. In che modo?
Lo possiamo vedere (e quantificare)
dalle variazioni di surplus di
produttore e consumatore.
91
Controllo dei prezzi e surplus aggregato
∆ SC:
∆ SP:
∆ BS :
Prezzo
+A - B
-A-C
-B-C
O
B
P0
A
Perdita Secca
=B+C
C
Pmax
D
Q1
Q0
Q2 Quantità
92
Controlli di prezzi ed effetti di benessere

La perdita totale è l'area B+C



viene indicata come perdita secca;
rappresenta l'inefficienza derivante dal
controllo dei prezzi, causata dalla minore
offerta del bene
Se la domanda è sufficientemente
rigida, ci possono essere perdite
anche per i consumatori.

Questo può avere effetti sulle decisioni
politiche!
93
Controlli di prezzo con domanda rigida
Esempio: la
regolamentazione del
prezzo della benzina
D
Prezzo
O
B
P0
Pmax
Con domanda rigida il
triangolo B può
essere più grande del
rettangolo A: anche i
consumatori soffrono
una perdita netta!
C
A
Q1
Q2
Quantità
94
Controlli di prezzo e carenze di gas naturale


Dall'esempio nel capitolo 2 … I
controlli sul prezzo del gas
naturale negli Stati Uniti nel 1975
generarono carenze di gas!
Quali furono gli effetti sulla società
in generale?


Riduzione nel surplus aggregato
Gli effetti possono essere misurati
tramite le curve di domanda ed offerta
del gas
95
Controlli di prezzo e carenze di gas naturale
∆SC: +A - B
∆SP: -A - C
Prezzo
D
O
2,40
Perdita
Secca: B+C
(1,4 miliardi
di dollari)
B
2,00
C
A
(Pmax)1,00
0
5
10
15 18 20
25
30
Quantità
96
Domanda d’esame
Rispetto all’equilibrio concorrenziale,
l’imposizione di prezzi massimi determina:
a) una perdita sociale complessiva, anche se
può determinare un aumento di benessere
per i consumatori.
b) una perdita sociale complessiva, anche se
può risultare favorevole per i produttori, il cui
benessere può aumentare.
c) un guadagno di benessere sociale
complessivo: la perdita per i consumatori
viene compensata dal guadagno per i
produttori.
d) un guadagno di benessere sociale
complessivo: la perdita per i produttori viene
compensata dal guadagno per i consumatori.
97
L'efficienza di un mercato concorrenziale

Nella valutazione di un mercato
spesso si discute della sua efficienza
economica


Capacità di massimizzare la somma
di SC e SP
Provvedimenti di politica economica
che generano una perdita secca
impongono un costo di efficienza
all'economia
98
L'efficienza di un mercato concorrenziale


Se l'obiettivo è l'efficienza allora si
potrebbe supporre che il non intervento
sia la strada da percorrere
A volte, però si verificano fallimenti di
mercato


I prezzi non forniscono segnali corretti a
produttori e consumatori
Questo genera mercati non regolamentati
e sostanzialmente inefficienti
99
Cause di fallimenti di mercato
1.
Esternalità

2.
Costi o benefici che non rientrano nel
prezzo di un bene (es. inquinamento) in
quanto esterni al meccanismo di mercato
Mancanza di informazione

Informazione imperfetta che impedisce
ai consumatori di prendere quelle
decisioni che ne massimizzano l'utilità
L'intervento del governo in
questi casi può essere utile!
100
L'efficienza di un mercato concorrenziale


In assenza di fallimenti di
mercato, i mercati concorrenziali
non regolamentati portano
all'efficienza economica
Cosa succede se un mercato è
forzato ad un prezzo superiore a
quello di equilibrio?
101
Controlli di prezzo e variazioni nel surplus
∆ SC:
∆ SP:
∆ BS :
Prezzo
-A-B
+A-C
-B-C
O
Pmin
A
Quando il
prezzo non può
scendere sotto
Pmin, si genera
una perdita
secca pari ai
triangoli B e C.
B
P0
C
D
Q1
Q0
Q2
Quantità
102
Il mercato per i reni umani

Negli USA una legge del 1984
proibisce la vendita di organi
umani

Qual è l'effetto della legge?

La risposta di può dedurre da stime di
domanda ed offerta per i reni umani

Offerta:

Domanda: QD = 16000 - 0,2P
QO = 8000 + 0,2P
103
Il mercato per reni umani

Visto che la vendita non è consentita,
l'offerta deriva dai reni donati


L'offerta di reni è limitata a 8000
Gli effetti di benessere di questo
vincolo possono essere stimati tramite
le curva di domanda ed offerta
104
Il mercato per reni umani
Surplus Donatori: - A - C
Surplus Riceventi: A - B
S’
Prezzo
S
$40000
D
$30000
B
$20000
C
A
$10000
D
0
4,000
8,000
12,000
Quantità
105
Il mercato per reni umani

Offerta

I donatori non ricevono il prezzo di
mercato, che è stimato pari a 20000$


Persone che “offrirebbero” un rene al
prezzo di mercato non lo fanno


Perdita di surplus: area A = 160 milioni di $
Perdita di surplus pari a C = 40 milioni di $
Perdita dal lato dell’offerta di A + C =
200 milioni di $
106
Il mercato per reni umani

Domanda





I riceventi non pagano per il rene, e
quindi guadagnano A (140 milioni di $)
Quelli che non ricevono perdono B (40
milioni di $)
L'incremento netto nel surplus dei
riceventi è 160 - 40 = 120 milioni di $
Guadagno dal lato della domanda di
A – B = 120 milioni di $
Perdita complessiva di B + C = 80
milioni di $
107
Prezzi minimi

Periodicamente il governo tenta di
alzare il prezzo al di sopra di quello
di mercato
Salari minimi
 Regolamentazione delle linee
aeree (non più!)
 Politiche agricole

108
Prezzi minimi

Quando il prezzo è sopra il livello
di equilibrio



La quantità domandata si riduce
I produttori sono tentati di produrre
in maggiori quantità a causa dei
prezzi maggiori
Questo genera un'ulteriore perdita
pari al costo della produzione che
eccede la quantità domandata
109
Prezzi minimi: il caso estremo
Prezzo
Se i produttori producono
Q2, la quantitià Q2 - Q3
non è venduta.
D misura il costo
della produzione
invenduta
O
Pmin
A
B
C
P0
∆ SC:
∆ SP:
-A-B
+A-C-D
∆ BS :
-B-C-D
D
D
Q3
Q0
Q2
Quantità
110
Salari minimi



Il salario è fissato sopra quello di
equilibrio
I lavoratori assunti ottengono un
salario maggiore …
… però si determina un aumento
della disoccupazione, dato che non
tutti quelli che vorrebbero
lavorare al salario corrente
possono farlo!
111
Salari minimi
w
A misura il
guadagano dei
lavoratori che
ottengono un
salario maggiore
Le imprese non possono
pagare meno di wmin.
Questo genera disoccupazione
O
wmin
A
Perdita secca: B + C
B
C
w0
Disoccupazione
L1
L0
D
L2
L
112
La Politica Agricola Comune


La Politica Agricola Comune (PAC):
una delle politiche comunitarie di
maggiore importanza, impegnando
attualmente circa il 44% del bilancio
dell'Unione Europea.
E’ stata ferocemente criticata: la PAC
ha comportato (e comporta ancora)
uno spreco di risorse enorme.
113
Introduzione
STRUTTURA DELLE ENTRATE (1988-2013)
80%
70%
60%
50%
1988
40%
30%
2013
20%
10%
0%
RISORSE PROPRIE
TRADIZIONALI
RISORSA BASATA
SULL'IVA
RISORSA BASATA SUL
RNL
114
Introduzione
STRUTTURA DELLA SPESA (1988-2013)
70%
60%
50%
40%
1988
2013
30%
20%
10%
0%
Politica agricola comune
Politica di coesione
Altre politiche
115
La Politica Agricola Comune
“Sulla strada di ritorno da una recente vacanza mi
sono imbattuto in tre grandi zuccherifici. Non c’è
niente di strano in tutto ciò, a parte il fatto che
ho trascorso le vacanze nel Sud della Svezia, che
si trova circa alla stessa latitudine dell’Alaska.
La Svezia ha un’estate piuttosto corta, il suolo è
congelato per parecchi mesi ed il bestiame deve
rimanere al chiuso durante la maggior parte
dell’anno. Non certo il luogo ideale per
l’agricoltura, si potrebbe pensare”.
(Traduzione dell’autore; tratto da J. Norberg: “American and
European Protectionism is Killing Poor Countries and Their People” –
Investor’s Business Daily, Aug. 25, 2003)
116
La Politica Agricola Comune
“Gli scopi della politica agricola comune
consistono nel garantire agli agricoltori un
congruo tenore di vita, fornire ai consumatori
alimenti di qualità a prezzi equi e preservare il
patrimonio rurale. La politica ha seguito
l’evoluzione della società, cercando di venire
incontro alle nuove esigenze. È così che
sicurezza alimentare, salvaguardia
dell’ambiente rurale, redditività ed agricoltura
come fonte di prodotti da convertire in
combustibile hanno gradualmente acquisito
un’importanza crescente”.
http://europa.eu/pol/agr/overview_it.htm
117
La Politica Agricola Comune





Come funziona la PAC?
L’allora CEE avrebbe comprato i prodotti in eccesso
per mantenere il prezzo minimo garantito.
I prodotti più importanti a cui venivano applicati
tali prezzi minimi garantiti erano cereali,
zucchero, latticini e carni di bovino.
In certi casi i prezzi erano maggiorati dal 50 al
100% in rapporto a prezzi che si trovavano
sul mercato mondiale.
L’offerta è direttamente proporzionale al prezzo di
vendita: la produzione dei beni in questione
stava aumentando in maniera incontrollata.
118
Sostegno ai prezzi

Molte politiche agricole si basano su
sistemi di sostegno al prezzo


Il prezzo è spinto sopra quello di
mercato grazie ad azioni di acquisto
della produzione in eccedenza da
parte del governo
Il governo può anche alzare i prezzi
imponendo limitazioni alla
produzione, direttamente oppure
tramite incentivi ai produttori
119
Sostegno ai prezzi
Per mantenere il prezzo a PS
il governo compra la quantità Qg .
Prezzo
O
Qg
Ps
A
P0
∆ SC: - A - B
∆ SP: + A + B + D
∆ GOV: - B - C - D - E
D
∆ BS : - B - C - E
B
C
Perdita secca
D + Qg
E
D
Q1
Q0
Q2
Quantità
120
Quote di produzione

Il governo può sostenere il prezzo
di un bene limitandone l'offerta



Limitazioni delle licenze dei taxi
Limitazione nelle licenze degli esercizi
commerciali
Se le quote sono ben calcolate, il
prezzo può essere spinto a qualsiasi
livello!
121
Limitazioni all'offerta
Offerta limitata a Q1
O’
Prezzo
O
PS
∆ SC: - A - B
∆ SP: + A - C
∆ GOV:
0
A
B
P0
C
∆ BS : - B - C
D
Q1
Q0
Quantità
122
Limitazioni all'offerta

Programmi di incentivi


La politica agricola USA predilige
schemi di incentivi a quote di
produzione
Il governo fornisce denaro agli
agricoltori per limitare la produzione


Limitazione delle terre coltivate
Il prodotto diminuisce ed il prezzo
aumenta
123
Limitazioni all'offerta
Schema di incentivi: D è un
trasferimento diretto dal governo
agli agricoltori
O’
Prezzo
O
PS
D
A
B
P0
C
∆ SC: - A - B
∆ SP: + A + B + D
∆ GOV: - B - C - D
∆ BS : - B - C
D
Q1
Q0
Quantità
124
Limitazioni all'offerta
Sostegno ai prezzi o
trasferimenti diretti?
Entrambi i programmi generano la
stessa perdita per i consumatori
 I produttori sono indifferenti
 La società starebbe meglio se il
governo semplicemente
trasferisse denaro agli agricoltori,
invece di attuare costose politiche
di sostegno ai prezzi

125
La Politica Agricola Comune

Riforma MacSherry del 1992


gli aiuti alla produzione (prezzo minimo e
sussidio all’esportazione) sono stati sostituiti
da forme di pagamento diretto per gli
agricoltori
Riforma Fischler del 2003:


la quota di bilancio destinata alla PAC è
scesa al 34,9% nel periodo 2007-2013
ed è destinata ad ulteriori diminuzioni
Principio del disaccoppiamento
(pagamento unico disaccoppiato dalla
produzione)
126
La Politica Agricola Comune
Come si presenta la ‘nuova’ PAC e
quale giudizio possiamo darne?




gli aiuti alla produzione sotto forma di
sussidio sono stati sostituiti da forme di
pagamento diretto
diminuzione della quota di bilancio
destinata alla PAC
maggiore qualità e genuinità del prodotto
alimentare, unita al rispetto del territorio
rurale
La PAC si sta quindi colorando sempre più di
“verde”.
127
La Politica Agricola Comune
La produzione di zucchero ed altri
cereali potrebbe tornare utile per la
produzione di energia sotto forma di
biocarburanti o biomassa.
Siamo davvero sicuri che gli zuccherifici della
Svezia siano solamente uno spreco di risorse?
“Nell’ottica di riqualificare la politica agricola
come supporto alla produzione di fonti energetiche
alternative, la presenza degli zuccherifici nel Nord
Europa sarebbe forse percepita come meno
fastidiosa, sempre che questi non continuino a
produrre zucchero destinato alle nostre tavole!”
128