Un umanesimo senza fanatismi, laico e razionale

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Un umanesimo senza fanatismi, laico e razionale,
per cogliere appieno le proporzioni nel rapporto uomo-natura
e costruire una società libera, carica di etica civile
19.3.2015
Giulio Iovine
Ricercatore CNR, professore all’Unical di geologia applicata
Questi i principali punti trattati:
Laicità: solo in uno stato laico credenti e non credenti sono uguali.
Scienza e fede, un rapporto problematico, da Galileo Galilei ai giorni nostri.
L’onere della prova, la tolleranza, il potere delle religioni organizzate. Appena la Chiesa è divenuta
religione di stato ha assunto una posizione egemone sulla società.
Il drago nel garage di Carl Sagan. Una storia fantastica usata come metafora della non scientificità
della fede.
Le religioni dovrebbero essere sostenute economicamente soltanto da chi le segue, mentre
nessuno è al corrente dell’entità dei fondi pubblici che in un modo o in un altro sostengono la
Chiesa cattolica.
Stefano Sangiovanni
Ingegnere dell’informazione, attivista politico, coordinatore del circolo Uaar di Cosenza
Democrazia e sovranità
In democrazia la sovranità appartiene ai cittadini; in Italia lo afferma l’articolo 1 della Costituzione.
Ai cittadini e a nessun altro; nemmeno a dio, ad esempio, come talvolta viene affermato più o meno
esplicitamente, o comunque inteso in senso lato dalla Chiesa e dai papi: quante volte abbiamo
sentito dire a papa Ratzinger che “la sovranità ultima è di dio”.
Se le persone non sono titolari della sovranità allora non possono che essere sudditi di altro sovrano,
come peraltro per secoli è stato. Sovranità a dio e ai cittadini non sono conciliabili: nel primo caso
si tratta di teocrazia, e solo nel secondo caso di democrazia.
I gruppi fondamentalisti esprimono in modo categorico questo principio: ad esempio affermando
che il Corano è la fonte costitutiva di uno Stato. In tale contesto non ci sono cittadini ma fedeli. I
cattolici fondamentalisti chiedono la stessa cosa: che la fonte primaria di ispirazione
dell’ordinamento sia il proprio testo sacro, cioè che in qualche misura le leggi dello Stato si
adeguino alle leggi della bibbia e ciò che vale come legge per i fedeli valga per la generalità delle
persone. In altre parole, sintetizzando, ciò che è peccato deve essere reato.
Eppure la religione dovrebbe occuparsi delle anime, in particolare dell'amministrazione futura, postmortem delle stesse. Ma storicamente non è stata mai questa l'impostazione che ne ha dato la
Chiesa. Anzi, la Chiesa non ha fatto altro che occuparsi dell’amministrazione terrena, condannare
sistematicamente le manifestazioni implicite ed esplicite di sovranità dei cittadini in termini di
rivendicazione dei diritti delle libertà individuali.
Sovranità di dio e quella dei cittadini sono dunque inconciliabili, a meno che ognuna di esse
riconosca all'altra uno spazio in cui la sovranità della prima si ritrae non possa esercitarsi. Definire
questi spazi vuol dire stabilire cosa è di dio e cosa e di cesare, ed essere però anche disposti a
stabilire chi deve essere il rappresentante della volontà di dio. Ma di quale dio? Come deve essere
impostato l’ordinamento di fronte alle tante forme di religioni?
In uno regime laico lo Stato non favorisce ne sfavorisce nessuna delle esperienze religiose, le quali
agiscono liberamente e si confrontano in regime di parità, nel rispetto della legge (art. 3 della
costituzione). In questo modo lo Stato laico si comporta esattamente come se le religioni non ci
fossero. Lo stato è di per sé una società perfetta: non ha bisogno di nessuna Chiesa, ma Chiesa e
Stato sono indipendenti e sovrani (art. 7 cost).
Il confronto paritario è caratteristica dei sistemi laici, perciò anche questa (l’iniziativa dell’ITE di
Rende) rappresenta una iniziativa laica benemerita.
Cosa accade nei fatti
Democrazia e laicità, a parole tutti dicono di volerle, ma nei fatti?
Stato laico e democratico vuol dire uguaglianza, pieno diritto di cittadinanza per tutte le espressioni,
di pensiero e di vita, non mera tolleranza.
E’ quello che accade nella realtà? Vediamo.
Si dice dalle parrocchie, dalle televisioni, persino i politici lo dicono: l'omosessualità è un peccato
contro natura, quindi deve essere vietata o non riconosciuta, o al massimo vissuta in clandestinità.
Cioè tollerata. Ancora una volta, per la Chiesa e per i fondamentalisti il peccato deve essere reato.
Altri casi. L'aborto è un peccato, quindi deve essere impedito dagli obiettori; l'uso dei contraccettivi
e la stessa educazione sessuale deve essere disincentivata (il tema dell’educazione sessuale, anche
se importantissimo, è sottratto dalle scuole e dai media).
Emblematico l’incitamento di Giovanni Paolo II a farsi obiettori “di coscienza” per impedire doveri
professionali: eppure l’aborto è un diritto. (E’ forse per la valenza di questi tipi di messaggi contro
la democrazia che questa scuola ha voluto dedicargli l’auditorium?).
Senza soffermarci nella specificità di tanti casi diversi, abbiamo la costante riproposizione, magari
in forme più accorte, più sofisticate, del vecchio principio teocratico: peccato è reato. Una teocrazia
soft, che pur sempre teocrazia è. Ancora ad esempio, per Ratzinger: “l'uomo può esercitare la
propria democrazia ma solo nell'ambito della legge naturale impressa da dio”.
Limiti alla democrazia
Chiediamoci se è opportuna una democrazia senza limiti? La risposta è No. Questo lo dicono anche
i papi. Hanno ragione? A fronte di medesime conclusioni ci possono essere ragioni diverse, e molto
contrastanti. Esistono infatti modi diversi per limitare la democrazia.
I “Limiti teocratici alla democrazia” teorizzano il concetto della “laicità sana” e il pericolo
relativismo del pensiero. Ma con questo si intacca la condizione essenziale della democrazia, e lo si
fa proprio per porre limiti alla uguaglianza sostanziale delle parti in causa al fine di preservare una
supremazia: senza privilegi non si conserva il potere.
I limiti costituzionali alla democrazia, viceversa, tendono alla tutela dei diritti inalienabili dei
cittadini, diritti che nessuna maggioranza deve poter cancellare.
Anche nei sistemi democratici senza la definizione e la tutela di una sfera di libertà individuale si
correrebbe comunque il rischio di dispotismo della maggioranza. Si faccia riferimento ad esempio
al caso della rivoluzione francese o della rivoluzione russa: esperienze partite da nobili principi di
democrazia e sfociate poi nella imposizione e nella repressione autarchica di maggioranze sempre
più ristrette. La libertà di una sfera individuale non soggetta alla logica democratica delle
maggioranza è allora la clausola di salvaguardia per la democrazia.
E’ proprio questo genere di limitazione costituzionale una garanzia affinché la sovranità
democratica non possa essere esercitata contro se stessa.
La sovranità dei cittadini va vista dunque anche come esercizio individuale e non solo collettivo. La
libertà di ogni cittadino di avere riconosciute le proprie individuali concezioni del mondo. Non solo
tollerate rispetto a quelle prevalenti, ma riconosciute con paritario diritto di cittadinanza.
Per far sì che permanga la democrazia bisogna far sì che ciascuno possa aver garantito che i suoi
diritti fondamentali non siano messi in discussione da alcuna maggioranza: libertà di pensiero e di
espressione; libertà di decidere chi frequentare, chi amare, con chi sposarsi, come curarsi e anche
come morire.
La laicità quale limite costituzionale di garanzia democratica, è un principio fondamentale, anzi
primordiale di civiltà, che garantisce lo spazio di libertà per tutti (anche per la stessa chiesa
cattolica).
Eresie in libertà
Libertà di espressione è anche libertà di satira, di dissacrare il potere, compreso quello religioso.
Nel caso tragico dell’attentato al Charlie Hedbo abbiamo visto tante manifestazioni di solidarietà
alle vittime, eppure insufficienti: perché è stata condannata la brutalità del gesto ma non l’effettivo
attentato alla laicità e quindi alla democrazia. Si consideri che nel sistema illiberale italiano il
problema non si sarebbe posto, perché quel tipo di giornale sarebbe stato censurato sin dall’inizio.
La satira spesso offende e uno ci può rimanere anche molto male. Ma è proprio questo lo spazio di
libertà: poter dissacrare ciò che per gli altri è sacro e intoccabile; poter mettere in dubbio ciò che per
gli altri è fuori discussione. Democrazia è allora il diritto ad essere eretici (il caso Galileo o
Giordano Bruno ci insegnano).
Chi non ci sta lo fa perché vuole difendere il suo privilegio antidemocratico. Emblematico è stato il
commento di papa Francesco all’indomani della strage di Charlie Hedbo: “Se uno offende la madre
è normale che poi riceva un pugno”. Tra l’altro è quello che disse anche gesù (!): se uno vi da uno
schiaffo, voi dategli un cazzotto. Sciocchezza illiberale che pure nei media italiani non ha
minimamente ricevuto la critica che avrebbe meritato. Sarebbe stato educativo affermare che in uno
stato civile alle offese eventualmente si risponde in tribunale e mai con l’arbitrio della violenza.
Non importa cosa ci piacerebbe sentir dire e cosa invece non vorremmo mai sentire: è il monito di
Charlie Hebdo nel paese di Voltaire: “non approvo quel che dici ma difendo il tuo diritto a dirlo”.
La questione di laicità è una questione di principio democratico, che va presa in serissima
considerazione perché è questione massimamente concreta, di cui ne va della nostra esistenza in
tutti i suoi aspetti più profondi.
In conclusione: la laicità è presidio di democrazia. Chi si rifugia unicamente nelle maggioranze, chi
non ammette la concreta applicazione della laicità, non è democratico.
La differenza tra i due tipi di limiti di cui abbiamo parlato fa emergere la differenza tra L'etica civile
e l’etica religiosa o dogmatica. L’etica civile, è etica sociale e nello stesso tempo individuale; etica
della cittadinanza, della libertà e della democrazia. Essa si contrappone all'etica della paura ed è
diametralmente contraria all'Etica della Verità. L’etica civile è etica del relativismo, del rispetto
reciproco. E’ etica laica.
La laicità può e deve appartenere a tutti, credenti e non credenti.
Laico è chi antepone la propria coscienza ai miti e ai tabù; non laico è chi antepone il magistero di
un potere. Così ci possono essere credenti laici (i cosiddetti cattolici adulti) e non credenti non laici
(cosiddetti atei devoti). I primi usano lo spirito critico, i secondi lo spirito dogmatico, cioè ancorato
a dei concetti fissi o a delle entità di potere.
Essere laica, critica e razionale, animata da etica civile, cioè da etica di cittadinanza, è l'augurio che
facciamo alla nostra società e dunque a voi.
Antonio Malfitano
Insegnante di scienze, produttore artistico cinematografico e teatrale
Quale apostolo tradì Gesù? Quanti sono i comandamenti cristiani? Chi ha costruito l’arca del
diluvio? In molti conoscono le risposte a queste domande. Pochi però sanno che Gesù aveva quattro
fratelli (Marco 6, 2), che gli autori dei vangeli non lo hanno mai conosciuto, che egli era ebreo e
non cristiano.
La maggioranza dei cattolici non ha mai letto i vangeli, pertanto è disinformata sul proprio credo.
La conoscenza dei vangeli canonici e apocrifi, le analisi filologiche dei testi sacri, la critica della
storia del cristianesimo sono informazioni indispensabili affinché un individuo, credente o meno,
maturi il senso critico atto a porsi legittime domande (ed eventualmente a trovare le proprie
risposte) sulla fede e le religioni. Il dubbio, la curiosità, la ricerca dei “perché” costruiscono lo
scetticismo che portano alla comprensione (per chi poi si definisce ateo) che non è Dio che ha
creato l’uomo, bensì l’uomo che ha creato Dio.
L’anticlericalismo è maggiormente avvertito nelle questioni inerenti la libertà dell’individuo come
essere vivente. Religioni e fanatismi negano il diritto a non credere, censurano le idee, impongono
l’etica religiosa con l’ingerenza nelle leggi dello Stato, che dovrebbe essere laico per Costituzione.
L’etica è invece intima, diversa da individuo a individuo per concezione genetica, pertanto va
rispettata e salvaguardata dalle intolleranze. Vivere da atei significa anche difendere e rispettare
l’etica individuale, nel rispetto delle libertà e dei diritti altrui, secondo il nichilismo positivo: “non
esistono fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni” (Nietzsche).
Atei si nasce, credenti si diventa: forse l’uomo non può vivere senza Dio? La storia dell’uomo
insegna che le divinità sono alienazioni per facilitare la comprensione dell’incomprensibile ed
affrontare le paure di malattie e morte. Tali paure possono essere sconfitte dalla ragione, dalla
concezione del ruolo dell’uomo nell’universo, dalla comprensione delle leggi fisiche quali
l’entropia, dal senso di evoluzione come individuo (oltre-uomo) e civiltà, così da vivere bene senza
Dio.
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