UNITA` 24 - IL TERZO E IL QUARTO MONDO

UNITA’ 24 - IL TERZO E IL QUARTO MONDO - I PROCESSI DI DECOLONIZZAZIONE
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La seconda guerra mondiale portò anche al crollo del colonialismo: iniziò un’intensa stagione di lotte
per
l’indipendenza
dalle
dominazioni
delle
principali
potenze
coloniali
(la
DECOLONIZZAZIONE). Le nazioni più coinvolte furono la Francia e la Gran Bretagna. Dalla
decolonizzazione nacquero decine di stati indipendenti. In molti casi, i confini dei nuovi stati
vennero tracciati dividendo comunità, separando regioni, provocando tensioni da cui sarebbero
scaturite nuove guerre.
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Indipendenza dell’India: la lotta per l’indipendenza, condotta con mezzi non violenti dal Partito del
Congresso e animata da due grandi leader, Gandhi e Nehru, condusse nel 1947 all’indipendenza
dell’India dalla gran Bretagna. I problemi da affrontare erano stati molti, fra cui lo sviluppo
economico del Paese e le tensioni religiose fra indù e musulmani. Perciò fu necessario creare due
stati diversi: l’Unione indiana, induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. Gandhi si trovò al
centro di questi contrasti religiosi: egli pensava che l’India dovesse essere un Paese unito. I
musulmani non condividevano la sua idea e gli induisti lo accusavano di eccessiva tolleranza nei
confronti dei musulmani. Nel 1948 Gandhi fu ucciso da un fanatico induista.
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La perdita dell’INDIA diede inizio alla disgregazione dell’impero britannico. L’influenza inglese in
Asia e in Africa rimase molto forte e assunse la forma del COMMONWEALTH = istituzione
politica che riuniva, sotto la presidenza britannica, gli stati un tempo inseriti nell’impero coloniale e
che si proponeva di sviluppare la collaborazione economica e politica fra i paesi membri.
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La crisi dell’impero coloniale francese fu più drammatica: Tunisia e Marocco ottennero abbastanza
facilmente l’indipendenza, mentre l’Algeria dovette impegnarsi in una lunga lotta di liberazione. La
guerra, iniziata nel 1954, durò otto anni, durante i quali le truppe francesi impiegarono ogni mezzo
(persino la tortura) per piegare la resistenza dei patrioti algerini. Nel 1962 il presidente Charles De
Gaulle cedette: richiamò in patria i cittadini francesi e accettò l’indipendenza dell’Algeria, governata
da un regime socialista.
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In Asia, il VIET MINH (Fronte per l’indipendenza nazionale del Vietnam, movimento guidato da
comunisti) proclamò la Repubblica democratica del Vietnam. I francesi, appoggiati dagli americani,
iniziarono una guerra che durò nove anni e che si concluse con la loro clamorosa sconfitta.
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La vittoria del movimento rivoluzionario di HO CHI MINH non risolveva però la situazione; mentre
Laos e Cambogia conquistavano l’indipendenza, il Vietnam rimaneva diviso in due parti. Nel nord si
instaurò un regime comunista con capitale Hanoi, mentre nel sud ai francesi subentravano gli
americani. Nel sud gli statunitensi favorirono la nascita di un nuovo stato, con capitale Saigon, e con
un governo fortemente anticomunista. La dura repressione praticata da questo governo rafforzò la
guerriglia dei VIETCONG (i militanti del Fronte di liberazione del Vietnam del Sud, sostenuto dal
Nord). Dal 1964 in avanti, la crisi del corrotto regime filoamericano di Saigon convinse il presidente
americano JOHNSON a intervenire => bombardamento del Vietnam del Nord. La tenace resistenza
vietnamita trionfò. Dopo quasi 10 anni di guerra, nel 1973 le truppe americane abbandonarono il
Vietnam. Nel giugno 1976 HO CHI MINH proclamò la Repubblica socialista del Vietnam.
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In Africa, nel Maghreb, il primo Paese a ribellarsi contro il dominio francese fu l’Algeria che
intraprese la via del terrorismo. La repressione spietata attuata dall’esercito francese dal presidente
De Gaulle che nel 1962 riconobbe l’indipendenza della colonia. Intanto avevano ottenuto la libertà
in maniera pacifica anche la Tunisia e il Marocco.
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Nel 1952 fu scacciato dal trono dell’Egitto re Faruk e, poco dopo, fu creato il governo presidenziale
di Nasser; nel 1969, invece, in Libia prese il potere il colonnello Gheddafi.
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Nel 1980 in Polonia si costituì SOLIDARNOSC, movimento sindacale clandestino. Il prestigio del
sindacato si era ulteriormente accresciuto dal 1978, quando al soglio pontificio era salito il cardinale
polacco Woityla, con il nome di GIOVANNI PAOLO II. Dopo un tentativo di repressione, il
governo polacco si adeguò alle richieste e diede il via alle prima riforme, soprattutto dopo l’avvento
di Gorbaciov e l’avvio di una politica moderata in Urss. A seguire la Polonia sulla strada del
cambiamento fu l’Ungheria.
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Nell’estate del 1989 il governo ungherese decise la rimozione dei reticolati e dei controlli di polizia
al confine con l’Austria. Attraverso quei valichi si riversarono così migliaia di persone che dalla
Germania dell’Est espatriarono verso la Germania dell’Ovest. Questa fuga di massa mise in crisi il
governo della DDR, tanto che il capo dello Stato fu costretto a dimettersi. I nuovi dirigenti promisero
riforme. La situazione stava ormai precipitando: a Berlino, la sera del 9 novembre 1989, la folla aprì
dei varchi nel MURO e il transito tra le due zone, dopo 28 anni, tornò libero. Alle libere elezioni
tenute nella DDR nel maggio successivo, i comunisti furono sconfitti. Vinsero i cristiani-democratici
che lavorarono per l’unificazione delle due Germanie. A Mosca, il 12 settembre 1990 le potenze
vincitrici della seconda guerra mondiale sottoscrissero il trattato che consentiva l’unificazione,
formalizzata il 3 ottobre.
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In Cecoslovacchia imponenti manifestazioni popolari costrinsero il gruppo dirigente a lasciare il
potere. Il processo di democratizzazione investì anche Bulgaria e Romania. In questo paese la
rivoluzione fu cruenta: il regime di CEAUSESCU cadde in seguito a una violenta rivolta e lui e la
moglie furono messi a morte il giorno di Natale.
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Tra il 1990 e il 1991 l'URSS vide accentuarsi le spinte indipendentiste fra i diversi Stati dell’Unione,
fino al tentato GOLPE dell’agosto 1991. Gorbaciov fu arrestato e Eltsin assunse un ruolo
politicamente preminente. Estonia, Lettonia e Lituania ottennero l’indipendenza, mentre molte
Repubbliche, Russia compresa, si dotarono di nuovi governi. Nel dicembre 1991 fu fondata la
nuova COMUNITÀ DI STATI INDIPENDENTI (CSI) che sancì la fine dell'URSS. Nel 2000 a
Eltsin subentrò Putin, già funzionario dei servizi segreti.
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Il regime comunista della Iugoslavia, guidato da Tito, era stato l’unico a sottrarsi al controllo di
Stalin. Egli aveva pacificato con il pugno di ferro le varie etnie. Nel 1956, con Nehru e Nasser, egli
aveva costituito il coordinamento dei Paesi non allineati assumendo una posizione di equidistanza
tra Usa e URSS. Gli Stati Uniti avevano aiutato l’economia iugoslava. Alla morte di Tito le spinte
nazionaliste si acuirono: Slovenia e Croazia, le regioni più ricche, si contrapposero alla Serbia. Tra il
1990 e il 1991 Slovenia, Montenegro e Croazia si proclamarono indipendenti. La Serbia reagì contro
la Croazia, mobilitando l’esercito. Nel 1992 la guerra si estese alla Bosnia. Sarajevo, capitale
bosniaca assediata dalle milizie serbe, per molti mesi fu irraggiungibile anche per le missioni
umanitarie dell’ONU. Alla fine del 1995 l’accordo di Dayton sancì la nascita di nuovi Stati: Croazia,
Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Federazione iugoslava (formata da Serbia e Montenegro). Non
cessarono però le operazioni “pulizia etnica” che avevano caratterizzato gli anni del conflitto. Il
presidente serbo Milosevic ordinò una dura repressione in Kosovo. La Nato decise allora di
intervenire militarmente, sotto la guida della Federazione iugoslava venne bombardato e il Kosovo
occupato. Piegato dalla forza delle armi, Milosevic mantenne il potere fino al settembre 2000,
quando perse le elezioni. Poi fu chiamato a rispondere per i suoi crimini davanti al Tribunale
internazionale dell’Aia.
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Il Golfo Persico è di grande rilevanza strategica perché nel sottosuolo conserva grandi riserve di
petrolio, necessario alle potenze occidentali, che perciò hanno sempre cercato di controllare la
regione. Nel 1980 l’Iraq attaccò il vicino Iran per assicurarsi il controllo della foce del Tigri-Eufrate,
dove sorgevano importanti raffinerie di greggio. La guerra durò otto lunghi anni. Nell’agosto 1990
Saddam Hussein, dittatore iracheno, invase il ricchissimo Kuwait. L’ONU condannò l’aggressione
e decretò contro l’Iraq l’embargo economico (sospensione dei commerci con l’estero). Nel
contempo autorizzò una coalizione internazionale, guidata dagli Usa. Le operazioni iniziarono nel
gennaio 1991, con 40 giorni di bombardamenti aerei sull’Iraq che fu costretto ad arrendersi. Saddam
mantenne tuttavia il controllo del Paese. Il presidente americano George Bush junior nel 2003 si
accordò con gli alleati britannici, per ottenere la caduta del dispotico regime di Baghdad.
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Nel 1991 George Bush senior intraprese una mediazione riguardo alla contesa tra Arabi e Israeliani
in Palestina. Il 13 settembre 1993 il premier israeliano Rabin e il capo dell’OLP Arafat giunsero
alla firma dello storico ACCORDO DI WASHINGTON. All’OLP venne concesso l’autogoverno nei
territori di Gaza e Cisgiordania, benché occupati da Israele; Israele ottenne il riconoscimento del suo
Stato in quanto tale. Tuttavia Arafat mirava a uno stato indipendente e autonomo, mentre i coloni
israeliani non volevano lasciare i territori occupati; al riaccendersi dell’intifadah, gli estremisti
palestinesi iniziarono una sanguinosa catena di attentati suicidi. Clinton nell’estate 200 chiamò i
contendenti ai colloqui di pace di Camp David, senza ottenere grandi risultati. La ROAD MAP,
percorso di pace sostenuto da USA, Russia, UE, ONU e accettato dal primo ministro israeliano
Sharon e dal ministro palestinese Abu Mazen è stata definita nel 2003 e stabilisce la coesistenza
dello Stato di Israele con quello di Palestina. Tuttavia molti problemi restano ancora aperti.
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Gli anni Novanta sono stati segnati in Africa da una lunga serie di colpi di Stato e conflitti interni:
Mozambico, Somalia, Sudan, Ruanda, Burundi, Uganda, Tanzania e Repubblica democratica
del Congo dove nel 1997 cadde la trentennale dittatura del presidente Mobutu. Altre lotte
destabilizzanti si aprirono in Costa d’Avorio, alla fine degli anni Novanta. Un quadro più disteso si
ebbe invece in Sudafrica, dove l’eliminazione dell’APARTHEID era ormai vista con favore anche
dalla maggioranza della comunità bianca. Nel 1989 le lotte per i diritti dei neri condotte dall’African
National Congress di Nelson Mandela accelerarono la fine dell’apartheid.
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Il crollo del comunismo e dell'URSS avrebbe dovuto portare gli Usa in una situazione di assoluto
predominio. Tuttavia la crisi economica penalizzò George Bush senior che nel 1992 dovette lasciare
per due mandati la presidenza al democratico Bill Clinton. Il ruolo egemonico degli Usa dovette
misurarsi con l’integralismo islamico, prima in Iran poi in Afghanistan, qui alimentato dal regime
oppressivo dei talebani. Fu così che George Bush junior, a 10 mesi dall’inizio del suo mandato, si
trovò ad affrontare uno dei più gravi attentati della storia: 11 settembre 2001, quattro gruppi di
terroristi islamici dirottarono altrettanti aerei di linea e li indirizzarono sui grattacieli del World
Trade Center. Il responsabile fu identificato in Osama Bin Laden, ricco sceicco arabo alla testa
della rete terroristica di AL QAEDA. Con l’intenzione di estirparne la piaga, nell’ottobre 2001
George Bush diede il via alla ENDURING FREEDOM (Libertà duratura), campagna militare
condotta assieme alla Gran Bretagna contro il regime talebano afgano.
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La nuova strategia americana si chiamò “GUERRA PREVENTIVA”. Dopo la campagna in
Afghanistan, nel 2003 la seconda mossa è stata l’attacco all’Iraq e al regime di Saddam Hussein,
accusati di armare i terroristi e di produrre segretamente armi di distruzione di massa (accusa poi
ritirata dagli stessi governanti americani). Il 20 marzo la coalizione guidata dagli Usa ha scatenato il
suo attacco contro l’Iraq e il 9 aprile i marines sono entrati a Baghdad. Nonostante il crollo del
regime di Saddam Hussein, che è poi stato arrestato e condannato a morte, e la nomina di un governo
provvisorio, il paese è stato colpito da un’ondata di attentati terroristici e la pace appare ancora
lontana.
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Negli anni Ottanta l’economia italiana visse la terza fase della rivoluzione industriale, caratterizzata
dallo sviluppo accelerato del terziario e dalla tecnologizzazione dei processi produttivi. Lo sviluppo
del benessere, del tempo libero e la maggiore attenzione per la qualità della vita portarono alla
formazione di una nuova coscienza ecologista che si materializzò nelle prime formazioni politiche
“verdi”. In politica si affermò il craxismo perché nessuna maggioranza poteva essere costituita
senza l’appoggio del PSI di Bettino Craxi. Egli si adoperò per spezzare il consociativismo (accordi,
per reciproco interesse, tra maggioranza e opposizione, tra DC e PCI) e condusse il PSI alla guida
del governo. Il declino del comunismo cambiò il quadro politico anche in Italia: nel 1991 il PCI di
Achille Occhetto assunse un orientamento di SINISTRA MODERATA e mutò il nome in PDS
(partito democratico della sinistra). Nel febbraio 1992, la magistratura milanese portò alla luce un
vasto sistema illegale di tangenti con cui i partiti finanziavano le loro attività. L’inchiesta sulla
corruzione, chiama mani pulite, coinvolse ministri, segretari politici, parlamentari ecc. Craxi, dopo
un’autodifesa alla Camera dei deputati, lasciò l’Italia per ritirarsi in Tunisia, dove morì.
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All’inizio degli Anni Novanta ad aggravare la situazione giunse l’improvvisa recrudescenza
dell’attacco mafioso ai poteri dello Stato che culminò nell’uccisione di due autorevoli magistrati del
pool antimafia di Palermo: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Davanti ai problemi della
criminalità e alla crisi economica, i partiti di governo vararono una serie di misure per ridurre il
DEFICIT DI BILANCIO. Fu approvata la legge elettorale che introduceva il SISTEMA
MAGGIORITARIO UNINOMINALE (in ogni collegio viene eletto un solo candidato, quello con il
maggior numero di voti): la legge dava maggiore stabilità ai governi, avvantaggiando i partiti più
grandi rispetto a quelli più piccoli, fino ad allora garantiti dal sistema proporzionale puro )ogni
partito ha diritto a tanti seggi quanti sono, in proporzione, i voti ottenuti). In questo periodo nacque
la Lega Nord. La necessità di semplificare il quadro politico sfociò nella creazione di 2
schieramenti: il POLO DELLE LIBERTÀ, che rappresentava il centrodestra e si coagulava intorno
al partito Forza Italia (con Silvio Berlusconi) e l’ULIVO, la formazione di centrosinistra guidata da
Romano Prodi.
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Nord e Sud del mondo: Problemi:
1. Frattura tra paesi ricchi e paesi poveri: forti squilibri sociali ed economici;
2. Questione demografica: nel mondo ricco l’incremento demografico, cioè la crescita della
popolazione, è vicina allo zero; nei paesi in via di sviluppo la riduzione della mortalità e il
permanere di un’alta natalità hanno fatto sì che le popolazioni di quei paesi aumentassero
enormemente. => conseguenza: migrazione di intere popolazioni che, dai paesi poveri, cercano
di raggiungere quelli ricchi.
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Un altro enorme problema di questo XXI secolo è il rapporto tra mondo cristiano e mondo
musulmano. Tale rapporto non è sempre stato risolto con uno scontro armato, anzi, per secoli ha
alimentato un fecondo scambio culturale. Nel Novecento i rapporti tra i due mondi si sono
complicati: il mondo cristiano occidentale è andato sempre più identificandosi con il mondo ricco,
mentre quello musulmano con i paesi poveri e in via di sviluppo.