L’Ottica di Euclide Quest’opera comprende 62 proposizioni di ottica geometrica, riguardanti le forme e le dimensioni con cui gli oggetti illuminati appaiono all’occhio umano. I principi fondamentali della teoria sono elencati all’inizio, con il nome di premesse o definizioni o assiomi: “1. I raggi emessi dall’occhio procedono per via diritta. 2. La figura compresa dai raggi visivi è un cono che ha il vertice all’occhio e la base al margine dell’oggetto. 3. Si vedono quegli oggetti cui arrivano i raggi visivi. 4. Non si vedono quegli oggetti ai quali i raggi visivi non arrivano. 5. Gli oggetti che si vedono sotto angoli maggiori, si giudicano maggiori. 6. Gli oggetti che si vedono sotto angoli minori, si giudicano minori. 7. Gli oggetti che si vedono sotto angoli eguali, si giudicano eguali. 8. Gli oggetti che si vedono con raggi più alti, si giudicano più alti. 9. Gli oggetti che si vedono con raggi più bassi, si giudicano più bassi. 10.Gli oggetti che si vedono con raggi diretti a destra, si giudicano alla destra. 11.Gli oggetti che si vedono con raggi diretti a sinistra, si giudicano alla sinistra. 12.Gli oggetti che si vedono con più angoli, si distinguono più chiaramente. 13.Tutti i raggi hanno la stessa velocità. 14.Non si possono vedere gli oggetti sotto qualunque angolo.” Da queste premesse vengono dedotte le proposizioni, utilizzando semplici ragionamenti di geometria piana. Gli enunciati sono per lo più semplici, ed enunciano fatti che risultano evidenti dall’esperienza, ma che Euclide vuole spiegare con rigore matematico: Proposizione I Un oggetto non può vedersi nella sua totalità d’un solo colpo d’occhio. Proposizione II Di oggetti eguali, differentemente distanti, i più vicini si distinguono più chiaramente. Proposizione III Per qualunque oggetto vi è una distanza determinata, oltrepassata la quale, esso non si vede più. La comune origine di questi fenomeni risiede nel principio del cono visivo (che alcuni chiamano anche piramide), che è enunciato nella seconda premessa: Il vertice è nell’occhio dell’osservatore, la base è data dai contorni dell’oggetto osservato. Noi sappiamo che questo cono è formato dai raggi luminosi emessi dall’oggetto, e che è il prolungamento dello stesso cono al di là della pupilla a produrre l’immagine dell’oggetto sulla retina dell’osservatore. Da questo modello della visione si ricavano tutte le altre proprietà. Ad esempio, utilizzando le proprietà dei triangoli simili è immediato dedurre che tra due oggetti uguali posti a diversa distanza il più lontano apparirà più piccolo. Ai tempi di Euclide, però, ancora non si sapeva che cosa avvenisse all’interno dell’occhio. Addirittura, la terza e la quarta premessa sembrano suggerire che, secondo Euclide, i raggi luminosi responsabili della visione dovessero provenire dall’occhio e non dall’oggetto osservato. Teone di Alessandria, nel suo commento all’opera, spiega che questa convinzione nasceva dal fatto che l’occhio, a differenza dell’orecchio e del naso, non possiede una cavità atta a ricevere corpi provenienti dall’esterno. Secondo un’altra interpretazione, i raggi citati da Euclide non sarebbero i raggi luminosi, ma le rette che delimitano il cono visivo. In ogni caso, il modello di Euclide poteva basarsi esclusivamente sull’esterno dell’occhio. Così egli fa dipendere le dimensioni che l’oggetto assume per l’osservatore dall’angolo visivo, ossia dall’apertura del cono visivo: Euclide intuisce la relazione tra l’angolo e le dimensioni della immagine e la enuncia nella quinta e nella sesta premessa. Questa proprietà non è nient’altro che la più semplice delle leggi della prospettiva. Una proprietà ben più sofisticata è enunciata alla fine dell’opera: essa descrive il modo in cui un quadrato appare ad un osservatore che lo guardi obliquamente al piano del quadrato stesso. Proposizione LXII Se il raggio condotto dall’occhio sul punto d’intersezione dei diametri d’un quadrato non è perpendicolare sul piano di questo, né è eguale ad un mezzo diametro né fa angoli eguali con questi mezzi diametri, i diametri del quadrato appariranno ineguali. I “diametri” del quadrato sono le sue diagonali: queste sono così chiamate perché coincidono con i diametri del cerchio circoscritto. La prospettiva sarà oggetto di studio per i pittori a partire dal Rinascimento: vi si dedicarono con grande impegno, tra gli altri, Leonardo da Vinci, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca ed Albrecht Dürer. Nell’Ottica di Euclide i raggi si propagano sempre in linea retta: al fenomeno della riflessione egli dedicò un’opera a parte, la Catottrica, di cui ci è però pervenuta soltanto una versione apocrifa. L’edizione dell’Ottica posseduta da Piero della Francesca Curiosità sull’Ottica