principio mariano e petrino - Pontificia Facoltà Teologica della

PRINCIPIO MARIANO E PETRINO
DELLA CHIESA
Paolo VI nella sua visita a Bonaria , ci incoraggiava, e soprattutto illuminava, una rinnovata
intelligente accoglienza della presenza di Maria SS nella nostra terra : ” Questo momento prezioso
deve segnare un punto di illuminante ripresa, per tutti, della nostra venerazione a Maria, di quella
speciale venerazione cattolica alla Madre di Cristo, che a Lei è dovuta e che costituisce un
presidio speciale, un conforto sincero, una speranza singolare della nostra vita religiosa, morale e
cristiana.”
Ci ammaestrava che per essere cristiani, discepoli consapevoli dell’identità del Signore
Gesù, accoglienti la sua Redenzione, il dono dello Spirito Santo, dobbiamo essere anzitutto
<mariani>, “ cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la
Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce”1; esemplificava poi la duplice via
dell’esempio e dell’intercessione.
Essere <mariani> per essere <cristiani>, per vivere una fede illuminata, accogliente del
Signore Gesù: il Pontefice del Vaticano II, nel suo autorevole servizio <petrino> della Chiesa, ci
ricordava quanto queste due dimensioni qualificanti la vita della Chiesa, mariana e apostolicopetrina, a servizio del primato indiscusso del fondamento, mediazione e finalità Cristica, siano
indissolubilmente unite.
Preparandoci alla visita di Benedetto XVI ci domandiamo: questo esercizio del ministero
<petrino>, che ribadisce la necessità di un <fondamento mariano> per essere autentici discepoli di
Cristo, le relazioni, con altri termini venuti in uso, del <principio petrino e mariano della vita
cristiana>, che sviluppo ha presentato nella Chiesa ?
Dopo la visita di Paolo VI nel 1970 abbiamo ricevuto la visita di Giovanni Paolo II , e
notiamo con stupore, come nella lettera apostolica <Mulieris dignitatem >del 1988, tre anni dopo il
suo viaggio tra noi, afferma :” [….] si può dire che la Chiesa è insieme <mariana ed apostolicapetrina>”( n. 27).
Per esplicitare questo concetto aggiunge una lunga nota (n 55), che riportiamo:
“ Questo profilo mariano è altrettanto – se non lo è di più – fondamentale e caratterizzante per
la Chiesa quanto il profilo apostolico e petrino al quale è profondamente unito […] La dimensione
mariana della Chiesa antecede quella petrina, pur essendole strettamente unita e complementare.
Maria, l’Immacolata, precede ogni altro, e , ovviamente, lo stesso Pietro e gli Apostoli : non solo
perché provenendo dalla massa del genere umano che nasce sotto il peccato, fanno parte della
Chiesa sancta ex peccatoribus, ma anche perché il loro triplice munus non mira altro che a
formare la Chiesa in quell’ideale di santità che è già preformato e prefigurato in Maria. Come ha
detto bene un teologo contemporaneo, < Maria è regina degli Apostoli>, senza pretendere per sé i
poteri apostolici. Essa ha altro e di più” (H.U von Balthasar, Nuovi punti fermi, Jaca book, Milano
1980,181)
Benedetto XVI nella sua omelia a S.Maria di Leuca, nel Santuario Mariano <De finibus
terrae> , nel luogo in cui la tradizione parla di un passaggio di Pietro, affermava: “ Qui si può
attingere al duplice principio dell’esperienza cristiana: quello mariano e quello petrino. Entrambi
insieme vi aiuteranno a ripartire da Cristo, a rinnovare la vostra fede, perché corrisponda alle
esigenze del nostro tempo”2
Vorrei, nel contesto dell’Anno Mariano, centenario dell’affidamento a Maria dell’intera
Sardegna, nella preparazione prossima alla visita di Benedetto XVI, presentare brevemente le linee
principali bibliche e teologiche del <principio mariano e petrino>, sempre nella finalità loro propria,
di farci conoscere, amare e seguire il Signore Gesù, crescere nella vita cristiana.
1
2
In Acta Apostolicae Sedis (1970), 209-301
Osservatore Romano, 16/17, 06, ’08, 8
1
Il <Principio mariano> nella S. Scrittura.
Il Corpo delle S.Scritture si presenta a noi come un <tutto>, profondamente unificato in Cristo
Gesù, per il quale tutto è stato creato e redento. La Bibbia ci invita all’accoglienza pienamente
disponibile nella <Donna>, Maria ,della totalità dell’opera salvifica del suo figlio Gesù; Maria vi
esercita, con discrezione, una mediazione materna necessaria affinché ogni discepolo, l’intera
Chiesa possa ricevere la Grazia cristica della Redenzione.
Cerchiamo di seguire il cammino di Maria SS in questa accoglienza attiva del Figlio di Dio
per noi. In verità, la dimensione mariana della Chiesa ha una sua lunga e progressiva preparazione
nella storia della salvezza, sin dai suoi inizi: il parallelo, antitetico Eva-Maria, il simbolo della
<Donna>, figura del Popolo eletto (Is 62,4-5.11-12) , la sua qualità di sposa amata, e molto infedele
al Dio dell’Alleanza e Creazione(Os 2,4.9.21-22; Jr 2,2); la sua <personalizzazione> nelle eroine
idealizzate di Israele ( come Giuditta, Ester). Ma lo stesso progetto di vita, con alti contenuti
religiosi-morali, del Dio della creazione-alleanza per ogni uomo, la sua Sapienza, si presenta
all’accoglienza dell’uomo in una <personalizzazione> al femminile ( Pr 8,22-24.30; Si 24,9; Sap
8,2).
La liturgia cristiana venera la vergine Maria come <Sede della Sapienza>, perché accoglie,
per noi, con totale disponibilità materna il progetto sapiente di Dio, a misura, realtà eccezionale,
dello stesso suo Figlio incarnato, nello Spirito Santo.
Lo accoglie con piena consapevolezza nell’<Ora> della Croce, vertice dell’opera salvifica
del suo Figlio, ma tutta la sua vita è un cammino che la prepara all’<Ora> della partecipazione e
offerta del sacrificio della Croce, per una maternità universale (cfr Gv 2,4; 13,1; 19,25-28).
“Contemplando la Madonna ai piedi della Croce, dovremmo cercare di capire cosa è
avvenuto in Lei in quel momento, in che maniera Dio l’ha educata, gradualmente, fino a
permetterLe di giungere a quel punto di associazione alla redenzione, che Maria vive presso la
Croce. Prendendo la spunto da un brano della Lumen Gentium (n 63), dove si dice che Maria ha
camminato nel pellegrinaggio della fede e ha fatto progresso in questo pellegrinaggio, possiamo –
dall’immagine di Maria presso la Croce – guardare indietro ad alcune tappe della sua esistenza, e
così vedere come Dio l’ha preparata.”.3
Il primo impatto di Maria con il mondo nuovo di Dio, quando l’Angelo viene a Lei per
chiederle la sua disponibilità ad accogliere e servire questo mondo nuovo, è notevolmente
sconvolgente :<a queste parole ella rimase turbata>(Lc 1,29). Si è dato in Maria questo iniziale
turbamento, il domandarsi: cosa vuole da me Dio, dove mi vuole portare ? Nella fede di Abramo era
disponibile al volere di Dio, ma ora si rende conto quanto voglia servirsi di Lei al di là di ogni
prospettiva umana; addirittura che nello Spirito Santo, per la sua accoglienza verginale, il Figlio di
Dio si faccia uomo, suo Figlio.
Di qui incomincia il cammino di Maria, nel suo duplice aspetto di piena entusiastica
consonanza, espressa nel lirismo del Magnificat, al progetto redentore di Dio, ma pure
dell’accettazione piena di passi difficili, imprevisti, che debbono essere <conservati nel Cuore> per
una fedele assimilazione. Un’anima, una vita che conoscerà un dolore trafiggente, unita al Figlio,
pietra fondamentale di salvezza e quindi, se rifiutata, di perdizione (Lc 2,33-35); un Figlio
adolescente, tutto dedito alle cose del Padre, che la invita ad entrare e collaborare a questo progetto
di vita, a misura della Paternità divina.(Lc 2,48-50).
Maria accetta di entrare in questa oscurità dell’estrema vicinanza di Dio, vi aderisce
intimamente, nella sincerità del suo Cuore, intraprende un cammino di sola fede4. Comprende
sempre più che Dio la chiama ad una completa <espropriazione> dal suo Figlio, che la sua vera
beatitudine <beata Tu che hai creduto> (Lc 1,45), consisterà nel conformarsi in modo totale al
C.M.MARTINI, L’Evangelizzatore in San Luca, ed. Ancora, Milano 1984, 133-139.
Cfr GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris mater, lettera enciclica sulla Beata vergine Maria nella vita della Chiesa in
cammino, 1987, nn 12-19.
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2
piano divino; il suo Figlio Gesù perfeziona, anche per Lei, l’esclamazione della donna tra la folla:
<beato il grembo che ti ha portato ed il seno da cui hai preso il latte!> aggiungendo : <Beati
piuttosto, coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano !>(Lc 11,27-28).
Possiamo intuire qualcosa di questo difficile cammino dai suoi frutti, dall’accoglienza
mariana delle parole di Gesù in Croce. Luca ci dice come Maria ha seguito Gesù sino al Calvario, e
Giovanni ci descrive la scena completa, riportando le parole che Gesù le rivolge: “<Donna, ecco il
tuo Figlio>. Poi disse al discepolo: <Ecco la tua madre>” (Gv 19,25-27). Maria raggiunge il suo
vertice di sintonia col volere del Padre, accettando che sia il suo Figlio a portare su di sé tutti i
peccati dell’uomo, a riconciliarlo al Padre , perché Figlio sicuro, anche nell’estremo abbandono
umano, del suo Amore paterno; accetta di consegnare il suo Figlio al Padre per l’intera umanità,
ricevendo in dono dal Figlio l’intera umanità.
Si domanda il Card. Martini: “ Che cosa rappresenta, quindi, la Madonna, in questo vertice
del suo cammino di fede e di adesione alla volontà di Dio ? Rappresenta l’umanità, la Chiesa.
Avendo seguito totalmente il piano di Dio, avendolo accolto pienamente in sé, ed essendo giunta a
quella espropriazione di fede – a cui era stato chiamato Abramo – riceve come dono , la pienezza
della Chiesa. Proprio perché ha messo tutta se stessa nelle mani di Dio e si è abbandonata con tutto
ciò che aveva di più caro, il suo Figlio, riceve da Dio ciò che Dio ha di più caro, il corpo del Figlio
che vivrà nella Chiesa nascente, dalla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.
Maria è colei che più di tutti gli uomini, ha capito il significato dell’offerta sacrificale di
Gesù, dell’amore per l’umanità e della pienezza di dedizione al disegno di Dio che questa offerta
comporta e, più di tutti, può ricevere in dono una umanità nuova”5
Gli Atti degli Apostoli ci mostrano quanto la presenza della Vergine nel cuore della
preghiera per il dono pasquale dello Spirito Santo, ha un influsso salutare misterioso per
l’accoglienza di questo dono divino, e quindi la fecondità della predicazione apostolica-petrina, la
conversione dei popoli di ogni lingua e cultura, il costituirsi della Chiesa universale.
“Dio ci ha concretamente salvati in Gesù donandoci a Maria, perché in lei avesse inizio la
Chiesa [……] perché fossimo portati ai misteri fondamentali della Redenzione [….] il cammino di
Maria ha avuto una grande capacità di generare figli alla Chiesa e ha così reso molteplice l’opera
della Redenzione che Gesù ha compiuto sulla Croce per poche persone, limitandosi,
apparentemente, a risultati esigui.
Questi risultati, affidati al cuore di Maria, diventano una pienezza di figli per la Chiesa,
come ci mostrano gli atti degli Apostoli”6.
Nel vangelo di S. Giovanni la Vergine è appellata da Gesù come la <Donna> (Gv 22,4;
19,25), il nome con cui Genesi 2,23 chiama la moglie formata da Dio creatore servendosi della
<costola> di Adamo, e come è ancora appellata in Genesi 3, descrivendo la caduta e la condanna;
quasi ad avvisare Maria che Gli indica la mancanza di vino alla nozze di Cana, invocando così
come un anticipo dell’<Ora> della Croce, che il suo compito sarà grande, universale, come è stato,
in senso piuttosto negativo, il compito della Donna di Genesi 2-3. Maria, per la sua obbedienza,
eserciterà una maternità universale, per mediare, introdurre ai frutti vitali della Pasqua., ogni
uomo, l’intera umanità.
Mediazione necessaria, secondo il piano salvifico voluto da Dio in Cristo, nuovo e
definitivo Adamo, che ha richiesto a Maria una totale espropriazione dai suoi progetti personali, per
divenire strumento, certo responsabile, attivo, di una grazia universale, che come grazia, viene solo
da Dio.
La maternità spirituale di Maria, necessaria perché il frutto salvifico della Croce possa essere
offerto nei Sacramenti pasquali a tutti gli uomini, viene quasi ad essere immedesimata con la
maternità della Chiesa . La Donna, ancora la Donna, che nel suo splendore celeste in Ap 12 genera
nel dolore il Figlio, che gode della protezione molteplice di Dio nelle persecuzioni, è la Chiesa, non
disgiunta dalla sua personalizzazione e ideale reale mariano.
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Op.cit 137
ivi 138s
3
Anche la Chiesa sposa di Cristo senza macchia né ruga, santa ed immacolata, nata dalla
dedizione della Croce, dall’efficacia del Battesimo, come viene descritta da S. Paolo in Efesini 5,
25-33, sembra bisognosa di quella personalizzazione reale nella concretezza di Maria, come il suo
compagno di viaggi apostolici Luca offrirà nei Vangeli dell’infanzia e nella preghiera per la
Pentecoste (At 1,14).
Queste relazioni strettissime, spinte, senza confusioni, alla quasi identificazione tra la Madre
immacolata del Signore, la sua gloria celeste, la sua mediazione della Grazia del Crocifisso glorioso
e la Madre Chiesa, saranno poi sviluppate dai Padri della Chiesa. Qui la natura mariana della
Chiesa, il suo principio costitutivo mariano per fedelmente annunciare l’identità divina-umana di
Cristo, offrirla e farla crescere nei discepoli del Signore, verrà posta in risalto.
L’intreccio Maria-Chiesa nella storia del pensiero e vita cristiana.
Fa notare Hugo Rahner, introducendo la sua raccolta di inni alla <Mater Ecclesiae> del primo
millennio, quanto la figura materna di Maria sia strettamente congiunta con la maternità della
Chiesa:
“E’ una delle caratteristiche essenziali dell’Ecclesiologia dei primi mille anni quella di
vedere nella Chiesa la <Madre dei viventi>, in cui si adempie nella pienezza di significato ciò che
nel passato era attribuito alla prima madre dei viventi, Eva, e ciò che nella nuova creazione della
vita divina tra gli uomini è iniziato in Maria, la quale, col parto verginale ci ha donato il Dio
vivente.” 7
La Maternità divina di Maria sarà proclamata a Efeso nel 431 (DH 250-251); qui l’intento è
in primo luogo Cristologico, ribadire la fede in Gesù, il Figlio di Dio, <il quale fu concepito di
Spirito Santo, nacque da Maria Vergine>, la sua unione strettissima, personale all’Umanità SS. in
cui si manifesta a noi; per questo la Madonna può in tutta verità essere venerata come <Madre di
Dio>.
In tutto il primo millennio, fino a S.Bernardo, nella Chiesa occidentale la venerazione alla
Persona eccezionale di Maria, risulta sempre nel contesto vitale della Maternità della Chiesa, per
assicurarle le sue prerogative : la sua totale e incondizionata dipendenza da Cristo, come Virgo
immacolata, la sua vera vita intima, mistica, di grazia santificante e di carismi, la sua natura
<escatologica>, di chi già possiede, per puro dono, e serve, in attesa della piena manifestazione del
Signore Risorto, la pienezza della vita redenta e risorta.
J. Ratzingher, nell’ultima sua opera di teologo prima di essere consacrato Arcivescovo di
Munchen, un luminoso libretto : La Figlia di Sion, la devozione a Maria nella Chiesa8, illustra la
fede mariana della Chiesa. Presenta il dogma originario di essere Vergine e Madre, ed esserlo come
Immacolata, esente dal peccato di Adamo, e già assunta nella Gloria celeste in anima e corpo; lo
presenta nel suo dato biblico, nel suo sviluppo storico, guidato dalla Spirito Santo nei tempi della
Chiesa, come esigenza di fondazione piena, rivelata, della Maternità della Chiesa, strumento della
grazia risanante e santificante di Cristo, in una Gloria definitiva che già la raggiunge. 9
7
H. RAHNER, Mater ecclesiae, Inni di lode alla Chiesa tratti dal primo millennio della letteratura cristiana, Jaca Book,
Milano 1972, 14; Maria e la Chiesa, Indicazioni per contemplare il Mistero di Maria nella Chiesa e il mistero della
Chiesa in Maria, Già e non ancora 212 Jaca Book, Milano 1974
8
Cfr J. RATZINGER, La Figlia di Sion, la devozione a Maria nella Chiesa, Jaca Book, Milano 1979, 59-79.Cfr H.U.
von BALTHASAR, Punti fermi, Rusconi ed., Milano 1972, 119-131; Il complesso antiromano, come integrare il
papato nella Chiesa universale, Nuovi saggi 20, Queriniana , Brescia 1974, cap. quinto <L’0nnicomprensiva maternità
della Chiesa>, 182-225; A. BALDINI, Principio petrino e principio mariano ne <Il complesso antiromano> di H. U.
von Balthasar, Eupress, Bregassona CH, 2001.
9
J. RATZINGER, Maria Chiesa nascente, ed. S. Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1998, 44-49 <La mediazione di
Maria> : riflette sull’insegnamento della Redemptoris mater, che assume le categorie della Lumen gentium, <Maria
Mediatrice>(nn 60 e 62), e sviluppa la mediazione propria di Maria in senso materno: “ La mediazione di Maria poggia
sulla partecipazione all’ufficio mediatore di Cristo, al cui confronto è un servizio subordinato (n 38) [….] La
mediazione di Maria assume perciò la forma dell’intercessione.(n 21) [….] essa svetta in una maniera unica al di sopra
del modo di mediazione in linea di principio possibile ad ogni uomo nella comunione dei Santi […] La tesi
4
Quelli che consideriamo in verità i privilegi di Maria, scanditi dalle definizioni magisteriali,
il dogma fondamentale di essere la Madre vergine di Dio(Efeso 431), i dogmi più recenti
dell’Immacolata concezione (1854), e della sua Assunzione al cielo (1950), sono nella loro funzione
ecclesiale, necessità per l’intelligenza di fede della qualità vera, la natura propria della santa Madre
nostra la Cattolica Chiesa.
Le difficoltà possono sorgere da una devozione mariana troppo soggettiva, emozionale. Il
secondo millennio, dopo S. Bernardo, ne ha manifestato qualche sintomo, allorché la giusta
esaltazione dei suoi <privilegi> viene slegata dal suo contesto di vita ecclesiale; senza questo intimo
collegamento, quasi intreccio, senza confusioni, della divina Maternità di Maria e della Maternità
della Chiesa, la vita della Chiesa scade in pura esteriorità, organizzazione burocratica,
intellettualismo; perde il fascino della sua dimensione femminile.
Proprio ciò che ha inteso evitare il Concilio Vaticano II, inserendo la figura propria di
Maria, sempre da cogliere in tutta la sua concretezza Personale, nel <mistero di Cristo e della
Chiesa> e nel proclamarla solennemente <Madre della Chiesa>.
Il Principio mariano nella costituzione dogmatica sulla Chiesa <Lumen gentium>
Il Concilio dei nostri tempi ha inteso promuovere il culto della Beata vergine Maria nella Chiesa
(nn 66-67), presentando e sviluppando la dottrina tradizionale sulla <Funzione della Beata Vergine
Maria nell’economia della salvezza > (nn 55-59, presenza mariana nelle S. Scritture), per poi
illustrare la presenza qualificante della Beata Vergine nella vita bimillenaria della Chiesa (nn 6065), come la Chiesa stessa l’ha vissuta e insegnata.
Costituisce la felice, vera conclusione qualificante il discorso articolato sulla Chiesa, luce
delle Genti; Paolo VI ha voluto quasi condensarlo nel titolo e invocazione <Maria madre della
Chiesa>. 10
La Lumen gentium rinnova l’insegnamento sulle relazioni Maria-Chiesa dei principali Padri
della Chiesa:
S. Agostino che afferma : <Maria è veramente madre della membra di (Cristo)….perché
cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra>;
S.Germano, s. Atanasio, S. Andrea di Creta, S. Sofronio indicano nella Madre di Dio < la tutta
santa e immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova
creatura> . Questo per poter servire, in modo totalmente subordinato al suo Figlio, ma attivo nella
grazia ricevuta, all’opera divina della nostra redenzione. S. Ireneo osserva come <obbedendo
divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano>, affermando che <il nodo della
disubbidienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva
legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la fede>.(LG n 56). Uno sciogliere che
Ireneo contempla come <recirculatio>, capacità di Maria di sciogliere i nodi del peccato umano, da
quelli a noi più vicini, e poi a ritroso, scendendo nella storia, sino alla causa originaria della
peccaminosità umana, il peccato originale.11
S. Ambrogio è parimenti maestro nell’introdurre agli strettissimi vincoli che rendono Maria
del tutto superiore ed insieme intima e qualificante la vita della Chiesa : <La Madre di Dio è figura
fondamentale del Papa suona : la specificità della mediazione di Maria sta nel fatto che essa è una mediazione materna,
ordinata alla continua nascita di Cristo nel mondo. Essa mantiene presente nell’evento della salvezza la dimensione
femminile, che ha in Lei il suo centro permanente.” Nella Redemptoris Mater Giovanni Paolo II legge in profondità
l’affidamento di Giovanni a Maria (Gv 25-28):” Qui, all’interno del Mistero pasquale, Maria è data all’uomo come
Madre.[….] una relazione del tutto personale tra il discepolo, ogni discepolo, e Maria, un’introduzione di Maria nella
sfera più intima della propria vita psichica e spirituale, un ingresso nella sua esistenza femminile e materna, un
reciproco affidamento, che diventa continuamente via alla nascita di Cristo e forma Cristo nell’uomo.”
10
Cfr PAOLO VI, Discorso di Chiusura del 3° Periodo, in Enchiridion Vaticanum, Documenti: il Concilio Vaticano II,
[185]:” A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima <Madre della Chiesa>,
cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorossima”
11
Cfr IRENEO DI LIONE, Adversus haereses V, 22, 3-4.
5
della Chiesa nell’ordine della fede, della carità, della perfetta unione con Cristo. Infatti nel Mistero
della Chiesa [….] la Beata Vergine è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare,
quale Vergine e quale Madre>(LG 63).
La teologia contemporanea, ma la qualifica è accolta nella conclusione di un documento
della Commissione teologica internazionale, Temi scelti di ecclesiologia, ci parla di Maria come
<Realsymbol> della Chiesa, Chiesa già realizzata, pienamente, che avvisa la Chiesa pellegrinante
della sua natura vera, la vita soprannaturale, mistica, la sostiene nel suo cammino, affinché partecipi
dei doni divini, da Lei pienamente accolti e già vissuti.12
La finalità dell’insegnamento mariano della Lumen gentium è ben condensato nel Discorso
di chiusura di Paolo VI del terzo periodo:
“ E’ la prima volta , infatti – ed il dirlo Ci riempe l’animo di profonda commozione -- che
un Concilio ecumenico presenta una sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che
Maria Santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Ciò corrisponde allo scopo che si è prefisso questo Concilio di manifestare il volto della S.
Chiesa, alla quale Maria è intimamente congiunta e della quale, come è stato egregiamente
affermato, Essa è <portio maxima, portio optima, portio praecipua, portio electissima>.
La realtà della Chiesa invero non si esaurisce nella sua struttura gerarchica, nella sua
liturgia, nei suoi sacramenti, nei suoi ordinamenti giuridici. La sua intima essenza, la sorgente
prima della sua efficacia santificatrice sono da ricercarsi nella mistica unione con Cristo; unione
che non possiamo pensare disgiunta da Colei che è la Madre del Verbo Incarnato, e che Gesù
Cristo stesso ha voluto tanto intimamente a Sé unita per la nostra salvezza”13.
Sono queste stesse affermazioni di Paolo VI ad avvisarci quanto il principio mariano della
Chiesa sia indispensabile non per sostituirsi, ma come necessario complemento della <struttura
gerarchica della Chiesa>, dei sacramenti a Lei affidati, degli Ordinamenti giuridici che emana e
presiede. Il principio mariano rimanda necessariamente al Principio petrino, anzi possiamo dire che
il Vaticano II li ha ambedue, nelle loro mutue relazioni, valorizzati, e per ambedue ha proceduto in
modo simile : senza nulla detrarre, anzi confermando le caratteristiche e funzioni personali, non
sostituibili, di Maria e di Pietro-Successori, li ha meglio inseriti nella struttura gerarchica e vitale
della Chiesa.
Principio petrino: il cammino di Pietro nella Storia evangelica
Il cammino di Maria, dopo le grandi luci, e prove, dell’Annunciazione, Visitazione ed il Misteri
dell’Infanzia, si svolge quasi completamente nel nascondimento, accogliere con totale disponibilità
di Fede il progetto del Padre nel suo Figlio, sino all’<Ora> della Croce; e qui unirsi all’offerta
sacrificale del suo Figlio per la salvezza di tutti gli uomini, partecipazione al Mistero della
redenzione, che la costituisce in una maternità universale. Funzione materna, per mediare la grazia
del crocifisso glorioso, il dono, i frutti dello Spirito Santo, le virtù soprannaturali di fede, Speranza e
Carità: la santità interiore, mistica propria della vita ecclesiale e dei suoi membri.
Il cammino di Pietro consiste in una preparazione nel contesto del ministero pubblico di
Gesù, nel contatto quotidiano con la gente; introduzione, esercizio per essere il Primo degli
Apostoli, confermarli nella fede in Gesù perché è stato lui per primo confermato in essa ( Lc 22,3133), per un universale servizio pastorale.(Mt 16,13-20; Gv 21,15-19).
Preparazione ad essere il segno efficace di Gesù buon Pastore, che dà la vita per l’uomo, per
rendere presente l’Amore del Padre; un progetto che conduce all’affidamento a Pietro-Apostoli del
Memoriale eucaristico, per rendere presente nei tempi della Chiesa la sua Pasqua, con i suoi frutti.
12
COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Temi scelti di ecclesiologia (del 7 /10/ 1985), 10.4 , Maria
Chiesa già realizzata “Che la Chiesa sia la presenza in mysterio del Regno, risulta in maniera definitiva partendo da
Maria, dimora dello Spirito Santo, modello della fede, Realsymbol della Chiesa” in Enchiridion Vaticanum 9, 1725
13
PAOLO VI, Discorso di chiusura, cit. [183]
6
Pietro, uomo generoso disposto ad assumere responsabilità organizzative, guida della pesca
(Gv 21,1-3), costruire tende sul monte della Trasfigurazione (Mt 17,1-9; Mc 9,2-13; Lc 9, 28-36),
affrontare la morte per Gesù, anche in una resistenza armata (Gv 18,10s), viene educato ad un
radicale cambiamento ; le sue iniziative di generosa responsabilità saranno in tutto, contenuti e
modalità, sulla Misura del Crocifisso glorioso, servizio della sua verità e amore, rinunciando
totalmente ad idee sue, personali su Dio ed il suo Messia.
Educato anche con appellativi vigorosi, < Lungi da me satana>, con prove dolorose, il
rinnegamento del Pretorio (Mt 26.69-75; Mc 14,66-72; Lc22,56-62; Gv 18,17.25-27), ad accogliere
l’identità piena di Gesù, manifestata nella sua Pasqua, celebrata e resa presente nel suo Memoriale
eucaristico, rinnegando ogni sua prospettiva <secondo gli uomini, non secondo Dio >( Mt 16,23). 14
Oggetto della suo insegnamento, stile di governo, ampiezza della sua cura pastorale dovrà
essere l’identità e l’opera di Gesù, non la sua. La preparazione di Pietro al suo ministero di Primo
degli Apostoli è sempre in contesto di commensalità eucaristica: ricordiamo la professione di Fede
in Gesù <il Santo di Dio> alla conclusione del Discorso-dialogo sul Pane di Vita (Gv 6,68s); ma
anche la professione di fede di Pietro, e susseguente difficoltà nell’accogliere la via della Croce, (cfr
Mt 16,13-28) avviene dopo le moltiplicazioni dei pani, dialoghi annessi . La preghiera di Gesù per
Pietro, perché confermato nella Fede, possa a sua volta confermare gli altri Apostoli esposti alle
stesse tentazioni, è riportata in Luca nel contesto dell’ultima cena. (Lc 22,31-33).
Anche nei discorsi e azioni simboliche dell’ultima cena in Gv 13, Gesù dimostra particolare
attenzione alla formazione di Pietro: avviso della sua debolezza, invito ad accettare la lavanda dei
piedi, la novità unica del servizio di Gesù. Esso richiede certo prudenza, ma non l’aggressività della
spada (Gv 18,10s).
Rapporti tra il Principio mariano e petrino.
Possiamo già riflettere sulla comune e relazionata necessità dei due Principi per l’esistenza e la
qualità propria della vita ecclesiale. Abbiamo già accennato come Maria, personalità, esempio,
mediazione materna subordinata a Cristo, esprima la dimensione interiore, mistica, fede,speranza e
carità della vita cristiana, accoglienza e partecipazione vissuta al sacrificio di Cristo. Questa vita di
grazia santificante e di carismi ha in Lei una dimensione sovratemporale, della piena riuscita del
progetto del Padre in Cristo: per questo possiamo meglio comprendere come Maria sia Immacolata
concezione, inizio santo mai sfiorato dal peccato, ed insieme Assunta in Cielo, partecipazione
completa, anima e corpo, della Gloria del Crocifisso risorto.15
Il ministero apostolico-petrino ci è dato in questo contesto di santità mariana, per realizzarla
in tutti i tempi e gli spazi del cammino della Chiesa pellegrinante in attesa della piena
manifestazione del Crocifisso risorto, ed in Lui dell’Assunta in Cielo. La chiesa pellegrina in terra,
per realizzare la piena e definitiva santità che già contempla in Maria, riceve il dono del Servizio
petrino-apostolico, tutto qualificato dalla santità <oggettiva> del Memoriale eucaristico della
Pasqua.
In che modo la Chiesa, Sposa e Madre, viene resa capace di tale fecondità, di quella
intensità personale e interpersonale di vita di grazia santificante, di carismi, doni e frutti dello
Spirito che già contempliamo in pienezza in Maria? Troviamo la risposta adeguata nell’Istituzione
del Servizio autorevole petrino-apostolico: esso assicura, nei tempi della Chiesa pellegrinante, nel
suo vertice del Memoriale eucaristico, la presenza perenne dello Sposo Cristo alla Sposa Chiesa, la
<santità oggettiva della Chiesa nel Mistero pasquale reso presente>, principio efficace della
fecondità della Chiesa Madre, della sua santità <soggettiva>. Per questo il Signore Gesù ha affidato
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cfr C.M. MARTINI, L’Evangelizzatore in San Luca, op. cit. 99-113
cfr H.U. von BALTHASAR, Teo-drammatica, vol Tre, Jaca Book Milano 1983, 329
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la celebrazione del suo Memoriale all’uomo maschio, Pietro e gli Apostoli; la Donna, nel principio
femminile Mariano, pienezza del sacerdozio comune della Chiesa, ha di più e di meglio.16
Il principio petrino-apostolico permette alla Chiesa Madre di poter attingere perennemente
alle sorgenti del Dio fatto uomo, e non le possa mai attribuire erroneamente a se stessa ; è infatti il
Ministero voluto da Cristo per somministrale la <sostanza vivificante del suo Corpo e Sangue> e ,
in nome di Cristo, la parola efficace del Perdono. Il Ministero pastorale petrino-apostolico è
abilitato, per la <Chiesa sposa> a celebrare e partecipare quell’Eucaristia, che forma la personalità
cristiana nella comunione ecclesiale; per poi riconoscere e guidare al bene delle persone e comune
della Chiesa, questa grazia dello Spirito Santo, santificante e carismi, nelle varie vocazioni e
situazioni di vita.
Tale mistero petrino-apostolico si esercita in una Chiesa che in Maria ha già raggiunto la sua
perfezione, anzi nel suo esercizio è invitato a partecipare di questa <carità> : gli interrogativi
ripetuti a Pietro <mi ami tu più di costoro> (Gv 21,15-17), l’affidamento dell’Apostolo Giovanni
alla Maternità di Maria.(Gv 19,26s).
Una carità pastorale che sarà anche crocifissa: Pietro è avvisato da Gesù che il suo futuro
sarà martirio (Gv 21,18s), come lo sarà per tutti gli apostoli. Paolo scrivendo ai Corinzi, una Chiesa
ricolma dei doni dello Spirito, ma anche occasione di lacrime, connota la vita pastorale
dell’Apostolo, con espressioni vivaci :
” Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli Apostoli, all’ultimo posto, come condannati a
morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli, agli uomini. Noi stolti a causa di
Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati [….] Insultati,
benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la
spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.”( 1 Cor 2,9-13)
Nonostante questa situazione disagiata Paolo non deflette su alcun aspetto della sua cura
pastorale, segue e cura tutto : la Celebrazione eucaristica (1 Cor 11,23-29), la Professione di fede (1
Cor 15,1-8), la vita spirituale morale (Rm12,1-15,13; Col 3-4; Ef 4-6……), la riconciliazione dei
peccatori( 2 Cor 2 ); anche i carismi talora effervescenti, per aprirli alla carità (1Cor 12-13). Cura
anche le relazioni di solidarietà delle Chiese (Rm 15,25-28; 1 Cor 16; 2 Cor 8-9) , anche relazioni di
fede con la Chiesa romana. E con Pietro sarà a Roma, per il comune martirio. Senza questa
dedizione del principio petrino-apostolico, non si sarebbe mai manifestata la Cattolica, nata il
giorno di Pentecoste.
Una ulteriore relazione, analogia possiamo individuare tra il principio mariano e petrinoapostolico della Chiesa, metterlo in risalto nel loro sviluppo storico, crescita di consapevolezza,
operata dallo Spirito Santo promesso da Gesù nell’ultima cena (Gv 14,12-15).
Come la venerazione a Maria nel primo millennio della vita della Chiesa non è mai isolata
dalla sua funzione di Madre nella maternità della Chiesa, anzi qualifica questa dimensione materna
nei suoi frutti di santità e carismi, parimenti la consapevolezza del successore di Pietro di una
responsabilità universale, sotto ogni aspetto, della Chiesa nelle sue articolazioni di Chiese
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Che la Donna, nel simbolo reale mariano, abbia di più e di meglio, sono espressioni di H.U.von BALTHASAR,
Nuovi punti fermi, Jaca Book, Milano 1991, 112 “L’elemento mariano nella Chiesa abbraccia il petrino senza
pretenderlo per sé. Maria è <regina degli Apostoli>, senza pretendere per sé poteri apostolici. Essa ha altro e di più”.
Von Balthasar premetteva l’osservazione :” Forse la chiesa cattolica, in base alla sua struttura, è l’ultimo bastione
nell’umanità di una autentica valorizzazione della differenza dei sessi. Come nel dogma della Trinità le persone devono
essere della stessa dignità per assicurare la differenza che rende Dio uni-trino amore sussistente, così la Chiesa
sottolinea l’uguaglianza della dignità dell’uomo e della donna affinché,con la massima opposizione delle loro funzioni,
venga conservata la fecondità spirituale e corporale dell’essere umano”. Cfr J.M. HENNAUX, La femme et le
sacerdoce éternel, Nouvelle Revue théologique, 128 (2006), 192-213; JEAN PAUL II, Le don désintéressé. Meditation
in Nouvelle Revue théologique, 134 (2012), 188-200
Per la decisione irrevocabile dell’ordinazione sacerdotale al soli uomini maschi: GIOVANNI PAOLO II, Lett.
Ap. Ordinatio sacerdotalis (22 maggio 1994) : AAS 86 (1994), 545-548; CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA
DELLA FEDE, Risposta al dubbio circa la dottrina della Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (28 ottobre 1995):
AAS 87(1995), 1114; Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella
Chiesa e nel mondo, (31 maggio 2003) AAS 96 (2004) 671-687
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particolari, non crea scismi, divisioni, anzi ne assicura, pur nelle difficoltà, crescite difficili, la
comunione voluta dal Signore Gesù.
Sarà invece il secondo millennio a manifestare incomprensioni circa il necessario principio
petrino apostolico: il doloroso scisma d’Oriente, i ripetuti, e rientrati scismi di Occidente a partire
dal sec. XIV, sino alla drammatica lacerazione della riforma del sec. XVI.
Mentre nello scisma orientale è rimasto funzionante il principio mariano, e zoppicante quello
apostolico per l’incomprensione, parziale, del necessario principio petrino, che assicura la qualità e
la piena funzionalità del Collegio apostolico, nell’Occidente la frattura è stata, agli inizi, veramente
orribile, per la dimenticanza della qualità mariana della Chiesa, per il rifiuto del principio
apostolico-petrino. Per ambedue i principi è risultato catastrofico il rifiuto della Messa, Sacrificio di
Cristo reso presente nella celebrazione del suo Memoriale affidato a Pietro e Apostoli; infatti,
incompresa la Messa-sacrificio, non si comprende più il Sacerdozio ministeriale gerarchico, cui la
Messa sacrificio è stata affidata per suscitare il Sacerdozio comune. Anche la qualità mariana della
Chiesa è posta in crisi: non si parla più della piena accoglienza di Maria, Donna eucaristica.17
Anche per il Principio petrino apostolico, come già abbiamo osservato per quello Mariano,
risulta preziosa, sulla via del cammino ecumenico dell’Unità della Chiesa, l’insegnamento del
Vaticano II sul primato, sotto ogni aspetto , del Successore di Pietro , ed il suo inserimento
qualificato e qualificante il Collegio apostolico (LG nn 22-27). Anche in questo caso possiamo
ascoltare il commento di Paolo VI, nel Discorso di chiusura del 3° Periodo:
“Noi abbiamo notato con edificazione come l’ufficio primario, singolare e universale,
affidato da Cristo a Pietro e trasmesso ai suoi successori i Romani pontefici […] sia ampiamente e
ripetutamente riconosciuto e venerato nel solenne documento che abbiamo or ora promulgato[…..]
ed era di somma importanza che tale riconoscimento delle prerogative del Sommo Pontificato fosse
esplicitamente espresso nel momento in cui doveva definirsi la questione dell’autorità episcopale
della Chiesa, in modo che tale autorità non in contrasto, ma in giusta e costituzionale concordia
apparisse col Vicario di Cristo e capo del Collegio episcopale.
Ed è questa intima ed essenziale relazione che fa dell’Episcopato un ceto unitario, che trova
nel Vescovo successore di Pietro non già una potestà diversa ed estranea , ma il suo centro ed il
suo capo, che ci fa solleciti a nostra volta a celebrare con le nostre le vostre prerogative, a godere
della loro esaltazione, a rivendicare la loro eccellenza, a promuovere con la nostra la loro
integrazione.
Riconoscendo così nella sua pienezza l’ufficio episcopale, noi sentiamo crescere intorno a
noi la comunione di fede, di carità, di corresponsabilità, di collaborazione.”18
Aveva poche linee prima ricordato come la struttura gerarchica, il principio petrino
apostolico è tutto all’esclusivo servizio del Popolo santo di Dio:
“ E ci diremo ancora soddisfatti per l’onore che questa Costituzione tributa al popolo di
Dio: nulla ci può maggiormente allietare che vedere proclamata la dignità di tutti i nostri fratelli e
figli che compongono la Pleps sancta Dei, alla cui vocazione, alla cui santificazione, alla cui guida,
alla cui salvezza è rivolto come a suo fine il ministero gerarchico”19
Principio petrino apostolico e principio mariano intendono esprimere, nella loro mutua
correlazione, questa ricchezza, che tutta sgorga da Cristo, la sua Pasqua, delle vocazioni e carismi,
santità della Chiesa. Ricordiamo quanto insinuava Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem :<Il
triplice munus [del Principio petrino-apostolico], non mira altro che a formare la Chiesa in
quell’ideale di santità che è già preformato e prefigurato in Maria>( nota 55).
Viviamo quindi questo anno mariano, la visita del successore di Pietro come tempo di
grazia, di più consapevole accoglienza del Principio mariano e petrino apostolico della Chiesa.
Ci possono aiutare le parole di Benedetto XVI pronunciate al Santuario di S.Maria di Leuca:
Cfr GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia de Eucaristia, Lettera enciclica sull’Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa,
2003, Cap. VI , Alla scuola di Maria Donna <eucaristica>.
18
PAOLO VI, Discorso di chiusura del 3° Periodo, cit. [175-177]
19
ivi [173-175]
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“ Entrambi [i Principi] vi aiuteranno a ripartire da Cristo, a rinnovare la vostra fede,
perché risponda alle esigenze del nostro tempo. Maria vi insegna a restare sempre in ascolto del
Signore nel silenzio della Preghiera, ad accogliere con generosa disponibilità la sua Parola col
profondo desiderio di offrire voi stessi a Dio, la vostra vita concreta, affinché il suo Verbo eterno,
possa ancora <farsi carne> oggi nella nostra storia. Maria vi aiuterà a seguire Gesù con fedeltà,
ad unirvi a lui nell’offerta del Sacrificio, a portare nel cuore la gioia della sua Risurrezione e a
vivere in costante docilità allo Spirito della Pentecoste.
In modo complementare anche Pietro vi insegnerà a sentire e credere con la Chiesa, saldi
nella fede cattolica; vi porterà ad avere il gusto e la passione dell’unità, della comunione, la gioia
di camminare insieme con i Pastori, ed al tempo stesso, vi parteciperà l’ansia della missione, di
condividere il Vangelo con tutti, di farlo giungere fino agli estremi confini della terra”.
La devozione mariana ci assicura tutto questo, in una atmosfera di scioltezza, di gioia, di
dono della vita, disponibilità ai necessari sacrifici, evitando di trasformare la Chiesa in una assise di
continue discussioni, tendenti alla litigiosità nel curare l’organizzazione comunitaria, esterna.
“Tutte le volte che nella Chiesa viene instaurato un vero senso della presenza di Maria vi è
però un rifiorire della vita cristiana, vi sono vigore , serenità , scioltezza, proprio perché siamo
riportati ai misteri fondamentali della Redenzione. Non si tratta di qualcosa di aggiunto o di un
lusso: si tratta di metterci ai piedi della Croce, e capire in che maniera l’umanità entra nel disegno di
Dio, accoglie la redenzione e, in Maria, inizia il cammino di salvezza.”20
[ dal Notiziario diocesano di Cagliari Aprile-Giugno 2008, 82-95 ]
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C.M. MARTINI,L’Evangelizzatore secondo San Luca, cit., 138
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