fascismo - Istituto Comprensivo "San Leone IX"

IL FASCISMO
IL FASCISMO
• Quello del fascismo è un periodo storico
particolarmente importante della vita del
nostro Paese e del mondo intero;
• un periodo che ha avuto forti ripercussioni
sulla storia successiva e che, perciò, non
può essere dimenticato,
• anzi, è necessario che continui ad essere
presente nella coscienza storica e morale di
noi tutti.
LE ORIGINI
• Il fascismo è un movimento che venne
fondato in Italia da Benito Mussolini nel
1919 e che conquistò il potere nel 1922.
• Benché non costituisca un fenomeno
esclusivamente italiano, il fascismo ha
avuto origine nel nostro Paese innanzitutto
come reazione e conseguenza della grave
crisi politica, economica, sociale e morale
seguita alla Prima Guerra mondiale.
Mussolini
Mussolini (1900 - 1922)
• Benito Mussolini (1883-1945), iscritto dal 1900 al
Partito Socialista, dopo aver compiuto studi
irregolari, conseguì il diploma magistrale nel 1901.
• Immigrato in Svizzera nel 1902 entrò in contatto
con gli ambienti socialisti.
• Rientrato in Italia nel 1904, intraprese la carriera di
giornalista e diresse alcuni fogli e giornali socialisti.
Esponente dell'ala massimalista del Partito, fu
contrario alla guerra di Libia e fece espellere dal
Partito l'ala riformista, rappresentata da Bissolati e
Bonomi.
Mussolini (1900 - 1922)
• Dal 1912 fu direttore dell'"Avanti", ma nel 1914
diventò interventista e per questo, espulso dal
Partito, fondò "Il Popolo d'Italia".
• Già nel 1915 Mussolini aveva fondato i Fasci
d'azione rivoluzionaria, con scopi puramente
interventisti nella guerra, come risposta immediata
al neutralismo socialista nel quale aveva fino ad
allora militato.
• Il 23 marzo 1919 fondò a Milano i "Fasci di
Combattimento" (che divennero PNF nel 1921).
Principi nichilistici
• Il movimento aveva allora un programma vago ed
era alla ricerca di un'ideologia.
• Tentava di fondere i motivi nazionalistici, cari
soprattutto ai combattenti, con la polemica contro
l'inefficienza del parlamentarismo, che trovava facili
consensi anche negli ambienti piccolo-borghesi.
• Il futuro Duce dichiarava allora: “Noi ci
permettiamo di essere aristocratici e democratici,
conservatori e progressisti, reazionari e
rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle
circostanze di tempo, di luogo e di ambiente”.
La ricerca di alleanze politiche
• Mussolini, oltre a interpretare gli ideali patriottici
della piccola borghesia,
• capì la debolezza della classe dirigente, incapace
di stabilizzare la situazione economica e sociale
del dopoguerra, e progettò di sostituirsi ad essa.
• Questo si poteva ottenere solo conquistando i
favori dei gruppi dominanti del padronato
industriale e dei proprietari terrieri, sempre più
intolleranti verso le manifestazioni popolari e
pronti ad appoggiare chiunque fosse disposto a
usare la "mano forte".
La strategia fascista
• Così, nel giro di pochi mesi, la propaganda
fascista conquistò terreno
• e, senza far segreto di una volontà
autoritaria, dichiaratamente
antidemocratica,
• cercò di sfruttare il malcontento generale
del dopoguerra,
• di rappresentare la spinta reazionaria delle
forze borghesi e conservatrici.
La situazione psicologica della borghesia
• Infatti la borghesia era:
• 1. delusa per la cosiddetta "vittoria mutilata" a
seguito delle dichiarazioni del presidente americano
Wilson che a Versailles si oppose ad ogni
espansione dell’Italia in Dalmazia (promessa
all’Italia in caso di vittoria nel patto di Londra del
1915)
• 2. ed era atterrita dalla ascesa delle classi popolari,
che sembravano voler scuotere e sovvertire il
tradizionale assetto gerarchico della società italiana.
Lo sviluppo moderno dell’economia italiana
• Inoltre, il passaggio dalla vecchia economia
agricolo-artigianale alla grande industria
capitalistica (specie nel "triangolo" MilanoTorino-Genova) tendeva ad accrescere il peso dei
più forti gruppi imprenditoriali,
• ma nello stesso tempo portava alla ribalta il
proletariato operaio, sminuendo il ruolo dei ceti
medi.
• In tal modo cresceva anche lo squilibrio fra Nord
e Sud dell’Italia.
Il nucleo totalitario del fascismo
• Il fascismo elaborò a questo punto una
teoria che negava la lotta di classe in
nome del principio superiore della "unità
nazionale”.
• La Nazione veniva intesa come un unico
organismo vivente a cui dovevano essere
subordinati i diversi interessi portati dalle
varie classi sociali.
• Anzi, gli interessi di classe vennero
criminalizzati come attentati alla totalità.
L’adozione della violenza politica
• Attraverso un esplicito rifiuto degli ideali
democratici e una vigorosa difesa della
“diseguaglianza irrimediabile e benefica
degli uomini”, il fascismo accentuò il
ricorso ai metodi della violenza fisica, con
l'intervento delle squadre d'azione.
• Queste si diffusero alla prima sconfitta
politica accusata dal movimento nelle
elezioni del 16 novembre 1919.
Il fascismo diventa funzionale al capitalismo
• La grande industria aveva, così, trovato nel
fascismo la forza da opporre alle rivendicazioni
operaie, agli scioperi, alle durezze della lotta
sociale che raggiunse il vertice con l'occupazione
delle fabbriche nel 1920-21.
• Nel 1919 vi sono assalti ai negozi, nel 1920 l’Italia
è il paese europeo con più giornate di sciopero;
• gli industriali rispondono con la serrata e in
reazione a ciò inizia l’occupazione operaia delle
fabbriche.
Il culmine della crisi del dopoguerra
• Il 1919-21 sono gli anni del culmine della crisi
sociale in cui i ceti medi temono una rivoluzione delle
classi popolari e cercano disperatamente una difesa
del loro status sociale non capendo la politica super
partes di Giolitti, che scambiano per debolezza.
• La parola d'ordine è «Viva la Russia, viva Lenin!».
• La rivoluzione sembra imminente e il riformismo
socialista di Turati sconfitto.
• Nel frattempo gli operai ottengono la giornata
lavorativa di otto ore (1919) e aumenti salariali di
fronte al continuo aumento dei prezzi grazie alla
pressione della CGL.
Il culmine della crisi del dopoguerra
• Ma il fascismo costituì anche una forza che venne
impiegata dagli agrari contro i movimenti
contadini.
• Infatti risuonava anche il grido «La terra ai
contadini!».
• Questa della terra era stata una vaga promessa fatta ai
contadini combattenti nella Guerra mondiale, ma poi
non vi fu alcuna riforma agraria e la gran massa dei
contadini restano braccianti: nel 1914 il 55% della
popolazione italiana vive di agricoltura, ma il 90% di
questa possiede meno di un ettaro e per vivere deve
vendere le braccia.
Il problema della terra
• Questa è una grave situazione tipicamente
italiana (ad esempio è quasi insistente in
Francia dove i contadini hanno più terra).
• Su 2 milioni di disoccupati del dopoguerra la
maggior parte sono proprio braccianti che per
lavorare sono, quindi, alla mercé dei grandi
proprietari e delle congiunture economiche
(anche quando non ci sono periodi di crisi il
loro lavoro è stagionale).
Il problema della terra
• Nel 1917 era stata sollevata la questione della
terra: i sindacati avevano chiesto la
requisizione delle terre non coltivate per i
contadini che intendessero dissodarle; il
deputato Ciccotti aveva anche preparato un
progetto di legge; ma non avviene nulla.
• Così, l’estate del ‘19 i contadini guidati da
“bianchi” e “rossi” occupano le terre dei
grandi proprietari, specie le non coltivate
L’occupazione della terra
• Capo del movimento contadino “bianco” è il
popolare Miglioli, quello socialista è inquadrato
nelle “leghe rosse”.
• «L’Italia - osserva Chabod - viene perciò a trovarsi
da un lato di fronte all’appello dei contadini e alle
rivendicazioni operaie foriere di sviluppi che
vanno ben oltre gli aumenti salariali;
• e dall’altro lato di fronte all’insoddisfazione, alle
angosce e alle incertezze della borghesia,
specialmente della piccola borghesia».
Il fascismo si fa strumento degli agrari
• La piccola borghesia teme l’avvento del
bolscevismo, il popolo l’attende come un messia.
• È in questa situazione di profonda lacerazione
che può nascere e svilupparsi il fascismo.
• Gli agrari presero a sovvenzionare il movimento
fascista;
• questo vide confluire nelle sue file una massa
eterogenea di ex combattenti, di uomini di varia
provenienza spinti dal desiderio di avventura, di
piccoli borghesi in cerca di promozione sociale che
andarono a formare le squadre d’azione.
Le squadre d’azione
• Queste si diffusero rapidamente nella Val Padana e
subito dopo nel Centro-Nord, specie nella zona
“rossa” tra Bologna e Ferrara effettuando
“spedizioni punitive” contro i “rossi” e i “bianchi”
assaltando municipi, camere del lavoro, case del
popolo, sedi delle leghe e di partito.
• Le violenze divengono talmente gravi che l’estate
del ‘21 lo stesso Mussolini riconosce la necessità
di arrestarle.
• Ma “ras” fascisti come Balbo e Grandi rifiutano,
spinti anche dagli agrari che premono perché
venga posto fine all’occupazione delle terre.
Le violenze
• Si formano sindacati fascisti a cui i contadini sono
costretti a iscriversi e quindi ad accettare i contratti
con ribassi salariali.
• Allo stesso modo gli industriali appoggiano il
fascismo perché non vogliono la gestione operaia
delle fabbriche.
• In più le squadre hanno mano libera: sono corpi
paramilitari e quindi illegali, ma agiscono dinanzi
ad una polizia finge di non vedere e vi sono fatti
come quelli degli squadristi uccisi al comune di
Bologna (21 nov. ‘20) che offrono validi pretesti
per scatenare la violenza.
Nasce il Partito comunista d’Italia
• Nel frattempo, il 21 gennaio del 1921, al congresso
di Livorno del Partito socialista, l’ala della sinistra
estrema, sotto la guida di Amedeo Bordiga e di
Antonio Gramsci, esce dal partito e fonda il Partito
comunista d’Italia che si ispira alla rivoluzione
bolscevica in Russia.
• Giolitti, reputando che il fascismo sarebbe stato un
fenomeno
transitorio
pensò
di
poterlo
strumentalizzare per spegnere la carica rivoluzionaria
dei socialisti, nel presupposto che la lotta contro rossi
e bianchi avrebbe smorzato la carica dei neri.
Antonio Gramsci
Nasce il PNF ed entra il Parlamento
• Il movimento fascista, divenuto partito
(novembre 1921), cercò di darsi una dottrina più
organica e Mussolini, prima di puntare al potere,
tentò la politica delle alleanze.
• Infatti, per le elezioni del 15 maggio del 1921
(indette a seguito dello scioglimento delle Camere
voluto da Giolitti, ma che segnano un forte
spostamento a destra del suo elettorato), il PNF
entrò nei blocchi nazionali giolittiani in funzione
antisocialista e antipopolare, ottenendo un primo
successo mandando alla Camera 35 deputati.
Caratteri generali del fascismo
• Poco dopo riprendevano scontri, lotte, violenze e il
fascismo, nuovamente autonomo e sempre più diffuso
nell’Italia centro settentrionale, trovò appoggio nei
liberali, convinti che il movimento di Mussolini
avrebbe restituito a molti il senso dello Stato.
• In effetti la “dottrina del fascismo” di Mussolini
conteneva un insieme di elementi ambigui a
cominciare da una concezione dello Stato che
sembrava riallacciarsi al pensiero risorgimentale,
• e che si nutriva di concetti idealistici hegeliani, più
tardi, verranno sviluppati dal filosofo Gentile.
Caratteri generali del fascismo
• In realtà il fascismo pretese di costruire uno Stato
che incorporasse ogni interesse specifico nella
propria personalità assoluta (uno Stato-Geist).
• Il fascismo vide nello Stato l'organo supremo che
avrebbe garantito la libertà individuale e quella di
ogni classe integrandole e sottomettendole alla
propria volontà.
• Ma, non prevedendo nessuna delega democratico
parlamentare, l'assolutismo dello Stato si
identificava inevitabilmente con la volontà del suo
Partito-guida, quello fascista, e subito dopo con
quella del suo Capo unico, Mussolini.
Caratteri generali del fascismo
• L’annullamento del valore dell’individuo (equiparato ad un
atomo egoista) significò esaltazione mistica del suo
sacrificio, della sua subordinazione assoluta alla
volontà del “Capo”, solo garante del bene della Patria.
• Ma nell’articolo “Fascismo” redatto per l’Enciclopedia
italiana (Treccani) nel ’32, Mussolini esplicita il carattere
più peculiare della propria concezione quando dice:
• “non c’era nessuno specifico piano dottrinale nel mio
spirito. La mia dottrina [...] era stata la dottrina
dell’azione. Il fascismo [...] nacque da un bisogno di
azione e fu azione”.
• Ancora una volta emerge, quindi, il fondamento
nichilistico della concezione di Mussolini.
Caratteri generali del fascismo
• Il fascismo ebbe, dunque, questi caratteri generali:
• 1) Fu nazionalista.
• 2) Fu misticamente statalista e represse ogni pluralismo e
diversità.
• 3) Fu nemico della concezione rappresentativa liberaldemocratica parlamentare e pretese di identificarsi
direttamente col popolo preso come entità mistica.
• 4) Fu antintellettualistico e antirazionalistico ed esaltò le
forze dell’irrazionale, dell'istinto, della forza fisica
• 5) Creò la moderna politica populistica di massa basata
sulla rappresentazione scenica che si concretizzò nelle
sfilate, nelle adunate oceaniche, nei canti e nelle fiaccolate.
Caratteri generali del fascismo
• 6) Si servì della propaganda di massa per creare consenso
usando i mezzi comunicazione di massa: la radio e il
cinema.
• 7) Ostentò velleità di uguaglianza e giustizia
(anticapitalismo) che attuò attraverso la realizzazione di
opere sociali, ma applicò sempre il principio di far pagare
alla nazione i costi lasciando l’appropriazione privata dei
profitti.
• 8) Ebbe una filosofia elitaria fondata sui valori della
disciplina, della combattività, della fedeltà e della
dedizione totale al partito.
• 9) Nella sua radice più profonda fu nichilista.
LA MARCIA SU ROMA
LA MARCIA SU ROMA
• Il 22 ottobre del 1922 fu attuata dai fascisti la “marcia su
Roma”. Il successo di una tale di parata scenografica e
velleitaria come fu dovuto alla colpevole benevolenza del
re Vittorio Emanuele III che si rifiutò di fermarla e che
telegrafò a Mussolini, rimasto prudentemente a Milano,
invitandolo a formare un nuovo governo.
• In questo modo ha inizio la scalata fascista al potere.
• Mentre socialisti e comunisti si schierarono subito
all'opposizione ma restando inerti, molti della vecchia
classe politica liberale, non diversamente da una parte dei
popolari, si illusero di poter controllare il fascismo
incanalandolo nella prassi democratico-parlamentare.
LA MARCIA SU ROMA
Mussolini al governo
• Appena formato il suo governo il 10 novembre 1922,
a soli tredici giorni dalla Marcia su Roma, Mussolini
abolisce la nominatività dei titoli e il 20 agosto
1923 abroga la legge sulle successioni.
• La prima rendeva obbligatorio il nome del possessore
di un titolo di credito e, quindi, rendeva possibile la
sua tassazione come imposta diretta.
• La seconda imponeva un’imposta che colpiva
soprattutto le grandi eredità.
• Entrambi i provvedimenti erano stati varati da Giolitti
nel 1920 come misure di giustizia fiscale nei
confronti dei titolari di grandi redditi.
I FASCISTI ENTRANO A ROMA
Le violenze alle elezioni del ‘24
• Nel 1924 venne varata una riforma elettorale (legge
Acerbo) che offriva premi alla maggioranza e
riduceva la rappresentanza delle forze di opposizione.
• I fascisti dovevano perciò prendere più voti degli
altri, quindi alle successive elezioni intimidirono i
votanti con le violenze e attuarono brogli.
• Il deputato socialista Matteotti denunciò tali
eventi alla Camera, ma questo atto coraggioso gli
costò la vita in quanto venne ucciso da alcuni sicari
fascisti.
• Il Paese fu scosso da un sentimento di orrore.
I responsabili del delitto Matteotti
• Responsabili del delitto Matteotti erano funzionari fascisti:
Aldo Finzi (sottosegretario all'interno), Marinelli (segretario
amministrativo del partito), Cesare Rossi (capo dell'ufficio
stampa della Presidenza del Consiglio), uno squadrista
toscano, dipendente dello stesso ufficio, Amerigo Dumini
(autista della vettura che aveva rapito Matteotti) e De Bono
(capo della Polizia e della Milizia).
• Nel mese di giugno, alcuni dei responsabili furono costretti a
dimettersi, (Rossi, Finzi e De Bono), mentre Dumini, Marinelli
e lo stesso Rossi furono arrestati.
• - De Bono fu assolto nel 1925.
• - Tutti i mandanti furono amnistiati durante l'istruttoria.
• - Dumini venne condannato a cinque anni, ma finì per
scontarne uno solo.
GIACOMO MATTEOTTI
L’uccisione di Matteotti
• Ma, nonostante lo sdegno dell'opinione
pubblica e la reazione degli partiti, che
abbandonarono il Parlamento su iniziativa di
Amendola, dando vita alla cosiddetta
“Secessione dell’Aventino”,
• Mussolini, col discorso del 3 gennaio 1925,
diede una svolta decisiva alla situazione di
stallo e il re Vittorio Emanuele III, come due
anni prima, continuando a riporre piena fiducia
nel fascismo, rese in pratica possibile l’avvio
della vera e propria dittatura fascista.
Vittorio Emanuele III
Il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925
• Questa dittatura si può far iniziare con il violento discorso
che il 3 gennaio 1925 Mussolini pronunciò alla Camera:
• “Si dice: il fascismo è un'orda di barbari accampati nella
nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la
questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle
questioni morali in Italia. Ma poi, signori,
quali
farfalle
andiamo a cercare sotto l'arco di Tito?
• Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e
cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo,
responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto
avvenuto (...) Se il fascismo è stato un'associazione
delinquere, io sono il capo di questa associazione
delinquere!”
al
la
è
a
a
LA PRESA DEL POTERE
• A questo punto Mussolini, sfidando i suoi nemici ad accusarlo
davanti alla Corte di Giustizia, da un lato, annuncia la
soppressione di qualsiasi forma di illegalità, "compresa quella
fascista", dall’altro, dichiara imminente l’adozione di nuove
leggi quasi tutte preparate dal nuovo ministro della Giustizia
Alfredo Rocco che, in soli undici giorni stila 2376 decreti
legge tutti approvati in poco tempo; tra i decreti figura anche
una nuova legge elettorale uninominale che diminuisce la
possibilità della rappresentanza dei partiti in Parlamento.
• Segue un'ondata di arresti e di sequestri ai danni dei partiti
d'opposizione, comunisti, socialisti, popolari (cattolici), e della
stampa. Molti esponenti dell'opposizione sono costretti
all'esilio; Giovanni Amendola (liberale) e Piero Gobetti
(liberale) muoiono a seguito di aggressioni fasciste.
LE LEGGI “FASCISTISSIME”
• Tra il 1925 e il 1926 furono, quindi, varate le cosiddette
leggi “fascistissime” che consacrarono la nuova struttura
politica dittatoriale e lo strapotere del fascismo nello Stato.
• Viene così chiamata la serie delle leggi del 1925-26 che
pongono fine allo Stato liberale parlamentare attraverso
una continua modifica dello Statuto Albertino.
Queste leggi istituiscono:
• 1. il rafforzamento dei poteri del capo del governo;
• 2. la proibizione dello sciopero;
• 3. scioglimento di tutti i partiti antifascisti;
• 4. la soppressione di tutte le pubblicazioni contrarie al
regime;
LE LEGGI “FASCISTISSIME”
• 5. l’istituzione della polizia politica OVRA;
• 6. l’istituzione del confino di polizia per i dissidenti;
• 7. la decadenza dal mandato parlamentare di tutti i deputati
aventiniani;
• 8. la reintroduzione della pena di morte per i reati contro
"la sicurezza dello Stato";
• 9. l’istituzione, per giudicare questi reati, di un Tribunale
speciale per la difesa dello Stato composto non da giudici
ordinari, ma da ufficiali delle forze armate e della Milizia
(corpo armato del partito fascista, istituito nel '23).
• 10. Per coloro che scelsero di opporsi restavano aperte due
strade: l'esilio all'estero o l'agitazione clandestina in patria.
MILIZIA FASCISTA
Mussolini Capo del Governo
• Nascono e si impongono nuovi slogan perentori
("Credere, obbedire, combattere" o "Il Duce ha
sempre ragione") che fanno capire chiaramente
chi detiene ormai il potere assoluto in Italia:
• ciò viene legalizzato dallo stesso Mussolini il 24
dicembre del ’25 con una legge che modifica
l’interpretazione dello Statuto e lo nomina Capo
del Governo (che risponde solo al re e ha facoltà
di nominare o revocare i ministri e di emanare
leggi senza l’approvazione delle Camere), invece
di Presidente del Consiglio (il quale risponde al
Parlamento come voleva Cavour).
LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO
• Inoltre Mussolini, tra l’aprile e l’agosto del ‘25 assume la
carica di capo delle tre forze armate dopo aver fatto
dimettere il Ministro della Guerra e quello della Marina, e
dopo aver creato il nuovo ministero dell’Aeronautica.
• Il Parlamento risultò svuotato di ogni prerogativa e le
successive elezioni (1929) vennero ridotte a plebisciti
per cui il cittadino poteva solo approvare una "lista unica"
di deputati designati dal Gran Consiglio del fascio.
• Il capo del governo, che era contemporaneamente duce
del fascismo, occupò così il vertice della piramide politica,
cioè della gerarchia del regime, e venne sottratto a
qualunque controllo o sanzione, tranne l'obbligo di
rispondere ancora al sovrano (perciò detto, oltre che per la
presenza del papa, TOTALITARISMO IMPERFETTO).
LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO
• Il 2 ottobre 1925 vengono, inoltre, conclusi
accordi tra il governo e gli industriali che si
impegnano a riconoscere solo sindacati fascisti
(“Patto di Palazzo Vidoni”) e a iscriversi al
partito, ottenendo in cambio i Ministeri delle
Finanze e dell’Economia ed una poltrona nel Gran
Consiglio del Fascismo.
• Inoltre molti industriali ricevettero quote di
giornali, i quali dovettero fare i conti a partire dal
1 gennaio 1926 con la rigorosa “Legge sulla
stampa” che apportava notevoli restrizioni alla
libertà di notizia (veline ministeriali).
LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO
• Viene istituita la figura del Podestà che, nominato
dal Prefetto, sostituisce il sindaco acquisendone i
poteri.
• L’8 ottobre 1926, viene varato il nuovo rigido
regolamento interno del partito fascista con il quale
Mussolini nomina direttamente, senza elezioni
interne, i membri del direttivo.
• Quattro giorni dopo, il 12 ottobre, il Duce assume
personalmente il comando della Milizia.
• Con le elezioni plebiscitarie del 1929 si ebbe una
Camera composta da soli fascisti.
IL CORPORATIVISMO
• In politica economica e sociale, per differenziarsi
tanto dal sistema liberale, quanto dal modello
socialista, si avviò il corporativismo che assicurava
ampi margini all'iniziativa privata, e, nello stesso
tempo, garantiva il controllo da parte dello Stato:
• padroni e operai di ogni settore formavano un
soggetto collettivo detto “corporazione” che si
accordava per il bene nazionale sotto le direttive del
partito.
• In luglio nasce così il Ministero delle Corporazioni,
e da settembre solo la Banca d'Italia può emettere
moneta ed ottiene il totale controllo bancario.
La battaglia per "QUOTA 90"
• Dal punto di vista monetario viene inaugurata,
nell’agosto del '26, la battaglia per "QUOTA 90" (la
sterlina a 90 lire), per la rivalutazione della lira;
• L’obiettivo viene raggiunto, ma si rivela un'operazione
di puro prestigio per Mussolini in quanto conduce ad
una forte perdita nelle esportazioni a causa della lira
forte.
• Ciò porta ad una riduzione di tutti i salari (dal 10 al
20%), all’aumento della disoccupazione e a un
crollo della Borsa.
IL TOTALITARISMO FASCISTA
• Inoltre viene istituita l’Accademia d'Italia, dopo la
fondazione del CNR e dell’Istituto Treccani, anche se
con molti problemi causati dal dissenso e dal rifiuto
di Croce di essere nominato accademico.
• Ma la propaganda (specialmente quella attraverso
stampa e radio) non basta e così il 10 febbraio 1927
iniziano la loro attività il “Tribunale speciale per la
difesa dello Stato” e l’Organizzazione per la
Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo
(OVRA), in sostanza una speciale polizia segreta
contro gli oppositori del fascismo.
IL TOTALITARISMO FASCISTA
• Parallelamente alla costituzione del Tribunale
Speciale, nacque l'OVRA (Organizzazione Vigilanza
Repressione Antifascismo), costituita nel 1927, che
aveva carattere segreto e contava su una vasta rete di
spie e di delatori.
• L'antifascismo, costretto a rifugiarsi nella
clandestinità o a riparare all'estero, fu ulteriormente
indebolito dalla morte di Amendola e Gobetti e dal
processo intentato nel 1928 contro i dirigenti
comunisti (Terracini, Scoccimarro e Gramsci),
condannati a 20 anni e più di carcere.
Vittime del Tribunale Speciale
L'OVRA e la repressione dell'antifascismo
• Il Tribunale, che fu uno degli strumenti più
efficaci della dittatura, preferì ricorrere a
condanne che prevedevano lunghe pene di
detenzione, piuttosto che infliggere la pena di
morte.
• Efficace fu anche l'utilizzo del confino, dove il
condannato veniva relegato sotto la
sorveglianza della polizia.
• Vi furono fuoriusciti che lottarono contro
Mussolini dall’estero come i fratelli Rosselli.
I fratelli Rosselli uccisi a Parigi
Manifesto degli intellettuali antifascisti
• In precedenza, il 1° maggio 1925 (in polemica
con la soppressione della festa del lavoro), gli
intellettuali antifascisti avevano risposto al
"Manifesto degli intellettuali fascisti " di Gentile
con un "Manifesto degli intellettuali antifascisti"
redatto dal filosofo liberale Benedetto Croce
(1866-1958), nel quale venivano esaltati i valori
della tradizione liberale.
• Nel "Manifesto" la critica di Croce si fondò sulla
contestazione della pretesa di un'origine
risorgimentale vantata dal partito di Mussolini.
Manifesto degli intellettuali antifascisti
• Nel "Manifesto", Croce ribadì il valore della
fede liberale quale possesso di una grande
tradizione intellettuale e morale.
• Croce, inoltre, per tutta la durata della
dittatura fece al fascismo un'opposizione
morale e culturale,
• ma poiché questa non si concretizzò mai nella
costruzione di un movimento politico fu
tollerata dal regime.
Le grandi opere pubbliche
• Nel '27 continua lo sforzo economico che, dopo
l’approvazione della nuova “Carta del Lavoro” il 22
aprile, nella quale compare l’ordinamento
corporativo per organizzare centralisticamente la
produzione, porta ad una ripresa che culmina nel
biennio più produttivo dell’epoca fascista.
• Il 1928 è l’anno in cui il regime inizia le grandi
opere pubbliche, prima fra tutte la bonifica
dell’Agro Pontino (14 dicembre)
• e l’apertura della rete viaria (sotto l'ANAS) al
turismo estero, nuova fonte di guadagno.
Nuove forme di assistenza sociale
• La stabilità economica ormai raggiunta permette la
formazione di nuove forme di assistenza sociale:
• vengono creati gli Uffici di Collocamento,
• emanate esenzioni fiscali per le famiglie numerose,
• assicurazioni obbligatorie contro le malattie e gli infortuni
sul lavoro;
• nascono l’INPS, per l’amministrazione delle pensioni e il
CONI che si occupa dello sport, soprattutto giovanile.
• D'altra parte nascono nuovi imposizioni come quella del testo
scolastico unico dello Stato e del divieto di emigrazione
interna.
Il testo scolastico unico dello Stato
I “Patti Lateranensi”
• Nel frattempo il contatto più importante dello
Stato italiano è quello con la Chiesa e l’11
febbraio 1929 avviene la firma dei “Patti
Lateranensi” da parte di Mussolini e del
Cardinale Gasparri, segretario di Stato vaticano.
• La Santa Sede riconosce formalmente il Regno
d'Italia con capitale Roma (rifiutato da Pio IX).
• I Patti Lateranensi furono il punto d'arrivo di
lunghe e laboriose trattative diplomatiche tra la
Santa Sede e il governo italiano.
I “Patti Lateranensi”
• Da parte italiana si stabiliva un indennizzo di 750
mila lire per la perdita territoriale subita dalla
Santa Sede e la nascita della Città del Vaticano.
• Inoltre un concordato riconosceva che il
cattolicesimo era religione ufficiale dello Stato
(questo punto è stato modificato nel 1984),
• che il matrimonio religioso aveva valore civile,
• che l'insegnamento della dottrina cattolica era
obbligatoria in tutte le scuole.
• La Chiesa dovette però accettare il divieto per i
cattolici di organizzarsi in partiti politici.
La firma del Concordato
Rapporti con la Chiesa
• Inoltre, pur accettando l’obbligo del giuramento
allo Stato per i vescovi, la Chiesa non ottenne
l’assegnazione dell’educazione dei giovani
prima impartita dall’Azione Cattolica, e ora
dall’ONB.
• Ciò non impedì all'Azione Cattolica di svolgere la
propria azione presso i giovani al di fuori dello
spirito fascista,
• tant'è vero che nel 1931 il regime fascista accusò
esplicitamente l'Azione Cattolica di sottrarre
uomini e giovani alla disciplina fascista.
Il culmine del consenso al fascismo
• Sembrò la rottura, ma si giunse al compromesso e
il fascismo mantenne l'appoggio della Chiesa.
• La “conciliazione” dello Stato italiano con la
Chiesa portò ulteriore grande consenso al
fascismo, specie da parte dell’opinione
cattolica;
• questo si rispecchia nelle elezioni plebiscitarie del
24 marzo in cui, anche se non votano 8oo mila
italiani, i contrari al regime sono solo l’1,6%.
L’Opera Nazionale Balilla
• Per migliorare la penetrazione del fascismo presso i
giovani viene organizzata l’Opera Nazionale Balilla
(ONB) in cui vengono inquadrati i ragazzi a seconda
dell’età.
• È un’organizzazione paramilitare della scuola che
valse a monopolizzare, fin dalle prime classi
elementari, il processo di formazione educativa dei
giovani secondo il principio del “credere, obbedire,
combattere”, che tendeva a fare di ogni cittadino
essenzialmente un “soldato”, pronto a rispondere agli
ordini, un fedele esecutore delle direttive imposte
dall'alto.
Una divisa per ogni italiano
Una divisa per ogni italiano
• Imbevuto di retorica, il fascismo creò una divisa per ogni
italiano, dalla più tenera età fino alla maturità.
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In ogni paese d'Italia, al grido di Viva il Duce!, sfilarono:
figli della lupa,
piccole italiane,
balilla e avanguardisti,
giovani fascisti e fasciste, fascisti,
donne fasciste e massaie rurali,
salutando romanamente, battendo il passo romano.
Nacque la scuola di mistica fascista.
L'obbedienza al fascismo divenne un obbligo per tutti i
professori, ai quali venne imposto il giuramento come
condizione per poter mantenere la cattedra.
Duce a noi!
I salari italiani nel 1930
• Pur di mantenere il proprio predominio Mussolini
dovette accettare compromessi non solo con i vecchi
centri di potere, ma anche con i maggiori centri
economici.
• Il fascismo, in sostanza, autorizzò gli agrari e gli
industriali, a rifarsi sui lavoratori.
• Così i salari italiani, nel 1930, erano al penultimo
posto in Europa, seguiti solo da quelli spagnoli.
• I salari dei contadini venivano sempre più compressi
per consentire ai produttori di sopportare la
concorrenza straniera favorita dall'alto corso della lira.
Il capitalismo di Stato fascista
• Il '29 è l’anno della crisi mondiale a causa del
“giovedì nero” di Wall Street (24 ottobre), ma proprio
perché l’economia è controllata dal regime,
l’inflazione viene sentita molto meno rispetto ai paesi
che concentrano tutto sui rapporti con gli USA.
• Ma l’impossibilità di esportazioni e le continue
lamentele dei grandi imprenditori fanno sì che
vengano create forme di capitalismo di Stato:
• l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale, nel
‘33) e l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) per aiutare i
capitali privati sempre più bloccati dai debiti con le
grandi banche.
Nasce il “Duce”
• Il sistema corporativo che si sta consolidando, in
quanto centralistico, per un po’ funge da riparo per
l'economia italiana grazie agli investimenti pubblici e
ad iniziative statali come le bonifiche.
• Tra gli altri fatti importanti del 1929 c'è da segnalare
quello per cui Mussolini abbandona 7 degli 8
ministeri che teneva nelle sue mani, affidandoli ai
suoi collaboratori (Grandi, De Bono, Gazzera, Siriani,
Balbo, Bianchi, Bottai, Acerbo, Rocco e Ciano).
• Egli mantiene, però, il Ministero degli Interni e
acquisisce l’epiteto di “Duce”.
I MILLE VOLTI DEL DUCE
IL TOTALITARISMO FASCISTA
• Nel 1931 avvengono due fatti tutt'altro che marginali:
• viene varato il nuovo Codice Penale riscritto in modo
consono al regime dal ministro della giustizia Alfredo Rocco,
• e viene nominato Starace come nuovo segretario del Partito
fascista.
• Questi è il fondatore dello “staracismo”, cioè del
comportamento del perfetto fascista.
• Starace farà di tutto per cambiare in tal senso i costumi degli
italiani: dall’adozione delle divise, a quella di un nuovo
vocabolario, dalle parate, alle manifestazioni sportive. Inoltre
inventa il “saluto romano” (alzata del braccio a 170 gradi,
mano distesa, aperta, dita unite, tutto accompagnato dal grido
“Viva il Duce!”).
IL PIU’ GRANDE UOMO DEL MONDO!
“Il più grande uomo del mondo”
• Mentre, dopo il crollo del '29, il modello di vita americano
sta perdendo lentamente fiducia, quello fascista diventa
sempre più apprezzato nel mondo (i sondaggi americani di
questo periodo ritengono Mussolini “il più grande uomo del
mondo” e le Università gli dedicano corsi di studio).
• L’opinione pubblica rimane affascinata dalle imprese sportive
italiane come quelle aeronautiche (le trasvolate oceaniche di
Balbo) e olimpioniche (vittorie alla X Olimpiade di Los
Angeles).
• Inoltre viene vinta la “battaglia del grano” lanciata nel ‘25 e
si annuncia trionfalisticamente la raggiunta indipendenza
dell’Italia nella produzione cerealicola; nel mentre vengono
completate numerose opere pubbliche.
La battaglia del grano
Mussolini, il falciatore che aiuta i contadini
Capo Supremo delle Forze Armate
• La Confindustria appoggia totalmente il regime, e grazie alle
esportazioni ed al sistema corporativo gli industriali
acquistano ancora più potere specialmente nel triangolo
industriale. Per i lavoratori inoltre nascono due nuove
istituzioni quali l’INAIL e l’INPS (1933).
• Mentre in Germania, nel 1933, Hitler inizia la scalata al
potere, Mussolini, prima prende l’iniziativa del “patto a
quattro”, sottoscritto a Roma il 15 luglio, con Francia,
Inghilterra e Germania (che prevede collaborazione tra le
quattro potenze per il mantenimento della pace),
• poi diventa il Capo Supremo delle Forze Armate il 6
novembre dopo aver licenziato i due ministri della Marina e
dell’Aeronautica (Balbo e Sirianni).
DA’ IL TUO CONSENSO AL PLEBISCITO!
Mussolini e Hitler: ostilità iniziale
• Il 1934 si tiene un secondo plebiscito che assegna
il 99,84% (!) al fascismo).
• Intanto, dopo che Hitler ha assunto il potere
assoluto in Germania, a Venezia avviene il primo
incontro fra il Führer ed il Duce che sulle prime
porterà ad una altalenante coalizione.
• Così, quando il 25 luglio i nazisti tentano un
colpo di stato a Vienna, Mussolini si oppone
platealmente ad un eventuale tentativo di
annessione dell’Austria da parte della Germania,
schierando le truppe lungo il confine austriaco.
1935: invasione dell’Etiopia
• Nel 1935 prende avvio una politica imperialistica coloniale
del fascismo verso il Corno d’Africa.
• Il 2 ottobre 1935 inizia l’invasione dell’Etiopia
(Mussolini la annuncia dal balcone di Palazzo Venezia) con
al comando De Bono che, per la sua indecisione, verrà
presto sostituito dal generale Badoglio che risulterà
vincitore anche grazie all’impiego di gas e di armi
batteriologiche sganciate sugli etiopi.
• Il 5 maggio 1936, dopo una vera e propria gara tra i vari
comandanti per chi sarebbe arrivato per primo alla capitale,
Badoglio entra ad Addis Abeba e viene nominato duca
d'Addis Abeba e Mussolini annuncia al popolo festante
“La rinascita dell’impero sui fatali colli di Roma”.
Le truppe partono per l’Africa
L’Impero quale culmine della potenza fascista
• L'ascesa del fascismo ha il suo culmine proprio nel 1936
con la conquista dell'Etiopia, la proclamazione
dell'impero.
• Ma la vittoria nasconde le difficoltà economiche del
regime: calo delle riserve auree, debiti con le industrie,
sopravvalutazione della lira, insufficienza del
fabbisogno di grano.
• Il regime chiama ora a raccolta lo spirito nazionalistico
dinanzi alle sanzioni commerciali punitive dichiarate
dalla Società delle Nazioni per l'aggressione italiana in
Africa e si autoproclama indomabile dinanzi a questo
perfido atto che vorrebbe togliere l’Impero agli italiani
portatori di civiltà.
COSTRUIAMO FERROVIE NELLE COLONIE
L’economia autarchica
• In realtà le sanzioni economiche furono "blande”
misure che privavano l’Italia dell’importazione di
alcune materie prime; inoltre ad esse non aderì la
Germania.
• In risposta il fascismo lancia l’economia
autarchica che si affianca al “Capitalismo di Stato”
(IRI, STET, SIP, INA) e al "Corporativismo"
(collaborazione tra imprenditori e produttori): gli
italiani dimostrano di sapersi arrangiare creando
nuovi prodotti in base alle materie prime presenti in
patria (ad esempio viene creata la lana autarchica).
Prodotti autarchici
1936: NASCE L’ASSE ROMA-BERLINO
• Per bilanciare le sanzioni il regime afferma che il
popolo deve donare Oro alla Patria (alla campagna
contribuì la regina Elena offrendo la propria fede
nuziale, presto imitata dalle spose d’Italia che
ricevevano in cambio una fede di metallo comune);
• Inoltre il fascismo stimola il consumo del pesce, cibo
considerato austero e nazionale rispetto alle carni di
importazione qualificate come cibo delle plutocrazie
capitalistiche.
“DATE ORO ALLA PATRIA!”
1936: NASCE L’ASSE ROMA-BERLINO
• Il 17 luglio 1936 scoppia la guerra civile
spagnola e la rivolta contro il governo
eletto repubblicano del filo-fascista
generale Franco viene prontamente aiutata
militarmente da Hitler e soprattutto da
Mussolini.
• Il Duce ed il Führer iniziano ora a
collaborare ed infatti il 23 ottobre nasce
l’ASSE ROMA-BERLINO.
Mussolini e Hitler
L’Italia si ritira dalla Società delle nazioni
• Il 1937 si apre con l’abolizione del Capodanno che
viene spostato al 22 ottobre, giorno della marcia su
Roma: l’atto è giustificato con il bisogno di staccarsi
dal passato borghese.
• In marzo in Libia e in settembre in Germania,
Mussolini riceve enormi manifestazioni di consenso
(“persino più di Hitler” egli crede) e comincia a
ritenersi il nuovo Alessandro Magno colui che può
unire più razze sotto lo stesso Impero.
• L’11 dicembre l’Italia si ritira dalla Società delle
nazioni.
INIZIA IL DECLINO DEL FASCISMO
• Il 1938 è l’anno in cui inizia la caduta di Mussolini in
quanto dà inizio ad una politica a dir poco incomprensibile.
• Hitler invade l'Austria e la annette alla Germania
(Anschluss): stavolta Mussolini accetta l’annessione.
• Nasce un idillio tra i due dittatori: il Führer dichiara che
non dimenticherà mai questo gesto.
• Forte di questo successo Hitler prosegue nella politica dei
“fatti compiuti” annettendo al Reich la regione
cecoslovacca dei Sudeti.
• L’Europa è sull’orlo della guerra, ma Mussolini alla
conferenza di Monaco del 29 settembre fa sì che Francia
e Inghilterra accettino lo smembramento di questo Paese a
vantaggio della Germania.
1938: le leggi razziali antisemite
• I rapporti fra i due capi fascisti si
intensificano al punto che
• il 3 agosto 1938 il Duce, emulando le “leggi
di Norimberga” volute da Hitler che
sanciscono la discriminazione legale degli
ebrei, fa promulgare dal re le leggi razziali
antisemite, creando la prima vera grande
frattura tra il Paese e il regime.
• Così Vittorio Emanuele III emana il regio
decreto-legge 1381 il 7 settembre 1938.
REGIO DECRETO-LEGGE 7 settembre 1938-XVI, n. 1381
• VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E
PER VOLONTA' DELLA NAZIONE RE D'ITALIA
IMPERATORE D'ETIOPIA […] Abbiamo decretato e
decretiamo:
• Art. 1. Dalla data di pubblicazione del presente
decreto-legge è vietato agli stranieri ebrei di
fissare stabile dimore nel Regno, in Libia e nei
Possedimenti dell'Egeo.
• Art. 2. Agli effetti del presente decreto-legge è
considerato ebreo colui che è nato da genitori
entrambi di razza ebraica, anche se egli professi
religione diversa da quella ebraica.
DICHIARAZIONE SULLA RAZZA DEL GRAN CONSIGLIO
• Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:
• a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con
elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre
razze non ariane;
• b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti
pubblici - personale civile e militare - di contrarre
matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
• c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri,
anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo
consenso del Ministero dell'Interno;
• d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi
attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.
DICHIARAZIONE SULLA RAZZA DEL GRAN CONSIGLIO
• Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o
meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:
• a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori
entrambi ebrei;
• b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da
padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
• c) è considerato di razza ebraica colui che, pur
essendo nato da un matrimonio misto, professa la
religione ebraica;
d) non è considerato di razza ebraica colui che è nato da
un matrimonio misto, qualora professi altra religione
all'infuori della ebraica, alla data dell’11 ottobre XVI.
La rivista scientifica fascista “Difesa della razza”:
la spada separa razze buone e cattive
La legislazione antisemita in Italia
• A seguito delle leggi razziali, fu
introdotto
presso
il
ministero
dell'Interno un "Consiglio Superiore
per la Demografia e la Razza" che
avviò il censimento di tutti gli ebrei
presenti sul territorio italiano e che si
rivelerà un prezioso aiuto ai nazisti,
dopo l'occupazione del 1943, per
l'identificazione e la deportazione degli
ebrei italiani.
La legislazione antisemita in Italia
La legislazione antisemita in Italia
• Con i provvedimenti per la difesa della razza
questi furono espulsi dalle scuole di ogni
ordine e grado, sia come allievi sia come
docenti.
• Agli ebrei fu inoltre proibito il matrimonio con
un ariano, il lavoro nei pubblici uffici e furono
poste gravi limitazioni al diritto di proprietà.
• Fu infine vietato loro di frequentare luoghi di
villeggiatura, di prendere a servizio personale
ariano e di comparire con il proprio nome negli
elenchi telefonici.
La rivista razzista del fascismo
1939: l’invasione dell’Albania
• Il 19 gennaio 1939 la Camera dei Deputati viene
sostituita dalla Camera dei Fasci e delle
Corporazioni.
• Nel marzo i tedeschi occupano la Boemia e la
Moravia che sono annesse al Reich.
• Subito dopo il Führer reclama la restituzione
della città polacca di Danzica e la creazione di un
“corridoio” che unisca la Prussia orientale al resto
della Germania.
• In aprile, imitando lo stile di Hitler, Mussolini invia
un ultimatum all’Albania e, senza alcuno scontro,
Re Vittorio Emanuele III ne riceve la corona.
“Patto d'Acciaio”
Il “Patto d'Acciaio” del 1939
• Il 22 maggio avviene la firma del “Patto d'Acciaio”,
pieno di incertezze, di vuoti e di “tranelli”, uno dei quali
verrà utilizzato dal Duce per non entrare subito in guerra
tanto per la reale impreparazione dell'Italia e quanto perché
era furioso per il patto stipulato tra Hitler ed i bolscevichi.
• Infatti il 1° settembre del 1939 – dopo aver stilato un patto
di non aggressione con l’URSS - la Germania invade la
Polonia e inizia la Seconda Guerra mondiale.
• Le incrinature dell’accordo tra fascismo e nazismo sono
già visibili e l’anno si chiude con l’Italia che si dichiara
“non belligerante” mentre Hitler inizia a conquistare
l'Europa.
Manifesto di guerra
La guerra del Duce: una serie di sconfitte
• Ma, fatalmente trascinata dalla politica nazista,
l'Italia vi si trovò coinvolta, assolutamente
impreparata, dal 10 giugno 1940 quando Mussolini
dichiara guerra all’Inghilterra e alla Francia
(anche se questa era già stata sconfitta dai tedeschi).
• Iniziano una serie di disastrose campagne di
guerra (la guerra del Duce):
• in Grecia (dal 28 ottobre 1940): sconfitta italiana,
• in Africa (dal novembre 1940): sconfitta italiana,
• in Russia (dal 1941 a fianco dei tedeschi): l’esercito
italiano è sconfitto e si ritira in un mare di ghiaccio.
La ritirata di Russia
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• Dopo l’attacco giapponese di Pearl Harbour nelle
Hawaii (7 dicembre 1941) anche gli USA entrano in
guerra contro l’Asse ora di “Berlino-Roma-Tokyo”.
• Il collasso delle potenze dell’Asse si può fare iniziare
con la prima sconfitta subita dai tedeschi nella
battaglia di Stalingrado (31 gennaio 1942).
• L’impopolarità di Mussolini diventa tangibile con i
grandi scioperi politici del nord Italia del marzo
del 1943, ma ciò che risulta decisivo per il crollo del
fascismo è lo smacco dello sbarco delle truppe
degli Alleati il 10 luglio in Sicilia.
Il film di Rossellini sull’avanzata americana in Italia
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• Così il 25 luglio 1943, dopo un voto di sfiducia del
Gran Consiglio, Mussolini è costretto da Vittorio
Emanuele III a lasciare il governo e viene arrestato.
Il suo posto viene preso dal maresciallo Badoglio che
apre segrete trattative di armistizio con gli Alleati.
• L’armistizio viene firmato il 3 settembre, ma gli
Alleati ne danno notizia per radio solo l’8 settembre
1943: lo smarrimento e il caos si diffondono
ovunque in un’Italia lasciata a se stessa senza ordini
e senza dirigenza anche a causa della fuga di
Badoglio e del re la stessa notte verso l’Italia del
sud, già sotto il controllo alleato consentirono.
Vittorio Emanuele III fugge a Brindisi
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• In questo clima, con l'appoggio dei tedeschi
che occupano rapidamente il Paese
considerato ora nemico, avviene un rigurgito
di potere fascista.
• Mussolini, ormai strumento di Hitler, viene
liberato dalla prigionia sul Gran Sasso per
fondare uno stato fantoccio nel nord Italia: il
23 settembre 1943 nasce, così, la
Repubblica Sociale Italiana (RSI), che
estendeva la propria giurisdizione sulla parte
dell'Italia centro-nord occupata dai tedeschi.
La Repubblica di Salò
• Il 12 settembre del ‘43 Mussolini parlò agli
italiani da Radio Monaco: ribadì la sua
volontà di continuare la guerra a fianco della
Germania e del Giappone e annunciò la
nascita della Repubblica Sociale Italiana
(RSI).
• il nuovo Stato riconosciuto dal Giappone e
dai paesi satelliti del Reich, fu uno Stato
collaborazionista, vassallo della Germania e
privo di qualsiasi autonomia:
La Repubblica di Salò
• il potere esecutivo spettò al comando
militare del generale Albert Kesserling, il
comando territoriale e il compito di
mantenere l'ordine interno furono affidati a
Karl Wolff, comandante supremo delle SS.
• Ai vassalli italiani non spettava alcuna
iniziativa in campo militare, ma veniva
lasciata libertà di azione nella costituzione di
vari corpi armati, utili comunque per tenere a
freno con l'arma del terrore una popolazione
sempre più insofferente.
La Repubblica di Salò
• La RSI si diede come programma il
“Manifesto di Verona”, elaborato dal
congresso del Partito Fascista
Repubblicano nel novembre 1943.
• I diciotto punti in esso contenuti
prevedevano la fine della monarchia,
riforme sociali, socializzazione delle
imprese, tutela della proprietà privata.
La Repubblica di Salò
• La politica antisemita venne rafforzata: "gli
appartenenti alla razza ebraica sono stranieri.
Durante questa guerra appartengono a nazionalità
nemica”, si dichiara nel Manifesto.
• Nacque il PFR (Partito Fascista Repubblicano), che
ottenne pochi consensi e un numero di iscritti che
nel 1944 si aggirava intorno alle 500.000 unità.
• Nel partito prevalse l'ala estremista dei vecchi e dei
nuovi squadristi, anche se alla Repubblica
aderirono oltre ai nazionalisti, i sindacalisti e i
militari.
La Repubblica di Salò
• L'esercito della RSI, Guardia Nazionale
Repubblicana (GNR) fu costituita da 100.000
volontari e dalla milizia fascista,
• affiancato dalle Brigate Nere, istituite da Pavolini
e tristemente note per le violenze commesse contro
gli antifascisti e le torture inflitte ai partigiani.
• La X MAS del principe Iunio Valerio Borghese,
con 4000 reclute, confluì nel movimento e svolse
principalmente operazioni di rastrellamento contro
le brigate partigiane.
LE SS ITALIANE DI SALO’
La deportazione degli ebrei italiani (1943-1945)
• La Repubblica di Salò, ripresa la politica
antisemita delle leggi razziali del 1938, si
allineò al programma di "soluzione finale"
stabilito dalla Germania nel gennaio 1942.
• Mentre i tedeschi a Roma rastrellavano il
ghetto ebraico, con la collaborazione della
polizia italiana, dal novembre 1943
(Manifesto di Verona), anche gli ebrei
solamente discriminati (cioè i meno colpiti
dalle leggi del 1938) venivano avviati ai
campi di sterminio e i loro beni confiscati.
I LAGER IN ITALIA
• Fra il 1943 e il 1945 sul territorio italiano furono
creati alcuni campi d'internamento aventi la
funzione di raccogliere e poi smistare, in direzione
dei Lager del Reich, tutti i prigionieri politici e
razziali destinati alla deportazione.
• I principali centri ordinati a tale compito, e
rappresentanti il vertice di una piramide
concentrazionaria con alla sua base i numerosi
campi provinciali, le carceri cittadine, nonché gli
svariati luoghi di detenzione e di tortura allestiti
dalle milizie di Salò, furono quattro.
I LAGER IN ITALIA
• La Risiera di San Sabba, vicino a Trieste, la
cui principale caratteristica fu quella di
concentrare in sé una molteplicità di
mansioni fra cui, unico esempio in Italia e in
tutta l'Europa occidentale occupata dai
tedeschi, quella di fungere anche da centro di
eliminazione sistematica dei prigionieri.
• Gli altri tre campi, adibiti invece
esclusivamente alla funzione di internamento
e di transito, sorsero rispettivamente a Borgo
San Dalmazzo, a Fossoli e, infine, a Bolzano.
I lager italiani
La deportazione degli ebrei italiani (1943-1945)
• Giovanni Preziosi, accanito antisemita, fu
nominato direttore dell'"Ispettorato Generale per la
Razza" e diresse la deportazione degli ebrei verso i
campi di sterminio di Auschwitz e Ravens Bruck.
• Si calcola che tra il 9 settembre del 1943 e il 25
aprile 1945 furono arrestati in Italia 7013 ebrei.
• Le liste compilate e aggiornate dallo stato fascista,
successivamente alla promulgazione della
legislazione antisemita del 1938, si rivelarono
particolarmente utili alle forze di occupazione
tedesca nell'individuazione degli ebrei.
Un libro di Preziosi dal titolo significativo
La deportazione degli ebrei del Ghetto di Roma:
13 ottobre 1943
• La comunità ebraica di Roma fu la prima a
essere colpita dalla persecuzione
nazifascista.
• Nonostante la comunità romana avesse
pagato una taglia di 50 kg d'oro (in 36 ore) ai
nazisti in cambio della sospensione della
deportazione di 200 ebrei del ghetto, all'alba
del 13 ottobre 1943 scattò il rastrellamento.
• 1022 ebrei furono deportati ad AuschwitzBirkenau: di questi solo 17 sopravvissero.
PIETRO KOCH IL TORTURATORE
• Pietro Koch è un torturatore fascista che terrorizzò
Milano.
• Nel periodo della repubblica di Salò organizzò una
banda di sadici paranoici, riconosciuti come
"formazione di polizia", specializzata nella caccia
dei partigiani azionisti e comunisti.
• Una volta catturato un avversario politico, lo si
torturava finché questi non forniva altri nominativi.
• Una prassi normale era anche il sequestro dei beni
dell'arrestato, che, se sopravviveva, veniva poi
passato alle autorità ufficiali.
La Decima Mas giustizia i nemici partigiani
L’ARDITO DELLA “BANDA MUTI”
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• Ma gli sforzi di “rilanciare” il fascismo, applicando
alcune misure di socializzazione in campo economico,
per richiamarsi alle antiche origini “popolari” del
movimento, fallirono di fronte al dilagare della guerra,
che dimostrava imminente la disfatta nazi-fascista,
mentre i movimenti di resistenza partigiana si
diffondevano soprattutto nel Nord (CLN).
• Nell'autunno-inverno 1944-45, con lo stabilizzarsi del
fronte sulla “linea gotica”, alcuni provvedimenti, come
la requisizione delle aziende e la distribuzione di viveri
alla popolazione, furono l'ultimo, inutile sforzo per
riguadagnare la solidarietà dell'opinione pubblica al
fascismo.
Partigiani
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• Mentre anche la Germania hitleriana era ormai incapace
di sostenere la massiccia offensiva degli eserciti alleati
(Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e U.R.S.S.),
• il 25 aprile 1945 avviene l’insurrezione generale
partigiana e con essa la liberazione:
• quando Genova, Milano e l’alta Italia sono liberate dalle
formazioni partigiane il fascismo vede irrimediabilmente
segnata la sua condanna a morte;
• Mussolini viene catturato mentre, travestito da soldato
tedesco, tentava la fuga in Svizzera: processato da un
tribunale partigiano, il Duce viene fucilato il 28 aprile
del 1945.
Milano, 25 aprile 1945
LA GUERRA E IL CROLLO DEL FASCISMO
• Finiva così, con una disastrosa sconfitta, dopo un
ventennio, quel movimento politico che fin dal suo
primo manifestarsi venne avversato dai partiti
liberal-democratici, ma che si affermò anche per
l’appoggio della borghesia, per la connivenza e la
passività dei più e per l’accomodante giudizio di
troppi intellettuali.
• Finito come regime politico, il fascismo è
sopravvissuto tenace come fenomeno degenerativo
nel culto del nazionalismo, del militarismo,
dell'ordine e della razzismo.
IL COMITATO DI LIBERAZIONE ENTRA A MILANO