Gli anni Venti nel mondo

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Storia Economica
Corso anno accademico
2001-2002 (seconda parte)
Lezione 8
Gli anni Venti nel
mondo (1919-1929)
Indice
 I differenti ritmi della ripresa ecoomica
 Il Gold Exchange Standard
 Le difficoltà della Germania
 Il ritorno al protezionismo
Storia Economica - Lezione 8
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Gli anni Venti nel
mondo (1919-1929)
I differenti ritmi
della ripresa economica
Storia Economica - Lezione 8
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I differenti ritmi
della ripresa economica
• Superata la difficile fase della riconversione
industriale, i vari stati occidentali conobbero
un periodo di crescita economica che si
protrasse per circa un decennio. La ripresa
economica non fu però omogenea e vi furono
livelli di crescita estremamente diversi tra le
diverse nazioni; mentre Francia, Gran
Bretagna e, tutto sommato, anche l’Italia
conoscevano un periodo di forte sviluppo, la
Germania veniva travolta da una crisi dalla
quale uscì, grazie agli aiuti internazionali,
intorno alla metà del decennio.
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I differenti ritmi
della ripresa economica
Gran Bretagna e Francia:
tra inflazione e ripresa
• Alla fine della guerra i prezzi erano triplicati, sia in
Inghilterra che in Francia, rispetto a cinque anni
prima. Ma questi due paesi uscirono presto dalla
crisi post-bellica e, a partire dal 1921, la produzione
industriale e il reddito nazionale tornarono a salire.
Occorre però sottolineare che solo alla fine del
decennio questi due paesi tornarono ai livelli
produttivi del 1914.
Il nuovo ruolo degli Stati Uniti
• La guerra aveva sancito la superiorità industriale
degli Stati Uniti rispetto ai vari paesi europei. Anche
se con la pace vi fu un certo ritorno all’isolazionismo, soprattutto dal punto di vista politico, gli
Stati Uniti divennero il perno dell’economia
mondiale, la loro ripresa economica trainò la crescita
in tutto l’occidente e i finanziamenti americani
furono essenziali per la ripresa economica
dell’Europa e in particolare in paesi come la
Germania, travolti da una grave crisi economica.
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Gli anni Venti nel
mondo (1919-1929)
Il Gold Exchange Standard
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Il Gold Exchange Standard
• All’inizio della guerra, la Gran Bretagna decise
di sospendere la convertibilità della sterlina in
oro. Ciò provocò la fine del Gold Standard, con
importanti conseguenze dal punto di vista
dell’inflazione in tutta Europa. Solo ne 1925 la
maggior parte dei paesi europei riuscì a
stabilizzare le proprie monete sulla base di un
nuovo sistema chiamato Gold Exchange
Standard. Con questo nuovo sistema le banche
centrali non erano più costrette a tenere
riserve esclusivamente auree, ma potevano
utilizzare anche divise convertibili; in pratica le
banconote potevano essere convertite in oro o
in quelle monete estere (dollaro e sterlina)
convertibili nel loro paese di emissione
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Il Gold Exchange Standard
I disordini monetari del dopoguerra
• Agli inizi degli anni venti tutte le monete europee
erano al di sotto delle parità prebelliche rispetto al
dollaro. Non solo, ma alcuni paesi, come Italia e
Francia, favorivano la svalutazione monetaria per
incentivare le proprie esportazioni. Altri paesi
ancora venivano travolti dall’iperinflazione ed
erano costretti ad introdurre nuove unità
monetarie (Germania).
Il ritorno della convertibilità della sterlina
• Nel 1925 la sterlina tornò ad essere convertibile e
ciò rappresentò senz’altro un fattore di
stabilizzazione per tutta l’Europa. Gran parte dei
paesi, infatti, adottarono il sistema del Gold
Exchange Standard, anche se si posero su livelli
nettamente inferiori a quelli pre-bellici: la Francia
stabilizzò la propria moneta al 20% dell’antico
valore in dollari e l’Italia al 25%.
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Gli anni Venti nel
mondo (1919-1929)
Le difficoltà della Germania
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Le difficoltà della Germania
• Il paese che subì le conseguenze più
drammatiche della I guerra mondiale fu
senz’altro la Germania. Il trattato di Versailles le
imponeva condizioni di pace estremamente
dure e vessatorie. In un clima di sfiducia e con
gravi problemi di riconversione industriale,
nasceva la Repubblica di Weimar, che
raccoglieva l’eredità del Reich, crollato a seguito
della dura sconfitta militare. La crisi economica
e la conseguente iperinflazione misero subito in
grave difficoltà la nuova entità statale. Crisi
economica, malessere sociale, un diffuso senso
di frustrazione e la debolezza istituzionale
aprirono la strada a tendenze politiche ispirate
al nazionalismo più estremo, il cui successo
elettorale, all’inizio degli anni Trenta ebbe
conseguenze drammatiche per l’intera Europa.
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Le difficoltà della Germania
Le condizioni del trattato di Versailles
• La Germania fu costretta a restituire l’AlsaziaLorena alla Francia, parte della Prussia
occidentale e la regione mineraria dell’Alta Slesia
alla Polonia. Dovette, inoltre, rinunciare a tutte le
proprie colonie e all’80% della sua flotta. Le
riparazioni di guerra nei confronti dei vincitori
erano particolarmente pesanti e avrebbero
costituito un freno enorme alla ripresa economica
del paese.
Crisi economica e iperinflazione
• Proprio il pagamento delle riparazioni di guerra,
unito alle difficoltà della riconversione industriale,
provocarono un prolungato ristagno demografico.
Il marco perse rapidamente valore e tra il 1922 e
il 1923 i prezzi salirono di un trilione di volte.
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Le difficoltà della Germania
La difficile ripresa
• Alla fine del 1923 la Germania avviò una rigida
politica di stabilizzazione monetaria, che permise
di bloccare l’iperinflazione. Grazie soprattutto agli
aiuti internazionali, in particolare dagli Stati Uniti,
il sistema finanziario tedesco si rimise
rapidamente in sesto. E già nel 1924 vi erano i
primi segni di ripresa economica.
L’instabilità politica
• La Repubblica di Weimar si caratterizzò subito per
una forte instabilità politica e per l’incapacità da
parte del partito cattolico e quello
socialdemocratico di trovare un accordo in grado
di far superare al paese la grave crisi economica e
di contrastare il nazionalsocialismo.
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Gli anni Venti nel
mondo (1919-1929)
Il ritorno al protezionismo
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Il ritorno al protezionismo
• Nella prima metà degli anni ‘20 vi fu in tutta Europa,
con la sola eccezione della Germania, una rapida
ripresa, che in realtà riportò l’economia mondiale ai
livelli precedenti la guerra. Tale ripresa fu segnata
da una generale adozione del libero scambio, ma
nella seconda metà del decennio, l’aumento della
conflittualità e la progressiva saturazione dei mercati
provocò un forte ritorno al protezionismo. Ciò portò
all’aggravarsi della crisi, che assunse caratteri
strutturali e planetari nel 1929.
Il commercio internazionale negli anni ‘20
• Dopo una fase di ripresa degli scambi, vi fu una
brusca inversione di tendenza. I mercati arrivarono
ben presto alla saturazione e la risposta più semplice
fu quella di attuare di nuovo una politica
protezionista. Anche paesi come Gran Bretagna e
Stati Uniti introdussero dazi sempre più alti sulle
importazioni, tanto da indurre alcuni storici a parlare
di “neomercatilismo”.
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Il ritorno al protezionismo
La finanza internazionale
• Nonostante i grandi sforzi di gran parte dei governi
europei di ripristinare le condizioni monetarie e
finanziare del periodo prebellico, l’attuazione del
Gold Exchange Standard risultò sempre difficile e
soggetta forti turbolenze. Anche per questo i flussi
finanziari internazionali risultavano penalizzati e ciò
finì per mettere ancora più in difficoltà i paesi
carenti di capitali come l’Italia e la Germania
Il ruolo degli Stati Uniti
• In tale contesto il ruolo degli Stati Uniti risultava
centrale. Anche se dal punto di vista politico e
diplomatico il governo di Washington cercava di
occuparsi il meno possibile delle intricate vicende
europee, l’economia americana rimaneva ormai
l’unica in grado di supportare la ricostruzione nei
vari paesi del vecchio continente. Le politiche
finanziarie e monetarie in Europa avevano spesso lo
scopo di attirare capitali dagli USA, anche al prezzo
di enormi sacrifici da imporre alla popolazione. In
effetti la ripresa in Germania e, in una certa misura,
anche in Italia fu sostenuta dal massiccio intervento
di capitali d’oltreoceano.
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