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Congiuntura ricerche
ref.
Previsioni 2013 -2014
Comunicato Stampa
12 Aprile 2013
Sette anni di vacche magre….e poi?
Secondo la Genesi, Giuseppe venne chiamato dal faraone per interpretare un sogno secondo il
quale dal Nilo erano emerse sette vacche grasse, e poi sette vacche magre che avevano divorato le
prime. E’ la metafora dei cicli economici, con l’alternanza di fasi di carestia a periodi di prosperità.
Ora, la crisi italiana ha avuto inizio nel primo trimestre del 2007; nel 2013 entriamo quindi nel settimo
anno di crisi per cui, stando alla metafora biblica, i tempi per una ripresa sarebbero anche maturi.
Non è però quello che si intravede nello scenario dei prossimi anni; si prospetta al più la possibilità
di una stabilizzazione dei livelli di attività economica, ma non paiono ancora materializzarsi le premesse
per un vero recupero. Inoltre, i rischi che lo scenario possa deteriorarsi ulteriormente sono elevati.
L’Italia continua a muoversi sull’orlo del precipizio, senza riuscire a mettere in campo un’azione di
politica economica risolutiva. Le incertezze sono anche alimentate dalla tormentata vicenda politica
interna.
Eppure, le premesse per un miglioramento dello scenario ci sarebbero tutte. Difatti, l’economia
mondiale ha avviato una fase di ripresa descritta nitidamente dalle tendenze dei mercati finanziari e
dall’evoluzione dei principali indicatori congiunturali. La ripresa deriva principalmente dalle politiche
monetarie fortemente espansive che si sono affermate dalla scorsa estate, dai miglioramenti registrati
nei mercati finanziari, e dal recupero delle economie asiatiche.
L’andamento dell’attività economica presenta ampie divergenze a seconda dei contesti, con una
gerarchia che vede un rafforzamento del ciclo fuori dall’Europa, segnali di recupero più graduali
nell’area euro, con una marcata differenza fra paesi del centro e della periferia e, fra questi ultimi,
l’Italia in una posizione di maggiore fragilità.
I paesi della periferia europea scontano le conseguenze della politica di bilancio ancora restrittiva
e dei problemi delle banche, che interrompono il canale di trasmissione della politica monetaria. Le
economie del centro subiscono i contraccolpi della crisi dei paesi periferici, ma beneficiano di tassi
d’interesse bassissimi.
Nei paesi della periferia le difficoltà dell’economia reale stanno avendo conseguenze devastanti
sul piano sociale; il rischio che si potrebbe quindi palesare è rappresentato da una degenerazione
delle condizioni sociali tale da portare a forme di instabilità politica e ingovernabilità, in grado di
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comportare una perdita di credibilità delle politiche di risanamento. Posizioni antieuropeiste, richieste
di barriere agli scambi commerciali, opposizione alle politiche di risanamento dei conti pubblici,
rappresentano uno sbocco non sorprendente della fase di profonda crisi che i paesi della periferia
europea stanno attraversando da alcuni anni. Ne stiamo avendo un assaggio anche in Italia, dove
la situazione si è complicata molto dopo le elezioni. E’ anche la consapevolezza dei rischi legati
ad una possibile degenerazione del quadro sociale e politico dei paesi in crisi, che sta portando ad
ammorbidire leggermente le posizioni europee sulla rapidità del percorso di risanamento dei conti
pubblici. Per ora, piuttosto che rivedere la tempistica di conseguimento del target del bilancio in
pareggio si è preferito utilizzare la nozione di saldo strutturale, in modo da consentire deviazioni
anche ampie dagli obiettivi senza di fatto rivederli formalmente. Nel caso dell’Italia un aiuto alla
ripresa deriva dal provvedimento di sblocco dei pagamenti della Pa. Considerando anche la svolta
della Bce della scorsa estate, è chiaro che le politiche europee nel corso dell’ultimo anno sono
diventate meno avverse alla crescita il che, sovrapponendosi ad un contesto internazionale più
favorevole per le nostre esportazioni, definisce prospettive meno sfavorevoli alla nostra economia
anche se, evidentemente, l’incertezza politica non può non pesare sulle prospettive.
In ogni caso, l’uscita dell’Italia dalla crisi sarà molto lenta. La variazione del Pil resta pesantemente
negativa nel 2013, anche per effetto del trascinamento statistico sfavorevole ereditato dalla chiusura
dell’anno passato. Il superamento della recessione è guidato dal rafforzamento del ciclo dell’export,
la cui consistenza è però insufficiente per riavviare il ciclo della domanda interna, e frenato dalla
stretta del credito, solo in parte attenuata grazie al provvedimento di accelerazione dei pagamenti
da parte della Pa. La domanda interna resta depressa anche perché le aspettative non possono
che essere orientate al pessimismo. Molte imprese sono allo stremo; le famiglie oramai vedono il
peggio, anche perché la crisi del mercato del lavoro non si attenua. La disoccupazione continuerà
ad aumentare e, soprattutto per la fascia dei giovani, le opportunità che si prospettano per gli anni
a venire sono davvero misere.
I numeri della previsione
Per l’economia mondiale sta iniziando un periodo di recupero, sostenuto dall’azione delle banche
centrali e dalla riduzione dell’avversione al rischio dei mercati. La ripresa sta partendo dai paesi
emergenti; anche negli Stati Uniti vi sono segnali di rafforzamento.
Nell’area euro gli indicatori congiunturali hanno superato il punto di minimo, ma la ripresa è
ancora lenta è con ampie differenze territoriali. I paesi del centro beneficiano della politica monetaria
espansiva mentre la politica fiscale sta assumendo una intonazione neutrale. I paesi della periferia
restano frenati dall’aggiustamento di bilancio e dal credit crunch.
L’economia italiana sta iniziando a mostrare i primi risultati in termini di aggiustamento degli
squilibri macroeconomici alla base della recessione degli ultimi anni. Il deficit pubblico è sceso sotto
il 3 per cento del Pil, i conti con l’estero sono in avanzo, la performance dell’export si è allineata a
quella tedesca, lo spread sui titoli di Stato si è ridotto significativamente dai massimi.
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Comunicato Stampa
Nonostante i progressi realizzati, non vi sono ancora le condizioni perché il nostro paese riesca ad
avviare una fase di ripresa. Per l’Italia è recessione anche nel 2013 e la crescita del 2014 è modesta.
L’unica componente della domanda in miglioramento sono le esportazioni. Il credito all’economia
resta scarso, la politica di bilancio restrittiva. L’attività economica inizia a stabilizzarsi nella seconda
metà dell’anno, ma la crescita è modesta e insufficiente per frenare la perdita di posti di lavoro.
QUADRO DI SINTESI
Variazioni percentuali salvo diversa indicazione
2011
0.4
0.5
Prodotto interno lordo
Importazioni
Domanda finale nazionale
Consumi finali nazionali
- spesa delle famiglie residenti
- spesa della PA e ISP
Investimenti fissi lordi
- macchine, mezzi trasporto
- costruzioni
Scorte (contributo)
Domanda nazionale totale
Esportazioni
Previsioni
2012
2013
-2.4
-1.6
-7.7
-0.6
2014
0.8
3.4
-0.5
-0.2
0.1
-1.2
-1.8
-1.0
-2.6
-0.5
-1.0
5.9
-4.7
-3.9
-4.3
-2.9
-8.1
-9.9
-6.2
-0.6
-5.3
2.3
-2.4
-1.8
-1.8
-1.8
-5.0
-6.7
-3.5
-0.1
-2.5
2.2
0.3
0.2
1.0
-2.2
1.1
2.9
-0.5
0.2
0.6
3.6
-25.5
-48.2
11.0
-10.8
27.3
2.9
30.4
7.5
Prezzi al consumo
Prezzi alla produzione beni finali di consumo
2.8
2.9
3.0
2.7
1.9
1.8
1.9
1.5
Tasso di disoccupazione
Unità di lavoro totali
Unità di lavoro industria in senso stretto
V.A industria in senso stretto
8.4
0.1
0.4
1.2
10.7
-1.1
-1.9
-3.4
11.9
-1.1
-2.2
-1.9
12.2
-0.3
-0.6
0.6
-3.1
-3.8
1.2
120.8
-0.7
-3.0
2.5
127.0
0.2
-3.2
2.1
131.0
0.5
-2.8
2.7
131.5
Saldo bilancia commerciale (doganale in miliardi di euro)
Saldo partite correnti (miliardi di euro)
(1)
Dati in % del Pil
Saldo partite correnti
Indebitamento netto
Avanzo primario
Debito P.A.
(1)
Indice intera collettività nazionale
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