Corsi di Laurea Triennali per le Professioni Sanitarie CORSO di Patologia Generale anno 2012-2013, 2° semestre Renato Prediletto Maggio 2013 CARCINOGENESI La divisione cellulare (proliferazione) è un processo fisiologico che ha luogo in quasi tutti i tessuti e in innumerevoli circostanze. Normalmente l'omeostasi, l'equilibrio tra proliferazione e morte cellulare programmata, di solito per apoptosi, è mantenuto regolando strettamente entrambi i processi per garantire l'integrità di organi e tessuti. Le mutazioni nel DNA che conducono al cancro, portano alla distruzione di questi processi ordinati distruggendone i programmi regolatori. CARCINOGENESI: CICLO CELLULARE PRIMA FASE: G1 ATTIVAZIONE DI GENI DA PARTE DI STIMOLI SECONDA FASE S IN CUI IL DNA VIENE DUPLICATO TERZA FASE G2 IN CUI SI RADDOPPIA IL CORREDO DELLE ALTRE STRUTTURE CELLULARI QUARTA FASE: M O MITOSI IN CUI LA CELLULA ATTRAVERSO UNA COMPLESSA ED ACCURATA RIPARTIZIONE DEL SUO MATERIALE GENETICO, CONDENSATO NEI CROMOSOMI, SI SUDDIVIDE IN DUE CELLULE FIGLIE. CARCINOGENESI: CICLO CELLULARE COME REGOLA GENERALE DOPO IL COMPLETAMENTO DELLA FASE M LA CELLULA ENTRA IN QUIESCENZA G0. CELLULE STAMINALI IN CONTINUA FASE REPLICATIVA COME ESEMPIO APE REGINA (CAPCE DI RIPRODURSI) VS API OPERAIE CARCINOGENESI La carcinogenesi, secondo la teoria più condivisa, è causata dalla mutazione del materiale genetico di cellule normali, che altera l'equilibrio tra proliferazione e morte cellulare. Questo dà luogo a una divisione cellulare incontrollata e alla formazione del tumore. La rapida e incontrollata proliferazione può portare a tumori benigni o a tumori maligni (cancri). I tumori benigni non si estendono ad altre parti del corpo, non invadono altri tessuti e raramente costituiscono un pericolo per la vita dell'individuo. I tumori maligni possono invadere altri organi, estendersi in organi distanti (metastasi) e mettere in pericolo la vita. CARCINOGENESI Questo evento richiederebbe più di una mutazione, in genere, più mutazioni a carico di certe classi di geni. La perdita del controllo della proliferazione avrà luogo solo in seguito a mutazioni nei geni che controllano la divisione cellulare, la morte cellulare, e i processi di riparazione del DNA. Una teoria alternativa proposta da Peter Duesberg (e finora mai confutata) vede come inizio della carcinonegensi un evento di aneuploidia (errato assetto cromosomico che non implica di per sé la presenza di mutazioni), tale evento destabilizzerebbe il genoma cellulare che verrebbe poi selezionato dall'ambiente nel corso delle sue generazioni fino ad avere una linea cellulare cancerosa. CARCINOGENESI Le cellule che sono andate incontro a trasformazione neoplastica (carcinogenetica) presentano varie proprietà che le distinguono dalle cellule del tessuto sano: Resistono all'apoptosi (suicidio programmato della cellula). Si riproducono, dividendosi, in maniera incontrollata (o non muoiono) e solitamente si dividono con frequenza maggiore del normale. Sono autosufficienti per quanto riguarda i fattori di crescita. CARCINOGENESI Non rispondono agli antagonisti dei fattori di crescita e la inibizione da contatto è soppressa. Possono presentare una differenziazione cellulare alterata. Le cellule più aggressive possono presentare alcune caratteristiche aggiuntive che le rendono particolarmente maligne: Possono invadere i tessuti vicini, solitamente possono secernere metalloproteinasi che digeriscono la matrice extracellulare. Possono spostarsi a grande distanza e formare metastasi. Possono secernere fattori chimici che stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi). CARCINOGENESI Quasi tutti i tumori si sviluppano a partire da una sola cellula, ma solitamente la cellula iniziale non acquisisce tutte le caratteristiche in una volta sola. Con ogni mutazione tumorale la cellula acquisisce un leggero vantaggio evolutivo sulle cellule vicine, entrando in un processo detto di evoluzione clonale. CARCINOGENESI Ne consegue che cellule discendenti dalla cellula mutata, per effetto di ulteriori mutazioni, possano trarre un vantaggio evolutivo ancora maggiore. Le cellule che presentano solo alcune delle mutazioni necessarie alla formazione di un tumore maligno sono ritenute origine dei tumori benigni; tuttavia con l'accumularsi delle mutazioni le cellule mutate formeranno un tumore maligno. Lo sviluppo di un tumore è spesso iniziato da un piccolo cambiamento nel DNA,mutazione puntiforme che porta ad una instabilità genetica della cellula. CARCINOGENESI L'instabilità può aumentare fino alla perdita di interi cromosomi o alla formazione di copie multiple. Anche lo schema della metilazione del DNA della cellula cambia, attivando e disattivando geni in modo incontrollato. Le cellule che proliferano rapidamente, come le cellule epiteliali , hanno un rischio maggiore di trasformarsi in cellule tumorali, al contrario delle cellule che si dividono meno, per esempio i neuroni. CARCINOGENESI: MECCANISMI In definitiva, il cancro è una malattia dei geni. Perché delle cellule inizino a dividersi in maniera incontrollata devono essere danneggiati i geni che ne regolano la crescita. CARCINOGENESI: MECCANISMI I proto-oncogeni sono geni che promuovono la crescita cellulare e la mitosi cioè un processo di divisione cellulare; i geni soppressori del tumore scoraggiano la crescita cellulare o impediscono la divisione cellulare per consentire la riparazione del DNA. Tipicamente è necessaria una serie di numerose mutazioni a questi geni prima che una cellula normale si trasformi in una cellula cancerosa. CARCINOGENESI: MECCANISMI I proto-oncogeni promuovono la crescita cellulare in diversi modi. Molti producono ormoni, "messaggeri chimici" tra le cellule che incoraggiano la mitosi e il cui effetto dipende dal tessuto o cellula riceventi in base alla conversione dello stimolo (trasduzione del segnale ) che si verifica (meccanismo mediante il quale l’informazione è trasferita dalla superficie della cellula al suo nucleo attivando una serie di reazioni a cascata) CARCINOGENESI: MECCANISMI . Alcuni proto-oncogeni controllano la sensibilità agli ormoni perché sono responsabili essi stessi del sistema di conversione dello stimolo o dei recettori nelle cellule o nei tessuti. Producono spesso mitogeni o sono coinvolti nella trascrizione del DNA nella sintesi proteica che crea proteine ed enzimi che la cellula utilizza o con i quali interagisce. CARCINOGENESI: MECCANISMI Mutazioni nei proto-oncogeni possono modificare la loro funzione, aumentando la quantità o l'attività delle proteine prodotte. Quando questo accade diventano oncogenie le cellule hanno una maggiore probabilità di dividersi in maniera eccessiva e incontrollata. Il rischio di cancro non può essere ridotto rimuovendo i protooncogeni dal genoma in quanto essi sono fondamentali per la crescita, la riparazione e la omeostasi (equilibrio) dell'organismo, e diventano pericolosi solo quando mutano. CARCINOGENESI: MECCANISMI Una cellula privata di fattori di crescita va rapidamente incontro ad apoptosi.Analogamente, affinché un tessuto possa proliferare o andare incontro a differenziazione, occorrono segnali extracellulari rappresentati da molecole di natura proteica, come l'insulina e le citochine, lipidica come ad esempio il cortisolo e la triiodotironina o peptidica ; tali molecole vengono chiamate anche fattori di crescita o mitogeni CARCINOGENESI: MECCANISMI Affinché un fattore di crescita sia in grado di stimolare la proliferazione cellulare, occorre che esso si leghi ad un recettore localizzato nella membrana cellulare nel citoplasma o nel nucleo. Il complesso fattore di crescita-recettore è in grado di attivare una cascata di segnalazione intracellulare il cui scopo finale è quello di promuovere la trascrizione di mRNA contenente le informazioni necessarie alla creazione di proteine che innescano la divisione cellulare. CARCINOGENESI: MECCANISMI Le tappe che dal complesso fattore di crescita-recettore portano alla divisione cellulare sono molteplici; il motivo di tale complessità è quello di favorire e modulare il controllo di segnali altrimenti di grado di promuovere una eccessiva proliferazione del tessuto. In questa maniera, per ogni scalino del processo di trasduzione vengono attuati una serie di meccanismi di controllo, il cui corretto funzionamento porta ad una corretta e coordinata proliferazione cellulare. Per esempio, questo meccanismo porta all'arresto della crescita in cellule poste ad un carico eccessivo di mitogeni, essendo magari una tappa a valle in grado di inibire a feedback una tappa a monte. Una cellula autosufficiente è una cellula che non ha bisogno della fisiologica quantità di stimoli esterni per provvedere alla crescita e al differenziamento. CARCINOGENESI: MECCANISMI L'autosufficienza può realizzarsi attraverso molteplici meccanismi: Secrezione autocrina di fattori di crescita Iperespressione dei recettori per i fattori di crescita Mutazioni attivanti dei recettori per i fattori di crescita Mutazioni attivanti delle proteine responsabili della trasduzione del segnale di crescita CARCINOGENESI: MECCANISMI I geni soppressori del tumore codificano i messaggeri chimici e le proteine anti proliferazione che fermano la mitosi e la crescita cellulare. Di solito i soppressori del tumore sono fattori di trascrizione che sono attivati dallo stress cellulare o dal danneggiamento del DNA. Spesso danni al DNA causano tra le altre cose la presenza di materiale genetico vagante e attivano così enzimi e reazioni chimiche che portano all'attivazione dei geni soppressori del tumore CARCINOGENESI: MECCANISMI . La funzione di tali geni è di arrestare il ciclo della cellula in modo da effettuare la riparazione del DNA, impedendo che le mutazioni siano passate alle cellule figlie. Soppressori del tumore sono fra gli altri il gene p53, che è un fattore di trascrizione attivato da molti stress cellulari tra cui danni da ipossia (mancanza di ossigeno) e radiazione ultravioletta. Tuttavia, una mutazione può danneggiare un gene soppressore del tumore o la via che porta alla sua attivazione. L'inevitabile conseguenza è che la riparazione del DNA è impedita o inibita: il danno al DNA si accumula senza essere riparato portando inevitabilmente al cancro. Mutazioni multiple CARCINOGENESI: MECCANISMI . La funzione di tali geni è di arrestare il ciclo della cellula in modo da effettuare la riparazione del DNA, impedendo che le mutazioni siano passate alle cellule figlie. Soppressori del tumore sono fra gli altri il gene p53, che è un fattore di trascrizione attivato da molti stress cellulari tra cui danni da ipossia (mancanza di ossigeno) e radiazione ultravioletta. Tuttavia, una mutazione può danneggiare un gene soppressore del tumore o la via che porta alla sua attivazione. L'inevitabile conseguenza è che la riparazione del DNA è impedita o inibita: il danno al DNA si accumula senza essere riparato portando inevitabilmente al cancro. CARCINOGENESI: MECCANISMI In generale, sono richieste mutazioni in entrambi i tipi di gene perché si formi il cancro. LE LESIONI A CARICO DEI PROTOONCOGENI COMPORTANO UN AUMENTO DI SINTESI PROTEICA INCONTROLLATA. LE LESIONI DEI GENI ONCOSOPPRESSORI SONO MUTAZIONI INATTIVANTI CHE PROVOCANO LA PERDITA DI UN FRENO ALLA DIVISIONE CELLULARE. CARCINOGENESI: MECCANISMI Una mutazione limitata ad un oncogeno verrebbe eliminata dai normali processi di controllo della mitosi e dai geni suppressori dei tumori. Una mutazione di un solo gene soppressore del tumore, sarebbe anch'essa insufficiente per causare il cancro per la presenza di numerose copie di "backup”" dei geni che duplicano la sua funzione. È solo quando un numero sufficiente di proto-oncogeni è mutato in oncogeni e sufficienti geni soppressori del tumore sono stati disattivati che i segnali di crescita cellulare sopravvanzano i segnali che la regolano e la crescita cellulare aumenta rapidamente completamente fuori controllo. CARCINOGENESI: MECCANISMI Il "danno accumulato" è teorizzato da molti ricercatori per spiegare la crescita esponenziale dei tumori nella tarda età. Nei giovani le difese contro il danno al DNA sono molto forti, ma, con la mutazione dei geni soppressori del tumore, la velocità con cui si sommano i danni aumenta in modo esponenziale in una sorte di "spirale mortale" CARCINOGENESI: MECCANISMI Questa teoria è ulteriormente supportata dal fatto che la probabilità di contrarre un cancro aumenta in modo esponenziale e non lineare con l'età. La quantità del danno in una cellula cancerosa è immensa, quasi tutti i cromosomi presentano un qualche tipo di mutazione comprese multiple copie del cromosoma trisomia , o completa mancanza di un cromosoma (monosomia ). CARCINOGENESI: MECCANISMI Di solito gli oncogeni sono geni dominanti poiché contengono mutazioni che portano funzioni nuove o anormali (Mutazione genetica) mentre soppressori del tumore mutati sono geni di tipo recessivo perché contengono mutazioni che riducono o annullano la funzionalità. Ogni cellula ha due copie dello stesso gene, una proveniente da ogni genitore, ma nella maggior parte dei casi una mutazione con aumento della funzionalità da parte di un gene proto-oncogeno è sufficiente a trasformarlo in un oncogeno. Di solito invece una mutazione con perdità di funzionalità deve accadere in entrambe le copie di un gene soppressore del tumore per rendere quel gene completamente inefficace. CARCINOGENESI: MECCANISMI Esistono comunque casi in cui la perdità di funzionalità di una sola copia di un gene soppressore del tumore rende anche l'altra copia non funzionante, e ciò è chiamato "effetto negativo dominante". Ciò si può osservare in molte mutazioni del fattore di trascrizione p53. Mutazioni nei geni soppressori del tumore possono essere passate ai discendenti causando un aumento di probabilità di ereditare il cancro. Si verifica in tali individui una incidenza aumentata di tumori multipli e una loro minore latenza. Se si eredita una copia dei soppressori del tumore difettosa da un genitore e una normale dall'altro si è a rischio di sviluppare il tumore perché le mutazioni nei soppressori del tumore agiscono in maniera recessiva e la perdita della copia normale crea il fenotipo del cancro. CARCINOGENESI: MECCANISMI Per esempio individui che sono eterozigoti per mutazioni p53 sono spesso vittime della sindrome di Li Fraumenii, e quelli che sono eterozigoti per mutazioni della proteina del retinoblastoma (pRb) sviluppano il retinoblastoma. Allo stesso modo mutazioni nel gene della poliposi adenomatosa familiare sono collegate al cancro del colon poliposico con migliaia di polipi nel colon in giovane età (vedi Il cancro del colon: una neoplasia prevenibile ). Mutazioni in BRCA1e BRCA2 portano invece ad un precoce cancro al seno (vedere la mastectomia bilaterale preventiva della Jolie) CARCINOGENESI: MECCANISMI Il cancro è in definitiva causato dall'accumulo di danni genetici che sono fondamentalmente mutazioni nel DNA. Sostanze che causano queste mutazioni sono note come mutageni e mutageni che causano il cancro sono noti come cancerogeni. Particolari sostanze sono state associate a specifici tipi di cancro. Il fumo di sigaretta è associato con il cancro ai polmoni. CARCINOGENESI: MECCANISMI La prolungata esposizione alla radiazione , in particolare alla radiazione ultravioletta del sole , porta al melanoma ed altre patologie maligne della pelle. L'inalazione di fibre di asbesto è associata al mesotelioma. In termini più generali, agenti chimici detti mutageni e radicali liberi possono causare mutazioni cellulari. Altre mutazioni possono essere causate da infiammazioni croniche.. CARCINOGENESI: MECCANISMI Le cellule in linea continua sono cellule immortalizzate (senza scadenza HLA da Henrietta Lacks carcinoma della cervice uterina) da specifiche alterazioni a carico di alcuni geni, come quelli che codificano per la telomerasi ,[3] un enzima che stabilizza il genoma aggiungendo una specifica sequenza di DNA sull'estremità 3' di ogni cromosoma. L'insieme ripetuto delle sequenze specifiche aggiunte (TTAGGG, T=timidina , A=adenosina , G=guanosina ) forma i telomeri, che costituisco il cappuccio terminale di ogni cromosoma. In molti tipi di carcinoma polmonare la telomerasi è costitutivamente attiva, a testimonianza dell'insensibilità delle cellule neoplastiche alla senescenza e alla morte cellulare. CARCINOGENESI: MECCANISMI Nel corso dell'embriogenesi ma anche nella vita adulta, lo sviluppo di un tessuto o di un organo si accompagna ad un sincrono sviluppo dei vasi sanguigni da cui riceve ossigeno e sostanze nutritive. Il meccanismo alla base di questo processo deve essere ricercato nella secrezione da parte delle cellule del tessuto in espansione di una serie di fattori che stimolano la proliferazione dell'endotelio polarizzandolo verso il nuovo distretto. L'innesco alla secrezione di questi fattori di crescita è rappresentato dall'ipossia ; infatti, con l'espansione del tessuto, sempre più cellule si troveranno ad una distanza tale dal vaso sanguigno da risultare relativamente ischemiche CARCINOGENESI: MECCANISMI In queste cellule, soprattutto macrofagi tissutali, l'ischemia relativa porta ad una cascata di segnalazione intracellulare che ha come bersaglio la trascrizione di alcuni geni come il fattore di crescita dell'endotelio vascolare (VEGF), il fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF), il fattore di crescita epidermico (EGF), il fattore di crescita fibroplastico (FGF), il fattore di crescita trasformante α (TGF-α) il fattore di necrosi tumorale (TNF-α). ESSI AGISCONO ATTIVANDO PER VIA DI RECETTORI DI MEMBRANA LA TIROCHINASI CHE A SUA VOLTA INNESCA REAZIONI BIOCHIMICHE CHE VANNOA COLPIRE IL NUCLEO CON TRASCRIZIONE DI RNA POLIMERASI O CON DELEZIONE E/O TRASLOCAZIONE DEL DNA CARCINOGENESI: MECCANISMI CARCINOGENESI:MUTAZIONI PUNTIFORMI CARCINOGENESI: TRASLOCAZIONI CARCINOGENESI: TRASLOCAZIONI ESEMPI DI GENI CHIMERICI IMPLICATI NELLA GENESI DI NEOPLASIE CARCINOGENESI: MECCANISMI DI TRASPOSIZIONE IN UN DOMINIO DI CROMATINA ATTIVA CARCINOGENESI: MECCANISMI Questo contesto di segnalazione molecolare, insieme alla presenza di proteasi e citochine, promuove lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, indirizzandoli verso le cellule relativamente ischemiche. Con il ritorno alla normale perfusione, lo stimolo proliferativo cessa e il nuovo tessuto è in grado di sopravvivere grazie al nuovo corredo vascolare. Dato che l'ossigeno diffonde nei tessuti per solo 1–2 mm rispetto al vaso sanguigno, un tumore che non possiede capacità angiogenetiche non può essere in grado di svilupparsi per uno spessore superiore a tale livello.[5] CARCINOGENESI: MECCANISMI Viceversa, un tumore con spiccata attività angiogenica può procurarsi un corredo vascolare tale da sostenere una crescita virtualmente illimitata. Non solo; con l'accesso al torrente ematico , un tumore può garantirsi il mezzo necessario alla propagazione metastatica a distanza. ONCOGENI Il cancro è una malattia genetica somatica che colpisce un numero ristretto di geni: Oncogeni che controlllano la crescita cellulare stimolando la cellula a dividersi Oncosoppressori che inibiscono la crescita e se danneggiati vengono inattivati Le mutazioni che colpiscono questi geni sono a livello di cellule somatiche e non quell germinali, esse non sono ereditarie. Il cancro è una malattia a lento sviluppo perché richiede l’acccumulo di danni successivi a carico del programma genetico che controlla la proliferazione cellulare ONCOGENI La progressione neoplastica verso la malignità è frutto della perdita graduale della sensibilità della cellula di interagire con l’ambiente circostante. Attraverso segnali recettoriali gli svariati miliardi di cellule si controllano a vicenda per il mantenimento di funzioni, volume e Morfologia. Le cellule neoplastiche sono elementi anarchici che violano la legge dell’obbedienza ai segnali comuni e sfuggono ai meccanismi di controllo della proliferazione e seguono un loro programma autonomo di riproduzione ONCOGENI La capacità di staccarsi ed invadere a distanza il torrente circolatorio formando tumori secondari a distanza, cioè metastasi, differenzia un tumore maligno da uno benigno. Il danno alla struttura del DNA nucleare della cullela progenitrice può avvenire anche molti anni prima che il tumore diventi clinicamente Apprezzabile La trasmissione di segnali anarchici alle cellule figlie va sotto il nome di “SELEZIONE CLONALE” ONCOGENI: fisici e chimici ONCOGENI: fisici e chimici ONCOGENI:virali ONCOGENI:virali ONCOGENI:virus a DNA ed RNA o retrovirus ONCOGENI:virus RNA o retrovirus TUMORI ED EVOLUZIONE SUCCESSO DELLA CELLULA TUMORALE TUMORI:TRASFORMAZIONI E MUTAZIONI GRUPPI DI GENI LEGATI ALLE NEOPLASIE ONCOGENI GRUPPI DI GENI LEGATI ALLE NEOPLASIE GENI ONCOGENI SOPPRESSORI GENI MUTATORI GRUPPI DI GENI LEGATI ALLE NEOPLASIE:VERSIONI MUTATE MECCANISMI GENETICI DI TRASFORMAZIONE ONCOGENI IMPLICATI IN TUMORI DELL’UOMO: LISTA IN EVOLUZIONE ONCOGENI SOPPRESSORI TS RETINOBLASTOMA E D IPOTESI GENETICA A DUE STADI ONCOGENI SOPPRESSORI TS:ELENCO DELLE NEOPLASIE CAUSATE ONCOGENI SOPPRESSORI TS : P53 O GUARDIANO DEL GENOMA ONCOGENI SOPPRESSORI TS : P53 O GUARDIANO DEL GENOMA ONCOGENI MUTATORI ED INSTABILITA’ GENETICA ONCOGENI MUTATORI ED INSTABILITA’ GENETICA ONCOGENI MUTATORI ED INSTABILITA’ GENETICA PROGRESSIONE TUMORALE: RUOLO DEI GENI MUTATORI MODELLO DI FEARON E VOGELSTEIN PER LO SVILUPPO DELL’ADENOK DEL COLON-RETTO SENESCENZA E CANCRO TELOMERASI E CANCRO TELOMERASI E CANCRO TELOMERASI E CANCRO