questione israelo-palestinese

La questione israelo-palestinese
La Palestina fra le due guerre
 La dichiarazione di Balfour
 Dopo l’impero ottomano
 Una terra promessa
Nascita di Israele e guerre arabe
 Israele: uno stato sotto assedio
 La guerra dei sei giorni
 Settembre nero e terrorismo palestinese
Dalla guerra del 1973 all’Intifada
 La guerra del Kippur
 Pace con l’Egitto
I.I.S. “Carlo Urbani” – Ostia
A cura del prof. Luigi O. Rintallo
 Dalla guerra in Libano a Intifada
La questione
israelo-palestinese /1
La Palestina fra le due guerre
Nel 1917, l’Inghilterra si impegna
con la dichiarazione del ministro
degli Esteri Balfour a creare in
Palestina una patria per gli Ebrei.
Nel 70 d.C., i Romani distruggono
il Regno di Israele e il tempio di
Gerusalemme. Gli Ebrei si
disperdono nel mondo: è la
diaspora. Il movimento sionista
(da Sion, il colle di Gerusalemme),
sorto nel 1897 per iniziativa di
Teodoro Herzl, si propone di
ridare agli Ebrei un loro Stato nella
terra dei padri per sfuggire alle
persecuzioni subite in Europa.
Dopo i pogrom russi (1881) seguiti
all’assassinio dello zar Alessandro
e il caso Dreyfus (1894) in
Francia, Herzl si convince che
ogni assimilazione è impossibile.
La dichiarazione Balfour si trova in
una lettera al finanziere sionista
Rotschild, prodigatosi durante la
1ª guerra mondiale per sostenere
il Regno unito.
Tale politica sfocia nei disordini
degli anni ’20 causati dai contrasti
tra profughi Ebrei e popolazioni
arabe residenti, che si
organizzano in gruppi armati.
Quando la Germania nazista avvia
la persecuzione razziale antiebraica, aumenta notevolmente
l’afflusso di cittadini d’origine
israelita provenienti dall’Europa
centrale: dagli 80.000 del 1918
diventano quasi 400.000.
Alla fine della guerra, la dichiarazione è inserita nel Trattato di
Sevrès che segna la resa dell’Impero ottomano e affida agli Inglesi
il mandato sulla Palestina.
Già nel 1919, con il Trattato di
‘Aqaba fra l’Organizzazione sionista
e l’emiro arabo Faysal, questi
riconosceva lo Stato ebraico. Quando
gli Inglesi assumono il controllo della
zona, adottano la politica del doppio
binario. Da un lato appoggiano
l’emigrazione ebraica e dall’altro
fanno leva sul risentimento degli
Arabi, che respingono l’accordo
giudicandolo non vincolante per la
mancata indipendenza della Siria.
Separatosi dall’Haganah ebraica, il gruppo minoritario di Irgun (detto anche Etzel)
intraprende rappresaglie e vendette anche contro i civili. Dopo una serie di scontri cruenti
e la dura repressione britannica, la rivolta si spegne solo nel marzo 1939. Al termine, gli
Inglesi con il Libro bianco del 1939 fissano un tetto per l’immigrazione ebraica, di fatto
scoraggiata proprio mentre il nazismo scatena in Europa la persecuzione e lo sterminio
degli Ebrei (Shoa). Durante la 2ª guerra mondiale, i sionisti guidati da Ben Gurion
pongono l’Haganah al fianco degli Alleati contro il nazismo.
Dalla fine dell’Impero ottomano,
nascono in Medioriente varie
nazioni arabe, amministrate dalle
potenze vincitrici: Inghilterra e
Francia (accordo Sykes-Picot).
Il mandato britannico sulla
Palestina comprendeva gli odierni
territori di Giordania (Cisgiordania
e Transgiordania) e di Israele. Nel
1922, gli Inglesi lo dividono in due
regioni amministrative,
prevedendo che la parte
occidentale (ove ora sorge Israele)
sia assegnata agli Ebrei.
Reagendo a questa situazione, il
mufti di Gerusalemme al-Husayni,
filo-nazista, dà vita al Comitato
arabo e organizza la grande rivolta
del 1936-39 contro gli Inglesi. Allo
sciopero di oltre sei mesi, seguono
azioni di rappresaglia contro i
profughi ebrei che, a loro volta,
organizzano un esercito
clandestino, l’Haganah.
La questione
israelo-palestinese /2
Nascita di Israele e guerre arabe
“Combatteremo la guerra contro
Hitler come se non ci fosse il Libro
bianco e combatteremo il Libro
bianco come se non ci fosse la
guerra”: così dichiara Ben Gurion,
presidente dell’Agenzia ebraica.
Per il Lehi (noto anche come
Banda Stern, dal nome del suo
primo comandante) i primi nemici
sono gli Inglesi. Tanto che giungono a trattare coi Tedeschi per
ottenere la loro cacciata dalla
Palestina. Sgominato nel 1942,
con l’uccisione di Stern da parte
degli Inglesi, il gruppo si
riorganizza e – a imitazione
dell’IRA irlandese – compie vari
attentati. Il 6 novembre 1944
uccide Lord Moyne, emissario
britannico al Cairo. Il 31 ottobre
1946, a Roma, distrugge con
esplosivi l’Ambasciata inglese.
La tregua coi britannici porta alla
creazione di una Brigata ebraica,
combattente in Italia al fianco degli
Alleati. Pur contrario alla tregua,
l’Irgun sospende sino al ’44 le
azioni contro gli Inglesi. Da qui la
scissione degli estremisti del Lehi.
Il presidente egiziano Nasser,
divenuto leader carismatico della
RAU (Egitto-Siria) dopo la crisi di
Suez (1956), promuove l’attacco a
Israele. Dopo i bombardamenti
siriani nel 1966, l’anno dopo
l’Egitto penetra in Sinai, allontana
le truppe ONU dal confine con
Israele e chiude lo stretto di Tiran.
L’avvicinamento delle truppe di
Giordania, Egitto-Siria, Arabia e
Iraq spinge alla reazione Israele.
Dopo l’attentato dell’Irgun al quartier generale britannico presso il
King David Hotel (22/7/46), che
provoca 91 morti, gli Inglesi
annunciano il loro ritiro. Concessa
l’indipendenza alla Transgiordania, ove far sorgere uno Stato
arabo-palestinese, chiedono…
Israele è assalito dagli eserciti di Egitto,
Siria, Libano, Iraq e Giordania che sono
però respinti. Con l’armistizio del ’49, la
Cisgiordania è unita alla Trangiordania,
mentre Israele incorpora la Galilea.
700.000 palestinesi devono lasciare la
Palestina, mentre dai paesi arabi 600.000
Ebrei si spostano in Israele.
La disfatta del ’67 porta alla radicalizzazione dell’OLP (Organizzazione Liberazione
Palestina), dove prevale Al Fatah il partito di Arafat. Questi, forte della resistenza a
Karameh in Giordania contro gli israeliani nel 68, diviene presidente dell’OLP l’anno dopo.
I palestinesi costituiscono un governo parallelo in Giordania, da dove i fedayn compiono
blitz terroristici in Israele. L’OLP esautora di fatto il governo giordano e compie attentati
sanguinosi, ignorando l’accordo volto a ripristinare l’ordine proposto dal re Hussein, che a
settembre 1970 dichiara la legge marziale. I campi palestinesi sono attaccati dall’esercito
giordano: è il settembre nero che provoca migliaia di morti.
all’ONU una soluzione per la
Palestina. Il 22/11/47 l’ONU divide
la Palestina in due Stati: uno
ebraico e l’altro arabo-palestinese.
Mentre gli Ebrei accettano la spartizione, la Lega araba si oppone.
Nuovi scontri fra Arabi ed Ebrei.
L’Irgun assale il villaggio palestinese di Deir Yassin.
Al ritiro degli Inglesi, Ben Gurion
proclama il 14 maggio 1948 la
nascita di Israele e il giorno dopo
la Lega Araba gli muove guerra,
dichiarata dal mufti di Gerusalemme al grido di “uccidete gli Ebrei”.
Con la guerra dei 6 giorni nel
giugno 1967, l’esercito ebraico
guidato da Moshe Dayan sconfigge
gli Arabi e allarga il controllo a
Sinai, Golan e Cisgiordania. Ai
negoziati, Israele è pronto a
scambiare quest’ultima per ottenere
la pace. Gli Arabi rifiutano. Gerusalemme viene allora proclamata
capitale di Israele. I palestinesi si
insediano in Giordania.
La questione
israelo-palestinese /3
Dalla guerra del 1973 all’Intifada
Gli attentati palestinesi antecedenti il settembre nero, rientrano
nella guerra d’attrito fra Israele ed
Egitto, che riceve armi dall’URSS.
Israele frattanto è bersaglio del
terrorismo palestinese. L’OLP di
Arafat, attraverso le cellule di
“Settembre nero”, estende le sue
azioni all’estero. Il 5/9/1972, alle
olimpiadi di Monaco, il gruppo
sequestra gli atleti israeliani che,
dopo essere stati torturati,
rimangono uccisi coi fedayn a
seguito del blitz della polizia
tedesca. Nel dicembre 73, a
Fiumicino, Settembre nero
compie una strage contro la
PanAm provocando 32 morti. Si
afferma la pratica dei dirottamenti aerei e degli assalti agli
aeroporti. Nel ’76, un commando
israeliano interviene in Uganda a
Entebbe e libera 100 ebrei
ostaggi di dirottatori palestinesi e
tedeschi, tutti uccisi nel corso
dell’operazione “Yonatan”.
Conclusasi nel ‘70 (anno della
morte di Nasser), la guerra d’attrito lascia i confini inalterati rispetto
al 1967. Il successore Sadat prepara una nuova offensiva nel ’73.
Il 6 giugno 1982, Begin intraprende l’operazione “Pace in Galilea” e
invade il Libano per liquidare la
struttura militare dell’OLP responsabile degli attentati in Israele.
L’impresa fallisce, perché Arafat e
l’OLP si trasferiscono in Tunisia
sotto protezione internazionale. Il
referente di Israele in Libano, il
neo-eletto presidente Gemayel,
muore in un attentato il 14/9/82.
Durante la festa del Kippur,
nell’ottobre 73, Egitto e Siria
attaccano di sorpresa Israele che,
dopo aver subito l’avanzata degli
Arabi, li respinge preservando le
conquiste del 67.
Mentre intensifica la repressione
anti-palestinese, il governo Begin
avvia trattative con l’Egitto di
Sadat, intanto svincolatosi
dall’influenza sovietica. Nel 1978,
a Camp David, davanti al presidente USA Carter, Israele sigla il
ritiro dal Sinai entro l’aprile 1982.
Israele ripiega sulla striscia di sicurezza del Libano meridionale. All’insuccesso militare si
aggiunge un crescente isolamento politico, dovuto al suo coinvolgimento indiretto nei
massacri della guerra civile libanese. I palestinesi anziché esportare la loro lotta all’estero,
comprendono che essa va combattuta dentro la Palestina. Nel 1987, nei territori occupati
da Israele sulla striscia di Gaza, ha inizio la prima intifada: una rivolta popolare con lancio
di sassi contro i militari israeliani. Si esaurirà solo nel 1993 dopo gli Accordi di Oslo, che
prevedono progetti di auto-governo dei palestinesi, firmati da Arafat e dal premier
laburista israeliano Rabin.
Sebbene non abbia conseguito
risultati concreti, la guerra del
Kippur conferma la vulnerabilità di
Israele. Gli Arabi inoltre piegano
l’Occidente col ricatto petrolifero.
In Libano scoppia una guerra
civile fra cristiani maroniti e profughi palestinesi. Questi ultimi sostenuti dai sovietici sembrano
prevalere (massacro dei cristiani a
Damur nel 76). Nel 78 Israele,
dove ha vinto il Likud, interviene e
crea una zona di sicurezza al
confine.
Per reazione, le forze cristiane a
Sabra e Shatila uccidono centinaia
di palestinesi, che hanno ora
l’appoggio anche dell’Iran komeinista. Da Teheran inviano milizie
sciite che costituiscono in Libano il
partito di Hezbollah alleato dei
palestinesi. L’OLP va perdendo la
fisionomia laica e si radicalizza in
senso musulmano.