Terzo modulo • Interpretazione e critica sociale Inventario 75682 Collocazione SP.4. 04.02 0123 = • Politica e profezia Roma, Edizioni Lavoro, 1998 • Leggere Rawls (parti) (a cura di V.Ottonelli) Bologna, Il Mulino, 2010. L’argomento rawlsiano: contrattualismo e anti-utilitarismo • • John Rawls • • • • • • • • • • • • • • • • • • Premesse dell’argomento rawlsiano: L’importanza di Una teoria della giustizia Il contesto filosofico del lavoro di Rawls Il concetto di giustizia La posizione originaria I principi di giustizia Anti-utilitarismo Il primo principio di giustizia: libertà Il secondo principio di giustizia: giustizia distributiva Il principio di uguale opportunità Il principio di differenza Governare la lotteria naturale Relazioni tra i principi Equilibrio riflessivo Importanza di TJ • TJ come punto di svolta della filosofia (morale e) politica; • Domanda di Rawls: in base a quali criteri (normativi) i cittadini potranno misurare l’accettabilità/adeguatezza delle istituzioni? • Al centro: idea di società giusta, e di giustizia distributiva. Giustizia sociale→”struttura di base della società” (Leggere Rawls, p.53, p.57): il modo in cui le istituzioni sociali maggiori distribuiscono diritti e doveri fondamentali, e determinano la suddivisione dei vantaggi della cooperazione. Con istituzioni maggiori intendo un sistema pubblico di regole, e le principali pratiche economiche e sociali..” Il programma di R: giustizia come equità (p. 39) • • • - orizzontalità→simmetria tra le parti: Le regole del gioco: i principi di giustizia; I principi di giustizia: Assegnano diritti e doveri agli individui secondo modi non arbitrari; - Distribuiscono propriamente i “costi e i benefici della cooperazione sociale” Una società potrà dirsi giusta quando e se sarà basata secondo i suddetti principi di giustizia. discontinuità • Giustizia/dotazioni sociali e naturali; • Idea di giustizia/idea del bene Un accordo sulla giustizia sarà rawlsianamente possibile a patto che essa sia discontinua rispetto a talenti e idee del bene. L’idea di equità sorveglia il confine tra idee del bene e cittadinanza. Significati di una visione deontologica della giustizia 1) I principi di giustizia si definiscono a partire dal bene di chiunque; 2) Non negoziabilità del giusto rispetto agli altri valori (ad es. l’efficienza non dovrà essere anteposta alla giustizia→antiutilitarismo); 3) Né soddisfare preferenze, né promuovere ideali: scopo di tj è stabilire trattamenti adeguati (a prescindere da interessi e ideali morali). Ignoranza e immaginazione: verso la posizione originaria • “che regole di giustizia sceglierei, se non sapessi chi sono?” • “come vorrei essere trattato dalle istituzioni?” • Questioni di giustizia = questioni di cittadinanza. • Per individuare una corretta tj: - Identificare priorità di pretese; - Identificare candidati con diritto di precedenza (l’accettabilità di una tj deve essere misurata dal pdv di chi, senza quella tj, starebbe peggio, sarebbe cioè escluso dai confini della cittadinanza)→ nesso tra imparzialità e prospettiva di chi sta peggio: i più svantaggiati, con il potere di “veto”, possono “far saltare il tavolo”. Posizione originaria • = metaforicamente, una situazione di scelta per i principi di giustizia. Entrare in p.o. → assumere l’attitudine adeguata ad un ragionamento morale sulle istituzioni→ essere imparziali: la logica della fairness è una logica di imparzialità (= trattare casi simili in modo simile). • In p.o. si ragiona sotto “velo di ignoranza”: una maschera che parifica nonostante le differenze. Chi entra in p.o.: - Diventa un soggetto eguale di pretese; - Assume un’adeguata attitudine interattiva; - Riceverà giustizia se sarà in grado di darne. Velo di ignoranza • Le persone in p.o. sono: - Sotto velo di ignoranza: la posizione in cui gli individui si troverebbero se fossero privi di alcune informazioni (ad es. l’informazione su particolari caratteristiche, e posizioni nella società); - Razionali (usano i mezzi più efficaci per raggiungere i loro obiettivi); - Mutuamente disinteressate; - Eguali (uguali diritti nella procedura di scelta dei principi→ognuno potrà fare proposte, sottoporre ragioni perché vengano accettate, etc. Principi di giustizia I • Primo principio: principio di libertà→”ogni persona ha un eguale diritto al più esteso schema di eguali libertà, compatibilmente con un simile schema di libertà per gli altri” Principi di giustizia II • Secondo principio: “le ineguaglianze sociali ed economiche devono essere combinate in modo da essere: a) Ragionevolmente previste a vantaggio di ciascuno (PRINCIPIO DI DIFFERENZA); b) Collegate a cariche e posizioni aperte a tutti” (PRINCIPIO DI EGUALE OPPORTUNITA’). TJ • Una teoria di giustizia distributiva; • L’idea di contratto sociale ipotetico→natura della giustizia (= l’accordo è sui principi di giustizia); • Idea di contratto sociale ipotetico→test di adeguatezza e opportunità delle istituzioni. Perché? Il csi rappresenta al meglio l’imperativo kantiano di considerare gli individui come “fini in sé” (≠ mezzi). I due principi di giustizia • Principio di libertà; • Principio di giustizia distributiva (a) principio di differenza + b) principio di pari opportunità); • Pdl e pdu sono lessicalmente ordinati (= uguaglianza di libertà deve precedere la distribuzione delle risorse economiche e sociali); • I beni principali sono a vantaggio di ciascuno e di chiunque; • Una distribuzione di libertà non è mai desiderabile da parte di chiunque (es. della schiavitù); • Una distribuzione iniqua di reddito può essere desiderabile solo se… (principio di differenza). Le circostanze di giustizia • Le parti sotto v.i. devono conoscere le circostanze di giustizia (← mondo reale, no “manna dal cielo”, no “società di santi”); • Tra utopia e barbarie si trovano, secondo Rawls, le circostanze di giustizia = le normali condizioni nell’ambito delle quali la cooperazione umana è possibile, e necessaria. • Circostanze di giustizia: - Scarsità moderata; - Mutuo disinteresse. I 5 vincoli formali del concetto di diritto (o vincoli alla deliberazione in p.o.) 1) 2) 3) 4) 5) I principi devono essere generali (= deve essere possibile formularli senza usare nomi propri, o descrizioni determinate); I principi devono essere universali (= devono valere per tutti in virtù del fatto che tutti sono potenzialmente persone morali – cfr. Kant); I principi devono essere pubblici (= ogni membro moralmente responsabile della comunità deve poterli comprendere e riconoscere come tali, e avere la certezza che tutti gli altri siano similmente informati); Un concetto di giustizia deve poter imporre un ordine alle rivendicazioni conflittuali; Finalità: le parti devono poter fare appello al sistema di principi di giustizia come ad una “corte d’appello” di ragione pubblica e pratica (= non vi sono standard o criteri normativi più “alti” cui potersi rivolgere; il ragionamento e la deliberazione a partire da questi principi sono ragionamento e deliberazioni conclusive). In sintesi: “una concezione di giustizia è un set di principi, generali nella forma e universali nella loro applicazione, un set che deve essere pubblicamente riconosciuto e riconoscibile, alla stregua di una corte d’appello finale, in misura di ordinare le rivendicazioni conflittuali di agenti morali diversi”. dilemmi 1) 2) Perché dovremmo pensare a una tj secondo le suddette modalità? In virtù di cosa dovremmo accettare i vincoli alla riflessione su tj rappresentati dal v.i.? (Rawls) perché questo approccio alla giustizia è il migliore per accreditare i nostri “giudizi ponderati” (senso comune e ragionevolezza – esempio dei vantaggi sociali speciali accordati a chi ha capelli biondi e occhi marroni). MA: dilemma della motivazione: se è vero che v.i. esclude ogni conoscenza di credenze su ciò che è bene e ciò che è desiderabile, potrebbe porsi il problema che non vi è motivo di scegliere nessun particolare principio di giustizia, piuttosto che un altro (es. del ristorante). Thin theory of the good + maximin • Data p.o., come scegliere tra versioni alternative di concezioni di giustizia? Come potrebbero le parti ordinare le diverse opzioni? 1) Le parti potrebbero scegliere la strategia che ordina le opzioni secondo il miglior reddito (guadagno) possibile, e scegliere quella tj nell’ambito della quale coloro che stanno meglio sono in posizione migliore di qualsiasi altra posizione potrebbero occupare seguendo strategie alternative; 2) Le parti potrebbero scegliere la strategia che ordina le opzioni secondo il reddito probabilmente più elevato per il più gran numero di persone, e scegliere quella tj che massimizza la divisione di beni principali per il maggior numero di persone possibili. La soluzione di Rawls • Nessuna delle strategie suddette (1 e 2) sarebbe la strategia adottata dalle parti – razionali - in p.o.→ 1 porta le parti ad assumere la posizione di colui/colei che sta meglio; 2 porta le parti ad adottare il pdv della “persona media” in società (mediana). • La strategia che le parti adotterebbero nell’argomento rawlsiano richiede di assumere la prospettiva di colui che sta peggio = le parti adotterebbero la decisione strategica nota come MAXIMIN. • Principio del Maximin: ordinare le alternative secondo il loro peggiore esito possibile= adottare l’alternativa il cui peggior esito sia superiore al peggior esito delle altre (alternative). Michael Walzer • 1ª domanda “da dove partire per criticare?”→ i possibili posizionamenti della filosofia politica: - Posizionamento nella caverna (Socrate); - Posizionamento fuori dalla caverna (Platone2). La tensione tra critica e distanza. Connected criticism • Tesi del critico esterno: una figura emotivamente e intellettualmente del tutto distaccata dal contesto che critica; a) Walzer mette in discussione due miti della critica: - Il mito della teoria (astrazione – Walzer critica il “paternalismo della critica platonica”, il compito “genitoriale del critico esterno); - Il mito eroico (=il critico come figura eroico-romantica, non contaminata dai contesti). b) Le debolezze della critica esterna: - Non sa di cosa parla; - Non riesce a convincere (dilemma della motivazione) • Tesi del critico connesso: una figura immersa nelle pratiche oggetto di valutazione (che riesce a scavare meglio nelle assunzioni che sembrano condivise, per scoprirne le incongruenze). Il critico connesso si pone lo scopo di trovare prescrizioni etiche minime per contesti diversi. Domande sollevate dal critico connected • Dove troverà giustificazione il pronunciamento di un critico connesso? • Come distinguere tra tesi contrapposte di critici connessi? (=a “parità di connessione”, come stabilire chi ha ragione?); • Cosa succede quando un critico connesso si trova in una posizione di minoranza (=come potrà un cc smentire le convinzioni diffuse del suo contesto di appartenenza?); • Riuscirà una filpol che intende rimanere all’altezza della polis a non rimanere condizionata dai valori diffusi, e dalle pratiche maggioritarie? (tirannia della maggioranza qualitativa). Politica e profezia • • • 1) 2) 3) “The company of critics”: un critico posizionato all’altezza della comunità che abita (“la distanza critica si misura sempre a piccoli passi (In inches – on the ground)” Rifiuto di una filosofia della montagna, a favore di una filosofia della caverna; Le 3 modalità della critica: Scoperta (Mosè e i comandamenti→la modalità più estrema di trasferimento di valori da un out a un in); metodologia=conversione. Invenzione (attitudine distaccata, non particolaristica→reinvenzione del familiare); Interpretazione (critica coinvolta, in posizione di insider rispetto alla forma di vita nella quale è immersa). Metodologia=persuasione. (3 è in tensione con 1 e 2, ma non è né 1 né 2) Premesse/promesse di una forma di vita – critico connected – realizzazioni pratiche 1 – scoperta/ 2- invenzione • storicamente→via religiosa, la via delle religioni rivelate (Th. Nagel, “Uno sguardo da nessun luogo”); • Invenzione (Rawls, Habermas)→via artificialistico-illuministica, che considera le forme di vita in quanto artefatti. Distinzione tra moralità (=un sistema di regole formali che possono essere considerate trasversali rispetto a contesti differenti=regole, o prescrizioni, che governano il nostro comportamento) e eticità (=la densità di una forma di vita, dei suoi vocabolari, del senso comune). Moralità=scoperta e invenzione/ eticità=interpretazione. Walzer→non è possibile invenzione nei confronti di eticità: l’eticità della forma di vita di cui il critico fa parte è, per il critico stesso, un riferimento ineludibile. 3 - interpretazione • 1 e 2 non sono necessarie, perché noi abbiamo già quello che esse forniscono: il nostro repertorio morale è assicurato→interpretarlo (o reinterpretarlo). • Ma come si deve comportare un critico connected nei confronti di contesti diversi? - Sulla base di un contesto morale eterogeneo (e dell’importanza rivestita dall’eticità, Walzer distingue tra: - Prescrizioni thin (=sottili, codice morale minimo, es. tirannia, omicidio, tortura); in prescrizioni thin ricade la moralità. - Prescrizioni thick (=dense, spesse, densità morale, es criteri di giustizia, radicati). In prescrizioni thick ricade l’eticità. Quali sono i margini di manovra valutativi della critica? • Ridimensionamento contestuale cui Walzer sottopone il lavoro della critica: il critico di Walzer è meno ambizioso del critico inventivo. Non è disposto ad agire traumaticamente nel suo contesto di appartenenza. Il critico sociale è un membro, un socio, un iscritto all’ordine cui parla criticamente. Il suo stile persuasivo deve perciò essere uno stile improntato alla persuasione, la quale a sua volta richiede la compartecipazione a una comunità discorsiva. Il ruolo del profeta come critico sociale: • The view from nowhere vs the view from somewhere: le comunità possono essere valutate solo dall’interno: rifiuto dell’astrazione (uno dei tratti caratteristici del liberalismo deontologico). • Cf. p. 43-53; • Cf. p. 103, 112-115, 119-124, 131. • “La profezia di Amos è critica sociale perché essa sfida i capi, le convenzioni, le pratiche rituali di una società particolare e perché lo fa in nome di valori riconosciuti e condivisi in quella stessa società…la sua critica va più a fondo di quella di Giona perché egli conosce i valori fondamentali degli uomini e delle donne che critica, e poiché egli è a sua volta riconosciuto come uno di loro” (cf. p. 134 e segg.) Il liberalismo di W • Secondo Walzer, i liberali “non hanno considerato abbastanza seriamente la loro ‘arte’”. L’argomento liberale, secondo Walzer, non fornisce una spiegazione nè feconda nè realistica del fenomeno della coesione sociale: “ lo scopo che il liberalismo si prefigge grazie all’arte della separazione – il riconoscimento della sfera di autonomia di ogni individuo – è letteralmente irrealizzabile. L’individuo che sta fuori dalle istituzioni e dalle relazioni sociali e che vi entra soltanto quando lo decide non esiste e non può esistere in alcun mondo sociale concepibile... gli individui vivono in un mondo che non hanno costruito”. “L’eroe liberale creatore di se stesso e dei propri ruoli sociali è un mito”.