LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648) 1 1. IL CONTESTO: CRISI DEL SEICENTO E ATLANTIZZAZIONE. I primi decenni del Seicento furono caratterizzati dal declino dell’area mediterranea, che attraversò una fase di stagnazione demografica e di regresso dal punto di vista economico; allo stesso tempo, si assistette all’ascesa delle potenze atlantiche (tra cui l’Olanda). Fu, così, portato a compimento il processo di atlantizzazione iniziato nel Cinquecento. In Europa settentrionale, si assistette all’ascesa della Svezia, interessata ad espandersi sul Baltico, avviatosi a diventare un “lago svedese”. 2. LE CAUSE 1.La debolezza del potere imperiale e le lotte religiose in Germania. Il principio del cuius regio, eius religio (affermato con la Pace di Augusta del 1555) aveva ancor più rafforzato l’autonomia dei principi nei propri domini nei confronti dell’imperatore. A ciò si aggiungeva la questione della mancata osservanza del Reservatum Ecclesiasticum. Quest’ultimo era una concessione, apposta alla Pace di Augusta, fatta ai principi protestanti tedeschi, che potevano mantenere i beni ecclesiastici che erano stati secolarizzati non oltre il 1552 (l’anno normale). I principi, in realtà, avevano continuato a nazionalizzare i beni cattolici anche in seguito. Nei prii anni del Seicento, i contrasti tra cattolici e protestanti divennero più acuti; i protestanti si rifiutavano di riconoscere la validità di provvedimenti presi da organi imperiali in cui dominassero i cattolici. Un ulteriore fattore di conflittualità era il mancato riconoscimento del calvinismo (che nella seconda metà sel Cinquecento si era molto diffuso in Germania) tra le confessioni riconosciute dalla Pace di Augusta. Nel 1608, quindi, i principi tedeschi si organizzarono nei due opposti schieramenti della Lega cattolica (guidata dagli Asburgo) e dell’Unione evangelica (principi luterani e calvinisti). Allo scontro armato, però, si arrivò soltanto nel 1618, cogliendo l’occasione degli avvenimenti boemi. 2.La situazione in Boemia. La Boemia era un possedimento ereditario degli Asburgo; tale possesso era molto importante, in quanto il re di Boemia era (come stabilito nella Bolla d’oro) uno dei sette principi elettori dell’Impero. Gli Asburgo, conformemente al principio del cuius regio, eius religio, restaurarono il cattolicesimo nei propri domini diretti, suscitando una vasta reazione in Boemia, in cui la Riforma si era innestata sull’hussitismo, fondendosi con il processo di formazione di una coscienza nazionale. Rodolfo II d’Asburgo (1576-1612) aveva, in un primo tempo, portato avanti tale processo di cattolicizzazione forzata e aveva stabilito la sua corte a Praga; in seguito, però, aveva dato segno di squilibrio mentale, circondandosi di maghi e astrologi. Il consiglio di famiglia aveva deciso che era inadatto a governare e la corona imperiale era passata al fratello Mattia; Rodolfo, però, non aveva perso la corona di Boemia. Di tale situazione di debolezza approfittarono i nobili boemi, che ottennero da lui le Lettere di Maestà (1609), con cui era concessa la libertà di culto nel paese. Alla morte di Rodolfo, Mattia riportò a Vienna la capitale e lasciò a Praga un comitato di reggenti, che iniziarono a colpire i privilegi della Chiesa boema, suscitando l’avversione dei nobili e della popolazione. La distruzione di una chiesa protestante scatenò la rivolta popolare: i rappresentanti imperiali furono gettati dalla finestra del Castello imperiale di Praga (defenestrazione di Praga). A guidare la rivolta erano i grandi signori protestanti, che vedevano minacciati non solo la propria libertà di culto, ma anche i propri privilegi politici. Alla morte di Mattia (1619), quindi, la Dieta (assemblea di nobili e città) boema, al posto del nuovo imperatore Ferdinando II, proclamò re di Boemia un principe protestante: Federico V duca del Palatinato, uno dei sette principi elettori dell’Impero. La guerra dei Trent’anni, quindi, iniziò come conflitto di carattere locale (tra gli Asburgo e i nobili boemi), per poi estendersi all’intero Impero (coinvolgendo la Lega cattolica e l’Unione evangelica) e acquistare dimensioni europee, coinvolgendo altre potenze (come la Francia, l’Olanda, la Svezia) interessate a contrastare il potere degli Asburgo e ad affermarsi territorialmente. 3.L’indipendenza dell’Olanda dalla Spagna. Alla Guerra dei Trent’Anni s’intrecciò un altro conflitto: quello che opponeva la Spagna alle ribelli Province Unite. La Tregua di Arras (stipulata nel 1609), della durata di dodici anni, infatti, non fu rinnovata; ne seguì la riapertura delle ostilità, che si protrassero fino al 1648, quando, poco prima della Pace di Westfalia, fu redatto un trattato con cui la Spagna riconosceva l’indipendenza delle Province Unite (alleate dell’Unione evangelica). LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648) 2 4.La volontà della Francia di rompere l’accerchiamento asburgico. La Francia era timorosa dell’espansione degli Asburgo e si sentiva accerchiata da essi (in quanto governavano sia l’Impero, che i domini spagnoli); per questo, pur essendo una nazione cattolica, non esitò a sostenere finanziariamente il conflitto e, poi, ad entrare direttamente in guerra contro gli Asburgo. Nel 1648, la Spagna riconobbe l’indipendenza delle Province Unite, privando di un importante alleato la Francia, con la quale continuò la guerra fino al 1649 (Pace dei Pirenei). 3. GLI SCHIERAMENTI Lega cattolica: Impero, Spagna, papato, Polonia, Savoia. Punto di riferimento politico-ideologico erano gli Asburgo. Unione evangelica: Olanda, Inghilterra, Svezia, Danimarca, Francia. Punto di riferimento politicoideologico era la Francia (guidata dal cardinale Richelieu e poi dal cardina Mazzarino). 4. FASI 1.Fase boemo-palatina (1618-23) Battaglia della Montagna Bianca (1620). Germanizzazione e cattolicizzazione forzata della Boemia. 2.Fase danese (1625-29) Cristiano IV di Danimarca è battuto dalle truppe di Wallenstein e sottoscrive la Pace di Lubecca (1629) 3.Fase svedese (1630-35) Il re di Svezia Gustavo Adolfo Vasa vince a Lützen (1632), ma cade in battaglia. L’esercito svedese, privo ormai della propria guida carismatica, è vinto a Nördlingen (1634). Pace di Praga (1635) 4.Fase francese (1635-1648) Vittoria del principe di Condé a Rocroi (1643), dove cade il mito dell’invincibilità della fanteria spagnola (i tercios). Pace di Westfalia (1648), attraverso i due trattati di Münster e Osnabrück. 5. PROTAGONISTI Alberto di Wallenstein, nobile boemo, aveva organizzato un forte esercito personale, che si autofinanziava attraverso i saccheggi operati nei territori da esso attraversati; si trattava della più grande “impresa privata” europea! Wallenstein, pur essendo boemo, offrì il proprio aiuto all’imperatore, conseguì importanti vittorie, ma fu ben presto sospettato di tradimento e venne fatto assassinare dall’imperatore. Durante la fase francese della guerra, il vincitore dell’importante battaglia di Rocroi (1643) fu il principe di Condé, che, pochi anni dopo, guidò la rivolta nobiliare (Fronda nobiliare) contro i propositi di accentramento regio del cardinale Mazzarino in Francia. 6. EFFETTI. Il fallimento degli Asburgo, che non riescono a realizzare gli obiettivi di rafforzamento dell’autorità imperiale e di svolta controriformista in Germania. Cade l’ideale universalistico dell’Impero. Lo smembramento della Germania, ad opera delle potenze vincitrici (Francia, Svezia, Danimarca). La Svezia, in ragione delle acquisizioni territoriali in Germania, ottiene il diritto di entrare a far parte della Dieta imperiale. La frammentazione politica della Germania, che risulta divisa in ben 350 Stati di fatto autonomi dall’autorità imperiale. La germanizzazione della Boemia, in cui è sradicato il protestantesimo e le terre sequestrate alla nobiltà boema sono affidate a nuovi proprietari tedeschi; la popolazione è indotta ad adottare il tedesco al posto della lingua ceca. L’ascesa del Brandeburgo, il principato tedesco degli Hohenzollern, che pone le basi per la successiva evoluzione nel forte regno di Prussia. La libertà di culto ai calvinisti e l’estensione del Reservatum Ecclesiasticum all’anno 1624 (vengono, così, riconosciute di fatto tutte le nazionalizzazioni dei beni cattolici). Il declino della Spagna, che deve riconoscere l’indipendenza dell’Olanda e cedere le terre di confine (Artois a nord e Rossiglione a sud) alla Francia con la Pace dei Pirenei. La situazione delineata dalla Pace di Westfalia e dalla Pace dei Pirenei è specularmente opposta a quella che era seguita al Trattato di Cateau-Cambrésis: al posto dell’egemonia spagnola, infatti, si profilava l’egemonia francese in Europa e l’ascesa delle potenze atlantiche (Olanda).