IC Massazza – Mede (PAVIA) Scuola Primaria Suor Maria Diletta Manera Anno scolastico 2013/14 Classe 5° A Le donne spartane L’Oracolo Di Delfi Sparta Le donne ateniesi Antica Grecia Le divinità greche Il territorio della Grecia Atene Il Partenone I giochi olimpici La navigazione Gli ulivi Il porto del Pireo La maratona Con il termine polis i Greci intendevano una città-stato indipendente, che possedeva leggi particolari e costituiva un vero e proprio stato autonomo. Sparta e Atene furono le due più importanti poleis elleniche. Spartani e ateniesi erano assai diversi nel modo di vivere e di pensare: i primi erano duri guerrieri, gelosi delle proprie tradizioni; i secondi, invece, amavano il commercio, la politica, la cultura, l’arte. La rivalità tra le due città sfociò più volte in lotte che venivano sospese solo in occasione dei giochi olimpici. Come quasi tutti i popoli del Mediterraneo anche gli spartani e gli ateniesi erano politeisti. I Greci immaginavano che gli dei abitassero, come una grande famiglia, sul Monte Olimpo, il monte più alto della Grecia. Attribuivano agli dei tutti i pregi e i difetti degli uomini; erano gentili e generosi, ma anche gelosi e vendicativi. Il territorio di Atene era ricco di risorse: c’erano estese coltivazioni di grano, miniere d’argento, cave di marmo, grandi foreste che fornivano legname da costruzione. Gli abitanti della polis poterono così sviluppare l’agricoltura, l’artigianato, la navigazione e il commercio. Chi arrivava dal mare approdava al porto del Pireo e percorreva 8 chilometri lungo la strada fortificata che portava alla città bassa. Nella città bassa c’era la zona abitata che aveva al centro l’agorà, la piazza principale circondata da portici, dove si tenevano le assemblee pubbliche e si faceva il mercato. Solo i cittadini maschi e liberi potevano, però, partecipare alla vita pubblica; erano quindi esclusi stranieri, donne e schiavi. Le rovine di Atene La parte alta della città, chiamata acropoli, era protetta da mura. Vi sorgevano i templi, i tribunali e gli edifici pubblici. Il tempio più importante era il Partenone. Le donne non avevano alcuna libertà e vivevano nel gineceo; le giovani non avevano il permesso di uscire dalle loro stanze e non potevano neanche vedere i componenti maschi della famiglia. Le donne sposate uscivano raramente, e solo in occasione di cerimonie religiose, funerali e matrimoni. Nelle famiglie povere invece, la donna aiutava il marito in varie attività e si recavano spesso anche al mercato per fare la spesa. Le madri di tutte le giovani erano tenute ad insegnare loro a filare, a tessere e a svolgere lavori domestici. Il Partenone oggi Sparta non era situata sul mare e la sua ricchezza derivava soprattutto dall’agricoltura. I campi erano lavorati dagli iloti che costituivano gran parte della popolazione. La principale occupazione degli spartiati era la guerra; essi erano addestrati, fin da bambini, a diventare guerrieri coraggiosi. Le rovine dell’antica Sparta Per gli spartani, infatti, ciò che contava di più era il valore guerriero. La ricchezza e le comodità erano disprezzate. A sette anni i bambini maschi lasciavano la famiglia e venivano addestrati a combattere e a sopportare il dolore, il freddo e il caldo, la fame e la fatica. Le ragazze, invece, potevano rimanere nella loro casa con i genitori, ma erano obbligate ad allenarsi all’aperto tutte insieme. Le giovani donne spartane a differenza di quelle ateniesi godevano della più ampia libertà. Praticavano in pubblico molti sport e, come i giovani, si mostravano nude nelle palestre e negli stadi. Si esercitavano nella lotta, nel lancio del disco, e del giavellotto che era considerata un’arma da guerra. Non vivevano nel gineceo e non erano tenute a saper filare e tessere perché i lavori domestici venivano svolti dalle schiave. Lo scopo di questa educazione era quello di fornire alla patria madri robuste e vigorose. Le madri spartane avevano la reputazione di essere severe con i loro figli Quando gli uomini erano in guerra, le loro mogli erano lasciate sole a prendere importanti decisioni per la comunità, cosa che probabilmente gli ateniesi non avrebbero mai permesso alle loro donne. Ogni città della Grecia aveva i suoi protettori, e a loro dedicava templi e feste. Tra le molte divinità greche, la più importante era Zeus, il signore del fulmine che governava l’Universo, padre degli dei e degli uomini. La sua dimora era l’Olimpo, il monte più alto della Grecia, spesso coperto di nubi. Qui vivevano molti altri dei: Era, Afrodite, Artemide, Ares, Apollo, Atena, Dionisio, Hermes, Efeso e Poseidone. I Greci bruciavano sugli altari gli animali come sacrificio per ottenere il favore degli dei: il fumo, che saliva verso il cielo sarebbe giunto fino a loro. Per le divinità sotterranee, invece, l’animale offerto veniva sgozzato, in modo tale che il sangue scorrendo verso il basso, penetrasse nella terra. Prima di compiere qualsiasi impresa, poi, consultavano un oracolo, per capire se gli dei erano favorevoli. In molte città della Grecia vi erano degli oracoli in cui un sacerdote o sacerdotessa predicevano il futuro a chi faceva offerte e li interrogava. Quasi tutte le città della Grecia, prima di iniziare una guerra o prendere una decisione importante consultavano Tra i principali centri religiosi l’oracolo. Le sacerdotesse parlavano un dell’antica Grecia, Delfi è ricordata per linguaggio oscuro, che bisognava il celebre santuario ad Apollo interpretare. Ad esempio, durante le guerre persiane, Temistocle, era andato ad interrogare l’oracolo di Delfi, per sapere come fare per difendersi dai persiani. La sacerdotessa gli aveva risposto che per salvarsi, gli ateniesi avrebbero dovuto rifugiarsi tra mura di legno. Temistocle capì che le mura di legno erano le fiancate delle navi, fece costruire una flotta e, quando i persiani attaccarono Atene, fece trasportare tutta la popolazione con le navi in un’isola vicina. Poi, con le navi, vinse la battaglia di Salamina. La penisola greca è prevalentemente montuosa, con piccole pianure solcate da fiumi brevi, poveri di acqua e quindi non navigabili. Il territorio non è adatto all’agricoltura. Le montagne, scendono spesso fino al mare e fanno sì che molte coste siano alte e frastagliate. Tuttavia, proprio il paesaggio della Grecia, ricco di insenature e isole, diede ai suoi abitanti la possibilità di sviluppare altre attività: la navigazione e il commercio. Molte città sorsero sulle alture vicino alla costa e si dotarono di porti attrezzati Le divinità greche Nel 776 a.C., ad Olimpia nasce la prima Olimpiade. E’ un avvenimento che si ripete ancora oggi. Il cerimoniale di apertura dei giochi prevede che un atleta accenda una fiaccola su un altare e a nome di tutti gli altri giuri di partecipare alle gare lealmente... In occasione dei giochi olimpici, che avvenivano ogni quattro anni, qualsiasi guerra veniva sospesa, affinché gli atleti di ogni città della Grecia e delle colonie potessero parteciparvi. Le gare olimpiche che si svolgevano nella antica Grecia erano: corsa a piedi (di velocità e di resistenza come la maratona), corsa con l’armatura, pugilato, pancrazio, corsa a cavallo. Ma la prova più attesa era il pentathlon che prevedeva 5 specialità: salto in lungo, corsa, lancio del disco, lancio del giavellotto e lotta. Dai giochi erano esclusi gli schiavi e le donne che non potevano nemmeno assistere a queste gare. Premio per il vincitore di ogni gara era una corona di ulivo, ma anche la fama eterna nella propria città. Dipinto su vaso con scena di corsa La vera via di comunicazione era il mare: i porti ospitavano navi mercantili, per rifornire le città di legname, grano, papiro egizio e metalli e per esportare i prodotti greci come olio e vino. Le poleis utilizzavano poi le trireme da guerra per scortare le navi da trasporto. La trireme aveva tre ordini di remi e, sulla prua, un rostro di bronzo per speronare le navi avversarie. Durante le battaglie le vele venivano ammainate e i 170 uomini dell’equipaggio remavano in perfetta sincronia, spingendo la nave a grande velocità (15 Km/h). Sul ponte, numerosi soldati attendevano il momento giusto per arrembare gli scafi nemici. In Grecia era molto diffusa la pianta di ulivo perché cresceva facilmente e non aveva bisogno di molte cure. I suoi frutti oltre ad essere mangiati in vario modo, venivano spremuti per ottenere l’olio, per condire i cibi, per illuminare le abitazioni, per i riti religiosi, e come unguento per gli atleti, ed infine per preparare i profumi. Il premio dato agli atleti dopo una vittoria era costituito da una corona di ramoscelli d’ulivo intrecciati. I vincitori ricevevano in premio solo una corona di alloro o di ulivo, ma acquistavano immensa fama ed erano onorati come eroi per tutta la vita Oggi si ricorda Maratona per un fatto molto singolare: vinta la battaglia contro i Persiani, Milziade inviò il messaggero Filippide ad Atene per annunciare la vittoria. Filippide, felice perché il suo popolo aveva sconfitto il nemico, percorse l’intero tragitto tra Maratona e Atene di corsa, ma arrivò sfinito e annunciata la vittoria, morì. Lo stadio di Olimpia costruito nel V Secolo Ancora oggi, ricordando l’impresa di Filippide, durante le Olimpiadi si svolge la “maratona”, una gara di corsa di circa 42Km, pari alla distanza tra Maratona e la città di Atene. fine