valutazione del funzionamento self report File - e

annuncio pubblicitario
UTILIZZO SELF-REPORT
Pregi uso self report







Informazioni sulla tematica in esame dal punto di vista soggettivo del bambino stesso (March,
Albano, 1998).
Nonostante la giovane età, la letteratura ha dimostrato come i bambini possano essere ritenuti
capaci di riportare in maniera attendibile i loro propri pensieri, comportamenti ed emozioni
(Grills, Ollendick, 2003; Karver, 2006)  i bambini risultano affidabili nel descrivere cosa
pensano-provano.
Sono facilmente applicabili, richiedono poche energie.
Non presentano grosse difficoltà di somministrazione, perché le regole da seguire per la loro
compilazione sono piuttosto semplici e chiare.
Comprendono un numero limitato di item a risposte chiuse e, quindi, al bambino non vengono
richieste troppa concentrazione e troppe energie per l’esecuzione del compito.
Inoltre il compito della loro valutazione da parte dello psicologo, nell’attribuire loro il
punteggio, è facile e poco soggetto a inferenze.
In sintesi richiedono pochi sforzi sia da parte del bambino che lo compila che da parte dello
psicologo che lo somministra.
Pregio uso self report




Dal punto di vista della standardizzazione su campioni non
clinici, essendo di solito brevi e concisi, facilmente possono
essere applicati a campioni sufficientemente ampi per
procedere ad una adeguata standardizzazione ed alla
rilevazione delle loro caratteristiche psicometriche.
Molti dei questionari self-report esistenti ed ormai
consolidati presentano delle buone caratteristiche
psicometriche.
Per questa ragione risultano anche utili in ambito di ricerca
epidemiologica.
I questionari self-report sono quelli più estesamente studiati.
Limiti uso self report






Richiedono al soggetto di riportare informazioni su elementi che sappiano
identificare e denominare rispetto al loro modo di pensare, comportarsi e sentire, in
parole povere elementi di cui siano consapevoli.
E’ per questo che, come vedremo anche nella descrizione dei vari strumenti, molta
attenzione viene posta al fatto che realmente le questioni dirette al bambino
diventino facilmente accessibili per la sua mente e abbiano a che fare col suo
mondo.
Ancora, poiché richiedono informazioni su temi chiaramente identificabili, i selfreport possono facilmente comportare il fenomeno della falsificazione delle
risposte.
Aspetti di desiderabilità sociale, di stima di sé, di stereotipi esistenti, di solito noti e
studiati nella letteratura relativa ai self-report negli adulti, si possono
analogamente verificare anche nei bambini.
Nonostante la giovane età, inoltre, i bambini presentano una ben nota complessità
psicologica che traspare anche quando a loro venga richiesto un compito
apparentemente semplice, come la compilazione di un questionario.
Proprio questa complessità psicologica non può comunque essere colta unicamente
dai questionari.
Limiti uso self report




Come vedremo dalla loro costruzione e finalità, essi si limitano ad
identificare empiricamente sintomi e problematiche definite a livello
operazionale, sicuramente chiare ma poco collegate a costrutti
psicologici più complessi e con dimensioni che si intreccino come
succede ad esempio a chi si inserisca in un contesto più
psicodinamico e/o psicoanalitico.
La complessità dell’approccio richiede di solito misure più complesse
e più dinamicamente orientate.
La polarità semplicità versus complessità riguarda un aspetto sia
teorico che metodologico.
Di solito la semplicità è più collegata alla consapevolezza ed alla
operazionalizzazione, la complessità ad aspetti non sempre del tutto
consapevoli e meno direttamente individuabili e misurabili.
Self report

Questionari importanti come strumento di screening

Punto di partenza per la restituzione

Possibile utilizzo nella valutazione del trattamento
Aspetti teorico-metodologici






(a) come sia stata ideata la prova e le sue finalità,
(b) come somministrarla, attribuirle i punteggi in
maniera standardizzata,
(c) come siano stati raccolti i dati per il campione di
standardizzazione,
(d) la validità e fedeltà del self- report,
(e) come debba essere adeguatamente formato il
professionista che voglia utilizzarla in modo
appropriato,
(f) quale sia la corretta interpretazione ed
applicazione dei risultati,
Aspetti teorico-metodologico

Back ground teorico
Back ground culturale

Adattamento italiano



Backtranslation
Adattamento linguistico e culturale
Somministrazione

Dipende dal contesto
Autorizzazione scuola+genitori
Privacy

Costruire la motivazione





Si deve costruire con lui un’alleanza di lavoro che gli consenta di dare
informazioni corrette su se stesso, su quanto sente, prova, fa.
In ambito di ricerca al bambino va fatto comprendere che le informazioni
che ci fornirà potranno essere utili per conoscere i bambini della sua età. In
ambito clinico dovrebbe trasparire che lo strumento ci aiuterà a conoscerlo
meglio ed ad aiutarlo.
Children’s Global Assessment Scale (CGAS, Shaffer, Gould,
)
Brasic e collaboratori (1983



Angold, Costello, Farmer e collaboratori (1999) notano che bambini
con difficoltà di funzionamento ma senza una diagnosi specifica
mostravano lo stesso grado di disagio rilevabile in bambini a cui era
invece possibile assegnare una diagnosi specifica.
Green, Shirk, Hanze e collaboratori (1994) affermano che la
gravità dei sintomi e il grado di funzionamento nei bambini non
necessariamente corrispondono.
In campioni clinici, le misure del disagio mostrano di essere legate
più ad aspetti di competenza che alla sintomatologia, suggerendo
che i clinici, quando sono chiamati a valutare il grado di disagio
psicosociale dei soggetti in età evolutiva, mostrino la tendenza a
considerare maggiormente la competenza che non la sintomatologia
(Ezpeleta, Granero, de la Osa et al, 2000).
C-GAS






Valutazione del funzionamento psicologico generale del bambino
all’interno di un continuum salute mentale – psicopatologia ed è
somministrabile a bambini e adolescenti tra i quattro e i sedici anni
di età.
Ultimo mese trascorso
Bird, Canino, Rubio-Stipec e collaboratori (1987), sulla base della
capacità della CGAS nel differenziare tra soggetti con
psicopatologia e soggetti non affetti da disturbi psicopatologici (M
= 61.8±13.5 e M = 85.6±6.6, rispettivamente), stabiliscono un
punteggio di cut off secondo cui un
punteggio ≥ 71 si rivela probabilmente “non clinico”,
≥ 61 ma < 71 è “probabilmente clinico” e
< 61 è “certamente clinico”.
C-GAS

Lo strumento può essere utilizzato per valutare il
livello di funzionamento sociale-psichiatrico o per
stabilire un livello di baseline per quanto riguarda il
funzionamento prima di implementare un
programma di intervento o un trattamento e si
rivela utile sia in fase di assessment sia per
effettuare una valutazione del risultato della
psicoterapia.
C-GAS




i maschi ottengono punteggi inferiori rispetto alle femmine (Lundh, et al.,
2010).
In uno studio su bambini e adolescenti (Ezpeleta, et al., 2000) l’età emerge
come l’unica variabile predittiva del disagio: i bambini più grandi hanno
maggiore livello di deterioramento nelle loro attività quotidiane.
Non sono stati inoltre rilevati legami tra la CGAS e le misure del quoziente
intellettivo (Mathiassen, et al., 2011), o al contrario emerge relazione
(Green, et al., 1994).
Tra i marcatori di rischio si sono rilevati anche eventi stressogeni precoci
nella vita del bambino, come aver subito interventi chirurgici. Questi si
contrappongono alla presenza di elementi protettivi del funzionamento
quali la presenza di una madre affettuosa, l’avere genitori che abbiano un
buon rapporto di coppia, e la capacità da parte del bambino di sapere
affrontare eventuali problemi facendo ricorso a figure esperte quali i loro
insegnanti (Ezpeleta, et al., 2000).
STRENGHTS & DIFFICULTIES QUESTIONNAIRE (Goodman et al., 1997, 2001)





Criteri DSM, ICD
Più prospettiva dimensionale
Significa identificare la presenza/assenza del disturbo ma anche la
severità
cogliere l’elemento di continuità delle traiettorie evolutive e delle forme di
disadattamento in bambini e adolescenti. I questionari sulle forze e sulle
debolezze del funzionamento, permettono di abbracciare una prospettiva
di assessment “bottom-up”, rispetto a quella “top-down” dei manuali
diagnostici.
Se quest’ultima prospettiva comporta la valutazione della
presenza/assenza di un quadro diagnostico delineato in precedenza da un
gruppo di clinici esperti, la prima invece, parte dalla rilevazione di
problemi presenti in campioni di bambini, da cui si evincono sintomi reali e
rappresentativi della popolazione che si associano in specifiche dimensioni
o sindromi (Ammaniti, 2001).






Diagnosi dimensionale
Prototipo diagnostico
Base da cui è tratto: Behavior Questionnaire (Rutter,
1967): Emotional, Antisocial, Hyperactive.
Non veniva presentato ai bambini e descriveva
aspetti marginali del comportamento “atipico” es.
mangiarsi le unghie.
Scale di Achenbach
Prospettiva cross-informant
SDQ






VALUTAZIONE DEBOLEZZE
VAUTAZIONE FORZA DELL’ADATTAMENTO
25 ITEM
20 PATOLOGICI
5 RISORSE
0 NON VERO, 1 PARZIALMENTE VERO, 2
ASSOLUTAMENTE VERO
SDQ






Emotional symptoms/ Sintomi emotivi (EMO: item 3, 8,
13, 16, 24),
Conduct problems/ Problemi comportamentali (COND:
item 5, 7, 12, 18, 22),
Hyperactivity-inattention/ Iperattività-difficoltà a
mantenere la concentrazione (HYPER: item 2, 10, 15,
21, 25),
Peer relationship problems/Difficoltà nella relazione coi
pari (PEER: item 6, 11, 14, 19, 23)
Prosocial behaviour/ Comportamenti prosociali (PROS:
item 1, 4, 9, 17, 20).
TOTAL DIFFICULTIES SCORE
SDQ

DISTURBI INTERNALIZZATI

DISTURBI ESTERNALIZZATI

COMPORTAMENTI PROSOCIALI
SDQ



l’inter-rater reliability tra i self-report dei bambini e la versioni di insegnanti e genitori, i
risultati sono accettabili, anche se non particolarmente elevati. Anche se i valori della
correlazioni non sono statisticamente soddisfacenti (r < .40), si assestano indicativamente
attorno ai valori medi delle associazioni presentate in altri studi sull’approccio multipleinformant nell’ambito della psicopatologia in età evolutiva (Achebach, Becker, Dopfner et al.,
2008).
Clinicamente il lavoro sulle discrepanze tra i profili sembra essere di gran lunga più
interessante e utile. Dati empirici in questa direzione supportano la riflessione per cui, nel
processo diagnostico in età evolutiva viene suggerita una prospettiva multiple-informant: se da
un lato esiste un accettabile accordo tra prospettive differenti rispetto alle modalità di
funzionamento del bambino, confermando la bontà dello strumento, qualitativamente possono
emergere delle differenze interessanti indagabili in ambito clinico.
In particolare, l’utilizzo combinato di più vertici osservativi diventa utile quando i pazienti sono
piccoli e possono faticare a descrivere i punti forza e debolezza del proprio funzionamento
oppure quando, in fase adolescenziale, è più facile magari per genitori e insegnanti valutare
fedelmente ciò che accade a livello manifesto (per esempio, sottoscale COND o HYPER) e
invece dove far affidamento alla valutazione personale del paziente per descrivere disagi
relativi alla dimensione internalizzante (e.i. sottoscala EMO) (De Los Reyes, Kazdin, 2005).
SDQ


DIFFERENZE GENERE FEMMINE > EMO E PROS;
MASCHI > COND
Decremento delle difficoltà di adattamento rilevate
dall’SDQ in funzione dell’età. Ciò comporta che
bambini più grandi presentano punteggi
significativamente inferiori sulle scale cliniche rispetto ai
più piccoli, come ad esempio PEER, dimostrando il
raggiungimento di un’effettiva migliore capacità di
regolazione emotiva e del comportamento in funzione
della crescita (Muris, et al., 2004)
SDQ


Si è riscontrata la sensibilità dell’SDQ a rilevare la
presenza di un disturbo psichiatrico nel 63.3% dei
casi, valutato parallelamente dai classici manuali
diagnostici (cfr. Achnebach, et al., 2008).
In particolare, si riporta la capacità dell’SDQ di
riconoscere la presenza di disturbi internalizzati
(74.6% per disturbi depressivi e 50.5% per disturbi
d’ansia) e internalizzanti (76.2% per disturbo
oppositivo della condotta e 75.4% per ADHD)
(Goodman, 2001).
Sdq versione estesa e indici clinici



Impact supplement: informazioni rispetto alla cronicità
delle problematiche, e a quanto queste interferiscano
con la vita quotidiana del bambino.
La prima chiede se si ritiene che il bambino in questione
abbia una chiara compromissione rispetto ad una tre le
seguenti aree: emozioni, concentrazione,
comportamento o capacità di stare con le altre
persone.
Questa prima parte fa riferimento alla dimensione
Perceived difficulties e viene codificata su una scala a
quattro punti (0 No, 1 Difficoltà minori, 2 Difficoltà
importanti, 3 Difficoltà gravi).
Sdq versione estesa e indici clinici




l’area della Chronicity indagando da quanto tempo si
presenta il disturbo
aree caratteristiche del funzionamento del bambino
(amicizie, vita in casa, apprendimento a scuola e
attività ricreative) se ne risultino compromesse.
Questi item coprono la dimensione Distress and impact
dimensione Burden, ovvero in quale misura la difficoltà
del bambino abbia creato un disagio nella persona che
risponde o in tutto il sistema familiare.


L’Impact Supplement può essere accompagnato da
domande di follow-up, nate in un contesto clinico,
che raccolgono informazioni squisitamente
qualitative rispetto al decorso o alla possibilità di
una migliore gestione del problema dopo un
eventuale intervento, ripensando all’ultimo mese.
Algoritmo indice predittivo

Holtman, Becker, Banaschewski e collaboratori (2011) che ha messo
a punto l’SDQ-Disregulation Profile (SDQ-DP), utile per individuare
aspetti di scarsa regolazione affettiva possibile predittore della
strutturazione del Disturbo Borderline nei giovani pazienti
(Holtmann, Duketis, Goth, 2010). Il lavoro di Holtmann, Becker,
Banaschewski e collaboratori (2011), mediante complesse analisi
statistiche hanno isolato cinque tra i 25 descrittori dell’SDQ, dalle
scale EMO, COND e HYPER, in grado di rappresentare quei profili
affettivi caratterizzati da scarsa regolazione affettiva. Il punteggio
denominato SDQ-DP è dato dalla somma di punteggi attribuiti ai 5
descrittori selezionati. Affinché l’SDQ-DP venga ritenuto clinico ed
interpretabile deve essere almeno di cinque, in quanto sembra
indicare alta sensibilità (94.6%) nell’individuare il fenotipo ansiosodepressivo, quello aggressivo e quello relativo ai disturbi
dell’attenzione.
Norme italiane








1393 bambini 8-10 anni
Femmine > Pros, Emo
Più piccoli < Peer
Struttura fattoriale
Miglior modello 3 fattori:
(1) COMPORTAMENTI PROSOCIALI
(1,4,9,17,20,7,11)
(2) INTERNALIZZATI (3,8,13,16,24,6,19,23)
(3) ESTERNALIZZATI (2,10,15,5,12,18)
Lettura dati








80-90 percentile subclinico
>90 compromissione livello clinico
5 item con pt.2
Sono costantemente in movimento –hyp
Sono agitato-hyp
Spesso ho crisi di collera o sono di cattivo umorecond
Sono facilmente distratto-hyp
Sono accusato di essere un bugiardo-cond
Punteggi





Emo (80°- 4) (90°6)
Cond (80°- 4) (90°5)
Hyp (80°- 6) (90°8)
Peer (80°- 3) (90°5)
Pros (80°- 9) (90°10)
Scarica