Obiettivo del corso
Impresa/Stakeholder
1. Indagare i processi che caratterizzano le relazioni fra
l’impresa e i suoi stakeholders
a) Sia in ottica descrittiva e strumentale
b) Sia in ottica normativa
2. Mettere gli studenti in grado di affrontare e gestire
le relazioni multi-stakeholder nel contesto delle
imprese, avendo in particolare presente i diversi
approcci multi-stakeholder alla responsabilità
sociale d’impresa
Programma del corso
• Parte A. Introduzione: l’impresa, la
massimizzazione del profitto e altre motivazioni
ad agire
• Razionalità e interesse personale – il concetto di
homo (Inteso come agente) oeconomicus
• La complessità motivazionale degli agenti
economici: lo spazio per altre motivazioni ad agire
Programma del corso
• Parte B. Teorie descrittive e strumentali degli stakeholder
• l’approccio manageriale alla teoria degli stakeholder e gli
approcci descrittivo e strumentale; Introduzione e
approfondimento al concetto di stakeholder
(contributi di Donaldson e Preston (cap.2 libro di Freeman
Rusconi e Dorigatti) e Freeman et al. (cap.1 libro di Freeman
Rusconi e Dorigatti)
• Approfondimento mirato sul concetto di Stakeholder: come
differenziare fra le categorie di Stks: Potere, legittimità e
urgenza (articolo di Mitchell et al. cap.5 libro di Freeman
Rusconi e Dorigatti)
• Approfondimento sullo Stks “comunità” articolo di Freeman
et al. (cap.10 libro di Freeman Rusconi e Dorigatti)
Parte B…
• L’approccio economico e di filosofia del diritto
alla teoria degli stakehodler: Hansman sulla
teoria della proprietà “monostakeholder”
dell’impresa:
• teoria generale (costi di contrattazione e costi
di impresa)
• le diverse strutture proprietarie che si
vengono ad affermare,
• l’ approccio di Blair e Stout alla gerarchia di
mediazione
• Parte C. teoria normativa degli stakeholder
• Stakeholder theory e varie teorie di business ethics
applicate alla stk theory (carrellata delle teorie)
• CSR come governance allargata
• Approfondimento sul contratto sociale tra gli
stakeholder
• Approfondimento su reputazione, corporate culture
+ fuzzy set
• Approfondimento su preferenze conformiste e
impresa sociale
• sistemi di gestione per l’impresa responsabile verso
gli stakeholder
• Parte D. Capitale sociale e network di
stakeholder dell’impresa
• Il concetto di capitale sociale e i suoi effetti in
ambito economico
• Il capitale sociale e la responsabilità sociale:
teoria (modello) e ricerche empiriche (sulle
cooperative sociali)
Libri di testo
• Teoria degli stakeholder (a cura di E.Freeman,
G.Rusconi e M.Dorigatti) Franco Angeli, Milano , 2007.
Capitoli: 1,2,3,4,5,8,10,16
• La Proprietà dell’Impresa, H.Hansmann, Il Mulino,
Bologna, 2005. Capitoli: I, II, III, IV
• Guida critica alla responsabilità sociale e al governo di
impresa (a cura di Lorenzo Sacconi) Bancaria editrice,
Roma, 2005.
Capitoli:
4,5,10,13,17,18,19,21,22,24,26,27,44,45,47,49,51,52,
56
Parte A
• Friedman 1977
• “c’è una e una sola responsabilità sociale
dell’impresa – usare le sue risorse e dedicarsi
ad attività volte ad incrementare i propri
profitti a patto che essa rimanga all’interno
delle regole del gioco, il che equivale a
sostenere che competa apertamente senza
ricorrere all’inganno o alla frode”
• Significa sostanzialmente “negare” qualsiasi
possibilità di approccio multistakeholder
Obiettivo parte A corso
• Cosa ha portato la corrente di pensiero
prevalente in ambito economico a generare
una simile posizione da parte di un così
autorevole economista?
• Cosa implica questo approccio?
• Che problematiche esso genera anche
all’interno della stessa teoria economica?
Parte A
Sen A., Etica ed economia, Laterza 2004 (1987),
pp.165
• Razionalità – profitto e autointeresse.
• Le motivazioni ad agire secondo l’economia
standard
Amartya Sen
Individua due differenti origini
dell’economia, entrambe collegate alla
politica, ma in modi alquanto diversi,
interessati rispettivamente all’etica e
“all’ingegneria”. Si sono quindi determinati
due differenti approcci dello studio
economico definiti:
• approccio etico
• approccio ingegneristico
Approccio etico
• Lo studio dell’economia, benché collegato
in senso immediato al perseguimento della
ricchezza, a un livello più profondo è legato
ad altri studi, rivolti alla valutazione e
all’avanzamento di obiettivi più
fondamentali
Concezione che può essere ricondotta
all’”Etica Nicomachea” di Aristotele
Approccio etico
• All’inizio dell’”Etica Nicomachea” Aristotele
collega la materia dell’economia ai fini
umani (c’è una discussione sui fini che è
fondante: quali sono?), riferendosi
all’interesse di questa scienza per la
ricchezza. E tuttavia egli vede la politica
come la più importante delle arti, mentre le
altre (economia compresa) sono funzionali
al raggiungimento del fine ultimo della
politica che è quindi anche il fine ultimo
essenziale delle altre: “il bene umano”
Aristotele
• “La vita invece dedita al commercio è
qualcosa di contronatura, ed è evidente che
la ricchezza non è il bene che ricerchiamo;
infatti essa è solo in vista del guadagno ed è
un mezzo per un qualcosa d’altro” (Etica
Nicomachea, 1096a, 5)
• In quest’ottica, non vi è possibilità di
dissociare lo studio dell’economia da quello
dell’etica e della filosofia politica
• In questo approccio compaiono due temi centrali
poi trascurati dalla scienza economica:
• 1) c’è il problema della motivazione umana
collegata alla domanda “come bisogna vivere?”
• 2) la valutazione dei risultati nell’ottica del “bene”.
Non ci si può fermare a una valutazione di
efficienza, perché la “sostanza” è fondamentale: si
tratta del bene umano e esso “è desiderabile anche
quando riguarda una sola persona, ma è più bello e
più divino se riguarda un popolo e la città” (EN,
1094b, 9-10)
Approccio ingegneristico
Scuola marginalista in primis
• E’ caratterizzato dall’interesse per i temi
prevalentemente logistici più che per i fini
ultimi e per domande quali “come bisogna
vivere?”;
• I fini sono considerati dati in modo
abbastanza diretto (vedi max del profitto),
oggetto dell’impegno in campo economico
è trovare i mezzi adeguati per raggiungerli
Approccio ingegneristico
• Le persone agiscono in modo razionale: i
loro comportamenti sono mossi
dall’interesse personale
• Le persone massimizzano la loro funzione
di utilità, la quale dipende esclusivamente
dall’appagamento dei desideri personali
Secondo Sen:
• Entrambi gli approcci hanno vantaggi che meritano
di essere considerati nella scienza economica
• Vi sono risultati fondamentali raggiunti
dall’approccio ingegneristico malgrado sia stato
trascurato l’approccio etico (es. la teoria formale
dell’equilibrio generale)
• Pur considerando gli uomini mossi da motivazioni
semplici e caratterizzando le istituzioni sociali in
modo molto semplice, esse hanno ampliato
significativamente la nostra conoscenza della natura
dell’interdipendenza sociale. Quindi questo
approccio ha i suoi meriti notevoli.
• Il problema è che nel tempo l’importanza dell’approccio etico (e dei
due temi che esso porta con sé), si è andata indebolendo in modo
sostanziale via via che l’economia moderna si evolveva, al punto che
la discussione sui fini è sostanzialmente scomparsa (e si accetta
quello depositato)
• Ciò ha prodotto difficoltà per la stessa scienza economica in
particolare la dove diventa pressoché impossibile cogliere le
spiegazioni di alcuni comportamenti umani in assenza di una qualche
considerazione di natura etica (vedremo alcuni esempi)
• Ossia la natura dell’economia moderna ha subito un sostanziale
impoverimento, secondo Sen, a causa della distanza venutasi a creare
tra l’economia e l’etica
• Egli sostiene quindi che l’economia, così come essa si è venuta a
costituire, potrebbe essere resa più produttiva se si prestasse
maggiore e più esplicita attenzione alle considerazioni di natura etica
che informano il comportamento e il giudizio umani
Comportamento economico e
motivazione
• La teoria economica che si è venuta ad affermare
assume individui razionali.
• Cosa si intende per comportamento razionale?
• Due metodi predominanti per definire la razionalità:
1) Razionalità come coerenza interna
2) Razionalità come massimizzazione dell’interesse
personale
Razionalità come coerenza interna
• Se una persona fa esattamente il contrario di quello
che la aiuterebbe a ottenere ciò che desidera, e lo fa
con una inflessibile coerenza interna, difficilmente
sarà considerata razionale
• La sola coerenza interna delle scelte non sembra
quindi essere sufficiente per definire in modo
soddisfacente un criterio di razionalità
• La scelta razionale deve richiedere almeno qualcosa
riguardo alla corrispondenza tra ciò che si cerca di
ottenere e il modo in cui si agisce per farlo
Razionalità e max dell’interesse personale
• E’ quindi basato su un requisito di
corrispondenza esterna tra le scelte che una
persona compie e il suo interesse personale
• Quale il problema in questo approccio
economico alla razionalità?
• Perché dovrebbe essere peculiarmente
razionale perseguire il proprio interesse
personale ad esclusione di qualsiasi altra
cosa?
• Può ben essere accettabile affermare che la
massimizzazione del proprio interesse
personale non sia irrazionale, ma sembra
straordinario affermare che tutto ciò che non
sia massimizzazione del proprio benessere
materiale sia irrazionale
• Ciò implica un netto rifiuto della concezione
della motivazione “collegata all’etica”
• Solo motivazioni egoistiche auto-interessate
sono ammesse in una simile logica
Homo oeconomicus
• Il punto chiave che tratteremo è:
L’ipotesi di razionalità ora presentata offre una
spiegazione soddisfacente del comportamento
umano per lo meno in campo economico?
• Secondo alcuni studiosi ciò accade.
• La vera questione dunque non è se le persone
siano mosse anche dall’interesse personale, ma se
ci sia una pluralità di motivazioni, anche in campo
economico, o se sia il solo interesse personale a
muovere gli esseri umani
• Piccolo excursus per capire la nascita della
posizione riconducibile all’approccio
ingegneristico
• Molti economisti fanno risalire l’approccio
connesso all’idea del puro perseguimento
del proprio interesse personale ad Adam
Smith (1723-1790; orfano di padre,
indirizzato a carriera ecclesiastica, ma
abbandona e diviene insegnante di logica e
poi di Filosofia morale a Glasgow; 1759
Teoria dei sentimenti morali; 1776 La
ricchezza delle Nazioni)
Smith – La Ricchezza delle Nazioni
• Libro Primo “delle cause di miglioramento della
capacità produttiva del lavoro […]”
• Il problema principale dell’analisi economica è
quello della crescita della ricchezza nazionale
che passa attraverso la capacità produttiva del
lavoro: “Sembra che il grandissimo progresso
della capacità produttiva del lavoro e la
maggiore abilità, destrezza e avvedutezza con le
quali esso è ovunque diretto o impiegato siano
stati effetti della divisione del lavoro” -Libro
primo
Divisione del lavoro
• L’aumento della produttività passa attraverso
la divisione del lavoro che consente:
1) Di specializzarsi in poche funzioni che
vengono quindi svolte meglio e più
rapidamente (aumenta l’abilità nel fare
quelle operazioni)
2) Si eliminano i tempi morti
3) Di individuare “innovazioni” nello svolgere
quelle poche e ripetitive funzioni
(fabbrica di spilli)
Da cosa dipende la divisione del lavoro?
• La divisione del lavoro non è il frutto della
volontà precisa ad aumentare la ricchezza (non
avviene perché si prevedono i benefici
economici), ma deriva dalla propensione allo
scambio intrinseca nella natura umana, che a
sua volta dipende dal fatto che gli uomini sono
dotati di ragione e linguaggio, a loro volta
connessi al principio di persuasione (che è poi
un principio di socialità in quanto tale cioè della
volontà di relazionarsi con gli altri)
Accumulazione del capitale
• E’ attraverso l’accumulazione di capitale che si
possono impiegare produttivamente più
lavoratori e si possono dividere i compiti
• All’interno di questo ambito (cioè in questo
specifico capitolo!) subentra il discorso
dell’interesse personale così come formulato
da Smith
Interesse personale
“Non è dalla benevolenza del macellaio, del
birraio o del fornaio che ci aspettiamo il
nostro desinare, ma dalla considerazione che
questi hanno per il proprio interesse
personale. Non ci rivolgiamo alla loro umanità
ma al loro interesse, e ad essi non parliamo
mai dei nostri bisogni, ma dei loro vantaggi”
(Smith 1776, p.92)
Interesse personale
In realtà in tale passo Smith specifica in che modo
vengono svolte nel mercato le normali transazioni, e
perché e come funziona la divisione del lavoro, che
sono i due argomenti del capitolo da cui è tratta la
citazione.
Ciò non significa che unica molla dell’agire umano
sia l’interesse personale.
In realtà in altri passi e in particolare nella “Teoria dei
Sentimenti Morali”(1759) Smith sottolinea come
caratteristica degli uomini sia la “simpatia” verso gli
altri.
Teoria dei Sentimenti Morali:
La Simpatia
• “Per quanto profondamente egoista si possa
immaginare un uomo, ci sono evidentemente
nella sua natura dei principi che lo inducono
a interessarsi alla sorte degli altri, e gli
rendono necessaria la felicità altrui,
quantunque egli non ne ricavi altro che il
piacere di contemplarla”
Socialità
• Il principio della socialità si esprime in gradi diversi nelle virtù
degli individui, procedendo dalle inferiori alle superiori
abbiamo quelle della prudenza, della giustizia e infine della
benevolenza.
• La prudenza è la virtù caratteristica dell’uomo buono
particolarmente nella sfera economica e consiste nel continuo
sforzo a migliorare la propria condizione (coincide con
l’interesse personale
• Al di sopra la giustizia, cioè le convenzioni sociali che danno
luogo alle regole del diritto (per impedire che il
perseguimento dell’interesse da parte di uno ostacoli quello
degli altri)
• Benevolenza, infine, quando l’interesse privato è sacrificato
per quello pubblico
• Tutte e tre appaiono in qualche modo rilevanti anche nella
sfera economica
• La simpatia è a fondamento dell’intero edificio
etico di Smith: la capacità naturale nell’uomo
di partecipare ai sentimenti altrui
• E’ la simpatia che costituisce il rapporto tra
individui e società
• Quindi, Smith non basava la salvezza
economica su una qualche unica
motivazione. (anche se la riduzione del
pensiero di Smith alla mano invisibile ha
fatto così sembrare)
• La difesa del comportamento mosso
dall’interesse personale avviene in contesti
specifici , in particolare avendo a
riferimento le svariate barriere
burocratiche dell’epoca e le altre restrizioni
alle transazioni economiche che rendevano
difficile il commercio e ostacolavano la
produzione
• In realtà Smith diede dei contributi pionieristici
all’analisi della natura degli scambi reciprocamente
vantaggiosi e del valore della divisione del lavoro, e
dato che questi contributi sono perfettamente
compatibili con un comportamento umano per il quale
non sono rilevanti cordialità ed etica (ma non li
escludono categoricamente), i riferimenti a queste
parti dell’opera di Smith sono stati numerosi.
• Altre parti degli scritti smithiani sull’economia e la
società, riguardanti l’osservazione della povertà, la
necessità della simpatia, e il ruolo delle considerazioni
di natura etica nel comportamento umano sono state
invece relativamente trascurate via via che questi temi
di riflessione diventavano fuori moda in economia
La favola della Api (1714) Mandeville
• Anche se la nascita dell’economia politica
viene comunemente associata alla
pubblicazione della Ricchezza delle Nazioni,
molti individuano nella Favola delle Api
l’opera che segna il punto di partenza
dell’emancipazione dell’ambito economico e
della sua separazione dalla riflessione
morale (Orsini 2006, WP Aiccon n.33)
La Favola delle Api – provocatorio poema
satirico
• La domanda alla base dell’opera di Mandeville è:
per avere una società economicamente prospera,
occorre che gli individui che la compongono siano
virtuosi (ossia non inclini alle passioni, al lusso,
all’inganno per perseguirli)?
Mandeville risponde negativamente: i vizi privati
sono la base dei pubblici benefici, e pertanto
l’economia può fare a meno delle virtù.
i componenti di un prospero e florido alveare si
comportano in modo disonesto maledicendo
sempre le disonestà altrui. Ipocritamente chiedono
agli dèi un po’ più di onestà. Ma mentre Mercurio
“sorride a tanta impudenza”, Giove, indignato,
decide di accontentarli, e “libera lo schiamazzante
alveare dalla frode”: da orgogliosi, invidiosi ed
amanti del lusso, vengono trasformati in buoni
cittadini dediti alla sobrietà e al risparmio. Le
conseguenze sociali di una simile trasformazione
sono nefaste (Orsini 2006 p. 2)
…il lusso
dava da vivere a un milione di poveri
e l’odiosa superbia a un altro milione.
Perfino l’invidia e la vanità
favorivano l’industria.
La loro più cara follia, la volubilità
nel vestire, nei cibi e negli arredamenti,
questo strano e ridicolo vizio, era ormai
proprio la ruota che muoveva il commercio
[…]
In questo modo il vizio alimentava l’ingegno
che, col tempo e con l’industria,
aveva portato le comodità della vita
i suoi veri piaceri, conforti ed agi…
in seguito, praticando comportamenti virtuosi
“mentre vanità e lusso diminuiscono,
anche le vie del mare sono abbandonate.
Non vi sono più mercanti,
e intere fabbriche vengono chiuse.
Tutte le arti e i mestieri sono negletti:
l’accontentarsi del proprio stato, rovina l’industria
[…]
La virtù da sola non può far vivere
le nazioni nello splendore”
La redenzione morale, portando ad un crollo dei consumi, e quindi a
disoccupazione e depressione, si trasforma in collasso economico.
La Favola della Api
Se da un lato si può ancora oggi dibattere su “cosa
veramente Mandeville intendeva dire”, anche alla luce dei
contenuti che lo stesso autore aggiunse alle edizioni
successive della favola, vi sono pochi dubbi
sull’interpretazione che della sua opera ha storicamente
prevalso.
esiste un’armonia naturale degli interessi
Torniamo quindi all’idea base di
Homo oeconomicus
• Quello che appare critico non è che sia razionale
perseguire la propria utilità personale in termini
materiali, massimizzando il proprio consumo, ma
che sia giudicato irrazionale qualsiasi
comportamento che vada contro questa logica.
• E’ possibile esistano motivazioni che spingono gli
agenti ad agire in modo non direttamente autointeressato (nel senso dell’homo oeconomicus ossia
di massimizzazione del proprio benessere
economico e materiale)?
Assunti della teoria economica
comunemente accettata
1. Benessere personale egoistico: il benessere di una
persona dipende solo dai suoi consumi (e in
particolare non comporta nessuna simpatia o
antipatia verso gli altri)
Riduzione evidente del concetto di benessere (well
being)
Assunti della teoria economica
comunemente accettata
2. Obiettivi di benessere personale: l’obiettivo di
una persona è la massimizzazione del proprio
benessere o – in presenza di incertezza – del
valore atteso ponderato su basi
probabilistiche di tale benessere
Assunti della teoria economica
comunemente accettata
3. Scelte basate su obiettivi personali: ciascun
atto di scelta delle persone è guidato
immediatamente dal perseguimento degli
obiettivi personali
• Si possono trovare esempi di situazioni in
cui questi assunti sono violati.
Per i punti 1 e 2 questo è “abbastanza”
intuitivo: accade, ad esempio, se uno
attribuisce valore anche ad elementi diversi
dal consumo o se un soggetto ha obiettivi
diversi dalla max del proprio benessere
personale inteso come consumi.
Più complesso appare affrontare il punto 3:
Scelte basate su obiettivi personali
• Dati gli obiettivi di una persona (compresi
eventuali obiettivi diversi dal consumo, con aspetti
morali ecc.) sembra totalmente ragionevole
assumere che una persona scelga il corso di azione
che è coerente con quegli obiettivi
• In questa logica tuttavia è interessante ragionare
sul dilemma del prigioniero e ciò che implica la
logica sottostante al gioco in questo discorso
Il dilemma del prigioniero
B
Cooperare
A
Coop
2, 2
Defez
3, 0
Defezionare
0, 3
1, 1
L’unica soluzione razionale del gioco è defezionare
• Nella teoria economica comunemente
accettata comunque questi tre assunti
sono fusi insieme.
Potrebbero tuttavia anche essere
considerati separatamente: es. una
persona potrebbe far dipendere il
benessere solo dai suoi consumi (assunto
1) ma i suoi obiettivi possono comportare
anche aspetti diversi oltre alla
massimizzazione del benessere personale