4B_Epifania - salesiani don Bosco

Omelie per un anno
Volume 1 - Anno “B”
Anno “B”
EPIFANIA DEL SIGNORE
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Is 60,1-6 - La gloria del Signore brilla sopra di te.
Dal Salmo 71 - Rit.: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della
terra.
Ef 3,2-3a.5-6 - Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a
partecipare alla stessa eredità.
Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Abbiamo visto la sua stella
in oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia.
Mt 2,1-12 - Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.
Un Dio per tutti gli uomini
Chi è Dio? Forse la domanda lascia indifferenti molte persone della
nostra società perché ritengono già di sapere. Essi infatti pensano che
Dio non «serve»: non ci ascolta come vorremmo, non ci aiuta a
guadagnare di più, non ci fa raccomandazioni per avanzare nella carriera, non ci guarisce quando siamo ammalati, non arresta il nostro
invecchiamento, non ci fa evitare la morte. Dunque, a che serve Dio? E
se non serve, come qualsiasi altro genere di consumo, perché parlarne
o affannarsi per tentare di sapere chi è? Molti uomini vivono come se
Dio non ci fosse, indifferenti e incuranti di Dio. Eppure Dio è per tutti
gli uomini, per quelli che lo cercano e anche per quelli che non lo
cercano. E non lascia tranquillo nessuno perché egli, come ci ha detto
Gesù, va in cerca della pecora perduta o smarrita. Questa è la grande
e luminosa verità della festa dell'Epifania: Dio va in cerca di ogni uomo
perché ogni uomo possa trovarlo ed essere felice.
«Su di te splende il Signore»
L'anonimo profeta di questo brano (Is 60,1-6), vissuto negli anni
successivi all'esilio babilonese, si propone di rispondere alla domanda:
come ritrovare l'identità e la missione di popolo di Dio nel mondo? Il
regno di Israele e di Giuda era finito; era impensabile tentare di
ricostruire la monarchia. Il popolo di Israele, in quanto popolo di Dio,
non era uno Stato. Ma allora, qual è la sua fisionomia e il suo compito
nel mondo?
Epifania “B” • © Elledici, Leumann 2005
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Il mondo è ricoperto di tenebre e di una fitta nebbia. Tutti i popoli sono
nell'oscurità, simbolo di disorientamento, di una vita disordinata e
infelice. Invece sul popolo di Dio brilla una luce splendida, la «gloria»
del Signore che è luce del suo popolo. La «gloria» indica la presenza
luminosa di Dio. C'è dunque, nel mondo, un faro, un punto luminoso di
riferimento. Si tratta della comunità dove è presente Dio, dove si vive
in modo diverso da tutto il resto del mondo. È una comunità
alternativa a tutte le altre società del mondo. Questo è il punto
luminoso che risplende sulla terra, non di luce propria ma della luce
che viene dal Signore.
Tutti i popoli saranno attratti da questa luce e verranno in
pellegrinaggio: «Cammineranno i popoli alla tua luce. Alza gli occhi e
guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te».
Questa nuova comunità storica creata dal Signore è la Chiesa, la
comunità scelta liberamente da coloro che vogliono vivere come Gesù.
E lo stesso Gesù dice: «Voi siete la luce del mondo; non può restare
nascosta una città collocata sopra un monte» (Mt 5,14).
Di fatto, nella storia della Chiesa, quanta gente è stata attratta dalla
luce che si irradia dalla comunità di Gesù! Uomini e donne di ogni
angolo della terra, di ogni epoca, hanno visto brillare nella comunità
cristiana la luce del Signore e sono venuti ad adorare il Signore. Quale
responsabilità pesa su di noi che ci riteniamo e vogliamo essere la
comunità di Gesù!
Una promessa senza frontiere
I primi cristiani erano, in gran parte, giudei venuti alla fede in Gesù.
Ma era per loro molto faticoso non pensare che la vita cristiana fosse
connessa con un popolo, con una razza, con i privilegi storici del
popolo di Dio dell'Antico Testamento. S. Paolo stesso, ebreo per
nascita e religione, rimane stupito di fronte al mistero di Dio, cioè alla
volontà divina di aprire le porte della salvezza a tutti gli uomini, senza
nessuna condizione se non la fede. Ecco qual è il mistero, cioè il piano
di Dio: «I Gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla
stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e a essere partecipi della
promessa per mezzo del Vangelo». Non si presuppone niente da parte
dell'uomo, non vengono poste condizioni né barriere e preclusioni.
Ogni uomo è chiamato a credere in Gesù Cristo e a formare il suo
corpo, la Chiesa. Già la visione di Isaia 60 anticipava l'universalismo
dell'appello di Dio irradiato dalla sua comunità, ma con s. Paolo, che fa
eco a Gesù, è ormai chiarissimo che non ci sono titoli, privilegi di
Epifania “B” • © Elledici, Leumann 2005
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nessun tipo da far valere davanti a Dio. Gesù non può essere
accaparrato né imbrigliato da nessun vincolo umano. La promessa di
Dio, incarnata in Gesù Cristo, è per tutti coloro che sono disposti ad
accoglierla.
Il Vangelo di Gesù non è una ideologia o una teoria per un gruppo
speciale o per una razza o per un popolo, ma è la promessa che Dio fa
a ogni uomo e a ogni donna. E la fede necessaria per riceverlo non è
un privilegio razziale, non è una prestazione possibile a un popolo e
non a un altro, è la libera disponibilità ad aderire alla promessa divina.
La festa dell'Epifania, nel folklore popolare, è legata a differenti
tradizioni locali. I bambini restano estasiati davanti al presepio e ai «re
magi»; i grandi, in alcune regioni italiane, l'hanno fatta diventare la
festa dei doni; i più gozzoviglioni ne hanno fatto la festa che chiude il
ciclo delle «feste natalizie». Come è stata strapazzata questa festa,
che in molti paesi del mondo è un giorno feriale qualsiasi, mentre per
le prime generazioni cristiane fu la festa più grande ancora del Natale,
che si impose storicamente più tardi! Era infatti la festa della
«manifestazione» di Gesù al mondo e dell'ammissione di ogni uomo
alla fede cristiana.
I magi vengono da lontano e cercano presso il popolo di Dio il
Salvatore del mondo. Essi hanno visto la «sua stella», la sua luce
brillare sopra il popolo di Dio e sono giunti fino al centro del popolo di
Dio, Gerusalemme. Ciò vuol dire che Israele, popolo di Dio, è un popolo luminoso e attraente: si adempie la profezia di Isaia 60.
Ma dove attinge il popolo di Dio la conoscenza del luogo che ospita il
Salvatore? I capi rispondono: «A Betlemme di Giudea, perché così è
scritto per mezzo del profeta». Nella Bibbia si trova la luce per
riconoscere la presenza del Messia e Salvatore. Il popolo di Dio è luce,
una stella per gli altri uomini, perché possiede la Bibbia, la parola di
Dio. Ma Erode pensava che Stato e «Chiesa» fossero identificabili. Egli
chiede ai magi di riferirgli tutto quanto avessero trovato. Egli agisce
come se il Salvatore del mondo fosse un suo suddito o, forse meglio, il
supremo e divino garante del suo trono. Ma i magi non tornarono da
Erode: «per un'altra strada fecero ritorno al loro paese». Gesù non è il
garante di uno Stato né un rivoluzionario politico. Egli tuttavia è il
«capo che pascerà il popolo di Dio, Israele». Vuole formare una società
di cui egli è il pastore, ma non uno Stato che si contrappone agli altri
stati, una potenza politica che rivaleggia con le altre potenze politiche
umane.
Epifania “B” • © Elledici, Leumann 2005
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Nel mondo c'è tenebra, cioè sopruso, prepotenza e violenza. Gesù
propone una comunità nuova, su cui splenda la luce di Dio, e che
diventi luce che attrae e seduce ogni uomo.
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