Il medioevo:
Il medioevo è visto come un’età di mezzo. L’alto medioevo è dal 476 (caduta dell’impero romano
d’occidente + inizio invasioni barbariche) al 1000. Il basso medioevo dal 1000 al 1492 (scoperta
dell’America).
È un epoca buia dominata dalla superstizione e dall’ignoranza. Domina la Chiesa, c’è un forte
legame con il cristianesimo.
Alto medioevo: un'unica lingua scritta > latino.
In questo periodo la lingua parlata derivante dal latino si era progressivamente imbastardita,
fondendosi con apporti provenienti da varie lingue dei popoli germanici che avevano invaso l’Italia,
la Gallia e la penisola iberica. C’è quindi distanza tra la lingua parlata (latino volgare) e il latino
scritto. Il medioevo è appunto caratterizzato dalla mancanza di una lingua unitaria. Il latino lo
sapevano solo i nobili e il clero, ma chi trascriveva i testi in latino erano solo gli scriba, o
amanuense, appartenenti al clero. Il popolo parlava invece l’italiano volgare.
L’alto medioevo è caratterizzato dal declino politico, economico e culturale.
Basso medioevo: C’è una rinascita economica e culturale. Il latino volgare diventa anche lingua
scritta e la nuova figura dell’intellettuale è quella del giullare, che racconta delle storie non più
legate unicamente alla chiesa. Infatti non trasmettono più una cultura cristiana come faceva il
clero, ma raccontano anche cultura laica (combattimenti, poesia d’amore,..). C’era comunque
ancora poca gente che leggeva e scriveva e la lettura dei testi era unicamente ad alta voce. La
Chiesa era contro i giullari che trasmettevano una cultura laica. (Goldoni era un giullare ed è stato
allontanato dall’istituto di Pavia). Figura simile sono i goliardi che spingevano la gente a sostenere
ragioni corporali e materiali e allontanavano dal potere politico e religioso.
Feudalesimo: fattore caratterizzante del Basso medioevo, nell’alto viene superato con il
commercio. È basato su una rete di relazioni interpersonali legate alla fedeltà che univa il signore
(re) e i vassalli, che ricevevano da esso il feudo ( una porzione di territorio). L’investitura è il nome
del giuramento di fedeltà che legava il vassallo al signore. I vassalli devono inoltre al Signore
“omaggio” (deriva dal francese nel senso stretto di “vassallo”, quindi gli devono la loro fiducia).
La società feudale è una struttura piramidale, dove c’è una scala gerarchica precisa (è una società
statica, non c’è mobilità sociale) ed è immutabile ( rispondente al disegno provvidenziale che
regola l’universo ). Si pensa che Dio abbia voluto la divisione della società in tre ordini : guerrieri
(bellatores), sacerdoti(oratores) e contadini(laboratores).
Le classi sociali sono divise in signori (nobili + clero), vassalli, valvassori.
L’allegorismo( dal greco) ha alla base l’idea di unità del cosmo (ordine voluto da Dio), in cui ogni
elemento ha una collocazione e un senso e si collega con tutti gli altri elementi. La visione
medievale è quindi simbolica. La lettura allegorica viene applicata anche alla storia; è questa una
variante dell’allegoria, quella figurale.
Storia dell’evoluzione della lingua:
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Primo e secondo secolo dopo Cristo: Nel territorio romano si parlava latino volgare e la
lingua comune era differente da un luogo all’altro. C’era quindi incomprensione.
Terzo secolo: aumenta la distanza tra il latino scritto e il latino parlato. La diffusione del
Cristianesimo riduce l’autorità del latino ufficiale e incoraggia la diffusione del latino volgare
e di neologismi (nuove parole) introdotti dalla nova religione.
Quinto secolo: invasioni barbariche. Le popolazioni germaniche influenzano con le loro
lingue i vari latini volgari, scompaiono le scuole pubbliche e le uniche persone acculturate
sono il clero.
Sesto secolo: In Italia, Francia e Spagna la conoscenza del latino scritto è ridotta e si crea
una confusione tra latino e lingue parlate.
 il primo documento di volgare romanzo è Giuramento di Strasburgo, 842
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 primo documento di volgare italiano sono Placito Captano, 960 e Indovinello
veronese, 800/1000.
Dopo il 1000: nascono le lingue romanze (deriva da romanice loqui, cioè parlare al modo
dei cittadini che erano romani) e neolatine in 10 varietà:
 Spagna: casigliano, Catalano, Portoghese
 Francia: Provenza (Oc), francese (Oil)
 Italia: Italiano, Sardo
 Isole e Dalmazia: Dalmatica
 Alto Adige, Friuli, Grigioni: ladino (o romacio)
 Romania: Romeno.
Nascita delle letterature europee:
La prima letteratura è quella francese nell’ 11° secolo, poi c’è quella spagnola nel 12° secolo e
infine quella italiana nel 13°secolo.
Francia: nasce la letteratura cortese, detta così perché si sviluppa nelle corti dei signori feudali. Le
due lingue presenti in Francia dettero vita a due letterature parallele. Quella in Francia (Oil), fu
soprattutto epica e narrativa. Quella provenzale soprattutto lirica.
I poemi epici Francesi sono chiamati canzoni di gesta. Il capolavoro è “la chanson de Roland”, il
cui argomento è la spedizione di Carlo magno contro i saraceni di Spagna (778) e la morte di
Orlando, paladino e martire della fede.
L’indovinello veronese
Prima del 960 si ha un esempio di forma intermedia fra latino e volgare ( ma forse si tratta solo di
un latino imbastardito) nell’Indovinello Veronese, risalente tra il VIII e il IX secolo. È stato inserito
da un copista veronese in un codice elaborato nella Spagna araba.
Indovinello:
“Anteponeva a sé i buoi, bianchi prati arava, ed un bianco aratro teneva ed un nero seme
seminava”
L’interpretazione dell’indovinello sembra quasi legata al parallelismo fra l’atto di arare e di
seminare e quello di scrivere, fra il contadino e lo scrivano. Buoi>mani, bianchi prati>fogli, bianco
aratro> piuma nero seme >inchiostro.
Placito capuano( o cassinesi)
La prima distinzione fra volgare e latino si hanno nel Placito capuano del 960, primo dei 4 Placiti
del 960-963. Sono quattro sentenze giudiziarie volute dal giudice di Capua, in volgare perché
voleva che i contenuti del discorso fossero compresi da tutti i presenti ( che non conoscevano la
lingua latina).
“placito” significa “ciò che è piaciuto”, cioè in questo caso ciò che il giudice ha approvato e la
sentenza che ha emesso.
È il primo documento in volgare Italiano.
Non c’è in Italia un volgare italiano unico, piuttosto si deve parlare di una pluralità di volgari
caratterizzati da un’omogeneità di fondo. Per indicare tale omogeneità Dante parla di una “lingua
del si” o una “lingua italica”.
I comandamenti d’amore
Dal sostantivo “Corte” derivano termini come “fare la corte”, o “corteggiare”, che rinviano alla sfera
dell’amore. L’amore cortese è al centro non solo del romanzo ma anche della lirica. È un
argomento di trattazione scientifica, morale e filosofica. Il trattato più noto è il De Amore.
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I comandamenti d’amore, o il De Amore, è un trattato scritto da Andrea Cappellano fra il 1174 e il
1204. Esso definisce i principali comandamenti d’amore:
- propone una definizione dell’amore,
- il rapporto tra l’innamorato e la donna ( che riflette quello del vassallo e il Signore),
- l’opposizione inconciliabile fra amore libero e matrimonio (solo il primo è vero amore)
- stretto rapporto tra gentilezza e amore.
Cappellano fissa quindi le regole dell’amor cortese, incentrato sulla “cavalleria d’amore”
(generosità, lealtà, devozione) a cui si ispirano la poesia provenzale e il romanzo cavalleresco.
Questa opera è suddivisa in tre libri e ha per scopo di stabilire le regole fondamentali del
comportamento amoroso e stabilire cosa sia l’amore perfetto (primi due libri). Il terzo libro valuta il
matrimonio.
Andrea Cappellano detta il suoi 12 comandamenti al mondo delle corti feudali del XII secolo, quindi
questi precetti non sono conformi ai nostri tempi.
La letteratura italiana dell’età dei Comuni
Tempo e luoghi
In Francia, Germania e Italia i primi comuni nascono nel Basso Medioevo (1000-1492).
In Italia lo sviluppo è diverso perchè i comuni divengono vere e proprie città-stato. Il logoramento in
Italia dei due poteri universali ( Impero e Papato) è in parte causa delle conseguenze dello
sviluppo dei Comuni. Questi ultimi sono ghibellini ( filoimperiali) o guelfi ( filopapali).
Urbanizzazione e nascita della borghesia
In vaste zone dell’Italia si crea un sistema economico unitario città-campagna, a seguito della
ripresa della vita nelle città dopo il BM. Entrano in crisi le tre parti della società medievale
( oratores, bellatores, laboratores). La terra non è più l’unica fonte di ricchezza; nasce il capitale
mobile, il denaro (mezzo universale di scambio). I mercanti si trasformano in uomini d’affari.
In un affresco di Lorenzetti, “Effetti del Buon Governo nella città e nella campagna”,1338. Vengono
riportate la città (sinistra) e la campagna ( destra). La città mostra un affollamento di botteghe, e
mostra l’immagine di una città laica e borghese dove sono rappresentati tutti i ceti sociali ( nobili,
fanciulle…) Nella città si innesta direttamente la campagna con i suoi contadini, boscaioli, e
pastori. La novità maggiore sta nell’attenzione dedicata alla campagna e al suo rapporto con la
città. Sono entrambe parte di un territorio integrato, hanno funzioni reciproche.
L’organizzazione della cultura nella città comunale
Urbanizzazione  nuovo organismo culturale, nasce l’università, struttura cittadina. In passato si
chiamavano Studium ( cioè luogo di sudio aperto a tutti), poi nascono le Universitates, cioè grandi
associazioni di studenti .
Le università possono avere quattro facoltà:Arti liberali, medicina, diritto, teologia.
I nuovi intellettuali e il nuovo pubblico
L’intellettuale era un chierico, le eccezioni erano i trovatori e i giullari, che scrivevano e recitavano.
L’attività intellettuale diventa laica e nascono figure sociali nuove come il maestro e il professore
universitario.
Le nuove figure sociali intellettuali nella vita cittadina sono i notai, i giuristi, medici, e speziali
(farmacisti). Questi scrivevano per hobby, non esisteva la figura del poeta come mestiere. Infatti
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molti poeti venivano chiamati con il nome del loro lavoro (Giacomo da Lentini veniva chiamato il
notaro, pure da dante nel Purgatorio,24). I nuovi intellettuali si rivolgono a un nuovo pubblico.
I movimenti religiosi nel XII secolo
Rinnovamento della chiesa, crescita di movimenti evangelici e pauperistici. Ci sono proteste contro
il clero simonaico ( chi compra e vende cariche religiose), e nel secolo successivo si sviluppano
molte eresie ( dottrine, scelta sbagliata). Nasce il movimento dei valdesi che sostiene che il diritto
di predicare deve spettare a tutti i credenti. Nascono i catari, che sostengono una visione dualistica
dell’esistenza ( male e bene).
Si diffonde la figura del frate e non c’è più solo il monaco. Il frate abitava in città, interveniva nei
litigi, faceva il predicatore…
Il secolo XIII vede una forte religiosità e ha esigente di rinnovamento.
Francescani e Domenicani
I Domenicani hanno rinunciato al benessere e ricchezza ma non come i francescani, erano dei frati
predicatori.
I Francescani si ispirano alla vita di Cristo e a ideali di povertà, carità e umiltà. Anche tutti i loro
testi seguono questa regola (“humiltate” nel Cantico delle creature). La regola di San Francesco ha
subito trasformazioni e ha rinunciato agli aspetti più rigidi . Dopo la morte di San Francesco i suoi
seguaci si divisero in spirituali e conventuali
La Chiesa non approva questi ordini, temeva di poter perdere.
La lauda
Nel medioevo tutta la produzione letteraria è religiosa.
La lauda, lirica e poi drammatica, si diffuse avendo come centro l’Umbria.
La lauda prende il proprio nome da “laus”, cioè lode, canti e lodi di Maria, Cristo e i Santi tende a
trasformare la sua natura lirica in una struttura drammatica (es. Donna de paradiso ). La lauda
tende a fissarsi dopo il 1260 nella forma scritta e nella struttura ballata. Il pubblico della lauda è
popolare e di massa , che si estende anche fino alle campagne.
Francesco D’Assisi
Francesco nasce ad Assisi, Umbria il 1182 e muore nel 1226. Esso conduce una giovinezza
allegra e spensierata, poi segue un periodo di crisi. In seguito c’è la vocazione religiosa e la
conversione (1206) che si manifesta con la carità, disprezzo delle ricchezze. Inizia così la
predicazione associata al medicare e alla cura dei malati. Francesco ha fatto altri gesti simbolici,
come il viaggio pacifico in Terra Santa. Prima di morire compose una lauda con il nome “cantico
del frate sole” o “Laudes creaturarum”.
Francesco era visto come colui che parlava agli animali, infatti viene ritratto da Giotto in un prato
circondato da uccelli ( “la predica agli uccelli”). È ritratto di profilo (prima sempre frontale).
È un predicatore della natura in quanto ha rinunciato alla ricchezza per i poveri.
Laudes Creaturarum
Domina una concezione ottimistica della vita umana e della natura. L’idea evangelica della
fratellanza umana è rilanciata come rapporto armonioso dell’uomo con l’universo, con Dio, con la
morte. L’estremismo di Francesco accompagna all’ottimismo nei confronti dell’individuo.
Il Cantico di Frate sole è considerato il primo testo artistico della letteratura italiana. È l’unico in
volgare di sicura attribuzione. Questo cantico è uno strumento di propaganda religiosa con
destinazione di massa. La funzione è la lauda doppia: opporsi al pessimismo medievale, e
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contrastare l’eresia catara che contrapponeva cielo e terra. Francesco vuole valorizzare il rapporto
armonioso tra la realtà naturale e il Dio del cielo.
È usato quindi un linguaggio gioioso.
La vita di Cristo assume per Francesco il carattere di un modello diretto: il riferimento al vangelo
non è metaforico ma reale ( non interpreta il significato ma lo copia alla lettera).
Il cantico di San Francesco da inizio alla letteratura Italiana
Altro sulla lauda:
C’è uno stretto rapporto con la Natura, viene valorizzato il creatore, è rivolta a tutti ( anche i
poveri) e gli elementi naturali sono a disposizione di tutti.
“non sono degno di nominare Dio, ma lo faccio attraverso le sue creature”.
L’elenco di elementi naturali ( sole, luna, stelle, vento, acqua, fuoco, madre terra) sono disposti a
CLIMAX, dal più vicino al più lontano da Dio.
“Laudato si, mi signore”  Anafora, 6 elementi che fanno da tramite tra noi e Dio.
Cantico diviso il tre parti:
- Incipit
- Lodi
- Conclusioni
La parte introduttiva e conclusiva sono le più complicate. Da v.22 si rivolge direttamente agli
uomini e parla dei problemi che dovranno sopportare.
Latinismi:
et ( congiunzione “e”)
Cum ( preposizione con”)
“u” finale nelle parole : provenienza dall’Umbria.
Il misticismo esasperato e aggressivo di Jacopone da Todi
Jacopone nasce a Todi ( in Umbria), nel 1236 da una famiglia nobile, ed era vissuto facendo il
procuratore legale (avvocato).
Jacopone non vive più il rapporto fiducioso e ottimistico con la natura che caratterizza San
Francesco D’assisi. Vive una situazione non armonica che ruota attorno al pessimismo.
La conversione avviene nel 1286, quando ritrova la moglie flagellata da un cilicio (x autotorturarsi e
chiedere perdono a Dio).
La seconda parte della sua vita è caratterizzata dal rifiuto di tutti i valori mondani. Dopo 10 anni di
vagabondaggio diventa un frate laico ( 1278) avvicinandosi agli spirituali. Fu in seguito arrestato e
ottenne la revoca nel 1303.
Morì la notte di natale del 1306 a Collazzone ( vicino a Todi).
Le laudi sono le sue produzioni migliori, anche se è molto importante anche l’opera latina “Stabat
mater”. I temi delle laudi sono quelli della tradizione francescana: l’umiltà dell’uomo rispetto a Dio,
La gioia mistica del “giubilo”, momenti centrali della fede cristiana ( incarnazione e passione).
Modi di scrivere: la sintassi è spesso spezzata, con frequenti asindeti, ellissi e cambio di soggetti. Il
periodo ha una struttura a catalogo ( cioè elencazioni), con frequenti personalizzazioni. La
tendenza della drammatizzazione in alcuni casi c’è sottoforma di dialogo: spetta a Jacopone il
passaggio dalla lauda lirica alla lauda drammatica ( o dialogata). Uno dei testi più riusciti e celebri
è “donna de paradiso…”
“Donna de paradiso…”
Donna de paradiso è la lauda più celebre di Jacopone. È drammatica interamente dialogata,
sottoforma di intreccio di voci: Jacopone sa trovare accenti teneri e dolenti, segno di una
eccezionale possibilità di incontro tra condizione umana e altezza divina.
Parlano un fedele (san Giovanni), Maria, La folla, e Gesù. Al centro dell’attenzione c’è la
sofferenza della Madonna e la sua intesa con il figlio. La morte di cristo rappresenta l’estrema
condizione di dolore umana.
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I latinismi presenti sono ripresi dalle sacre scritture ( es. crucifige, rege..) mentre il dolore di Maria
e le sofferenti risposte di Cristo hanno un registro semplice e quotidiano. Frequente nelle laudi
Jacoponiche, e anche in questo caso, l’uso di un vocabolario cortese. La sintassi rispecchia
immediatezza, emotività.
Questa lauda è formata da 33 strofe ( il numero degli anni di Cristo) mentre il racconto della
Passione ne occupa 3 ( al centro della lauda).
In questo testo il dolore della Madonna è messo in primo piano, con una grande importanza; le
vicende dolorose di Cristo restano sullo sfondo.
Nuova è l’idea di rappresentare in Maria la Passione di Cristo, facendo di lei un doppio Cristo.
Ponendo Maria al centro dell’attenzione Jacopone esalta la natura incarnata di Cristo.
“O Signor, per cortesia”
Questa è una lauda in ottenari, dove Jacopone chiede a Dio che gli venga scaricato addosso un
cumulo interminabile e raccapricciante di malattie e sciagure. Chiede che la sua deformità fisica
provochi orrore negli altri uomini, così da essere emarginato e temuto maledetto per non far parte
della società che ha crocifisso Gesù, ma questo non basta. È una lauda molto violenta e
sconvolgente. Il collegamento conclusivo rivela il significato profondo delle richieste del poeta:
seguire il cammino di Cristo e imitarlo escludendo però, la degradazione delle sofferenze, ogni
aspetto glorioso della propria vicenda.
La scuola siciliana: il tempo, i luoghi, le figure sociali
Non c’è più la poesia religiosa ma la poesia laica.
La poesia lirica nasce dall’esperienza dei rapporti sociali della corte feudale. Si afferma quindi in
Italia alla corte di Federico II di Svevia ( imperatore nel 1220, morto nel 1255). La sua corte era in
Sicilia, divenuta così centro politico e culturale dell’impero.
Federico voleva avere una supremazia ghibellina in Italia ( cioè coloro che sostengono
l’imperatore) Federico si contrapponeva alla Chiesa ( che aveva i guelfi, coloro che sostenevano il
papa). Federico fu poeta in volgare, conosceva il tedesco, francese, latino.
Oggi si parla di scuola siciliana per indicare i poeti ( circa 25) attivi nel periodo fra il 1230 e il 1266.
Rispetto al modello provenzale cambia anzitutto la figura del poeta: non è più un giullare, o un
professionista, ma un borghese che esercita funzioni giuridiche e amministrative a corte ( quindi
spesso un giudice o un notaio) e che si dedica alla poesia solo per diletto.
La realtà in cui vivono i poeti siciliani non è più quella feudale, ma quella di Federico II. La poesia
siciliana è più astratta. La figura della donna è meno delineata, le riflessioni sono nulla natura e
sull’amore.
Vassallaggio d’amore: l’uomo si sottomette alla donna per ottenere una ricompensa ( amore
spirituale, e non fisico).
Il canone lirico
Le strutture metriche della poesia siciliana hanno condizionato l’intera tradizione lirica italiana.
Esse sono tre:
La canzone: forma più elevata e illustre di poesia lirica, costituisce lo schema metrico più
importante della Scuola. È composta da endecasillabi e settenari. È formata da 5 o 7 stanze, e
ognuna è divisa in Fronte e Sirma.
Canzonetta: ha una struttura narrativa e dialogica, argomenti meno nobili ed elevati. Ha versi più
brevi e vivaci, andamento ritmico semplice e spontaneo ( es. meravigliosamente. G. Da lentini)
Sonetto: usato per la prima volta dal caposcuola dei Siciliani, Giacomo da Lentini. I quattordici
versi che lo compongono sono sempre endecasillabi, tratta argomenti ( presso i siciliani):
discorsivi, teorici, filosofici, amorosi, scherzosi.
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La rima siciliana si esprime in un linguaggio aulico ed elevato. Il volgare siciliano ( di difficile
comprensione, illustre ed aulico) ne costituisce la base.
“L’invenzione” della rima siciliana
Quando il volgare siciliano è stato tradotto in toscano per rendere i testi comprensibili a tutti,
alcune parole hanno cambiato lettere (siciliano ha molte parole con il suono “u”). Questa “u” è stata
trasformata in “o” o “a” come anche la “i” in “e”. Così si creano rime imperfette che in siciliano
avrebbero lo stesso suono ma in toscano cambiano leggermente (es: “Cielo d’Alcamo” ascoso,
incluso, amoroso. Nel testo originale avrebbe suonato come acuso, incluso, amoruso).
Giacomo da Lentini e Protonotaro
Giacomo da Lentini e Protonotaro erano 2 dei 25 autori della scuola siciliana. Protonotaro ( notaro
 notaio) rispecchia il suo mestiere cioè il notaio, mentre “Lentini” è un paese della Sicilia.
Giacomo da lentini scrive “meravigliosamente”, cioè la presentazione nella variante timida del tema
dell’amore, e “chi non avesse..”. è stato colui che ha scritto il primo sonetto in lingua italiana, ed
era siciliano.
L’opera di Stefano Protonotaro è “Pir meu cori allegrari”, canzone di 5 stanze di 12 versi ognuna,
più un congedo di 6 versi. Le stanze hanno un fronte di due piedi identici formati da due settenari e
un endecasillabe con struttura abC abC. La sirma è composta invece da un settenario e due
endecasillabi con struttura dDEeFF.
Questa canzone parla dell’amore (personificazione, attraverso la lettera maiuscola).
C’è un climax, il dolore aumenta.
Parafrasi
- Inserire gli articoli anche se nella poesia originale non ci sono.
- Considerare i tempo verbali
- Mantenere la punteggiatura
- I verbi che finiscono con “ria” ( es. sembraria) finiscono nella parafrasi con “ebbe” (
sebrerebbe)
- Se ci sono due sostantivi con lo stesso valore separati dalla congiunzione “e” ( es. bello e
piacevole) sono chiamati “dittologia sinonimica”, e nella parafrasi vanno trasformati in una
parola sola.
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