6B_27TO - salesiani don Bosco

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Omelie per un anno
Volume 2 - Anno “B”
Anno “B”
27ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
 Gn 2,18-24 - I due saranno una sola carne.
 Salmo 127 - Rit.: Ci benedica il Signore, fonte della vita.
 Eb 2,9-11 - Colui che santifica e coloro che sono santificati
provengono tutti da una stessa origine.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Se ci amiamo a vicenda, Dio
è in noi, e la sua carità in noi è perfetta. Alleluia.
 Mc 10,2-16 - L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto.
La nostra salvezza in Cristo
L’autore della lettera agli Ebrei descrive due momenti forti della vita
terrena di Gesù Cristo: il momento della morte e quello della sua
gloria. Avendo egli condiviso la condizione dell’uomo, è passato
attraverso la sofferenza e la morte, prima di entrare nella gloria. Così
può salvare i suoi fratelli, gli uomini, e guidarli nel cammino della
vera felicità.
Umiliazione e glorificazione di Gesù Cristo (v. 9)
Cristo è risorto immortale; è asceso glorioso e trionfante al cielo; ivi
si è assiso alla destra della maestà di Dio ed è ovunque adorato come
Dio. Vengono qui considerati tre differenti stati di Gesù Cristo. Il
primo di umiliazione, quando ha patito; il secondo di gloria, che ha
ricevuto nella sua risurrezione; il terzo di una gloria consumata, che
riceverà dopo il giudizio finale e che possederà per tutta l’eternità.
Nel primo stato della sua passione Cristo fu fatto per noi non solo
inferiore agli angeli, ma l’ultimo di tutti gli uomini: Novissimus
virorum (Is 53,3). Nel secondo stato è entrato nella gloria e a lui fu
dato “ogni potere in cielo e in terra” (cf Mt 28,18); non eserciterà
però pienamente questo potere che dopo il giudizio universale; allora
tutte le cose, senza eccezione, saranno perfettamente soggette a lui.
E questo è il terzo stato, che durerà per tutta l’eternità.
La glorificazione personale di Gesù è già un fatto compiuto, che noi
vediamo con gli occhi della fede. Questa è ricompensa e frutto della
27ª domenica del Tempo Ordinario “B” • © Elledici, Leumann 2005
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morte, nella quale più evidente è apparso il temporaneo
abbassamento al di sotto degli angeli.
L’autore introduce l’idea della grazia misericordiosa di Dio come movente della morte redentrice di Gesù. L’espressione “provasse la
morte” è una forma semitica in luogo di “morisse”.
Il capo che conduce alla salvezza (v. 10)
“Colui per il quale e dal quale sono tutte le cose” è una perifrasi per
indicare Dio Padre, considerato come causa finale ed efficiente di
tutte le cose. Si noti come l’iniziativa dell’opera salvifica, della quale
la sofferenza del Figlio è un elemento essenziale, appartiene al Padre.
La morte, che per il momento abbassò Gesù al di sotto degli angeli,
ebbe origine da due motivi che la rendono gloriosa: il volere di Dio e
la salvezza degli uomini, che in Cristo loro capo sono chiamati a
raggiungere la perfezione.
Non si tratta qui di semplice progresso nella perfezione morale,
sebbene ciò non sia escluso, ma di una trasformazione radicale
dell’uomo, che innalza fino a Dio. Questa trasformazione, che i riti
antichi erano incapaci di ottenere, è un’opera divina, realizzata nella
passione di Cristo. Essa include un aspetto sacerdotale ed è
comunicata da Cristo a coloro che aderiscono a lui.
Cristo è come il compagno che sta in testa per mostrare la via, il
condottiero che raccoglie intorno a sé l’esercito dei salvati e che lo
guida verso la terra promessa, cioè alla salvezza. Noi, parte del suo
popolo, dobbiamo seguirlo per raggiungere la meta del nostro
pellegrinaggio, la patria celeste dove egli è già arrivato.
Solidarietà tra Cristo e gli uomini (v. 11)
Colui che santifica è Gesù, reso perfetto dal Padre, il quale a sua volta
agisce sugli uomini per portarli alla santificazione e alla gloria (cf Eb
2,10). Nel suo sangue, infatti, è la virtù di espiare il peccato e di
santificare le anime.
La santificazione è l’assimilazione di una persona a Dio. La gloria per
eccellenza è quella di Dio, e questa è stata manifestata nella persona
di Gesù Cristo (cf Gv 1,14; 12,28): tutte le membra di Cristo sono
destinate a partecipare ad essa.
Infatti, per un’azione veramente efficace occorre una stretta
comunione di vita tra santificante e santificati. Più che formulare un
principio, lo scrittore considera un caso concreto: Cristo e noi.
Chi sia colui dal quale le due parti traggono la stessa origine è molto
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discusso: Dio Padre? Adamo? Abramo? Sembra preferibile la seconda
spiegazione, in considerazione di quanto l’autore dice poco dopo,
parlando della stirpe di Adamo (cf Eb 2,16). Comunque, ciò che a lui
interessa è sottolineare la necessità della solidarietà tra Cristo e gli
uomini.
Riflessioni pratiche
Accettiamo dalle mani di Dio, con viva fede e rassegnazione, la
sofferenza, poiché è attraverso di essa che Dio vuol purificare e
santificare le nostre anime e portarle alla gloria.
Riconosciamo e veneriamo il sommo potere di Gesù Cristo sopra di
noi; sottomettiamo a lui la nostra mente, la nostra volontà, il nostro
cuore, il nostro corpo, tutto quello che siamo, perché si faccia
perfettamente in noi la sua volontà.
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