Le vie della carità oggi di mons. Giovanni Nervo* dalla Guida all’Attenzione Annuale 1998-1999 “Apriti Cuore” La via della carità, oggi, è quella di sempre: è la via dell’amore. La sua radice non è nell’albero selvatico - la nostra semplice natura umana - ma nell’innesto della vita di Dio in noi, che ci rende capaci di amare con l’amore con cui Dio ama, con il cuore di Cristo: è il dono dello Spirito Santo diffuso nei nostri cuori. Rimane tutto il valore e la forza dell’amore umano, ma arricchito e qualitativamente trasformato dalla presenza operante dello Spirito Santo. La scelta preferenziale dei poveri Il banco di prova della carità come amore autentico è, in termini evangelici, la scelta preferenziale dei poveri e, in termini laici, la tutela dei diritti umani. La scelta preferenziale dei poveri ha la sua radice nel Padre nostro, l’unica preghiera che ci ha insegnato il Signore Gesù. Quando più persone si rivolgono insieme alla stessa persona e la chiamano “papà”, se sanno quello che dicono e se dicono la verità, quelli sono fratelli, cioè sono della stessa famiglia. Ciò significa che il Signore vuole che quelli che credono in lui vivano come famiglia di Dio, riflesso della SS. Trinità. La famiglia si basa sull’amore: senza amore la famiglia si sfascia, o diventa una prigione, o si riduce ad una finzione, per salvare la faccia di fronte agli altri. L’amore nella famiglia di Dio deve estendersi a tutti, sempre, in tutti i rapporti, anche ai nemici. Ma nella logica della famiglia, che è la logica dell’amore, i membri più deboli, in difficoltà il bambino piccolo, il padre ammalato, il fratello disoccupato - occupano il primo posto, senza bisogno di fare programmi o consigli di famiglia: se si vogliono bene, è così; se non fanno così vuol dire che non si vogliono bene. La carità difende i diritti e promuove eguaglianza La stessa esigenza si trova in termini laici nella Costituzione: • art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce gli inviolabili diritti dell’uomo... e richiede l’adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica, sociale”; • art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale... È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di carattere economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. La Costituzione dunque, nella tutela dei diritti, richiede la priorità per i più deboli, perché “una distribuzione (di risorse) eguale fra uguali è giustizia, fra disuguali è somma ingiustizia” (don Milani). La carità dunque non si riduce alla elemosina e non si limita alla assistenza, ma in termini laici difende i diritti e promuove eguaglianza, in termini evangelici ed ecclesiali si esprime nell’amore e nella condivisione. Vie possibili per i giovani 1 Quali vie per la carità oggi per un giovane che si affaccia alle responsabilità della vita? a) Anzitutto la scelta della professione. Ogni lavoro, dall’insegnamento, al lavoro amministrativo e burocratico, al lavoro di azienda come dirigente o come impiegato o come operaio, al lavoro della terra può essere vissuto come un servizio per il bene comune, e quindi come espressione di carità; ma alcune professioni che si dedicano ai servizi alle persone, come quella del medico, dell’infermiere, dell’assistente sociale, dell’educatore di comunità, portano più vicino ai problemi e alle sofferenze umane e consentono di esercitare più direttamente la carità come condivisione. b) In secondo luogo il modo di esercitare la professione. Nella biografia di un medico cattolico, poi beatificato, si legge che mentre stava visitando nel suo ambulatorio una povera vecchietta piena di acciacchi e socialmente di nessun conto, arriva una contessa sua cliente. Poiché la visita alla vecchietta si prolungava, la contessa si impazientisce di dover attendere e manda dentro al medico per mano della infermiera il suo biglietto da visita con tutti i titoli nobiliari. Il medico le fa rispondere: “Dica alla signora contessa che in questo momento è questa vecchietta, che sto visitando, la mia contessa”. Purtroppo sono casi così rari che si citano ad esempio; ma grazie a Dio esistono. Nel modo di esercitare la propria professione e compiere il proprio lavoro rientrano la puntualità all’orario, la preparazione ai propri compiti, la diligenza nello svolgerli, il disinteresse, il rispetto delle persone: in tutto questo, ancor prima che nel volontariato, si esprime la carità come amore e come condivisione. c) Una terza via della carità oggi è la “carità politica” che non si limita a rispondere con amore ai singoli casi di bisogno e di sofferenza degli altri - le antiche opere di misericordia corporali e spirituali - ma insieme con tutte le persone di buona volontà si fa carico del bene comune e tende ad andare alla radice dei bisogni e delle povertà per smantellare quelle che don Benzi chiama le “fabbriche della povertà” e che Giovanni Paolo II chiama le “strutture di peccato”. Questo significa partecipare con competenza e con autentico spirito di servizio alla vita politica e amministrativa a tutti i livelli, dal Comune alla Regione, al Parlamento, alla vita sindacale e associativa e a sviluppare e promuovere una autentica ed efficace partecipazione popolare. Significa in concreto vivere la solidarietà che non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti. d) Il volontariato è una quarta via della carità oggi: in termini ecclesiali è la diaconia della carità. Per essere un servizio autentico di carità richiede però che si percorrano coerentemente insieme, e ancor prima, le altre tre vie che incarnano concretamente la giustizia, perché “la giustizia senza la carità è incompleta, ma la carità senza la giustizia è falsa” (don Milani). A queste condizioni il volontariato può diventare una fonte che alimenta e una palestra che mantiene in allenamento l’esercizio della carità in tutti i rapporti interpersonali in cui trovano 2 spazio le opere di misericordia corporali e spirituali, nel proprio lavoro quotidiano, nell’impegno politico e sociale. * mons. Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione “Zancan” di Padova, è stato vice presidente nazionale della Caritas Italiana dal 1971 al 1986. © 1998 Azione Cattolica Italiana DISCLAIMER Questo articolo è tratto dalla Guida all’Attenzione Annuale 1998-1999 “Apriti Cuore” di proprietà dell’editrice Associazione Azione Cattolica Italiana. Tutti i diritti sono riservati. 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