Fonti di Energia Muscolare
Ogni motore ha bisogno di un carburante che gli fornisce l’energia per muoversi.
Nel motore a scoppio l’energia è data dalla combustione della benzina.
La funzione propria del motore a scoppio consiste nel trasformare l’energia chimica della
benzina in energia meccanica.
MUSCOLI E ATP
Anche i muscoli trasformano l’energia chimica di un loro particolare veicolo in energia
meccanica, con la quale muovono una o tutte le parti del corpo. Questo si chiama ATP
(adenosin trifosfato). L’ATP è una molecola complessa composta da A (adenosin) e da tre
T (gruppi fosforici ad alta energia) P (fosforo); l’ADP della stessa molecola è invece
formato da due soli gruppi fosforici.
L’ATP, all’atto della contrazione muscolare, cede energia chimica che il muscolo utilizza
come energia meccanica; per far ciò perde un fosfato (P) e si trasforma in ADP.
Le scorte di ATP nei muscoli dopo poche contrazioni cominciano ad esaurirsi; quindi
l’organismo deve mettere in azione un meccanismo per la sua resintesi, restituendo
all’ADP il fosfato (P) che aveva precedentemente ceduto.
Gli organi interni mobilitano il glicogeno e gli acidi grassi, cioè sostanze di riserva o
presenti nella dieta che integrando con l’Ossigeno trasportato ai tessuti dal sangue,
forniscono energia per la resintesi dell’ATP.
Una parte seppur minima per la resintesi dell’ATP è realizzata da una sostanza presente
nei muscoli il CP cioè la fosfocreatina le cui scorte hanno breve durata (6’’ – 8’’ circa, in un
lavoro massimale).
L’allenamento razionale quindi deve mirare a sviluppare nel modo conveniente la funzione
degli organi interni, per avere, a disposizione una sempre maggiore quantità di ATP per la
contrazione muscolare.
MECCANISMO AEROBICO
Il meccanismo, che mobilita il glicogeno/zuccheri o gli acidi grassi, funziona fin quando è
disponibile sufficientemente l'ossigeno per i tessuti muscolari; in questa condizione la
combustione degli alimenti non provoca scorie. Il prodotto ultimo di tali reazioni sarà
rappresentato dall’acqua e dall’anidride carbonica, eliminabili
facilmente con la
respirazione e la sudorazione.
Le attività fisiche, che utilizzano questo meccanismo, sono quelle espresse con intensità
non massimali e proprio per questo di lunga durata; l’esempio più significativo ed estremo
che ne rappresenta l’espressione è la corsa della maratona (Km 42,195), che necessita
per la sua effettuazione un regime cardiaco modesto, tra il 60% – 80% della frequenza
cardiaca massimale. (empiricamente la frequenza cardiaca massimale si calcola
sottraendo a 220 la propria età).
MECCANISMO ANAEROBICO LATTACIDO
Quando l’ossigeno è insufficiente alla richiesta dei muscoli , a causa di un lavoro intenso
che essi stanno svolgendo, l’energia per la resintesi dell’ATP è fornita quasi
esclusivamente, attraverso la glicolisi anaerobica; quest’ultima è un processo a che
fornisce energia a pronto impiego, partendo dal glicogeno ed attraverso una serie di
reazioni arriva alla formazione di una sostanza il cui nome è noto a tutti, acido lattico.
L’acido lattico è una scoria altamente tossica per l’organismo, la sua presenza limita il
lavoro muscolare e la durata dell’esercizio fisico. La gara dei 400 mt. piani può
rappresentare l’espressione massima di questo meccanismo; è qui che il regime cardiaco
aumenta sempre più marcatamente e si avvicina ai livelli massimali al di sopra del 80%
della frequenza cardiaca massimale.
MECCANISMO ANAEROBICO ALATTACIDO
Corrisponde al meccanismo cui si accennava prima, che utilizza il CP cioè la fosfocreatina
preformata nei muscoli; questo meccanismo è adatto a fornire energia per attività fisiche
espresse con grande intensità e proprio per questo di brevissima durata, ad esempio gare
di lanci, la schiacciata nella pallavolo, i 30 mt. di corsa veloce, situazioni di emergenza
come attraversare di corsa una strada, rincorrere per un breve tratto un avversario durante
il gioco, fuggire, comunque attività di potenza. Se l’attività dovesse portarsi oltre i 6’’ – 8’’
entrano in gioco i meccanismi per la riproduzione dell’ATP.
Riassumendo si può affermare che l’organismo possiede 3 serbatoi di combustibili:
1 - uno molto piccolo, che contiene ATP e PC.
2 - un altro di grandezza media, con carboidrati;
3 - infine uno molto grande, contenente lipidi (grassi).
Le proteine, dato il loro scarso apporto nella produzione di energia, che ammonta a circa il
2% del totale, possono essere considerate un serbatoio di riserva delle stesse.