Previsioni dal futuro di Luigi Bignami 13/11/2006 URL: http://www.panorama.it/scienze/ambiente/articolo/ix1-A020001038797 Anche riducendo le emissioni di gas serra non eviteremo gli eventi climatici estremi. Lo sostiene un rapporto americano. Ondate di caldo e prolungate siccità spesso seguite da violente piogge: sono situazioni tipiche, in molte aree del pianeta, in questi ultimi anni, ma potrebbero essere solo un prodromo degli eventi estremi previsti per i prossimi decenni. È la conclusione, poco ottimistica, dell'ultima ricerca condotta dal National center for atmospheric research (Ncar) degli Stati Uniti, il cui rapporto sarà pubblicato sul numero di dicembre della rivista Climatic change. Un documento importante, che giunge proprio durante la 12ª Conferenza mondiale sul clima a Nairobi (in corso fino al 17 novembre). E che rincara la dose dopo l'ultimo rapporto Stern sull'economia dei cambiamenti climatici, presentato a fine ottobre. Finora la maggior parte dei lavori sull'evoluzione del clima ha cercato di capire il legame fra l'aumento dei gas erra prodotti dall'uomo e la media dei mutamenti ambientali che potrebbero verificarsi nei prossimi decenni, senza però considerare i picchi di questi fenomeni. Il lavoro dei ricercatori americani si differenzia da quelli precedenti perché si sofferma soprattutto sugli eventi estremi. Ossia quei fenomeni meteorologici rari che divergono fortemente dalla media e che possono provocare catastrofi naturali, distruzioni tali che il ritorno alla normalità, per la popolazione colpita, spesso non è possibile. Per avere un'idea della loro energia distruttrice basta ricordare alcune conseguenze di eventi climatici che si sono abbattuti sull'Europa centrale negli ultimi anni. Secondo le stime della Swiss Re (uno dei più grandi gruppi assicurativi europei), le tempeste Lothar e Martin in Francia nel 1999 hanno causato danni per 20 miliardi di euro; sono costate 5,6 miliardi le inondazioni e le frane che nell'ottobre 2000 hanno colpito Svizzera, Francia e Italia; e 14,4 miliardi le alluvioni che a luglio e agosto 2002 hanno interessato l'Europa. «Sono i fenomeni estremi, quali siccità, uragani, tempeste e ondate di calore, a causare i danni maggiori sia alla società che a molti ecosistemi. Ora abbiamo un modello in grado di dirci che cosa succederà nei prossimi anni» spiega Claudia Tebaldi del Ncar. Gli scienziati hanno lavorato basandosi sulle previsioni del clima futuro elaborate dai più potenti calcolatori al mondo e da enti scientifici francesi, giapponesi, russi e statunitensi. Anche se i modelli portano a conclusioni leggermente diverse sull'andamento generale del clima (c'è chi sostiene che la temperatura da qui al 2100 si alzerà di 3°C, chi di 6°C, chi prevede un innalzamento dei mari di alcuni centimetri entro fine secolo, chi anche di qualche decimetro), la loro analisi finale porta a risultati molto simili. Il rapporto ipotizza tre distinte possibilità. In base alla prima, entro 10 anni si riuscirà a ridurre le emissioni di gas serra e di anidride carbonica nell'atmosfera del 30 per cento rispetto al 2000. La seconda prevede che le emissioni rimangano uguali o che crescano di poco. La terza che aumentino di oltre il 30 per cento. Ebbene, tutti i modelli concludono che, anche se si riuscisse ad abbattere l'anidride carbonica entro pochi anni, tra il 2080 e il 2099 i fenomeni estremi non diminuiranno e saranno comunque violenti. Questo perché l'anidride carbonica presente in atmosfera ha raggiunto livelli critici da cui, in sostanza, non si torna indietro. Lo scenario peggiore, in ogni caso, è quello che segue. Le ondate di calore diventeranno più frequenti su tutte le terre emerse; le conseguenze saranno notti sempre più calde e un aumento dei decessi soprattutto fra gli anziani. Gli edifici senza aria condizionata infatti non riusciranno a raffreddarsi durante la notte e giorno dopo giorno la temperatura salirà fino a valori insopportabili. Su molte aree a nord del pianeta, oltre il 40° grado di latitudine, ci saranno piogge violente. A essere più colpite, le zone vicino alle coste dei mari e degli oceani. Il motivo? L'elevato riscaldamento della Ghiacciaio austriaco: la ritirata sulle Alpi è superficie marina porterà a una maggiore evaporazione, costante quindi a maggiori precipitazioni. Non solo, la grande energia presente nell'atmosfera in seguito al riscaldamento globale porterà a temporali violenti. E questo soprattutto nelle zone andine, dove le correnti fredde delle montagne si scontreranno con quelle molto calde provenienti dall'oceano. E per l'Europa cosa aspettarsi? Secondo il rapporto, quello che stiamo vivendo continuerà in futuro. Specie nelle aree lontane dal mare, le estati inizieranno prima, saranno più torride e lunghe, fino a prendere, in molte zone, gran parte dell'autunno. I temporali saranno più intensi e con fulmini, anche ad autunno inoltrato. Non sono da escludere invasioni di insetti che troveranno un ambiente adatto per riprodursi più volte durante le stagioni calde. Ma i mutamenti climatici non significano solo torrido e siccità. Si potranno avere periodi molto freddi, seppure limitati nel tempo. Conclude Tebaldi: «Siamo di fronte alla rottura di un equilibrio che è rimasto inalterato per millenni. Se è impossibile tornare indietro, resta fondamentale intervenire, riducendo le emissioni di gas serra. Almeno per evitare lo scenario più drammatico». NEL DETTAGLIO L'aumento globale previsto delle temperature nei prossimi 50 anni, di 2-3 gradi Celsius, avrà diverse conseguenze - Le ondate di eccessivo calore in diverse aree del pianeta si faranno più intense e dureranno più a lungo. - Aumenteranno le malattie infettive legate ai cambiamenti del clima. - Eventi climatici estremi, come uragani e trombe d’aria, diventeranno più frequenti e violenti. - Periodi di forte siccità si alterneranno a piogge torrenziali. Le risorse di acqua potabile diminuiranno. - L’equilibrio di molti ecosistemi naturali, quali le foreste pluviali e le barriere coralline, sarà compromesso in modo irrimediabile.