Y = π(x)

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LA REGRESSIONE LOGISTICA
Un’importante area di applicazione dell’analisi di regressione
riguarda il caso in cui la variabile dipendente è una variabile di
tipo qualitativo, ossia dicotomica,nominale o ordinale.
Nelle scienze sociali le variabili dipendenti di questo tipo sono
molto diffuse in quanto rappresentano in modo appropriato
numerosi fenomeni di interesse, ad es. i giovani che conseguono
il diploma decidono se iscriversi o meno all’università,
appartenenza alla forza lavoro (occupazione/disoccupazione).
La differenza essenziale (anche se non unica) tra la regressione
logistica binomiale e la regressione lineare consiste nella natura
della variabile dipendente; nel caso questa sia dicotomica
(oppure dicotomizzata ai fini dell’analisi) non è infatti possibile
ipotizzare una sua distribuzione normale: se Y è dicotomica la
sua distribuzione è binomiale, dunque la sua stima dovrà
variare tra 0 e 1 e non tra - infinito e + infinito come le stime
della regressione lineare.
Lo scopo è descrivere la relazione di dipendenza del possesso di
un attributo dicotomico da una o più variabili indipendenti (X1, X2,
..., Xp)=X, dove:
Y -> dicotomica
(X1, X2, ..., Xp)=X -> dicotomiche, nominali,
ordinali, cardinali.
Nella regressione lineare la variabile che si ipotizza funzione di X è
il valore medio aritmetico della variabile dipendente Y
condizionato ad un dato valore di X: E(Y|x). Si assume una
distribuzione degli errori normale (con media nulla e varianza
costante).
Nel caso la variabile dipendente sia dicotomica il valore medio
condizionato corrisponde a P(Y=1|x): cioè alla probabilità di
possedere l’attributo in esame condizionata al fatto che il vettore
delle variabili indipendenti assuma valore x (indicata con π(x)).
Y = π(x) + ε
da cui
ε=Y - π(x)
L’errore può quindi assumere solo due valori:
Se Y=1
ε=1 - π(x)
Se Y=0
ε= - π(x)
• con media
E (ε ) = [1 − π ( x )]π ( x ) − π ( x )[1 − π ( x )] = 0
• e varianza
V(ε)=[1−π(x)]2π(x)+π(x)2[1−π(x)]=π(x)[1−π(x)]
che dipende da x e dunque non è costante.
Il logit serve a descrivere una funzione che lega la probabilità di Y
alla combinazione delle variabili indipendenti X: la probabilità
infatti ha come limiti 0 e 1 e descrive una figura a S (sigmoide)
che assomiglia alla cumulata della distribuzione casuale degli
errori chiamata “funzione logistica”.
La formula della funzione logistica è la seguente:
𝑒π‘₯
πœ‹(π‘₯ ) =
1 + 𝑒π‘₯
Il logit non è l’unica funzione in grado di modellizzare la
probabilità di un fenomeno, ma è privilegiata essendo una
trasformata del rapporto tra due probabilità complementari
(odd).
La stima di Y nella regressione logistica assume il significato di
probabilità che Y sia uguale a 1:
P(Y=1|x)=π(x)
La funzione di regressione logistica é così espressa:
𝑝
π‘™π‘œπ‘”π‘–π‘‘(πœ‹(π‘₯ )) = 𝛽0 + ∑ 𝛽𝑗 π‘₯𝑗
𝑗=1
Dove logit(π(x)) è il logaritmo naturale del rapporto tra la
probabilità di 1 e la probabilità di 0 dato il vettore (x), cioè la/le
variabili predittive:
πœ‹(π‘₯)
π‘™π‘œπ‘”π‘–π‘‘(πœ‹(π‘₯ )) = 𝑙𝑛 [
]
1 − πœ‹(π‘₯)
Dunque è possibile descrivere la funzione di dipendenza della
probabilità π(x) dai valori di X utilizzando una funzione logistica:
𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯
πœ‹(π‘₯ ) =
1 + 𝑒𝛽0 +𝛽1 π‘₯
Quindi il logit diventa
𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯
𝛽0 +𝛽1 π‘₯
πœ‹(π‘₯)
1
+
𝑒
π‘™π‘œπ‘”π‘–π‘‘(πœ‹(π‘₯ )) = 𝑙𝑛 [
] = 𝑙𝑛 [
]
1 − πœ‹(π‘₯)
𝑒𝛽0 +𝛽1 π‘₯
1−
1 + 𝑒𝛽0 +𝛽1 π‘₯
𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯
𝛽0 +𝛽1 π‘₯
1
+
𝑒
= 𝑙𝑛 [
]
1 + 𝑒𝛽0 +𝛽1 π‘₯ − 𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯
1 + 𝑒𝛽0 +𝛽1 π‘₯
𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯ 1 + 𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯
= 𝑙𝑛 [
] = 𝑙𝑛[𝑒 𝛽0 +𝛽1 π‘₯ ]
𝛽
+𝛽
π‘₯
1
1+𝑒 0 1
= 𝛽0 + 𝛽1 π‘₯
Nel caso si abbia più di una variabile dipendente la funzione è la
stessa:
πœ‹(π‘₯ ) =
𝑒
𝑝
𝛽0 +∑𝑗=1 𝛽𝑗 π‘₯𝑗
𝑝
𝛽0 +∑𝑗=1 𝛽𝑗 π‘₯𝑗
1+𝑒
Una volta stimati i parametri è possibile ricavare la probabilità
che Y sia 1 per ogni valore assunto dall’insieme delle variabili
indipendenti.
Le variabili indipendenti
X dicotomica: β misura la variazione del logit dovuta al possesso
della proprietà descritta dalla variabile indipendente;
X categoriale/ordinale: è possibile ricondurre le k modalità di X a
k-1 variabili dummy, selezionando una delle modalità come
gruppo di riferimento (considerandola cioè come lo 0 delle
dicotomiche) quindi è possibile calcolare l’odds ratio di ogni
gruppo rispetto a quello di riferimento ed è pari a eβ1,i;
X continua: l’odds ratio corrispondente ad un incremento unitario
di X è pari a eβi;
πœ‹(1)
π‘œπ‘‘π‘‘π‘  π‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘–π‘œ = 1−πœ‹(1)⁄ πœ‹(0) =
1−πœ‹(0)
𝑒 𝛽1
𝑒𝛽0 +𝛽1
1+𝑒𝛽0 +𝛽1
1
1+𝑒𝛽0 +𝛽1
⁄𝑒𝛽0 = 𝑒 𝛽0 +𝛽1 /𝑒 𝛽0 =
1+𝑒𝛽0
1
1+𝑒𝛽0
ESEMPIO DI ODDS
Gli odds si utilizzano nel mondo delle scommesse perché
consentono allo scommettitore di calcolare facilmente la somma
da incassare in caso di vittoria.
Per esempio si ipotizzi che le probabilità di vittoria per una
squadra di calcio al campionato italiano siano date dal
bookmaker 4:1 “a sfavore”.
Questo equivale a dire che la probabilità di sconfitta (π) della
squadra sono state considerate quattro volte più alte di quelle di
una sua vittoria pari a (1-π).
Quindi la vittoria della squadra è da pagare 4 volte la cifra
scommessa.
Gli odds si possono trasformare in probabilità: la squadra
considerata ha una 1 probabilità su 5 di vincere (p=0,2) e 4
probabilità su 5 su perdere (1-p=0,8).
INTERPRETAZIONE DEI PARAMETRI DEL MODELLO
1. Se non sussiste nessuna relazione tra la variabile esplicativa
Xj e la probabilità che la variabile risposta Y assuma valore 1
il valore dell’odds ratio è pari a 1 da cui βj = 0.
2. Valori dell’odds ratio maggiori di 1 – a cui corrispondono
valori del parametro βj maggiori di zero – indicano un
effetto positivo della variabile esplicativa sulla probabilità
che la variabile risposta Y assuma il valore 1.
3. Valori dell’odds ratio compresi tra 0 e 1 – a cui
corrispondono valori del parametro βj minori di zero –
indicano un effetto negativo della variabile esplicativa sulla
probabilità che la variabile risposta Y assuma il valore 1.
4. L’esistenza di tale asimmetria (nei valori degli odds ratio)
richiede cautela quando si confrontano OR caratterizzati da
segno diverso. Ad esempio, un OR pari a due ha esattamente
la stessa intensità di un OR “negativo” pari a 0,5.
5. i valori di Exp(β) non possono essere confrontati calcolando
delle differenze, ma è necessario fare riferimento a dei
rapporti.
ESEMPIO DI STIMA DI ODDS RATIO
Si ipotizzi di effettuare un’analisi di regressione logistica che
modelli la probabilità di progresso nella conoscenza
dell’inglese (Y=1, progresso) in funzione dell’esposizione ad un
nuovo metodo di studio (X=1, esposizione) ottenendo una
stima del relativo parametro β pari a 2.
Tale risultato indica un effetto positivo dell’esposizione al
nuovo metodo sull’apprendimento della lingua straniera, che si
traduce in una maggiore probabilità di osservare un progresso
nella conoscenza della lingua in caso di esposizione al nuovo
metodo.
Tale maggiore probabilità può essere meglio quantificata
tramite la stima dell’odds ratio corrispondente al passaggio
dallo stato 0 allo stato 1 della variabile X, dato exp(β) = exp(2) =
7,4.
Dalla stima dell’OR si deduce che la frequenza relativa di coloro
che hanno progredito nella conoscenza della lingua è oltre 7
volte superiore nel gruppo degli esposti al nuovo metodo
rispetto al gruppo dei non esposti.
COME SI STIMANO I PARAMETRI ?
La stima dei parametri ignoti β non può essere effettuata con il
metodo dei minimi quadrati dato che non vale
l’omoschedasticità dei residui.
La stima si effettua con il metodo della massima
verosimiglianza che si basa sulla probabilità di osservare
l’insieme di dati osservato in funzione di β.
La funzione di verosimiglianza L si ottiene invertendo i ruoli di
X e Y; ovvero interpretando Y come l'informazione nota (cioè il
punto di vista della stima):
𝑛
𝑛
𝐿(𝛽0 , 𝛽1 ) = ∏ 𝑓(𝑦𝑖 |π‘₯𝑖 ) = ∏ πœ‹(π‘₯𝑖 )𝑦𝑖 [1 − πœ‹(π‘₯𝑖) ]
𝑖=1
(1−𝑦𝑖 )
𝑖=1
Per ottenere la stima della massima verosimiglianza dei
parametri si determina il valore di β che massimizza il
logaritmo di L(β) (detto log-verosimiglianza). L’individuazione
dei parametri non è immediata, ma richiede l’applicazione di
calcoli iterativi fino alla massimizzazione della verosimiglianza.
In pratica cerchiamo di trovare i valori dei parametri che
possono aver prodotto con la maggiore i dati osservati
PROBLEMI DI CALCOLO NELLE STIME
Alcune caratteristiche dei dati in analisi possono creare dei
problemi nel calcolo delle stime dei parametri. In particolare ci
sono problemi di questo tipo se:
• l’errore standard dei parametri risulta eccessivo rispetto al
valore dei parametri stimati
• le stime di β aumentano rapidamente all’aumentare delle
iterazioni necessarie per la stima.
Ci possono essere problemi se:
1. Una frequenza è nulla (cioè se c’è una cella vuota
nell’ipotetica tabella di contingenza tra tutte le variabili
inserite nell’analisi);
2. L’insieme delle variabili indipendenti discrimina
perfettamente il gruppo di unità per cui Y=0 da quello per
cui Y=1;
3. Le variabili esplicative sono collineari (ossia almeno una di
loro è esprimibile come funzione lineare delle altre.
INFERENZA NEL MODELLO DI REGRESSIONE LOGISTICA –
BONTA’ DEL MODELLO NEL SUO COMPLESSO
Per verificare la significatività di un modello nel suo complesso
si calcola la differenza G – detta extradevianza- tra la devianza
del modello avente la sola intercetta e la devianza del modello
in esame, basata sul rapporto di verosimiglianza, secondo la
seguente espressione:
G = D(modello intercetta)-D(modello completo) =
𝐿(0)
𝐿(𝛽)
Dove L(0) rappresenta la massima verosimiglianza in
corrispondenza del modello con la sola intercetta, mentre L(β)
rappresenta la massima verosimiglianza in corrispondenza del
modello completo.
La verifica della bontà di un modello sulla base del rapporto di
verosimiglianza (Likeihood Ratio) si fonda sull’idea che se le
variabili considerate aggiungono molta informazione al
modello con la sola intercetta, la verosimiglianza relativa al
modello completo L(β) sarà molto maggiore di quella che si
ottiene considerando il modello con la sola intercetta L(0). In
tal caso il rapporto di verosimiglianza tende ad assumere valori
molto piccoli, anche prossimi allo zero.
−2π‘™π‘œπ‘”
INFERENZA NEL MODELLO DI REGRESSIONE LOGISTICA-BONTA’
DEL MODELLO NEL SUO COMPLESSO
Attraverso la statistica G, basata sul rapporto di
verosimiglianza, si sottopone a verifica il seguente sistema di
ipotesi:
𝐻0 : = 𝛽1 = 𝛽2 = β‹― = π›½π‘˜ = 0
𝐻1 : π‘Žπ‘™π‘šπ‘’π‘›π‘œ 𝑒𝑛 𝛽𝑗 ≠ 0
dove j=1,2,…k
Si può dimostrare che sotto l’ipotesi nulla G si distribuisce
come un X2 con k-1 gradi di libertà. Pertanto si respinge
l’ipotesi nulla se si verifica che
2
𝐺 > π‘‹π‘˜−1,𝛼/2
E’ desiderabile che il valore G sia elevato, il che sta a significare
che le variabili esplicative introducono una quantità
significativa di informazione rispetto alla sola intercetta.
Per la valutazione della bontà di adattamento del modello di
regressione logistica ai dati si può ricorrere ad una misura
analoga al coefficiente di determinazione multiplo. Cox e Snell
(1989) hanno proposto la seguente generalizzazione del
coeffciente di determinazione per modelli non lineari chiamato
Pseudo R2:
𝑅𝑔2
𝐿(0)
=1−[
]
𝐿(𝛽)
2
𝑛
dove L(0) e L(β) rappresentano rispettivamente la massima
verosimiglianza in corrispondenza del modello con la sola
intercetta e la massima verosimiglianza in corrispondenza del
modello considerato, dove n è la numerosità delle
osservazioni.
Il coefficiente di determinazione può variare tra 0,
corrispondente alla situazione in cui il modello considerato non
aggiunge informazione al modello con la sola intercetta per cui
vale L(β) = L(0), e il suo valore massimo che è
2
𝑅𝑔,𝑀𝐴𝑋
= 1 − (𝐿(0)
2
𝑛
Poiché R2g,max è minore di 1, per poter disporre di una misura
che varia tra 0 e 1, dove zero rappresenta assenza di
adattamento e 1 adattamento massimo del modello ai dati si
può far riferimento al coefficiente riscalato (Nagelkerke, 1991):
Μ…Μ…Μ…
𝑅𝑔2Μ… =
2
𝑅𝑔
2
𝑅𝑔,π‘šπ‘Žπ‘₯
CONFRONTO TRA DUE MODELLI COMPARABILI
Una procedura analoga può essere utilizzata per confrontare i
modelli annidati:
modello completo k-1 variabili esplicative
modello ridotto
le ultime s variabili del modello completo
sono escluse (totale variabili k-s-1).
Si calcola quindi l’extradevianza Gs che misura la differenza tra
la devianza del modello ridotto e quella del modello completo.
Si può dimostrare che sotto ipotesi nulla Gs si distribuisce come
un X2 con s gradi di libertà, pertanto si respinge l’ipotesi nulla
se si verifica che
2
𝐺𝑠 > 𝑋𝑠,𝛼/2
SIGNIFICATIVITA’ PER OGNI SINGOLO PARAMETRO
Per verificare la significatività della stima bj del j-esimo
parametro del modello si fa ricorso generalmente al test di
Wald, nel caso uni variato dato da
𝑏𝑗
π‘Š = 𝑠(𝑏
𝑗)
Sulla base dell’ipotesi nulla del seguente sistema di ipotesi
𝐻0 : 𝛽𝑗 = 0
𝐻1 = 𝛽𝑗 ≠ 0
W si distribuisce come una distribuzione normale
standardizzata.
Se nell’esecuzione del test si verifica che
|π‘Š | > 𝑧𝛼/2
si respinge l’ipotesi nulla e si conclude che il parametro è
significativamente diverso da 0, ovvero la variabile esplicativa
corrispondente influisce sulla variabile risposta.
VALUTARE LA BONTA’ DELLA CLASSIFICAZIONE
Una volta stimati i parametri del modello logistico,
disponiamo anche di un metodo di classificazione.
Questo significa che, una volta noti i valori delle variabili
esplicative X1,…, Xp che caratterizzano un individuo
disponiamo di una regola per assegnarlo ad una delle due
classi che stiamo studiando.
Il criterio di classificazione si costruisce semplicemente
scegliendo una soglia h per la probabilità stimata π* ed
assegnando un individuo al gruppo definito da Y>1 se π*>h,
ed al gruppo definito da Y=0 altrimenti.
La soglia più “neutra” è h=1/2.
Per valutare il metodo di classificazione di solito si procede
così:
1. Gli individui disponibili (per i quali conosciamo già la
classe di appartenenza) vengono divisi in due insiemi (A e
B).
2. L’insieme A viene usato per stimare il modello di
regressione logistica e costruire quindi la regola di
classificazione.
3. Gli individui appartenenti all’insieme B (che non sono stati
usati nella stima) vengono classificati sulla base di tale
regola.
4. Le classificazioni così ottenute (per gli individui di B)
vengono confrontate con le reali classi di appartenenza. Il
metodo è buono se commette “pochi” errori di
classificazione.
In questo modo al punto 3 si sta facendo una vera e propria
previsione, in quanto i dati nell’insieme B possono essere
considerati come “nuovi” rispetto a quelli usati per stimare il
modello.
Se usassimo i dati dell’insieme B sia per costruire la regola che
per valutarla staremmo barando a nostro favore: la stessa
definizione della regola terrebbe già conto della classe di
appartenenza degli individui in B.
LA MATRICE DI CONFUSIONE
La procedura appena vista ci permette di costruire una tabella
che viene chiamata “matrice di confusione”.
Previsione
0
1
totale
Osservazione
0
1
n11
n12
n21
n22
n.1
n.2
totale
n1.
n2.
n
Si ricordi che gli individui per i quali si verifica l’evento
presentano Y=1, mentre gli altri presentano Y=0. Gli individui per i
quali viene previsto Y*=1, invece, sono quelli che presentano una
probabilità prevista π* al di sopra di una certa soglia h; per gli
altri viene previsto Y*=0.
I valori sulla diagonale principale si riferiscono alle previsioni
corrette. Più precisamente n11 (n22) indica il numero di individui
per i quali non si verifica (si verifica) l’evento, che vengono
correttamente previsti come tali.
I valori sulla diagonale secondaria si riferiscono a previsioni
sbagliate. In particolare n21 indica il numero di individui per i
quali l’evento non si verifica, ma viene previsto che si verifichi
(falsi positivi). Al contrario n12 indica il numero di individui per i
quali l’evento si verifica, ma viene previsto che non si verifichi (
falsi negativi).
Si noti che se la suddivisione degli individui tra gli insiemi A e B è
casuale, anche la matrice di confusione e le misure di bontà che
ne derivano sono casuali. Si preume, tuttavia, che una ripetizione
dell’esperimento che porta ad una diversa suddivisione tra A e B
non fornisca valutazioni molto diverse sulla bontà del metodo di
classificazione.
La più ovvia misura della bontà è data dalla frazione di individui
classificati correttamente
𝑛11 + 𝑛22
𝑛
Questa misura varia tra 0 e 1 e ci aspettiamo che sia alta per un
buon metodo di classificazione.
𝑓𝑐 =
Una misura equivalente è data da 1-fc, che ovviamente ci
aspettiamo sia piccola per un buon metodo di classificazione.
Le misure appena viste mettono sullo stesso piano i due tipi di
errori che possono essere commessi poiché spesso i due errori
non hanno la stessa importanza.
Nelle valutazioni sulla bontà della classificazione allora è
opportuno tener conto di cosa succede dando pesi diversi ai falsi
positivi e ai falsi negativi.
Un modo per ottenere l’obiettivo appena visto consiste nel
considerare le classificazioni risultanti per diversi valori di h.
Per valori di h piccoli , infatti, vi saranno molti falsi positivi e pochi
falsi negativi. Il caso limite è costituito dalla scelta h=0 in seguito
alla quale per tutti gli individui viene previsto un valore Y*=1 e
quindi non vi sono falsi negativi ma solo falsi positivi.
La situazione opposta si verifica per valori di h grandi: vi saranno
molti falsi negativi e pochi falsi positivi. In questo caso la
situazione limite si verifica per h=1, quando per tutti gli individui
viene previsto un valore Y*=0 e quindi non vi sono falsi positivi
ma solo falsi negativi.
LA CURVA ROC
Lo strumento formale che ci permette di valutare il metodo di
classificazione per diversi valori di h si chiama curva ROC
(Receiver Operating Characteristic). Per definirla abbiamo
bisogno dei concetti si sensibilità e specificità.
Si dice sensibilità la proporzione di previsti positivi rispetto al
numero di positivi effettivi. Questa quantità viene stimata da
𝑛22
𝑛12 +𝑛22
Si dice specificità la proporzione di proporzione di previsti
negativi rispetto al numero di negativi effettivi. Questa quantità
viene stimata da
𝑛11
𝑛11 + 𝑛21
La sensibilità è = 1 – Frazione dei falsi negativi
La specificità è = 1 – Frazione dei falsi positivi
LA CURVA ROC-SENSIBILITA’ E SPECIFICITA’
Poiché i valori nlm (l,m=1,2) sono tutti non negativi, sensibilità e
specificità variano tra 0 e 1.
Il metodo di classificazione è tanto migliore quanto più i valori di
sensibilità e specificità si avvicinano ad 1. Infatti se fossero
entrambi pari a 1, questo significherebbe che n12 e n21 =0, ossia il
metodo non commette errori. Al contrario, se fossero entrambe
zero, questo significherebbe che n11 e n22 =0, ossia il metodo non
fa mai la cosa giusta.
Si noti anche che sensibilità e specificità dipendono dai valori nlm
nella matrice di confusione, che a loro volta dipendono dalla
soglia h per la probabilità stimata π*.
Ne segue che facendo variare h otteniamo diversi valori di
sensibilità e specificità.
La curva ROC è costruita unendo i punti di coordinate (1specificità, sensibilità) ottenuti per tutti i possibili valori di h.
Per quanto discusso in precedenza, sappiamo che un metodo di
classificazione perfetto fornirebbe, nel grafico della curva ROC,
un punto di coordinate (0,1). Questo infatti significherebbe che
sensibilità e specificità sono entrambe pari ad 1.
Si può dimostrare che un metodo di classificazione che assegna
gli individui in maniera del tutto casuale (ossia senza nessuna
guida, ignorando completamente i valori delle variabili
esplicative) produrrebbe una curva ROC sovrapposta alla
bisettrice.
Ne segue che un metodo di classificazione è buono se fornisce
una curva ROC che cresce molto rapidamente, per poi assestarsi
su valor prossimi ad 1.
Per avere un valore singolo, invece di una curva, che permetta di
valutare la bontà di un metodo di classificazione si usa l’area
sottostante alla curva ROC. In inglese si usa l’acronimo Area
Under the Curve (AUC).
Un valore di AUC pari a 0,5 indica un metodo che compie la
classificazione completamente a caso. Il metodo è tanto migliore
quanto più l’AUC si avvicina ad 1. Il valore 1 indica la
classificazione perfetta.
STIME DI MODELLI DI REGRESSIONE LOGISTICA
Una ricerca di mercato si propone di stimare la probabilità di
acquisto di un particolare snack alimentare sulla base di un
insieme di variabili esplicative raccolte attraverso un’indagine
campionaria che ha coinvolto 32 giovani di età compresa tra 12 e
29 anni.
La ricerca ha rilevato, insieme ad altre variabili di seguito
illustrate, l’acquisto da parte del rispondente di almeno uno
snack nel corso dell’ultimo mese. Nella codifica di tale variabile è
stato attribuito il valore 1 nel caso in cui il rispondente ha
dichiarato di avere acquistato almeno uno snack nel corso
dell’ultimo mese e 0 altrimenti.
Le altre variabili rilevate sono le seguenti
- Numero medio mensile di snack consumati (n_pezzi_medio)
calcolato sulla base degli acquisti effettuati negli ultimi 6
mesi.
- Età del rispondente.
- Esposizione alla pubblicità relativa al prodotto in questione
(tale variabile, di tipo dummy, assume valore 1 nel caso in
cui il rispondente dichiari di aver visto almeno una volta alla
televisione lo spot pubblicitario del prodotto in questione; 0
altrimenti.
FORMA DEL DATASET
Obs
N_pezzi_med
1
2,66
2
2,89
3
3,28
4
2,92
5
4
6
2,86
Età
20
22
24
12
21
17
Espos_pubb
0
0
0
0
0
0
Acquisto
ESEMPIO DI STIMA DI UN MODELLO DI REGRESSIONE LOGISTICA
Iteration 0 :
Iteration 1 :
Iteration 2 :
Iteration 3 :
Iteration 4 :
Iteration 5:
log likelihood=
log likelihood=
log likelihood=
log likelihood=
log likelihood=
log likelihood=
Number of obs =
32
LR chi2(3)
= 15,40
Prob>chi2
= 0,0015
Pseudo R2
= 0,3740
-20,59173
-13,496795
-12,929188
-12,889941
-12,889633
-12,889633
0
0
0
0
1
0
Acquisto Coef.
St. err
N_pezzi 2,8261 1,2629
Età 0,0951 0,1415
Espos_pu 2,3787 1,0646
Constant -13,021 4,9313
Variabile
N_pezzi_medio
Età
Espos_pubb
z
Prob>z 95%Conf. Interv.
2,24
0,025 0,3508 5,3014
0,67
0,501 -0,1822 0,3726
2,23
0,025 0,2922 4,4652
-2,64
0,008 -22,687 -3,356
Odds Ratio
16,88
1,10
10,79
Dopo aver stimato il modello, possibile calcolare per ogni
osservazione
campionaria
la
“probabilità
prevista”
(corrispondente in questo specifico caso alla probabilità di
acquistare uno snack) dati i valori assunti dalle variabili
indipendenti (chiamiamo la nuova variabile pr_for). Le statistiche
di sintesi sono riportate nella seguente tabella
Variable
Pr_for
Obs
32
Mean
Std. Dev.
0,34375 0,31690
Min
0,02447
Max
0,94534
E’ anche possibile allo stesso tempo computare, sempre sulla
base della relazione stimata, la probabilità di avere un successo e
quindi la P(Y=1|x) quando le variabili indipendenti assumono
particolari e specifici valori.
Ad esempio se il vettore x assume valori
N_pezzi_medio = 3,1171875
Età = 21,9375
Espos_pubb = 0
P(Y=1|x3=0) = 0,1068
P(Y=0|x3=0) = 0,8932
Se invece assumiamo che x3 = 1 le probabilità sono le seguenti
P(Y=1|x3=1) = 0,5633
P(Y=0|x3=1) = 0,4367
ESEMPIO 2
Supponiamo che un’azienda Gamma sia interessata a valutare
l’efficacia che ha avuto uno spot pubblicitario su un suo prodotto
lanciato sul mercato. Per questo motivo progetta un’indagine ad
hoc. Una volta raccolti i dati il nostro problema quindi consiste
nel regredire una variabile dicotomica (acquisto/non acquisto) su
un’altra variabile dicotomica che indicizza la visione della
pubblicità del prodotto.
Supponiamo di regredire la variabile dicotomica y (acquisto, sì=1,
no=0) sul regressore x che indica se il cliente ha visto lo spot o
meno (visto spot=1, non visto spot=0). Otteniamo i seguenti
risultati:
Variabile
Intercetta
Spot
Coeff.
Std. Dev.
z value
Prob>z
-0,9694
0,3441
-2,738
0,00619
0,9027
0,4383
2,059
0,03945
Commenti
- La pubblicità influenza significativamente la probabilità di
acquistare il prodotto; l’ipotesi nulla è rifiutata al livello di
significatività del 5%. Quindi la visione dello spot ha
un’influenza significativa sulle vendite.
- Il segno del coefficiente beta e questo è conforme alle
attese.
Quale è l’effetto marginale della pubblicità sulla probabilità di
acquistare?
Per calcolare direttamente la probabilità stimata di acquisto
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯) =
exp(−0,9694 + 0,9027π‘₯)
1 + exp(−0,9694 + 0,9027π‘₯
exp(−0,9694 + 0,9027)
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1) =
= 0,4839
1 + exp(−0,9694 + 0,9027)
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0) =
exp(−0,9694)
= 0,2750
1 + exp(−0,9694)
Poiché x è una variabile dicotomica il suo effetto marginale è
calcolabile come
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1) − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0) = 0,4839 − 0,2750
= 0,2089
Per costruire un intervallo di confidenza al livello  basta
applicare la formula (abbiamo scelto il 95%)
IC(95%) = (0,9027±1,96 x 0,4383).
Vogliamo comprendere l’effetto che ha x sulla propensione
all’acquisto, ragionando in termini di Odds Ratio.
Passo 1. Riscriviamo il predittore lineare per il nostro esempio:
logit (πi) = -0,9694+0,9027x
Passo 2. Calcoliamo l’odds associato ad x
πœ‹π‘–
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯)
=
= exp(−0,9694 + 0,9027π‘₯)
1 − πœ‹π‘–
1 − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯)
Passo 3. Calcoliamo l’odds per i due valori che assume x
Per x = 1
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1)
= exp(−0,9694 + 0,9027) = 0,9361
1 − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1)
Per x = 0
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0)
= exp(−0,9694) = 0,3795
1 − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0)
L’Odds Ratio è il rapporto tra i due odds appena calcolati
OR = 0,9361/0,3795 = 2,46 =
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1)
1 − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 1)
= exp(0,9027)
𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0)
1 − 𝑃(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯ = 0)
Quindi la propensione all’acquisto è circa due volte e mezzo più
grande se si è visto lo spot. Notare che senza fare i calcoli
potevamo direttamente utilizzare exp().
Per costruire l’intervallo di confidenza per gli OR basta fare
l’esponente della formula vista in precedenza
IC(OR 95%) = exp(0,9027±1,96 x 0,4383) = (0,96; 5,83).
In conclusione il manager dell’azienda Gamma decide di investire
ancora in pubblicità perché la propensione all’acquisto dei clienti
che hanno visto la pubblicità è maggiore.
ESEMPIO 3
L’ufficio marketing di un’impresa assicurativa che stipula polizze
sulla vita vuole aumentare il suo volume di attività. Per questo
motivo predispone uno studio tra i propri clienti per capire quali
fattori influiscano sul rinnovo della polizza.
- Variabile dipendente RINNOVO = y =(1 se sì, 0 se no)
- x1 età del cliente
- x2 reddito del cliente
- x3 collocazione dell’ufficio in cui il cliente si serve (1 in
centro, 0 altrimenti).
Risultati della stima
1stime
Std. Err.
intercetta -8,4349
0,0854
x1
0,0223
0,0004
x2
0,0743
0,0019
x3
0,8237
0,0186
X2
9760,72
2967,84
1529,00
1862,48
p-value
‹0,0001
‹0,0001
‹0,0001
‹0,0001
OR
1,023
1,077
2,279
Fissati i valori delle variabili x1 e x2, l’OR per la variabile x3 è dato
da:
𝑂𝑅π‘₯3 =
π‘œπ‘‘π‘‘π‘ (π‘₯3 = 1; π‘₯1 = π‘π‘œπ‘ π‘‘π‘Žπ‘›π‘‘π‘’; π‘₯2 = π‘π‘œπ‘ π‘‘π‘Žπ‘›π‘‘π‘’)
1 − π‘œπ‘‘π‘‘π‘ (π‘₯3 = 0; π‘₯1 = π‘π‘œπ‘ π‘‘π‘Žπ‘›π‘‘π‘’; π‘₯2 = π‘π‘œπ‘ π‘‘π‘Žπ‘›π‘‘π‘’)
= exp(0,8237)
Questo significa che un individuo che si serve in un ufficio in
centro ha una propensione a rinnovare la polizza 2,3 volte più
grande rispetto a chi si serve altrove, mantenendo costanti le
altre variabili.
La stima del coefficiente della variabile x1 è 0,0223. Ciò vuol dire
che per un incremento di una unità della variabile età del cliente
(ad esempio da 58 a 59 anni) ci aspettiamo un incremento in
logodds di 0,0223. Per un incremento di 5 unità della variabile età
del cliente ci aspettiamo un aumento in logodds di 5*0,0223. In
altre parole l’odds ratio associato ad incrementi di 5 anni è
exp(5*0,0223). Considerato l’incremento di un anno abbiamo
ORπ‘₯1 = exp(0,0223)=1,023 che indica che per ogni anno in pù del
cliente ci aspettiamo un incremento nell’odds pari al 2,3%
mantenendo fisse le altre variabili.
Un ragionamento analogo lo possiamo fare per l’altra variabile
continua del modello.
Supponiamo ora di voler stimare quale sia la probabilità di
rinnovare la polizza se il cliente ha 58 anni ed ha un reddito pari a
50 (migliaia di euro) e si serve di un ufficio non in centro
P(y=1|x1=58, x2=50, x3=0)
exp(−8,43 + 0,0223 ∗ 58 + 0,074 ∗ 50 + 0,82 ∗ 0)
1 + exp(−8,43 + 0,0223 ∗ 58 + 0,074 ∗ 50 + 0,82 ∗ 0)
exp(−3,347)
0,0352
=
=
= 0,034
1 + exp(−3,347) 1,0352
Quale è l’effetto marginale di x3 sulla probabilità di rinnovo della
polizza
P(y=1|x1=58, x2=50, x3=1)-P(y=1|x1=58, x2=50, x3=0)
P(y=1|x1=58, x2=50, x3=1) =
exp(−8,43 + 0,0223 ∗ 58 + 0,074 ∗ 50 + 0,82 ∗ 1)
1 + exp(−8,43 + 0,0223 ∗ 58 + 0,074 ∗ 50 + 0,82 ∗ 1)
exp(−2,527)
0,0799
=
=
= 0,074
1 + exp(−2,527) 1,0799
L’effetto marginale quindi è dato da 0,074-0,034 = 0,040.
EFFETTO MARGINALE DI UNA VARIABILE CONTINUA
Con riferimento al modello espresso in termini di probabilità, per
valutare l’effetto sulla probabilità di successo della variazione di
una covariata continua, ad esempio xj, si ricorre a
πœ•πœ‹π‘–
πœ•π‘ƒ(π‘Œπ‘– = 1|π‘₯𝑖 )
exp(π‘₯ ′ 𝛽)
=
= 𝛽𝑗
πœ•π‘₯𝑖𝑗
πœ•π‘₯𝑖𝑗
(1 + exp(π‘₯ ′ 𝛽))2
Quindi l’effetto sulla probabilità di successo della variazione di
una delle covariate:
- dipende dal valore assunto da tutte le covariate
- coincide con il segno del coefficiente
Può essere interessante valutare tale variazione in
corrispondenza di particolari valori delle covariate (spesso si
sceglie a tale scopo il vettore dei valori medi).
Con riferimento all’esempio precedente, l’effetto marginale della
variabile reddito per i valori età di 58 anni, reddito di 50.000 euro
ed ufficio in centro:
0,074 * (0,0799/(1,0799)2) =0,005
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