L`ESPANSIONE NEL MEDITERRANEO E LA QUESTIONE DELLE

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L’ESPANSIONE NEL MEDITERRANEO
E
LA QUESTIONE DELLE TERRE DA RIDISTRIBUIRE
Le due straordinarie vittorie ai danni dei Cartaginesi, passati alla storia come guerre
puniche, aprono ai Romani una stagione incredibile di successi militari che, in breve
tempo, portano l’Urbe a divenire unica e incontrastata padrona del Mediterraneo.
In mezzo secolo, dal 202 a.C., anno della vittoria a Zama di Scipione l’Africano, al 146
a. C., anno della distruzione definitiva di Cartagine ad opera del nipote di quello,
Scipione Emiliano, Roma annette ai suoi possedimenti (tutta la penisola italiana)
l’intera Spagna, Cartagine, tutta la Macedonia, la Grecia e gran parte della zona
occidentale dell’odierna Turchia, fino alla Siria.
Questo momento di grande ricchezza, grazie alle numerose vittorie esterne, inizia a
creare grosse problematiche all’interno della società romana: a chi spettano le terre
conquistate in battaglia. Chi ne entra in possesso?
Solitamente a beneficiarne sono i senatori, ossia i patrizi, ma qualcuno non è
d’accordo.
Tiberio Sempronio Gracco, come il suo fratello più giovane, Gaio, era il frutto di un’unione
prestigiosa, quella tra un illustre uomo politico, Sempronio Gracco, e la figlia di Cornelio Scipione
l’Africano, colui che aveva sconfitto Annibale. Due gentes, due tradizioni politiche e culturali
eccezionali che lasciavano presagire per lui una carriera politica di successo nella Roma del
secondo secolo a.C., ormai padrona di un impero mediterraneo, vincitrice della sua secolare
avversaria, Cartagine, e pervasa dalla raffinata cultura greca. Invece, i due fratelli Gracchi, nella
maggior parte della tradizione letteraria romana, appaiono come dei sovversivi facinorosi,
avversari ostinati del Senato di Roma e pericolosi aspiranti a un potere tirannico. Qual è la ragione
di tanta ostilità?
TIBERIO SEMPRONIO GRACCO ( 133 a.c. )
Sezioni: Personaggi Storici
Nascita:
Roma 163 a. C.
Morte:
Roma 133 a. C.
"Gli animali selvaggi che vivono in Italia, hanno le loro tane; ognuno di essi conosce
un giaciglio, un nascondiglio. Soltanto gli uomini che combattono e muoiono per
l'Italia non possono contare su altro che sull'aria e la luce; con la moglie e i figli
vivono per le strade, anziché su un campo. I generali mentono quando, prima delle
battaglie, scongiurano i soldati di difendere contro il nemico i focolari e le tombe,
perché la maggior parte dei romani non ha un focolare, e nessuno ha una tomba dei
suoi antenati. Soltanto per il lusso e la gloria degli altri, devono spargere il loro
sangue e morire. Si chiamano i padroni del mondo, e non possono dire di essere
padroni di una sola zolla di terra."
(Tiberio Gracco - Discorsi)
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criterio va scritta e imparata una riflessione sul quaderno, soprattutto per la terza voce.)
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