VENERE Caratteristiche generali Visto da Terra, Venere è l'oggetto più brillante del cielo dopo il Sole e la Luna. Dante così lo descrive: "lo bel pianeta che ad amar conforta, faceva tutto ridere l'oriente" (Purgatorio, Canto I). Il suo splendore, oltre che alla sua vicinanza alla Terra e al Sole, è dovuto al più alto potere riflettente fra i pianeti del sistema solare (albedo di 0.76). Venere è priva di satelliti e, praticamente, di campo magnetico. Venere e la Terra hanno raggi e masse simili, infatti quelle di Venere sono rispettivamente 0.949 e 0.815 quelli terrestri. La densità è di 5.24 g/cm3; anche la struttura interna è analoga a quella terrestre, infatti è costituita da un nucleo di ferro e nichel che si estende per circa 3000 km e contiene il 30% della massa totale del pianeta, da un mantello formato da silicati che si estende per altri 3000 km e da una crosta spessa circa 20 km. Una possibile spiegazione della differenza nel magnetismo dei due pianeti è la bassa velocità di rotazione di Venere con un periodo di 243 giorni, forse dovuta all'impatto di un planetesimo che può anche aver invertito il senso della rotazione. La lentissima rotazione può essere insufficiente a produrre nel suo nucleo il moto di cariche necessario a generare un campo magnetico, nonostante si supponga che il nucleo di ferro sia liquido. La lentezza della rotazione spiega anche l'assenza di schiacciamento ai poli. I Moti La distanza media del pianeta dal Sole è di 0.723332 AU, pari a 108.21 milioni di km. Essendo uno dei due pianeti inferiori, presenta evidentissimo il fenomeno delle fasi, scoperte da Galileo nel 1610, che è stato un importante sostegno per la teoria eliocentrica.. Le fasi sono più facilmente osservabili nelle sere in cui il pianeta si sta avvicinando alla congiunzione inferiore, quando appare come una falce sottile. A differenza della Luna il diametro angolare di Venere è notevolmente variabile: da 10" in vicinanza della congiunzione superiore, fino a 64" nella congiunzione inferiore. La sua massima elongazione è di 46.3° e in una fase prossima a questa (all'elongazione di 39.7°) il pianeta raggiunge il suo massimo splendore che è di magnitudine -4.8. L'orbita di Venere, quasi circolare (e=0.007), è percorsa nel periodo di rivoluzione (Pri) di 224.7 giorni terrestri; essa è caratterizzata dalla più alta inclinazione dell'orbita sull'eclittica (3°.39471) dopo quella di Mercurio. I transiti di Venere sul disco solare sono eventi piuttosto rari; essi si ripetono secondo la sequenza di 8, 105.5, 8, 121.5, 8, 105.5 anni. L'ultimo si è verificato nel giugno 2004 ed il prossimo sarà nel giugno 2012. I passaggi di Venere sul disco solare hanno contribuito all'indagine della sua atmosfera, che appare come un anello brillante intorno alla macchia nera del pianeta. Essendo l'equatore inclinato sul piano dell'orbita di 2.6°, mancano le stagioni. Il moto di rotazione attorno al suo asse è retrogrado con un giorno siderale (gsi) di 243.0 giorni terrestri, pari a 2/3 del periodo di rivoluzione della Terra; è probabile che questa frazione semplice sia dovuta ad un fenomeno di risonanza. Poiché i moti di rotazione e di rivoluzione hanno direzione opposta, il giorno solare venusiano (gso) è più corto di gsi. Dalla formula: 1/gso=1/gsi+1/Pri si deduce che il giorno venusiano ha una durata di 116.8 giorni terrestri. La congiunzione inferiore di Venere col Sole vista dalla Terra avviene ogni 584 giorni terrestri (periodo sinodico) pari a 5 giorni venusiani; pertanto Venere, in congiunzione inferiore, volge sempre la stessa faccia alla Terra. Atmosfera Moltissime informazioni sull'atmosfera di Venere ci sono giunte da numerose sonde inviate tra il 1961 e il 1976, il gas predominante è la CO2 (96.5%), che nell'atmosfera terrestre è molto scarsa perché è precipitata sotto forma di carbonati nei fondali degli oceani, con una reazione di scambio con il quarzo. È anche presente N2 (3.5%) ed in piccole quantità H2, SO2, He, Ar, CO, H2O, Ne. Nell'ottobre 2007, dai dati pervenuti dalla sonda Venus Express, si è dedotto che uno degli atomi di ossigeno della CO2 è l'isotopo O18; l'abbondanza della CO2 e la presenza dell'isotopo O18 accomuna l'atmosfera di Venere a quella di Marte. Si può notare che non solo l'acqua è assente al suolo, ma anche l'atmosfera è estremamente secca. Si pensa che nel primo miliardo di anni dalla sua formazione, Venere fosse ricco di acqua al suolo e nell'atmosfera. Oggi, invece, la quantità residua di acqua che si trova tutta nell'atmosfera è quasi nulla. Questa mancanza di acqua potrebbe essere causata dal Sole, in quanto esso avrebbe dissociato le molecole di H2O sotto forma di vapore acqueo in idrogeno, disperso nello spazio, ed ossigeno, che avrebbe ossidato i metalli in superficie. Successivamente il vento solare avrebbe spazzato via dal pianeta queste molecole, causando la perdita di gas ionizzato, in quanto su Venere non esiste un campo magnetico globale protettivo, come sulla Terra; inoltre l'effetto serra era presumibilmente molto inferiore ad oggi. La Venus Express ha anche dimostrato l'esistenza dei lampi, i quali contribuiscono all'equilibrio chimico dell'atmosfera. Infatti sono in grado di spezzare le molecole dei gas nelle loro componenti. L'atmosfera di Venere molto densa può essere suddivisa nei seguenti strati: troposfera, mesosfera, termosfera, esosfera, molto diversi fra loro; la velocità dei venti varia da 360 km/h nell'esosfera a 2 km/h al suolo. Anche la temperatura e la pressione subiscono notevoli variazioni: alla sommità delle nubi più alte, ad una quota di 80 chilometri, la temperatura si aggira sui -50° C e la pressione è appena 5 millesimi di atmosfera. Andando a quote più basse esse aumentano rapidamente, tanto che al suolo raggiungono rispettivamente 460° C e 90 atmosfere. L'altissima temperatura alla superficie è causata dall'effetto serra: i responsabili di quest'effetto sono l'acido solforico e il suo prodotto di dissociazione SO2 assieme alla CO2 e H2O, presenti nelle fitte nubi a quote superiori a 31 km. Le regioni superiori dell'atmosfera sono caratterizzate da tre strati distinti di nubi, la cui velocità di rotazione aumenta con la quota. A causa dell'alta velocità dei venti si verifica il fenomeno della "superrotazione" dell'atmosfera, cioè le nubi impiegano solo 4 giorni per compiere un giro completo del pianeta. La più incredibile delle strutture atmosferiche osservate dalla Venus Express è il vortice a "doppio occhio", individuato in prossimità del Polo Sud del pianeta. La sua formazione è dovuta probabilmente ai forti venti e al naturale movimento convettivo dell'atmosfera. Le nubi più alte sono relativamente trasparenti per la radiazione solare e opache per l'infrarosso. I raggi solari che giungono al suolo sono solo il 2% di quelli incidenti, mentre il 22% viene assorbito dall'atmosfera che si riscalda e non riesce a reirradiare il calore verso lo spazio sotto forma di raggi infrarossi, perché questi sono bloccati dai gas per effetto serra. Dato l'alto albedo alla superficie di Venere si dovrebbe avere una temperatura efficace di -44 °C, per cui l'entità dell'effetto serra è di ben 500 °C. Le informazioni sulla temperatura sono state ottenute grazie alle "finestre spettrali infrarosse" presenti nell'atmosfera di Venere, che permettono alla radiazione termica di specifiche lunghezze d'onda di fuoriuscire dall'atmosfera. L. Esposito dell'Università del Colorado, usando l'Hubble Space Telescope, ha studiato in luce ultravioletta le nubi venusiane di acido solforico con due scopi ben precisi: valutarne i movimenti a livello globale e controllare la concentrazione di SO2. Egli ha scoperto che fra il 1980 e il 1995 tale concentrazione è diminuita di un fattore 4. Tra le 1500 formazioni vulcaniche di Venere, identificate dalla sonda Magellano il Maat Mons è il più probabile responsabile della gigantesca eruzione, che avrebbe causato il brusco aumento di SO2 nell'atmosfera del pianeta nel 1980, fenomeno analogo all'eruzione del vulcano terrestre, Krakatoa nel 1883. Superficie A causa della spessa coltre di nubi che avvolge Venere non è possibile analizzare la superficie direttamente da Terra. Tuttavia, tramite osservazioni radar da sonde spaziali, si è potuta fare una mappa dettagliata della superficie, soprattutto grazie alla sonda Magellano lanciata il 4 maggio 1989, che ha fornito splendide immagini con un potere risolutivo di poche decine di metri. Preso come riferimento il valore medio del raggio planetario di 6051.84 km, si sono evidenziate le caratteristiche morfologiche del pianeta. Sulla superficie Venusiana è possibile distinguere tre diverse aree geologiche: le terre basse (30%), le pianure ondulate (65%) e le terre alte (5%). Queste ultime occupano due regioni con dimensioni tipiche di un continente terrestre (Aphrodite Terrae e Ishtar Terrae) in quest'ultima si trovano i Monti Maxwell, alti 10.7 km. Venere è un mondo privo di mari, dove le pianure, tormentate da fratture, crateri e canali, occupano la maggior parte della superficie. Il massimo dislivello esistente su Venere è di 15 Km fra il culmine dei Monti Maxwell e il fondo della Diana Chasma. Su Venere non esiste la tettonica delle placche, se non come fenomeno strettamente locale, infatti la sua superficie è rimasta geologicamente tranquilla nelle ultime centinaia di milioni di anni. A prova di ciò è possibile notare che le strutture vulcaniche non sono allineate lungo catene come sulla Terra, ma sono distribuite in modo abbastanza uniforme. L'alta temperatura superficiale rende plastica la litosfera e le tensioni nella crosta non si accumulano, impedendo la formazione di grandi placche. Aspetti caratteristici del suolo venusiano sono le strutture vulcaniche, che possono essere distinte in due categorie: vulcani grandi e vulcani intermedi. I primi si possono classificare a loro volta in tre specie: le calderae, che mancano di edificio vulcanico, le coronae, caratterizzate da un perimetro circolare e gli aracnoidi, strutture rotondeggianti ricche di solchi circolari e disposti a raggiera. Tra i vulcani intermedi, invece, abbiamo gli anemoni, caratterizzati da colate laviche simmetriche attorno alla caldera, i pancakes, caratterizzati da lava vischiosa, e le zecche. Tra le altre strutture peculiari ci sono le novae, caratterizzate da una serie di fessurazioni a stella e i canali, lasciati dalla lava sulla superficie, lunghi centinaia di km. Una caratteristica interessante del suolo citereo è il diverso grado di intensità del segnale radar riflesso: nelle immagini appaiono più chiare le zone corrugate e più scure le zone lisce. Tuttavia ad una quota superiore a 4 km la riflettività delle rocce è molto superiore a quella attesa in relazione alla rugosità del terreno. Questo fenomeno può essere spiegato mediante due teorie. Secondo la prima l'alta riflettività sarebbe dovuta alla presenza della pirrotite, un solfuro di ferro che deriva da processi chimici di trasformazione del magma vulcanico, possibili solo alla temperatura e alle condizioni ambientali esistenti su Venere al di sopra di 4 km di altezza. La seconda ipotesi, partendo dal fatto che anche i terreni non vulcanici mostrano questa riflettività, sostiene che essa sia dovuta a sali metallici di cloro, fluoro e zolfo emessi dai vulcani. Queste sostanze volatili tendono a salire verso l'alto e, attorno a 4 Km, finiscono per depositarsi in forma condensata in un leggero strato dotato di altissima riflettività radar. In base a questa ipotesi tutto quello che ad una certa quota dovesse mostrare bassa riflettività deve essere geologicamente molto giovane; è il caso di Cleopatra, il grande cratere dei monti Maxwell, e del già citato monte Maat. Fenomeni Vulcanici Il vulcano Maat nella Atlas Regio della Afrodite Terra, non lontano dal vulcano Sapas, in primo piano è la seconda vetta di Venere (8 km) e mostra striature recenti di lava, testimonianza di un'eruzione avvenuta nell'arco degli ultimi venti anni. Le regioni di Atla, Beta e Themis (BAT) coprono, infatti, il 30% della superficie di Venere e vi si addensa il 70% dei vulcani scoperti dalla Magellan. É questo, dunque, un gigantesco punto caldo, da cui Venere emette la maggior parte del suo calore interno. Una caratteristica dei fenomeni di vulcanesimo su Venere è che essi si verificano con flussi di lava senza eruzioni esplosive a causa della elevata pressione atmosferica. Dagli ultimi dati raccolti si è capito che l'attuale superficie di Venere non può avere più di 500 milioni di anni; si tratta quindi di un terreno geologicamente giovane, soggetto ad episodi parossistici di vulcanesimo globale, in grado di rinnovare completamente la crosta. Questi episodi favoriscono la liberazione del calore interno, dato che la conduzione attraverso la litosfera è bassa e limitata alle coronae. Questo fatto spiega l'assenza su Venere di grandi crateri, presenti invece sulla Luna, su Mercurio e su Callisto, i quali, avendo una superficie molto più antica, conservano il ricordo della fase iniziale della formazione di crateri ad opera di asteroidi più grandi. Si è scoperto che su Venere sono rari anche i piccoli crateri da impatto; ciò è dovuto all'azione della densa atmosfera che distrugge i piccoli meteoriti (inferiori a 30 m) prima che possano arrivare al suolo. Una delle caratteristiche uniche del vulcanesimo venusiano sono i gruppi di piccoli domi vulcanici circolari (10-20 Km di diametro), detti vulcani a brioche che popolano tutto il pianeta. La loro origine potrebbe essere legata alla presenza di un tipo di lava particolarmente viscosa, che li avrebbe costruiti risalendo da bocche apertesi in zone pianeggianti.