Il matrimonio (Sparta e Atene a confronto)

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Elaborato da:
Alessandro Bellini
Mattia Lunardi
Elena Migliorini
Negro Andrea
Mattia Salvaro
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Indice generale del lavoro:
 Introduzione:
 Sparta: una società rigida e severa.
Pag.3-4
 Donne:
 Condizione femminile a Sparta.
Pag.5-6
 Abbigliamento della donna.
Pag.6-7
 Confronto tra le donne spartane e quelle delle altre polis.
Pag.7-8
 Matrimonio nella società greca:
 Le categorie di donne nell’antica Grecia.
Pag.9
 Il matrimonio (Sparta e Atene a confronto)
Pag.9-10
 Bambini:
 L’educazione dei bambini a Sparta.
Pag.11-12
 Bibliografia del testo.
Pag.13
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Introduzione
Sparta: una società rigida e severa.
Gli spartiati conservarono sempre l'autorità politica e militare. Essi
comandavano e combattevano ma non lavoravano; le loro terre erano
coltivate dagli schiavi iloti. I perieci invece lavoravano le proprie terre, le
più lontane dalla città, oppure svolgevano altre attività economiche.
Soltanto gli iloti e i perieci, dunque, svolgevano un'attività lavorativa,
mentre gli spartiati erano gli unici cittadini con pieni diritti.
Gli "uguali" (come gli spartiati denominavano se stessi, perché avevano fra
loro uguali diritti, uguali doveri e uguale ricchezza) furono costretti a
mantenere il potere sulla regione e sulle città rivali con la forza militare,
basata non tanto sul numero quanto sul valore e l'esperienza dei soldati.
Ogni spartano era infatti soprattutto un soldato e passava la maggior
parte del suo tempo in un duro addestramento militare, isolato anche
dalla famiglia. L'amore per la patria e il valore in combattimento erano gli
ideali in cui credeva.
Le ricchezze private non erano invece tenute in alcuna considerazione
dagli spartani: lo stesso denaro veniva addirittura disprezzato, tanto che
a Sparta si utilizzavano semplici monete di ferro e non d'oro o d'argento.
L'artigianato e il commercio venivano lasciati agli industriosi perieci,
indubbiamente assai più fortunati degli iloti: sfruttavano le ricche
miniere di ferro della Laconia, fabbricavano le armi per Sparta,
producevano utensili e tessuti. Probabilmente alcuni di loro erano più
ricchi degli stessi spartiati.
Molto dura era la condizione degli iloti, schiavi di proprietà dello Stato,
utilizzati per lo più nella coltivazione delle terre. Essi erano sottoposti a
fatiche e maltrattamenti, con punizioni a volte feroci e disumane.
Durante le guerre gli iloti venivano impiegati come servitori dei guerrieri
e, nei casi di grave pericolo, venivano anche armati, come pure i perieci,
che servivano come opliti. Ma, in genere, gli spartiati diffidavano degli
iloti, perché erano
assai più numerosi di loro e ne temevano possibili rivolte, che, in effetti,
avevano luogo con una certa frequenza.
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Essi venivano quindi strettamente sorvegliati; solo i migliori o quelli che si
erano distinti in guerra potevano essere liberati, divenendo neodamodi,
cioè personalmente liberi, ma senza diritti politici (una condizione simile a
quella dei perieci).
Per quanto riguarda le donne, nella società spartana avevano molta più
libertà di tutte le altre donne delle altre polis.
Ora parleremo in modo più approfondito di questo aspetto.
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Donne
La condizione femminile a Sparta.
Un ateniese non poteva capire davvero la cultura spartana. In effetti la
condizione delle spartane era molto particolare. A differenza delle altre
donne greche che trascorrevano praticamente la vita nelle loro case e le
lasciavano solo per partecipare ad alcune festività religiose, esse venivano
educate a vivere liberamente all' aria aperta; anche se sposate, non erano
tenute a dedicarsi né ai lavori domestici, cui provvedevano le schiave, né
alla crescita dei figli, affidata alle nutrici. Le donne erano libere di
dedicarsi al canto, alla danza e soprattutto agli esercizi ginnici, cui erano
addestrate fin dalla più tenera età. L'importanza della ginnastica e della
vita libera, nell'ideologia che ispirava l'educazione femminile, era
strettamente legata alla convinzione che unica funzione delle donne fosse
quella di dare figli robusti alla patria. Non arrivando a comprendere la
cultura spartana, gli altri greci favoleggiavano della libertà anche sessuale
delle donne di questa città e del loro presunto potere sugli uomini. Narra
Plutarco a questo proposito che un giorno una straniera disse a Gorgo,
moglie del re di Sparta Leonida: «Voi spartane siete le sole donne che
comandano i loro uomini». E Gorgo rispose: «Siamo le sole che generiamo
uomini». Per quanto riguarda la pretesa libertà sessuale delle donne
spartiate, va considerato che Sparta era una società militare, organizzata
dagli uomini e per gli uomini, ai quali - per loro scelta - non restava spazio
per la vita familiare. Di conseguenza gli spartiati non avevano interesse a
rinchiudere le loro donne in casa.
L’effetto del regime oligarchico spartano era ambiguo; le donne, infatti,
condividevano l'isolamento e l'assenza degli uomini, molto spesso occupati
con le guerre,ma rendeva la donne spartane più libere di altre; esse
furono infatti le prime ad imporre il rispetto del codice guerriero agli
uomini. Inoltre i riti spartani avevano una caratteristica atletica, a cui le
donne prendevano sempre parte tanto che sono passate alla storia per le
loro capacità in questo campo. Ad esempio un proverbio greco diceva: "in
Tessaglia per i cavalli, a Sparta per le donne"!
Infatti le giovani donne Spartane erano dai loro più teneri anni
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addestrate ad un corso di duri e faticosi esercizi, proprio per dare vigore
al corpo, come la lotta, la corsa, il lancio del giavellotto. Questi esercizi
infondevano loro uno spirito di emulazione e nel tempo stesso
perfezionavano le loro menti non meno che i loro corpi.
Questo anche per essere in grado di difendere le città quando gli uomini
erano lontani, per esempio per un conflitto bellico.
Spesso gli allenamenti erano promiscui e, non di rado le donne Spartane
erano vincitrici di competizioni olimpiche. A loro si deve anche la pratica
della nudità, tanto criticata dalle altre popolazioni del tempo, ritenuta da
loro utile per essere più agili nel compiere le azioni ginnastiche.
Un’altra notizia molto rilevante è che a Sparta le donne potevano, a
differenza delle altre città greche, possedere ed ereditare beni.
Ad esempio esse possedevano i 2/5 delle entrate fondiarie e perciò si
opposero anche al progetto di redistribuzione delle terre di un re di quel
tempo.
L’abbigliamento della donna.
L'abbigliamento delle donne aristocratiche era arricchito con vari
accorgimenti e ornamenti, ma consisteva essenzialmente in un vestito
stretto alla vita, che scendeva come un tubo in tessuto ricamato a mano,
sagomato sul corpo ai fianchi, tenuto assieme da ganci. La gonna giungeva
sino alla caviglia e a volte poteva essere in tessuto operato con disegni
geometrici e con uno spacco sul lato sinistro.
Sopra la parte apribile della gonna, vi era un'altra cintura pettorale che
nascondeva la chiusura dell'abito e che sorreggeva il seno, che poi veniva
coperto da un giubbetto senza maniche, più lungo sui fianchi. Tutto
l'assieme era ulteriormente coperto da un krédemnon, un leggero scialle
ricadente in due punte sotto le spalle.
Per quanto riguarda la copertura del capo, si usava un triangolo di tessuto
unito che ricadeva sulle braccia. Per ornare il capo, vi era anche il pòlos,
un ornamento chiuso nella parte superiore, sferico, cilindrico o anche
quadrangolare, introdotto dall'Oriente nel mondo greco-antico, dove
appare come copricapo caratteristico di alcune divinità o di donne
impegnate in cerimonie di culto.
Il peplo, invece, era un abito nazionale delle donne dell'antica Grecia fino
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alla seconda metà del VI secolo, quando fu generalmente sostituito
(eccetto che in questa città) dal chitone; consisteva in un rettangolo di
stoffa di lana, di vari colori che, ripiegato e fermato sopra le spalle da
fibule, era tenuto aderente alla persona da una cintura e restava aperto
lungo il fianco destro.
L'himation era un vestito di lana (più tardi anche di lino), di solito bianco,
ma anche colorato o con fasce di colore lungo gli orli; consisteva in un
mantello drappeggiato che, per lo più partendo da una spalla, girava dietro
il dorso e tornava sul davanti. Era portato dagli uomini come unico vestito,
dalle donne sopra al peplo o al chitone.
Confronto tra le donne spartane e le donne delle
altre polis.
Per mettere in evidenza ancora di più la situazione delle Spartane,
illustriamo ora la condizione delle altre donne nelle altre polis greche.
Platone affermava che molte donne avrebbero dovuto essere istruite
come gli uomini e considerate alla pari. Questa idea era ostica alla
maggior parte dei Greci. Infatti anche il filosofo aveva delle perplessità
sul fatto che le donne avrebbero accettato questo nuovo stile di vita.
In molti vasi greci gli uomini sono mostrati con pelle scura e le donne con
la pelle chiara.. Questo perché la pelle delle donne prendeva molto meno
sole di quella degli uomini. Infatti Le donne stavano molto più in casa, e
quando uscivano indossavano spesso lunghi mantelli e cappelli, per
nascondersi agli occhi degli uomini, e dal sole. Essere pallida, per una
donna, era segno di agiatezza: ciò indicava, che non aveva bisogno di
lavorare per mantenere se stessa e la famiglia, al contrario la pelle scura
era segno che una donna lavorava al sole, in un mercato o in un campo, cosa
che facevano solo le donne povere.
Ma come si svolgeva le vita di una donna in casa? Se apparteneva ad una
famiglia ricca, controllava gli schiavi mentre svolgevano i lavori domestici
e per il resto del tempo chiacchierava con le sue parenti.. Le donne di
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condizioni più umili preparavano i pasti e facevano le pulizie, ma non
effettuavano le compere, un compito affidato agli schiavi. Le donne
crescevano i figli finché non erano abbastanza grandi per andare a scuola.
Le femmine generalmente non andavano a scuola anche perche' era
praticamente vietato, ma imparavano a tenere una casa aiutando la madre.
Ad alcune bambine veniva insegnato a leggere e a scrivere, per lo più dalle
loro madri, decisione che per la maggior parte degli uomini non era vista di
buon occhio. Un personaggio maschile in una commedia diceva: "Insegnare
ad una donna le lettere? E' un grave errore! Come dare altro veleno ad un
pericolosissimo serpente velenoso."
Alle donne ricche, tuttavia, era permesso di uscire qualche volta: le feste
religiose erano occasioni per incontrarsi, ma anche qualche particolare
avvenimento della famiglia, come ad esempio la nascita di un bambino.
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Matrimonio
Le categorie di donne nell’Antica Grecia.
Esistevano quattro categorie di donne nella Grecia antica:
1 - La moglie (damar o gynè): essa era “adibita” solamente alla
procreazione degli eredi, non aveva alcun diritto e non partecipava alla
vita sociale, che era appannaggio esclusivo del mondo maschile. Veniva
destinata al futuro marito fin dalla più tenera età e si sposava attorno ai
quattordici anni.
2 - La concubina (pallakè): nella maggior parte dei casi si trattava di una
donna non greca e il suo ruolo, riconosciuto anche dalla moglie era quello
di amante ufficiale. I suoi doveri erano comparabili a quelli di una moglie
ma non godeva degli stessi diritti civili.
3 - La donna del piacere (etera): era una donna molto colta e fungeva da
accompagnatrice del maschio nella vita sociale. L’etera era pagata per i
servigi che rendeva all’uomo a cui apparteneva ed era tenuta in grande
considerazione.
4 – La prostituta (pornè): anch’essa era una compagna per il piacere, ma,
a differenza dell’etera, era solitamente molto povera ed il suo “luogo di
lavoro” era la strada.
Il matrimonio (Sparta e Atene a confronto)
Nel matrimonio, tra il VI e l'VIII secolo avanti Cristo, la donna veniva
ancora considerata come un dono grazioso. Lo statuto della sposa e delle
ricchezze che l'accompagnavano era molto diverso ad Atene, città
dell'apertura e del cambiamento, e a Sparta, città della chiusura e
dell'immobilismo, anche perché le due città avevano una diversa
concezione di comunità cittadina e della sua composizione.
A quel tempo vi erano "Città calde" e "Città fredde", secondo la
classificazione di Levi- Strauss. Le"Città fredde" come Sparta hanno
deciso di conservare l'organizzazione in case e di limitare l'appartenenza
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alla comunità cittadina ai soli possessori di terreni. Le "Città calde"
(Atene) hanno posto fine alla struttura per case e hanno rifiutato di
limitare l'appartenenza alla comunità cittadina ai possessori di terra.
Nelle "Città fredde" la sposa era padrona della sua persona e del suo
corredo matrimoniale, mentre nelle "Città calde" la sposa, legata ad una
dote in denaro, era sottoposta all'autorità del marito.
Infatti nelle città fredde come Sparta le donne avevano molta più libertà
di quelle delle altre polis greche. Basta pensare che fin dalla fanciullezza
potevano praticare qualsiasi tipo di attività.
Anche qui però le mogli venivano sposate per ordine e scelta del padre.
Un fatto particolare del matrimonio è che il giorno delle nozze la donna
veniva rapata per dimostrare che rinunziava a ogni vanità e seduzione e
che da allora in poi avrebbe pensato solo al marito e alla cura della casa.
Molto differente era, quindi, la legislazione riguardante la donna ed il
matrimonio in queste due città greche. Ad Atene una donna si sposava,
come accennato in precedenza, attorno ai quattordici anni e da quel
momento in poi il suo unico compito era quello di dare al marito gli eredi
legittimi. Essa non aveva nessun altro compito, neppure la cura della casa
che spettava esclusivamente alle schiave e non partecipava assolutamente
alla vita sociale, alla quale l’uomo interveniva accompagnato dall’etera.
Tutti i beni che la donna ateniese portava in dote, passavano
direttamente nelle mani del marito, una volta che il matrimonio veniva
celebrato, e ad essa non spettava più nulla, neppure l’eredità che veniva
interamente assorbita nel patrimonio della sua nuova famiglia. A Sparta,
invece, non esisteva alcuna legge che regolamentasse la vita privata e al
vita pubblica della donna, e spesso le donne vivevano nella sfrenatezza più
totale, causando non soltanto un danno alla famiglia ma anche alla polis. A
Sparta le donne godevano di libertà pressoché totale: potevano
trascorrere la giovinezza dedicandosi al canto, all’arte in tutte le sue
forme e alla ginnastica, crescevano felici e forti nello spirito e nel fisico,
in modo che, secondo l’opinione comune, fossero in grado di dare figli più
robusti alla patria, e quindi, di conseguenza, soldati più valenti. La sposa
era padrona della sua persona e della sua dote.
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Bambini
L’educazione dei bambini a Sparta.
Non era permesso alle fanciulle Spartane di maritarsi fin quando non
erano giunte nel fiore della loro età. - Questa singolare sagacità del
legislatore nell'ordinar le cose in tal modo fece in modo che i matrimoni
fossero quasi tutti prematuri e clandestini, spesso celebrati dopo un
ratto, e non una formale unione. Con questi mezzi gli abboccamenti delle
nuove coppie nell'età prescritta erano ovviamente pochi, difficili e brevi.
Ogni fanciullo che nasceva dall'unione era subito esaminato dal più
vecchio uomo della sua tribù, il quale se lo giudicava troppo delicato e
debole di costituzione, lo condannava alla morte. Ed è forse per
quest'immediata selezione che i fanciulli Spartani erano notoriamente
tutti diritti, ben proporzionati e belli. Le nutrici erano reputate molto
diligenti e così esperte nel prendersi cura dei fanciulli che erano
caldamente ricercate dai principali popoli degli altri stati della Grecia. Si
narra che Alcibiade fu allattato da una Spartana.
Siccome l'educazione dei fanciulli era riputata un fatto troppo
importante per essere affidato ai genitori, i quali con degli emotivi
affetti li viziano spesso, lo Stato prese interamente questa compito nelle
sue mani. Un cittadino di distinta integrità ed abilità era nominato
principale sovrintendente all'educazione della gioventù.
All'età di sette anni i fanciulli erano sottratti ai loro padri e distribuiti
in differenti classi dove erano addestrati a una vita dura, esposti agli
eccessi del freddo e del caldo, obbligati a passeggiare scalzi, con la testa
rasa e scoperta, ed infine educati alla più gran semplicità e frugalità nel
vitto.
All'età di dodici anni erano trasportati in un'altra classe, dove si
sottoponevano ad un'ancora più severa disciplina. Là imparavano
l'obbedienza alle leggi ed ai magistrati, e la riverenza per i loro vecchi.
Per infondere loro coraggio e renderli esperti negli esercizi della guerra,
erano obbligati a combattere l'un l'altro. In questi contrasti erano
abituati a combattere con una tale furia e ostinazione, che spesso alcuni
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di loro rimanevano storpiati, ed erano alle volte perfino uccisi. Per
renderli arditi ed accorti, era loro permesso di rubare qualunque cosa
piacesse, o dai giardini o dalle pubbliche sale di trattenimento, a
condizione che compissero il furto senza essere scoperti; ma se erano
colti sul fatto, la punizione era molto severa, non certo per l'azione ma
per non essere stato capace a compierla con destrezza.
Era similmente riputata una degna dote nei giovani Spartani, l'essere
capaci di soffrire senza lagnarsi; famosa era una certa festa in onore di
Diana, quando essi si sottoponevano a così tante percosse fin quando dalle
loro ferite sgorgava copioso il sangue.
Le loro menti erano coltivate, più dalla conversazione dei saggi uomini, che
non dallo
studio e dalla lettura. Era fondamentalmente insegnato a dare le risposte
con il minor numero possibile di parole. E fu proprio questo forma concisa
della conversazione, che attribuì il nome a quello stile detto laconismo.
Fino al punto che - fra i Lacedemoni- era sufficiente una sola sillaba per
fornire una risposta.
L'amore della Patria era il principale sentimento che gli Spartani si
affaticavano di inspirare alla loro gioventù; e la scienza della guerra era
quasi il loro unico studio. La manifesta intenzione di Licurgo era quella di
formare una nazione di soldati. Non per stimolarli allo spirito di conquiste,
o incitarli a prendere con tali mezzi la strada delle ambizioni e delle
ingiustizie, semmai si propose di prevenire queste tendenze col proibire di
far uso di alcuna forza navale offensiva; affinché potessero esser capaci
di mantenere la pace e la libertà della loro patria loro contro i turbolenti
ed ambiziosi vicini. La loro prima e principale lezione nell'arte della guerra
era "non fuggire mai" anche quando il nemico era superiore di numero, a "o
vincere o morire". Quelli che fuggivano in una battaglia erano resi infami
per sempre, e potevano essere impunemente insultati da qualunque
persona.
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Bibliografia del testo:
 Introduzione:
Autori: AA.VV.
Sito internet: www.scuolascacchi.com/storia_antica/nspartaatene.htm
Anno creazione sito: 2002
 La donna:
Autori: AA.VV.
Siti internet: www.majorana-liceo.it
www.skuola.net
www.studenti.it
Anno creazione siti: Sconosciuto.
 Matrimonio:
Autori: AA.VV.
Siti internet: www.majorana-liceo.it
www.studenti.it/ricerchegrecia/spartantica/donne
Anno creazione siti: Sconosciuto.
 I bambini:
Autori: AA.VV.
Sito internet: www.greciantica.it/sparta/educazionefigli
www.atuttascuola.it
Anno creazione sito: Sconosciuto.
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