NUOVE ACQUISIZIONI NELLA TERAPIA DELL’OSTEOPOROSI GIANCARLO ISAIA, STEFANIA DI BELLA Dipartimento di Medicina Interna Università di Torino SC Medicina-Malattie Metaboliche dell’osso ASO San Giovanni Battista di Torino Corso A.M. Dogliotti 14 10126 Torino Tel. 011.6335533 Fax 011.6336039 E-mail: [email protected] 1 Titolo breve: La terapia dell’Osteoporosi Riassunto: La terapia dell’osteoporosi si avvale di numerosi farmaci che, associati a Calcio e Vitamina D, si sono dimostrati efficaci nella prevenzione delle fratture ed in particolare gli Estrogeni, il Raloxifene, alcuni Bisfosfonati (Alendronato, Risedronato, Ibandronato) il Ranelato di Stronzio ed il Paratormone 2 INTRODUZIONE Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato che l’Osteoporosi costituisce uno dei maggiori problemi di salute nei paesi del mondo occidentale a causa delle fratture che essa produce, soprattutto a livello del polso, della colonna vertebrale e del femore: in particolare quest’ultima presenta elevati livelli di morbilità, mortalità e costi sociali, con conseguenze particolarmente rilevanti nei soggetti anziani. A fronte di un tale scenario epidemiologico si pone il problema di limitare gli effetti della malattia agendo sia con mezzi preventivi, sia con farmaci efficaci, al fine di rendere il tessuto scheletrico più resistente ai traumi e meno esposto ad incidenti fratturativi. Pertanto l’obiettivo fondamentale del trattamento dell’osteoporosi è quello di ridurre il rischio di fratture utilizzando farmaci dotati di solide evidenze scientifiche ottenute da studi prospettici controllati che ne abbiano documentato gli effetti antifratturativi. QUALI PAZIENTI TRATTARE Come è noto il gold standard per diagnosticare l’osteoporosi è la valutazione della densità minerale ossea (BMD) effettuata con la tecnica DXA (Dual emission X-ray Absorptiometry) a livello femorale, del radio ultradistale o del rachide lombare. Secondo i criteri del WHO, sono definiti osteoporotici i soggetti che presentano una BMD inferiore a -2,5 deviazioni standard (SD) rispetto al picco di densità rilevato nella popolazione giovane e dello stesso sesso (T-score). Un rilevante problema clinico è rappresentato dalla selezione dei pazienti da trattare, in quanto non vi è consenso sull’opportunità di sottoporre a trattamento, che si prospetta a tempo indefinito, tutti i soggetti con ridotti livelli di BMD e senza rilevanti fattori di rischio specifici. Al fine di razionalizzare il rapporto costi/benefici del trattamento, si tende oggi a distinguere la soglia diagnostica, determinata applicando i criteri del WHO, da quella terapeutica, avviando al trattamento soltanto coloro che, pur in presenza di un BMD inferiore alla norma, presentino fattori di rischio aggiuntivi. Il rischio di incorrere in una frattura da osteoporosi nei successivi 10 anni aumenta infatti con l’età, in presenza di fattori di rischio ed a seguito dell’uso di glucocorticoidi, mentre risulta inversamente proporzionale all’indice di massa corporea (BMI) (1). Alcune importanti informazioni al riguardo sono state ottenute dal Registro Svedese delle fratture da cui è risultato che per una paziente di 50 anni la soglia del rischio alla quale un intervento terapeutico sarebbe conveniente è collocata ad un livello di probabilità dell’1,4% di incorrere in una frattura femorale nei successivi 10 anni, mentre per una paziente di 70 anni la soglia terapeutica si colloca in corrispondenza di un rischio fratturativo a 10 anni del 5,6%. Poiché tale modello non può trovare applicazione in Italia a causa della diversità dell’incidenza di fratture, dell’attesa di vita, dell’impatto di diversi fattori di rischio e del loro peso medio, nonché delle diverse caratteristiche etnografiche delle popolazioni, nel nostro Paese è stato elaborato un algoritmo (2) che potrebbe essere utilizzato per la previsione del rischio di fratture a livello vertebrale (Tabella 1) e femorale (Tabella 2). 1.12(età in anni)- 0.008(età in anni)2 –2.3(BMDhip T-score)-0.24(BMI kg/m2 )-33 Se fuma più di 10 sigarette/die + 12% Storia familiare per frattura vertebrale + 59% Presenza di Artrite Reumatoide + 26% Pregresse Fratture osteoporotiche al polso + 23% Menopausa prima dei 46 anni + 27% Tabella 1: Algoritmo per la stima del rischio di frattura vertebrale clinicamente manifesta a 10 anni in donne con un normale apporto di calcio e vitmina D (livelli sierici di 25 OH vit D maggiore di 12 ng/ml) in assenza di pregresse fratture vertebrali o femorali e non in terapia cortisonica. 0.33(età in anni)- 4.31(BMDhip T-score)-0.25(BMI kg/m2 )-20.7 Se fuma più di 10 sigarette/die + 21% Storia familiare per frattura femorale + 102% Presenza di Artrite Reumatoide + 46% Pregresse Fratture osteoporotiche al polso + 33% 3 Menopausa prima dei 46 anni + 7% Tabella 2: Algoritmo per la stima del rischio di frattura di femore a 10 anni in donne con un normale apporto di calcio e vitmina D (livelli sierici di 25 OH vit D maggiori di 12 ng/ml) in assenza di pregresse fratture vertebrali o femorali e non in terapia cortisonica. Nelle pazienti con età maggiore di 85 anni, il valore età va fissato a 85 anni (l’aumento del rischio oltre questa età non è ridotto dall’intervento farmacologico). Pur non essendo ancora disponibili sufficienti e convincenti dati scientifici atti a redarre una sorta di “carta del rischio fratturativo” allo stesso modo di come è stato attivato per gli eventi cardiovascolari, vi è sufficiente accordo circa la sostanziale inopportunità di assumere il dato relativo al BMD come unico elemento decisionale per avviare i pazienti al trattamento. Fra i diversi fattori di rischio, particolare attenzione deve essere riservata alla familiarità per fratture, alla pregressa assunzione cronica di corticosteroidi, alla precedente insorgenza di una frattura, al BMI, alla menopausa precoce, al tabagismo, all’assunzione di calcio ed ai ridotti livelli plasmatici di Vitamina D. TERAPIA FARMACOLOGICA I farmaci che si sono dimostrati efficaci contro l'osteoporosi sono gli Estrogeni, il Raloxifene, alcuni Bisfosfonati, il Ranelato di Stronzio e l’Ormone Paratiroideo. Questi farmaci devono sempre essere somministrati in associazione a Calcio e Vitamina D non idrossilata. A tal proposito occorre precisare che, soprattutto nella popolazione anziana, la sola somministrazione di calcio (1 gr/die) e di Vitamina D (800 UI/die) si è dimostrata in grado di ridurre significativamente l’incidenza delle fratture da osteoporosi e pertanto, anche in considerazione dell’elevata prevalenza di ipovitaminosi D e di iperparatiroidismo secondario presente nella popolazione italiana, è necessario assicurare un’adeguata introduzione alimentare di calcio (almeno 1200 mg/die) e sufficienti livelli plasmatici di 25 (OH) D3 (>12 ng/ml o 30 nMol/L). ESTROGENI Da molti anni gli estrogeni vengono utilizzati, eventualmente in associazione ai progestinici (Tabella 3) nella gestione globale della donna in menopausa nella quale sono in grado di controllare adeguatamente la sintomatologia vasomotoria, l’atrofia epiteliale e connettivale, gli squilibri psicoaffettivi e di ridurre il rischio di osteoporosi. L’indicazione alla terapia estrogenica sostitutiva per via orale o per via transdermica ha subito di recente una radicale variazione, essenzialmente in relazione ai risultati dello studio WHI (3) che ne ha posto in evidenza gli sfavorevoli rapporti rischi/benefici: essa è certamente in grado di compensare i disturbi vasomotori tipici della menopausa, pur essendosi dimostrata efficace nella prevenzione delle fratture, ma non può essere considerata una valida opzione per il trattamento a lungo termine dell’osteoporosi postmenopausale, essenzialmente per il maggiore rischio di carcinoma mammario, di fenomeni ischemici e di tromboembolismo venoso; in ogni caso essa deve essere considerata efficace nella prevenzione della perdita ossea postmenopausale in donne con ridotta massa ossea oppure in menopausa precoce (insorta in età < ai 45 anni). In generale il rapporto costi/benefici, sempre in riferimento alla studio WHI, è nettamente sfavorevole, tanto da restringere l’indicazione terapeutica degli estrogeni al compenso dei disturbi vasomotori. 4 TABELLA 3 Schemi di terapia Estroprogestinica sostitutiva T. Estrogenica continuativa T. Sequenziale Ciclica T. Sequenziale Continua T. Combinata Ciclica T. Combinata Continua ESTROGENI continui 21 gg + 7 di sospensione continui 21 gg + 7 di sospensione continui PROGESTINICI No dal 10° al 24°gg dal 1° al 14° gg donne isterectomizzate possibili sanguinamenti anomali protezione endometriale ottimale 21 giorni + 7 di sospensione continui amenorrea RALOXIFENE I modulatori selettivi del recettore estrogenico (SERMs) sono composti sintetici non ormonali che si legano ai recettori estrogenici e producono effetti agonisti (estrogeno-simili) o antagonisti a seconda del tessutobersaglio. L’impiego dei SERMs, è stato proposto anche nel trattamento dell’osteoporosi post-menopausale, poiché uno di essi, il Raloxifene, ha mostrato effetti simil-estrogenici a livello del tessuto osseo ed effetti anti-estrogenici a livello di utero e mammella. I risultati dello studio MORE (4) hanno fornito una valida evidenza sull’efficacia del Raloxifene, sulla riduzione dell’incidenza di nuove fratture vertebrali, mentre l’incidenza di fratture non vertebrale non è stata significativamente differente. Il Raloxifene attraverso un’azione estrogeno-antagonista sul tessuto mammario,. riduce il rischio di carcinoma della mammella e non esercita alcun effetto proliferativo sull’endometrio. E’ indicato nella prevenzione della perdita ossea postmenopausale in donne con ridotta densità ossea E’ in grado di ridurre l’incidenza di fratture vertebrali nelle donne con osteoporosi postmenopausale e potrebbe essere considerato favorevolmente in donne osteoporotiche ed a rischio di neoplasia mammaria e di eventi cardiovascolari Non si è dimostrato efficace nella prevenzione delle fratture extravertebrali ed in particolare di femore. E’ controindicato in presenza di fattori di rischio per tromboembolsmo venoso BISFOSFONATI I Bisfosfonati sono farmaci utilizzati da tempo nel trattamento del morbo di Paget, delle metastasi ossee e delle ipercalcemie neoplastiche e numerosi studi ne supportano l’indicazione anche nella prevenzione e nel trattamento dell'osteoporosi primitiva e in quella da corticosteroidi. Sono strutturalmente analoghi al pirofosfato inorganico, una sostanza capace di inibire l'aggregazione ectopica e la dissoluzione dei cristalli di fosfato di calcio, e, presentando un’elevata affinità per i cristalli di idrossiapatite, tendono a concentrarsi elettivamente nelle aree scheletriche a più elevato turnover. Inibiscono il riassorbimento osseo agendo principalmente sull'attività osteoclastica con meccanismi differenti e con entità variabile in relazione alla loro struttura (5). In modelli animali è stata anche documentata la loro capacità di aumentare la resistenza meccanica e di determinare una positivizzazione del bilancio osseo nella singola unità metabolica di rimodellamento. I risultati istologici hanno fornito garanzie sulla qualità dell'osso neoformato, pur con dosi maggiori di quelle adottate in clinica. Considerando il loro scarso assorbimento intestinale, occorre assumerli a stomaco vuoto insieme ad abbondante acqua ed attendere almeno 30 minuti prima di assumere cibo. a) Alendronato L'effetto dell'Alendronato sulla prevenzione delle fratture da osteoporosi è stato dimostrato dallo studio FIT che è stato condotto su pazienti osteoporotiche con o senza fratture vertebrali (6). Le pazienti già fratturate hanno presentato un’incidenza di fratture vertebrali e femorali significativamente inferiore rispetto ai controlli, mentre in quelle non fratturate è risultata una riduzione significativa delle sole fratture vertebrali. Il farmaco inoltre si è mostrato efficace anche nella riduzione delle fratture in donne in post-menopausa trattate 5 con glucocorticoidi. Il farmaco può causare effetti collaterali, limitati a disturbi esofagei quando venga assunto senza le dovute precauzioni (lontano dall’assunzione di cibo, unitamente ad acqua, senza coricarsi per un certo tempo dopo l’assunzione) b) Risedronato Due studi multicentrici hanno valutato l'efficacia del Risedronato, somministrato per tre anni alle dosi di 2.5 e di 5 mg/die, in donne con osteoporosi postmenopausale, tutte con fratture vertebrali. (7). E' stata rilevata una significativa riduzione nell'incidenza delle fratture sia vertebrali sia non vertebrali fin dal primo anno. Anche il Risedronato è stato valutato in pazienti con osteoporosi da corticosteroidi in uno studio condotto su pazienti in trattamento corticosteroideo cronico nei quali è stato osservato che il farmaco, somministrato per un anno alla dose di 5 mg/die, è risultato efficace sia nel prevenire la perdita ossea a livello della colonna lombare e del femore prossimale rispetto al gruppo placebo sia nel ridurre l'incidenza delle fratture vertebrali Per quanto riguarda gli effetti collaterali, è stata generalmente messa in evidenza l’estrema tollerabilità gastreointestinale del farmaco. c) Etidronato e Clodronato Questi Bisfosfonati, se assunti per via orale, aumentano la BMD vertebrale nelle donne in menopausa e mantengono stabile quella del collo femorale, mentre la loro efficacia antifratturativa è stata documentata in studi non conclusivi e solo per le fratture vertebrali. Sulla base delle evidenze scientifiche possono entrambi essere considerati farmaci di seconda scelta nel trrattamento dell’osteoporosi. La somministrazione parenterale del Clodronato non è supportata da sufficienti livelli di evidenza nella prevenzione delle fratture da osteoporosi. d) Ibandronato L’Ibandronato è un amino-bisfosfonato con una conformazione che gli conferisce un’elevata potenza antiriassorbitiva. Recentemente sono stati pubblicati i risultati dello studio BONE, condotto su donne in menopausa con almeno una frattura vertebrale alle quali il farmaco è stato somministrato in somministrazione, sia giornaliera (2.5 mg/die) sia intermittente (20 mg a giorni alternati per un mese, seguito da due mesi di sospensione). Questo trial ha evidenziato una costante e significativa riduzione delle fratture vertebrali nelle pazienti trattate rispetto ai controlli ed ha evidenziato una significativa riduzione delle fratture non vertebrali in un sottogruppo di Pazienti a più elevato rischio fratturativo (T-score <–3) (8). Nel più recente studio MOBILE è stata valutata l’efficacia della somministrazione mensile di Ibandronato (150 mg) ed è stato evidenziato un aumento della BMD lombare rispetto alle pazienti che avevano assunto Ibandronato 2.5 mg/die (4,9% e 3,9% rispettivamente, p=0.002) (9). RANELATO DI STRONZIO Il Ranelato di Stronzio costituisce una nuova opzione terapeutica per il trattamento dell’osteoporosi postmenopausale. In vitro possiede un’attività anabolica e antiriassorbitiva inducendo la sintesi di proteine collagene e non collagene, aumentando la differenziazione dei pro-osteoblasti, inibendo la differenziazione e l’attività degli osteoclasti: questo conduce ad un aumento della formazione di tessuto osseo e ad una riduzione del riassorbimento osseo. Negli studi SOTI e TROPOS il Ranelato di Stronzio alla dose di 2 mg/die si è dimostrato in grado di ridurre di circa il 50% il rischio di fratture vertebrali già dopo un solo anno di trattamento in pazienti con e senza precedenti fratture vertebrali. Il farmaco inoltre agisce positivamente anche nelle donne osteopeniche, in cui si è osservata una significativa riduzione delle fratture vertebrali (10). Il rischio di fratture non vertebrali e femorali è risultato significativamente inferiore nelle pazienti trattate rispetto a quelle in placebo, mentre l’incidenza di effetti collaterali è risultata sovrapponibile nei due gruppi. Anche nelle pazienti di età superiore agli 80 anni, è stato possibile evidenziare una significativa riduzione dell’incidenza di fratture vertebrali. Il farmaco ha mostrato in generale una buona compliance, con effetti collaterali assai contenuti, non significativi, e limitati all’apparato gastrointestinale ORMONE PARATIROIDEO E’ ben noto che l’Ormone Paratiorideo (PTH) produce, se prodotto in eccesso, negativi effetti sul tessuto osseo nel quale stimola conseguenza il riassorbimento. Alcune osservazioni tuttavia hanno puntualizzato che il PTH, a seconda della sua modalità di somministrazione, produce effetti ben differenti sul metabolismo e 6 sulla struttura ossea, in quanto la sua infusione continua, mantenendo costantemente elevati i livelli sierici di PTH, induce uno spiccato incremento del turnover osseo, mentre la sua somministrazione pulsatile, attraverso l’incremento transitorio del PTH, attiva la neoformazione ossea attraverso un effetto anabolizzante sugli osteoblasti, così come documentato dall’incremento dei livelli di fosfatasi alcalina ossea ed anche della BMD lombare e femorale. Sulla base di queste osservazioni sperimentali, da alcuni anni è stato proposto per il trattamento dell’osteoporosi postmenopausale l’utilizzo del paratormone (PTH) ed in particolare del suo frammento 1-34 (Teriparatide). I dati sugli effetti del Teriparatide sulle fratture sono riportati in un trial che ha coinvolto 1637 l’attività osteoclastica e di donne osteoporotiche con vertebrali. Nelle donne trattate si è osservato un incremento significativo della BMD femorale, total body e lombare, nonché una riduzione significativa di nuove fratture vertebrali e non vertebrali rispetto alle donne in placebo (11). Gli effetti collaterali, peraltro rari, consistono in nausea, cefalea, dolori agli arti inferiori, incremento ponderale. Oltre agli effetti antifratturativi del Teriparatide anche nella pratica clinica si è potuto osservare un significativo miglioramento della qualità della vita delle pazienti affette da osteoporosi severa complicata da numerose fratture gravemente limitate nelle loro attività quotidiane. Anche il PTH intero (1-84) si è dimostrato in grado di ridurre significativamente il rischio di fratture, soprattutto nella donna ad elevato rischio (età avanzata, ridotto BMI, presenza di precedenti fratture) così come è risultato dallo studio TOP che ha documentato una riduzione significativa del Rischio Relativo delle fratture vertebrali del 64%. (12). Un problema ancora aperto riguarda la condotta da tenere al termine dei18 mesi presritti per la somministrazione del farmaco: non abbiamo sufficienti dati per indicare l’opportunità di continuare con uno specifico farmaco, anche se, considerando che la gran parte delle Pazienti trattate erano non responsive a precedenti trattamenti antiriassorbitivi, potrebbe essere teoricamente razionale continuare con il Ranelato di Stronzio in virtù del suo documentato effetto anabolico. Tabella 4 Note 79 e 79 Bis Nota 79 1) In profilassi secondaria alle donne in post-menopausa con pregresse fratture vertebrali (riduzione di 4 mm o più (15%) dell’altezza globale del corpo vertebrale) o del femore non dovute a traumi efficienti a) Alendronato 10 mg/die e 70 mg/settimana b) Risedronato 5 mg/die e 35 mg/settimana c) Ibandronato 150 mg/mese 2) In profilassi secondaria in uomini con pregresse fratture vertebrali (riduzione di 4 mm o più (15%) dell’altezza globale del corpo vertebrale) o del femore non dovute a traumi efficienti: - Alendronato 10 mg/die e 70 mg/settimana (*) 3) In profilassi secondaria in donne e uomini in trattamento da almeno 3 mesi con dosi > 5 mg/die di prednisone o dosi equivalenti di altri corticosteroidi, con pregresse fratture vertebrali (riduzione di 4 mm o più (15%) dell’altezza globale del corpo vertebrale) o del femore non dovute a traumi efficienti a) Alendronato 10 mg/die e 70 mg/settimana (*) b) Risedronato 5 mg/die e 35 mg/settimana (*) 4) In profilassi primaria in donne in menopausa o uomini di età > 50 anni in trattamento da almeno 3 mesi con dosi > 5 mg/die di prednisone o dosi equivalenti a) Alendronato 10 mg/die e 70 mg/settimana (*) b) Risedronato 5 mg/die e 35 mg/settimana (*) (*) Pur ammessi a piena rimborsabilità negli uomini ai sensi della Nota 79, non risulta nella scheda tecnica dell’Alendronato da 70 mg e del Risedronato da 5 mg e da 35 mg l’indicazione “Osteoporosi Maschile” Nota 79 bis Su diagnosi e piano terapeutico, della durata di 6 mesi, prolungabile per ulteriori periodi di 6 mesi per non più di altre 2 volte (per un totale complessivo di 18 mesi) di Centri Specializzati, Universitari o delle Aziende Sanitarie, individuate dalle Regioni e limitato alle Pazienti che subiscano una ulteriore frattura vertebrale o di femore non dovuta a traumi efficienti in corso di trattamento consolidato, da 7 almeno un anno, con Alendronato, Risedronato e Raloxifene. - Ormone Paratiroideo CONCLUSIONI Sulla base delle attuali evidenze scientifiche, sono attualmente disponibili diverse opzioni per il trattamento dell’osteoporosi e la maggior parte dei farmaci viene concessa dal SSN sotto precise condizioni ai sensi delle Note 79 e 79 bis (Tabella 4) Dal punto di vista pratico è necessario innanzitutto porre diagnosi corretta di osteoporosi attraverso una corretta valutazione della BMD effettuata con tecnica DXA a livello femorale, del radio ultradistale o del rachide lombare. Il riscontro di una ridotta densità ossea comporta l’inizio di un iter diagnostico volto anzitutto ad escludere la presenza di osteoporosi secondarie. Successivamente la scelta del trattamento deve essere formulata tenendo conto soprattutto dei livelli di evidenza circa l’efficacia dei diversi farmaci, così come riassunto nella Tabella 5; inoltre dell’età della paziente, della presenza di fattori di rischio, di disturbi vasomotori, della tollerabilità gastrointestinale, della presenza nella storia clinica di fenomeni tromboembolici. In tal modo sarà possibile ridurre significativamente il rischio fratturativo nei soggetti osteoporotici e migliorandone notevolmente la qualità e la spettanza di vita. Tabella 5 Livelli di evidenza e costo dei diversi trattamenti farmacologici Farmaco Costo annuo (Euro) Popolazione studiata (&) Obiettivo terapeutico Massa ossea Etidronato 300 mg (*^) Clodronato 800 mg/die (*) Alendronato 70 mg/sett (*) Risedronato 35 mg/sett (*) TOS (**) Raloxifene 60 mg/die (*) Teriparatide 20mcg/die s.c Str. Ranelato 2 g/die (*) 68 2024 539 530 180 454 7487 668 R, S R,S R, S R, S N, R, I, S N, S R, S R, S Ia Ib Ia Ia Ia Ib Ia Ia (^) Fratt. Fratt. Vertebr. Non-vert. Ia Ib Ia Ia III Ib Ia Ia III III Ib Ib III Fratt. Femorali III III Ia Ia Ib -Ia Ia --Ib (*^)18 co ogni 3 mesi (*) per via orale (**) Estrogeni coniugati 0.625 mg X 28 giorni e MAP 10 mg X 12 giorni (per via orale) (&) Normale (N); A rischio (R); Malattia iniziale (I); Malattia severa (S) (^) L’entità degli incrementi di BMD è condizionata dalle caratteristiche fisiche dello Stronzio BIBLIOGRAFIA 1. Kanis JA, Johnell O, Oden A, De Laet C., Oglesby A, Jonsson B.Intervention threshold for Osteoporosis Bone 31:26; 2002 2. Linee Guida per la Diagnosi, prevenzione e terapia dell’Osteoporosi Sinossi. SIOMMMS Edimes Pavia 2005 3. Rossouw JE, Anderson GL, Prentice RL, LaCroix AZ, Kooperberg C, Stefanick ML, Jackson RD, Beresford SA, Howard BV, Johnson KC, Kotchen JM, Ockene J; Writing Group for the Women's Health Initiative Investigators. Risks and benefits of estrogen plus progestin in healthy postmenopausal women: principal results From the Women's Health Initiative randomized controlled trial. JAMA.288:32; 2002. 4. Ettinger B, Black DM, Mitlak B, Knickerbrocker RK, Nickelsen T, Genant HK, Christiansen C, Delmas PD, Zanchetta JrR Stakkerstad J, Gluer CC, Krueger K, Cohen FJ, Eckert KE, Avioli LV, Lips P, Cummings SR Reduction of vertebral fracture risk in postmenopausal women with osteoporosis treated with raloxifene. - Results from a 3-year randomized clinical trial. 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SPA ABIOGEN PHARMA GSK ROCHE ELI LILLY MENARINI STROEDER SERVIER ELI LILLY NYCOMED COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE COMPRESSE 10, 70 mg 10, 70 mg 10, 70 mg 10, 70 mg 70 (*) mg 10, 70 mg 5.36 mg 5,35 mg 400 mg 400 mg 300 mg 150 mg COMPRESSE COMPRESSE BUSTINE BUSTINE PENNA 80 mcl PENNA 71.4 mcl 60 mg 60 mg 2 gr 2 gr 20 mcg/dose 100 mcg/dose (*) In associazione con colecalciferolo (400UI) 9 QUESITI 1) Qual’ è il principale obiettivo di una terapia dell’osteoporosi? a) b) c) d) Migliorare BMD Ridurre il dolore Ridurre il rischio di fratture Modificare il metabolismo osseo 2) A proposito della terapia ormonale sostitutiva in menopausa quale affermazione è vera? a) Dosi ridotte di estrogeni si sono dimostrate efficaci nel ridurre le fratture b) Dopo la sospensione della terapia è documentato un “effetto coda” prolungato di anni che ritarda la perdita di osso c) La terapia sostitutiva estrogenica è raccomandata nella menopausa precoce indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio per osteoporosi d) L’aggiunta del progestinico aumenta gli effetti positivi sull’osso 3) I bisfosfonati agiscono sul tessuto osseo attraverso: a) b) c) d) e) L’incremento dell’assorbimento intestinale di calcio L’inibizione dell’attivita’ osteoclastica L’incremento dell’attivita’ osteoclastica La Riduzione dell’assorbimento intestinale del calcio La Riduzione dell’escrezione di fosfato 4) Con quale meccanismo il frammento 1-34 del PTH (Teriparatide) determina una significativa riduzione dell’incidenza delle fratture da osteoporosi ? a) Inibizione dell’attività osteoclastica b) Aumento dell’assorbimento intestinale di calcio c) Incremento della sintesi di calcitriolo d) Incremento dell’attività osteoblastica 5) Il Ranelato di stronzio agisce sul metabolismo osseo: a) Inibendo gli osteoclasti, cioè il riassorbimento, come i bisfosfonati b) Stimolando la formazione ossea attraverso gli osteoblasti, come il paratormone c) Stimolando gli osteoblasti, cioè la formazione ossea e, contemporaneamente, inibendo il riassorbimento per inibizione degli osteoclasti 10