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Luca Lombardi
Storia di Giona
per basso-baritono, flauto, chitarra e percussione
Testo: Luca Lombardi (dalla Bibbia)
Da una vecchia nota di diario apprendo che già all’inizio di aprile del 2003 avevo preso in
considerazione di mettere in musica la storia del profeta Giona. Non avendo da giovane letto
la Bibbia, l’avevo probabilmente letta consapevolmente solo nel 1994, quando l’amico
Francesco Pennisi, compositore e pittore, mi aveva regalato un libretto su Giona con suoi
disegni. Quando poi nella primavera del 2008 Michael Kerstan e Ivan Mancinelli mi chiesero
una composizione per „El Cimarron-Ensemble“, decisi di affrontare questo argomento.
A quel tempo avevo già deciso di trasferirmi in Israele, dove dalla fine del 2008 passo parte
dell’anno, ma non sapevo ancora che il caso (ammesso che esso esista) mi avrebbe portato ad
abitare proprio a Yafo (o Jaffa), che è l’antica città, dalla quale Giona intraprende i suoi due
viaggi.
All’inizio del racconto Giona riceve da Dio l’incarico di recarsi a Ninive (nell’attuale Irak)
per dire ai suoi abitanti, della cui cattiveria gli è giunta notizia, che devono ravvedersi. Ma
Giona non vuole andare a Ninive, scende al porto di Yafo e sale su una nave in partenza per
Tarsis, probabilmente nell’attuale Spagna, e cioè nella direzione opposta rispetto a Ninive.
Dio non ne è per nulla contento e scatena una tempesta che rischia di fare affondare la nave. I
marinai individuano, tirando a sorte, Giona come responabile della collera divina e, non
riuscendo a trovare altra soluzione, lo gettano in mare. Qui Giona viene inghiottito da un
grande pesce, nella cui pancia rimane tre giorni e tre notti. Di fronte alla contrizione di Giona,
Dio ordina al pesce di vomitarlo sulla spiaggia..
Non trascorre però molto tempo che Dio si fa di nuovo vivo con Giona per affidargli lo stesso
incarico. Questa volta Giona ubbidisce e si reca a Ninive. Lì annuncia agli abitanti che se
insisteranno nel loro comportamento malvagio, entro quaranta giorni la città sarà
completamente distrutta. Questo annuncio provoca nei Niniviti pentimento e penitenza che si
estende a tutta la popolazione, animali compresi. Di fronte a questo ravvedimento, Dio non
esegue la punizione e risparmia la città.
Ma invece di rallegrarsene, Giona è preso da grande collera: non voleva andare a Ninive
proprio per questo, perché sapeva che Dio è clemente e misericordioso, si sarebbe lasciato
consolare facilmente e alla fine non avrebbe punito la città. Questo però Giona non lo può
accettare, ne è anzi talmente contrariato, che vorrebbe morire.
In un “flashback”, la Bibbia racconta come Giona, dopo la predicazione a Ninive, si era
ritirato fuori della città, dove si era costruito una capanna di frasche nella quale attendere
quello che sarebbe successo. Dio aveva fatto crescere su questa capanna una pianta di ricino
per fare ombra a Giona, il quale ne era stato molto contento. Ma già la mattina dopo Dio
aveva fatto seccare il ricino e aveva inoltre fatto levare un vento caldo che provovò a Giona
uno svenimento, facendogli nuovamente desiderare la morte. Riferendosi proprio all’episodio
del ricino, Dio chiede a Giona, irritato perché Egli ha salvato la città di Ninive:
“ti dai pena per una pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica, che in un giorno è
cresciuta e perita, e io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, con più di
centoventimila esseri umani e una grande quantità di animali?”
La storia termina senza una risposta o una qualsiasi altra reazione di Giona a questa domanda.
Si tratta di un racconto piuttosto enigmatico, che ha dato luogo a tantissime interpretazioni.
Naturalmente si può leggere questa parabola anche – e forse soprattutto – come metafora di
una crisi esistenziale e del cammino interiore percorso da Giona per superarla.
Come ho appreso mentre già lavoravo alla composizione, la vicenda del profeta Giona viene
letta durante la preghiera pomeridiaa dello yom kippur, una delle più importanti festività
ebraiche. E il caso (ammesso che esista) vuole che io abbia terminato “Storia di Giona” (che
avevo cominciato a scrivere il 18 luglio 2009) proprio a yom kippur, che quest’anno cadeva il
27/28 settembre 2009 (il 9/10 tischri 5770, secondo il calendario ebraico).
Luca Lombardi
Yafo, 16.11.09
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