Brevi note ispirate dal testo La via del sé, di Heinrich

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Brevi note ispirate dal testo La via del sé, di Heinrich Zimmer (Laterza), tradotto da Vittorio
Tamaro, filosofo e curatore della Collana I libri dell’ascolto
Benedetta Silj 2010
Certo viene da chiedersi se la collana diretta per Laterza da Vittorio Tamaro, I libri dell’ascolto,
raggiunga dei lettori contemporanei o, piuttosto, non si rivolga con largo anticipo ad un pubblico
terrestre ancora tutto di là da venire. Questa impressione mi ha visitato con particolare intensità
sfogliando La via del Sé, di Heinrich Zimmer, che Tamaro ha personalmente tradotto dal tedesco.
Dico sfogliando, e non leggendo, perché è appunto quest’ultimo l’atto compiuto rispetto al quale mi
sono esperita di fatto esitante e appunto “poco compiuta”. Nonostante il garbo esistenziale di
Zimmer, che traduce in ridente parete libera la ruvidezza lavica del santo; nonostante – o magari a
causa – di decenni personalmente spesi a smozzicare pratiche e biografie di illuminati; nonostante
l’estrema presunzione di sentirmi vagamente favorita nell’accedere ai belvedere della coscienza…
ecco nonostante tutto Ramana Maharshi mi rispedisce istantaneamente al piccolo inferno della mia
parete oculare: righe, interlinee, samsara.
Mi sono persino detta che un testo così è più facile tradurlo che leggerlo. Ho invidiato Zimmer che
ha tradotto per primo il santo e ancora un po’ di più ho invidiato Vittorio Tamaro che ha tradotto
Zimmer che aveva tradotto Ramana. Perché tradurre, forse, legittima attraverso il lavoro un
“permesso provvisorio di residenza” dentro quello stato dell’essere cui la lettura, da sola, non
accede.
Poi ho pensato a Giona. Al Giona biblico, stordito e stolido, che tanto fedelmente, nel suo rifiuto di
assumersi l’impegno impossibile, rappresenta la contemporaneità, come evinto da Massimo
Recalcati nell’idea fondativa dell’associazione Jonasonlus.
E ho pensato a questi Libri dell’Ascolto, alla Parola sacra di tutti i tempi, come all’enorme ventre
della balena in cui Giona dorme per tre giorni e tre notti. Ecco, mi sento una dormiente, non una
lettrice, nel bel testo di Zimmer.
Zimmer, tuttavia, a questo proposito mi conforta e rasserena con la sua felice libertà incarnata. E mi
sospinge verso una percettibile fantasia di veglia. Le parole dei Santi creano zone franche di
attenzione. Possono far divampare la prescia sentimentale, e crudele, di distruggere Ninive. Ma la
misericordia – mi sussurra una voce - non ha alcun bisogno di distruggere Ninive.
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