Lievito e palloncini Materiali Lievito da birra disidratato, acqua, zucchero, tre provette, un portaprovette, un cucchiaino, tre palloncini Cosa fare Riempire a metà una provetta con acqua calda (circa 40°), aggiungere un cucchiaino di zucchero e fissare sull’imboccatura della provetta un palloncino, dopo averlo gonfiato e sgonfiato ripetutamente, per ammorbidirlo. Riempire a metà una seconda provetta con acqua calda, aggiungere un cucchiaino di lievito e chiuderla con un palloncino Riempire a metà una terza provetta con acqua calda, aggiungere un cucchiaino di zucchero e un cucchiaino di lievito e chiuderla con un palloncino. Attendere alcuni minuti. Cosa osservare Il palloncino della provetta contenente lievito e zucchero inizia a gonfiarsi in modo evidente, mentre gli altri due restano sgonfi. Cosa accade Il gas che riempie il palloncino è l’anidride carbonica che si sviluppa durante il processo della fermentazione. Il palloncino che si gonfia Materiali Un matraccio, un palloncino gonfiabile, spatolina, bicarbonato di sodio, aceto, imbuto Cosa fare Inserisci due o tre cucchiaini di bicarbonato di sodio nel palloncino e versa nel matraccio 50 ml di aceto. Infila il palloncino sul collo del matraccio, avendo cura di non far uscire il bicarbonato dal palloncino. Metti il palloncino in posizione verticale e fa cadere il bicarbonato nell'aceto. Cosa osservare Appena il bicarbonato entra in contatto con l'aceto, si sviluppa una forte effervescenza e, a poco a poco, il palloncino si gonfia Cosa accade L'aceto (acido) reagisce con il bicarbonato di sodio (basico) e da questa reazione si sviluppa anidride carbonica, che raccogliendosi nell'aceto causa l'effervescenza. Man mano che si forma, l'anidride carbonica sale nel matraccio e si raccoglie nel palloncino, gonfiandolo. Il Glutine: chi lo cerca chi lo fugge Abbiamo parlato tanto di glutine che volevo farvelo vedere. Esiste una procedura standard di laboratorio per separare il glutine dall’amido e dalle altre proteine. La farina viene trattata con dell’acqua salata e centrifugata, sfruttando il fatto che le albumine sono solubili in acqua (pensate al bianco dell’uovo) mentre le globuline (un altro gruppo di proteine) sono solubili in una soluzione salina. In cucina non abbiamo gli strumenti di laboratorio, ma vediamo di arrangiarci. Prepariamo 100 grammi di acqua e sciogliamoci dentro 4 grammi di sale da cucina. Questa è l’acqua che useremo per impastare la farina. Ho poi pesato 50 grammi di farina in un recipiente basso. Ho aggiunto dell’acqua salata preparata in precedenza, un cucchiaino alla volta, mescolando con una forchetta. Non è possibile dare indicazioni precise sull’acqua da aggiungere, perché questo dipende dal tipo di farina che utilizzate. Iniziate con 20 grammi e poi procedete piano piano, se vi rendete conto che l’impasto è troppo colloso e liquido aggiungete un poco di farina. All’inizio l’impasto deve essere lavorato senza toccarlo direttamente, per evitare che il grasso presente sulla nostra pelle possa influenzare la formazione del glutine. Dopo qualche minuto l’impasto ha preso una certa consistenza, quindi potete continuare a lavorarlo con le mani. Continuate a impastare ancora per qualche minuto. Ora lasciate riposare la pallina per 15 minuti, avendo cura di coprirla con della pellicola per evitare che secchi. In questo periodo il glutine continua a svilupparsi, distendendosi e formando nuovi legami. Dopo il riposo prendete la pallina e cominciate a lavorarla sotto un filo di acqua fredda. L’amido comincerà ad andarsene via, insieme alle proteine solubili in acqua. Lavoratelo sino a quando la pallina non rilascia più amido. Quello che rimane è il nostro amico glutine. L’ho appiattito e l’ho asciugato nel forno, a 150 °C per cinque minuti. Ecco il risultato I fluidi non newtoniani Non so se sia possibile camminare sull'acqua (e non ho mai visto nessuno farlo al di fuori di un film), ma di sicuro si può saltellare su un liquido, sempre che sia un "fluido non newtoniano", cioè un fluido che non rispetta le leggi di Newton sulla fluidodinamica. Questi fluidi li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni (o quasi): la crema pasticcera, il ketchup, lo shampoo, il sangue, la vernice, una sospensione di amido di mais in acqua, la panna montata... Questi fluidi hanno caratteristiche straordinarie, prima fra tutte la proprietà di aumentare o diminuire la loro viscosità (diciamo "l'attrito dei fluidi") in proporzione alla forza che viene loro applicata. La crema pasticcera e la sospensione rientrano nella prima categoria (aumento di viscosità), mentre le altre sostanze (o meglio, sospensioni) citate rientrano nella seconda categoria. Per toccare con mano la loro principale peculiarità, mescoliamo dell'acqua e dell'amido di mais (che si trova anche al supermercato, ma nel caso non lo trovaste potete sempre ripiegare sulla fecola di patate) nelle dosi di 1:2 - 2:3 in peso (per 10 g d'acqua, da 15 a 20 g di amido): girandolo con un cucchiaino noterete che più forte cercherete di mescolare, maggiore sarà la resistenza che vi sarà opposta. Questo è il più classico, semplice ed economico esempio di fluido non newtoniano. BANANE – Test per la presenza di zuccheri Scopo dell'esperimento Osservazioni sperimentali sulla composizione del frutto. Cosa serve Una banana non matura Una banana molto matura Una soluzione /sospensione di amido al 10% (1 g in 10 ml di acqua) Un piccolo pezzetto di pane, o un craker Tintura di iodio Piccoli contenitori anche in plastica Cosa fare Tagliare una sottile fette di banana immatura e metterla in un contenitore Tagliare una sottile fette di banana molto matura (lavare accuratamente il coltello usato per il punto precedente, o usarne un altro) e metterla in un contenitore Mettere il pezzetto di pane o il craker in un contenitore ed aggiungere qualche millilitro di acqua Mettere 5 ml della sospensione di amido in un altro contenitore Aggiungere 1-2 gocce di soluzione di iodio ad ogni contenitore Osservare ciò che succede Conclusioni In presenza di amidi, lo iodio dà un complesso intensamente colorato in blu. Si osserverà esito positivo (presenza di amidi) per tutti i test effettuati, ad eccezione della banana MOLTO matura. La maturazione, infatti, ha trasformato gli amidi presenti in glucosio ed il test sarà, pertanto, negativo. Composizione dei cibi BANANE – Test per la presenza di zuccheri Scopo dell'esperimento Osservazioni sperimentali sulla composizione del frutto. Cosa serve Una banana non matura Una banana molto matura Reattivo di Fehling Soluzioni di glucosio a diverse % (=.5%, 1.0%, 2.0%) Provette Cosa fare Mettere 2ml di ogni soluzione di glucosio in altrettante provette Aggiungere 5 ml del reattivo di Fehling agitare e scaldare lievemente a bagno-maria Tagliare una sottile fette di banana immatura e metterla in una provetta Tagliare una sottile fette di banana molto matura (lavare accuratamente il coltello usato per il punto precedente, o usarne un altro) e metterla in una provetta Aggiungere 10 ml del reattivo di Feeling alle provette contenenti le fette di banana, mescolare con cura (fare attenzione ad usare bacchette diverse), scaldare lievemente Osservare ciò che succede Conclusioni Paragonare il risultato del test in tutte le provette. Il saggio darà esito negativo (assenza di precipitato rosso-mattone di Cu2O o vistosa variazione di colore della soluzione) solo per la banana immatura, che non contiene glucosio libero. LIEVITO E BANANE Scopo dell'esperimento Osservare l'effetto del lievito sulla decomposizione della banana. Cosa serve Una banana non matura lievito di birra disidratato due sacchetti per surgelati Cosa fare Tagliare due fette di banana e metterne ognuna in un sacchetto Cospargere una delle due fette con un cucchiaino di lievito di birra disidratato Chiudere ermeticamente i due sacchetti Osservare ciò che succede per qualche giorno. 1° giorno Banana con lievito Si è formata una macchia scura 2° giorno La macchia è diventata molto più grande 3° giorno E' diventata un po' molliccia ed emana uno strano odore Ormai si fa fatica a distinguere la forma della banana; è tutta marrone 4° giorno Banana senza lievito Dove è stata tagliata, in corrispondenza dei semi, è diventata un po' più scura In alcune zone della superficie si osserva qualche puntino marrone Nelle parti tagliate è diventata marrone scuro La maggior parte della superficie è diventata marrone, ma la banana ha 5° giorno E' diventata una poltiglia marrone mantenuto la sua forma Come il 4° giorno Conclusioni La banana immatura contiene grandi quantità di amido. La fetta trattata con il lievito si è decomposta più rapidamente ed in modo molto più evidente rispetto a quella non trattata a causa della fermentazione. EMULSIONI Un'emulsione è una dispersione di un liquido insolubile in un altro liquido. Per esempio, l'olio non è solubile in acqua. Se ne versate un po' in un recipiente contenente acqua, lo vedrete galleggiare e mantenersi separato dall'acqua. Se però agitate a lungo il recipiente, otterrete una dispersione di goccioline di olio in acqua, tuttavia le goccioline d'olio si riuniscono rapidamente e in breve tempo quasi tutto l'olio si riunirà in un'unica massa. Per rendere più stabile l'emulsione, prima di cominciare ad agitare il recipiente, aggiungete un po' di detersivo. Le molecole di tensioattivo si raccoglieranno sulla superficie delle goccioline d'olio con la testa rivolta all'esterno. Poiché queste teste sono cariche elettricamente e tutte con lo stesso segno, le goccioline d'olio si respingeranno l'un l'altra e la fusione delle goccioline ne sarà ostacolata. Con l'aiuto di surfattanti, potrete quindi ottenere delle emulsioni più stabili. Esistono dei tensioattivi specifici per le emulsioni, dotati di maggiore capacità di stabilizzare le goccioline d'olio di quanto non siano capaci i detersivi. Vi sono degli emulsionanti per uso alimentare, come la lecitina ed altri per uso industriale e non commestibili. Il latte è un'emulsione costituita da goccioline di grasso in una fase acquosa. Il burro è costituito da goccioline di acqua sospese in grasso. Anche il formaggio è considerato un'emulsione, come del resto la maionese. Molte creme usate sia in farmacia che in cosmesi sono delle emulsioni. Sono stati anche prodotti carburanti emulsionati con acqua e che vengono impiegati per autobus e corriere. In meccanica si usano olii emulsionati in acqua per facilitare la lavorazione dei metalli con asportazione di truciolo per mezzo di macchine utensili. Infatti, durante queste lavorazioni, viene prodotto un elevato calore che deve venire asportato per non bruciare l'utensile. 1 - Stabilità delle emulsioni. Riempite d'acqua per metà due bottiglie di plastica da mezzo litro, poi inserite 5 cc (circa un cucchiaio) d'olio di semi in ciascuna. In una sola di queste bottiglie, inserite mezzo cc (circa 20 gocce) di detersivo liquido per piatti. Agitate per un paio di minuti le bottiglie, per emulsionare l'olio. Poi posatele su di un tavolo ed osservatele. Le goccioline d'olio cercheranno di ricomporsi e di salire a galla. Confrontando le due emulsioni, vedrete che quella dove è presente il detersivo sarà molto più stabile (figura 28 a destra). Infatti, anche a distanza di un giorno, il colore bianco dell'emulsione indica che nel liquido sono ancora presente moltissime goccioline d'olio, mentre nell'altra bottiglia il liquido è tornato quasi trasparente, segno che le goccioline d'olio si sono quasi tutte ricomposte e sono salite alla superficie più rapidamente. 2 - Aceto e olio di semi. Utilizzando una frusta da cucina, provate ad emulsionare un cucchiaino di aceto con 125 cc di olio di semi d'arachide o di oliva. L'emulsione risulterà instabile. 3 - La maionese. Agli ingredienti della prova 2, aggiungete un tuorlo d'uovo ed emulsionate nuovamente. L'emulsione risulterà molto più stabile. Aggiungete sale ed eventualmente pepe ed avrete ottenuto una buona maionese. Volendo, potete sostituire l'aceto con sugo di limone. RICERCA DELLA VITAMINA C La Vitamina C, o acido ascorbico è un fattore essenziale dell'alimentazione umana, la sua mancanza prolungata nell'alimentazione causa lo scorbuto malattia grave, ad esito spesso fatale, che in passato colpiva soprattutto i marinai che rimanevano in mare per lunghi periodi senza potersi approvvigionare di cibi freschi. Oltre che per gli esseri umani la vitamina C è indispensabile per tutti i primati e per i porcellini d'India, mentre altri mammiferi non ne hanno bisogno in quanto sono in grado di sintetizzarla partendo dal glucosio. L'essenzialità di questa sostanza è dovuta, in gran parte, al fatto che è un intermedio del ciclo degli acidi tricarbossilici, cioè del processo con il quale l'organismo consuma il glucosio per produrre energia, è inoltre un efficace antiossidante e, secondo alcuni medici, protegge l'organismo dalle infezioni. Di seguito viene presentato un semplice sistema per rivelare la presenza di vitamina C in bevande quali i succhi di frutta, bevande gasate e simili. MATERIALE OCCORENTE Un po' d'amido Tintura di iodio Acqua Provette e vetreria assortita PROCEDURA Si scioglie in 100 cc di acqua calda una piccola quantità di amido (200 o 250 mg valutati ad occhio, va benissimo l'amido che si trova nei supermercati e che viene impiegato per stirare). In 10 cc d'acqua si versano 3-4 gocce di tintura di iodio Si versano in due provette 5 cc di soluzione di amido e si aggiunge qualche goccia della soluzione di iodio; il liquido assume una colorazione blu-violetta. A questo punto si aggiunge in una delle due provette un po' del liquido in esame, ad esempio del succo di limone o di arancia, se è presente vitamina C la soluzione tornerà incolore. Vedere l'esempio della foto a fianco nella quale la provetta di sinistra contiene la miscela soluzione di amido-iodio, mentre nella provetta di destra alla medesima soluzione è stato aggiunto del succo di limone. Ricerca delle Proteine Le Proteine sono i costituenti essenziali degli organismi viventi, si tratta di catene, spesso molto lunghe, costituite dall'unione di venti tipi di amminoacidi. Gli amminoacidi sono composti chimici che presentano un gruppo acido (COOH) ed un gruppo amminico (NH2), gli amminoacidi si uniscono a formare le proteine grazie ad un legame tra il gruppi acidi ed amminici. A sinistra potete vedere la struttura di uno degli amminoacidi più semplici, l'alanina. Oltre a Carbonio, ossigeno, idrogeno ed azoto alcuni amminoacidi contengono anche zolfo, particolarmente ricche di amminoacidi solforati sono le proteine contenute nelle uova, è per questo che quando le uova cominciano a decomporsi emanano il tipico odore da uova marce dovuto all'acido solfidrico (H2S). Per dimostrare la presenza di proteine in soluzione faremo uso della capacità dei legami tra amminoacidi di legarsi ai sali di rame dando origine a composti intensamente colorati. Per questa esperienza sono necessari i seguenti materiali: Soluzione di idrossido di sodio (NaOH), 12 grammi in 100 cc di acqua. Soluzione di solfato di rame (CuSO4), 1 grammo in 100 cc di acqua. Come campione di può usare del latte o sciogliere un po' di albume d'uovo (1 g valutato ad occhio) in 100 cc di acqua, meglio se prima si scioglie nell'acqua un grammo di sale da cucina. Procedimento: si prendono due provette e nella prima (bianco) si pongono 2 cc di acqua, nella seconda (test) si mettono invece 2 cc di latte o di soluzione di albume. Si aggiungono ad entrambe le provette 2 cc della soluzione di NaOH e si mescola. Si aggiunge, in ciascuna provetta, 0,5 cc di soluzione di solfato di rame. Il liquido della provetta bianco diventerà di un colore azzurro chiaro, il liquido contenente proteine acquisterà un intenso colore blu-violaceo. Dopo un po' di tempo si formerà sul fondo delle provette un precipitato dovuto al deposito di composti insolubili del rame. L'esperienza può essere effettuata anche con materiali solidi, ad esempio ponendo in una provetta un minuscolo frammento di formaggio, aggiungendo 2 cc di acqua e due 2 di soluzione di NaOH ed attendendo una decina di minuti prima di aggiungere la soluzione di solfato di rame. Attenzione: l'NaOH è un prodotto corrosivo, viene anche chiamato soda caustica, la soluzione di 12 g in 100 cc è concentrata e se cade sulla pelle può provocare fastidiose bruciature, va quindi usata con cautela, bisogna il particolare evitare di ingerirla e di metterla a contatto con gli occhi. Il solfato di rame, come tutti i sali di metalli pesanti, risulta velenoso, evitate quindi l'ingestione. RICERCA DEGLI ZUCCHERI Molti alimenti, di origine sia vegetale che animale, contengono zuccheri, semplici o complessi (ad esempio il saccarosio, lo zucchero che viene normalmente usato per dolcificare il caffè, è un disaccaride costituito da una molecola di glucosio e una di fruttosio unite assieme. L'amido è invece formato da un gran numero di molecole di glucosio legate in catene): tra questi possiamo citare la frutta, il miele, il latte. La presenza di zuccheri negli alimenti può essere facilmente dimostrata ricorrendo alla reazione di Fehling, per questo scopo occorre innanzitutto preparare i due reattivi chiamati Fehling A e Fehling B. Reattivo di Fehling A: in 100 cc di acqua distillata o deionizzata si sciolgono 7 grammi di solfato di rame (CuSO4), questo è un sale di colore blu, facilmente reperibile in quanto molto usato in agricoltura e giardinaggio. Reattivo di Fehling B: in 80 cc di acqua distillata calda si sciolgono 34 grammi di sale di Seignette (tartrato doppio di sodio e potassio, reperibile in farmacia) e 12 grammi di idrossido di sodio (NaOH, la comune soda caustica utilizzata anche per sturare lavandini ingorgati), si lascia raffreddare la soluzione e poi si aggiunge acqua sino a 100 cc. Le due soluzioni vanno conservate separatamente, al momento dell'uso si mescolano in parti uguali nella quantità necessaria per l'esperienza, la miscela delle due soluzioni, che ha un colore blu intenso, deve essere utilizzata entro non più di 20-30 minuti dalla preparazione. Per effettuare la prova si pone in una provetta 1 cc del liquido in cui si vuol evidenziare la presenza di zuccheri e si aggiungono 2 cc della miscela preparata. Si scalda il tutto alla fiamma per alcuni secondi. In presenza di zuccheri il liquido acquisterà una colorazione variabile tra il giallo-uovo, l'arancio ed il rosso mattone, lasciando a riposo la provetta per un po' di tempo il colore si depositerà sul fondo sotto forma di un precipitato insolubile di composti di rame. Per poter apprezzare meglio l'effetto è opportuno che il liquido su cui si effettua il test sia limpido, nel caso di succo di frutta contenente particelle solide in sospensione è meglio effettuare la filtrazione prima di effettuare la ricerca. Se si vuole evidenziare la presenza di zucchero (lattosio) nel latte è bene aggiungere a 10 cc di latte tre o quattro gocce d'aceto per far precipitare le proteine, filtrare il tutto ed utilizzare la soluzione limpida così ottenuta. Nel caso la quantità di zuccheri presente nel campione fosse bassa il colore può diventare, invece che giallo o rosso, di un verde torbido. ATTENZIONE: questo test non funziona con il saccarosio La denaturazione delle proteine La struttura delle proteine Le proteine sono polimeri naturali importantissimi, che svolgono un gran numero di diverse funzioni in molti organismi, compreso il corpo umano. Le loro molecole sono costituite da lunghe catene di centinaia di piccole unità tra loro molto simili, gli amminoacidi. In pratica, ogni molecola può essere paragonata ad una collana che contenga centinaia di perle, ognuna delle quali rappresenta un amminoacido. Nelle proteine si ritrovano una ventina di tipi diversi di "perle", cioè la natura utilizza solo una ventina di amminoacidi per la produzione delle proteine. Nonostante questo, visto che ogni molecola contiene centinaia di unità di amminoacidi, le combinazioni possibili sono molto numerose. L’esatta sequenza di amminoacidi in una catena proteica si chiama struttura primaria, e per poter svolgere una funzione specifica una proteina deve possedere prima di tutto la giusta struttura primaria. Tuttavia, è necessario che le molecole di proteina abbiano anche la "forma" giusta. In particolare, alcune porzioni della catena proteica possono disporsi ad elica (α-elica) oppure in filamenti a "zig-zag", che poi si affiancano per formare delle strutture piatte (foglietti β). Elementi come questi costituiscono la struttura secondaria delle proteina. Infine, le catene proteiche sono ripiegate su se stesse. Il modo in cui si piegano determina la loro forma finale e rappresenta la loro struttura terziaria. In alcune proteine, dette globulari, la forma finale della molecola è quasi sferica; in altre proteine, dette fibrose, la forma finale della molecola è piuttosto allungata. Infine, alcune proteine formano aggregati, ciascuno dei quali contiene alcune molecole, e questo determina l’eventuale struttura quaternaria. La struttura complessiva di una proteina nel suo ambiente naturale, che le permette di svolgere la sua funzione, si chiama conformazione nativa. La denaturazione La perdita della conformazione nativa si chiama denaturazione e comporta anche la perdita di funzione della proteina. La denaturazione può essere indotta da un aumento dell’acidità dell’ambiente (cioè una diminuzione del pH, vedi anche Il colore del cavolo rosso) o dall’introduzione di sostanze chimiche estranee, come un alcol o, ancora, da un aumento di temperatura. Le catene proteiche restano piegate permanentemente e mantengono la configurazione nativa perché si formano interazioni o legami chimici fra parti diverse di una singola catena si formano interazioni con l’ambiente circostante, soprattutto con le molecole di acqua nelle quali le proteine sono normalmente immerse. Le variazioni di temperatura, l’aggiunta di un alcol o una variazione del pH intefreriscono con queste interazioni, per cui le molecole proteiche cambiano forma, perché la conformazione nativa non è più la "forma giusta" per le nuove condizioni ambientali. Si deve comunque tenere presente che proteine diverse possono rispondere in modo differente a queste variazioni. In seguito alla denaturazione le proteine possono separarsi dall'acqua, formando residui più o meno gelatinosi (per la formazione di gel vedi anche La produzione di gelatine (esperimenti edizione 2008)). Ciò richiede che le molecole proteiche possano avvicinarsi fra loro quando sono ancora in acqua. Questo processo è normalmente impedito dalla repulsione elettrostatica fra le catene proteiche causata dalla presenza di gruppi ionici, positivi o negativi, puntati verso l’esterno della struttura (il principio è simile a quello della repulsione fra micelle di sapone; vedi Il sapone dal burro). Se l’ambiente è abbastanza acido (cioè il pH è basso; vedi anche Il colore del cavolo rosso), la carica elettrica complessiva è positiva; se l’ambiente è abbastanza basico (cioè il pH è alto; vedi anche Il colore del cavolo rosso) essa è negativa. Tuttavia, a pH intermedi , variabili da una proteina all'altra, il numero di cariche positive è uguale a quello delle cariche negative (punto isoelettrico), e quindi la forza di repulsione è ridotta al minimo. In questa situazione l’avvicinamento e l’associazione delle catene proteiche è facilitato. In altre parole, esistono dei valori di pH dell’ambiente in cui si trova la proteina, che possono favorire particolarmente la formazione di gel. Uovo Durante la cottura delle uova l’albume e il tuorlo addensano. L’addensamento dell’albume, un fluido viscoso trasparente di colore giallino formato per il 90 % da acqua e per il 10 % da proteine, consiste nella sua trasformazione in una gelatina opaca, bianca. Questi fenomeni sono causati dalla denaturazione delle proteine dell’albume, prevalentemente globulari. Quando la temperatura supera i 62 °C (68 °C per le proteine del tuorlo) le molecole proteiche si srotolano, si legano fra loro e formano un gel. Anche l’aggiunta di alcol all’albume e al tuorlo d’uovo produce la denaturazione delle proteine, con un effetto simile a quello della temperatura. Pertanto per aggiunta di alcol, l’albume e il tuorlo (rotto) di un uovo assumono l’aspetto dell’uovo cotto anche senza riscaldamento. Latte Le proteine del latte sono di due tipi. Le proteine del siero del latte sono globulari, ma la caseina (la più abbondante; 80 % delle proteine totali del latte) ha una struttura nettamente diversa. Le sue catene proteiche sono formate per la maggior parte da frammenti idrofobici e i pochi frammenti idrofilici derivano dalla presenza amminoacidi modificati dalla presenza di gruppi ionici di carica negativa (fosfati), non appartenenti alla loro struttura originaria (proteine modificate in questo e altri modi si dicono coniugate). Le molecole di caseina sono prive di struttura secondaria e terziaria e formano micelle (un po’ simili a quelle di sapone; vedi anche Il sapone dal burro). In queste micelle le molecole di caseina presentano verso l’esterno i gruppi ionici carichi negativamente, cioè verso l’acqua (il componente principale del latte) con cui gradiscono il contatto. Il pH naturale del latte è circa 6.7, per cui esso è già leggermente acido (vedi anche Il colore del cavolo rosso), ma il pH del punto isoelettrico della caseina è uguale a 4.6. Questo spiega perché nel latte le micelle mantengono complessivamante una carica negativa. Tuttavia, se il latte inacidisce, come quando si produce lo yoghurt (alcuni batteri trasformano in acido lattico lo zucchero del latte), o si aggiunge un acido il pH scende da 6.7 fino ad arrivare vicino al valore di 4.6. Come detto prima al punto isoelettrico l’aggregazione delle molecole proteiche è particolarmente favorita e la caseina coaugula, separandosi dal latte. Cosa vediamo oggi L’esperimento proposto è molto semplice. Dopo averne rotto il guscio, si trasferisce un uovo in un bicchiere e si inizia ad aggiungere alcol in piccole quantità, mescolando fino alla completa coagulazione dell’uovo, cioè delle proteine che lo costituiscono. Se si lavora con cautela per mantenere intatto il tuorlo, si riesce prima a denaturare solo le proteine dell’albume e poi anche quelle del tuorlo, rompendolo in un secondo momento. L’uovo coagulato può essere raccolto con un filtro, risciacquato con acqua e strizzato per eliminare l’acqua in eccesso.