CAPITOLO SESTO LAVORO ED ENERGIA 6.1 Lavoro 1. In Fisica, l’idea di lavoro di straordinaria importanza per il suo stretto legame con l’idea di energia è alquanto diversa da quella del linguaggio comune. Supponiamo che a un dato istante t un punto materiale K abbia velocità v e sia soggetto a una forza F che forma un angolo con la velocità: durante l’intervallo di tempo infinitesimo dt immediatamente successivo a t il punto K subirà allora lo spostamento infinitesimo ds = v dt . Per definizione, il prodotto scalare tra i due vettori F e ds rappresenta il lavoro compiuto da F durante dt : [A] dL = F ds = F v dt = F ds cos . Si tratta chiaramente di una grandezza scalare, il cui valore (infinitesimo) potrà risultare positivo, nullo o negativo a seconda che l’angolo tra il vettore forza e il vettore spostamento sia acuto, retto oppure ottuso. Un lavoro positivo si chiama a volte lavoro motore, un lavoro negativo si chiama a volte lavoro resistente. 2. Il lavoro compiuto da una forza F durante un intervallo di tempo generico t è semplicemente la somma degli infiniti lavori infinitesimi compiuti da F durante t. Con la simbologia del calcolo integrale, [B] L= P" P' F ds P" P ' F cos ds dove P ' e P" sono la posizione iniziale e finale del punto mobile. 3. Supponiamo ad esempio che lungo la traiettoria si mantenga costante la componente tangenziale F cos della forza (la componente cioè della forza nella direzione della velocità): in tal caso è chiaro che nella somma di tutti gli infiniti termini infinitesimi del tipo F ds cos la grandezza F cos può essere messa a fattor comune, cosicché in definitiva il lavoro di F è dato semplicemente da F cos per la lunghezza del percorso effettuato dal punto mobile. Lavoro ed energia 4. Se invece (fig. 6.1) la forza F si mantiene costante in direzione e valore al variare della posizione del punto K su cui agisce, il lavoro compiuto da F è semplicemente il prodotto scalare tra F e la somma di tutti gli spostamenti infinitesimi di K tra la posizione iniziale P ' e la posizione finale P", somma che non è altro che lo spostamento complessivo 157 F P' P' P" P" Figura 6.1 P ' P" : [C] P" L=F ds F P ' P" . P' Il lavoro di una forza costante (in direzione e valore) è quindi dato dal prodotto F d cos del modulo della forza per la distanza d tra posizione iniziale e finale, per il coseno dell’angolo tra forza e spostamento. Ovvero, il lavoro di una forza costante è il prodotto della forza per la componente (positiva, negativa o nulla a seconda dei casi) dello spostamento nella direzione della forza, oppure anche il prodotto dello spostamento per la componente della forza nella direzione dello spostamento. In ogni caso, sul valore del lavoro di una forza costante non influisce in alcun modo la particolare forma della traiettoria seguita dal punto mobile tra P ' e P". 5. Tipico esempio di forza che si può ritenere costante è il peso dei corpi (l’attrazione che la Terra esercita su di essi), ma solo relativamente a spostamenti molto piccoli in confronto al raggio terrestre (diciamo non più di qualche decina di kilometri): la forza peso è infatti sempre diretta verso il centro della Terra (e quindi cambia direzione quando un corpo si sposta sulla superficie terrestre, o nello spazio circostante, come accade ad esempio per un aereo o per un satellite artificiale) e diminuisce rapidamente al crescere della distanza dalla Terra. Per spostamenti sufficientemente piccoli il lavoro della forza peso è L = mg h, dove mg (massa per accelerazione di gravità) è il peso del corpo considerato, e h rappresenta il suo spostamento nella direzione del peso, vale a dire il suo spostamento verticale (differenza di livello tra posizione iniziale e posizione finale, presa in valore assoluto).[1] Importante: in un campo gravitazionale uniforme [2] , il lavoro delle forze peso si può sempre calcolare localizzando l’intera massa del sistema nel CM. [ 3] 1 1 ) , dove G r" r ' è la costante universale di gravitazione (6,67 10 11 Nm2 kg 2 ), m la massa del corpo in movimento, M la massa della Terra, r ' la distanza iniziale dal centro della Terra, r " la distanza finale. 2 Il campo è uniforme se l’accelerazione di gravità g ha valore e direzione uguale in ogni punto. 1 Vedremo che su grande scala il lavoro della forza gravitazionale è L GmM ( Tonzig Elementi di Fisica Generale 158 6. Il lavoro invece di una forza del tipo F k x (forza elastica) è [D] L x" k x dx x' k 2 ( x' x"2 ) . 2 Perciò, il lavoro della forza elastica proveniente da una molla è positivo quando la deformazione iniziale x ' della molla è più grande della deformazione finale x". 7. Osservazione. Quando una forza è applicata non a un punto materiale ma a un corpo, il calcolo del lavoro può dare adito a qualche ambiguità, e richiede pertanto molta attenzione. Supponiamo ad esempio di far scivolare la punta di un dito sul piano del tavolo: la forza che, per attrito, il dito esercita sul tavolo, compie o non compie lavoro? Se consideriamo che il tavolo resta immobile, la risposta è no. Se però consideriamo che il punto d’applicazione della forza si sposta insieme al dito, la risposta sembrerebbe poter essere diversa. In realtà, la forza agisce su punti del tavolo sempre diversi ma sempre immobili: il punto d’applicazione continua a cambiare, ma ha in ogni caso velocità zero, cosicché il lavoro della forza è zero [4]. 8. Si consideri infine un corpo rigido K girevole attorno a un asse z, e si supponga che su K agisca una forza F applicata a un punto P la cui distanza da z è r. Se K compie uno spostamento angolare infinitesimo d (espresso in radianti), P subisce uno spostamento infinitesimo ds di valore ds = rd nella direzione della perpendicolare al piano che contiene P e z, e la forza compie conseguentemente un lavoro di valore assoluto dL = Ftr ds = Ftr r d , dove Ftr indica il modulo del «componente trasverso » di F (componente di F nella direzione della perpendicolare al piano contenente P e z). Dato che Ftr r è il modulo del momento di F rispetto a z, si potrà anche scrivere dL = d . Nel caso fosse costante, in relazione a uno spostamento angolare di K il lavoro di F avrebbe valore assoluto L = . 6.2 Forze posizionali e forze conservative 1. Si chiamano posizionali le forze che dipendono (nel loro valore e nella loro direzione) esclusivamente dalla posizione del punto K su cui agiscono: non dal tempo, non dalla velocità di K, non da altre circostanze [5] . Il lavoro compiuto da una forza 3 4 Infatti L = m gh g m h Mgh i i i i CM . Quanto meno, se si prescinde dal lavoro relativo alle impercettibili deformazioni subite dalla superficie del tavolo nei punti di contatto col dito, per effetto delle forze d’attrito. Si veda, nel secondo volume, il punto 4 del par. 2 del capitolo Termodinamica. 5 Ad esempio, le forze d’attrito su un corpo A che striscia su un corpo B non sono posizionali perché hanno sempre direzione contraria a quella della velocità di A rispetto a B, e quindi dipendono dalla direzione di tale velocità. Non sono posizionali neanche le forze magnetiche, Lavoro ed energia 159 posizionale quando il punto K di applicazione si sposta lungo una determinata traiettoria da A a B è chiaramente uguale e contrario al lavoro che la forza compie quando, lungo la stessa traiettoria, K si sposta da B ad A: in ogni punto del percorso risulta infatti invertita la direzione del vettore velocità, e quindi rispetto a prima risulta uguale e contrario il valore della componente tangenziale della forza. 2. Tra le forze posizionali hanno straordinario interesse le forze conservative, dette così per il fatto che il loro lavoro «conserva », cioè lascia inalterato, il valore complessivo dell’energia del corpo su cui agiscono: sono conservative le forze il cui lavoro dipende dallo spostamento (subito dal punto K su cui agiscono) ma non dalla traiettoria (seguita da K tra la posizione iniziale e quella finale). In altre parole, il lavoro di una forza conservativa è univocamente determinato se sono assegnate la posizione iniziale e la posizione finale del punto di applicazione. Se, in particolare, il punto di applicazione descrive un percorso chiuso (posizione finale coincidente con la posizione iniziale) lo spostamento è zero, e il lavoro delle forze conservative è a sua volta zero.[6] Condizione necessaria ma non sufficiente perché una forza sia conservativa è che sia posizionale: le forze conservative sono sempre posizionali, le forze posizionali possono non essere conservative.[7] 3. Sono conservative tutte le forze fondamentali della natura: (a) l’interazione gravitazionale (attrazione dipendente dalla massa dei corpi), (b) l’interazione elettrostatica (attrazione - repulsione dovuta alla carica elettrica dei corpi), (c) l’interazione forte (interazione tra protoni e neutroni nel nucleo di un atomo, e tra i quark costitutivi di un protone o di un neutrone), (d) l’interazione debole (responsabile tra l’altro della radioattività [8], è l’unica forza «universale », l’unica cioè che agisce tra qualsiasi coppia di particelle). perché dipendono anch’esse dalla velocità della particella su cui agiscono: sono infatti sempre perpendicolari alla velocità e sono direttamente proporzionali al suo valore. 6 Il lavoro delle forze d’attrito su un percorso chiuso può avere, a seconda delle diverse circostanze, qualsiasi valore. Se ad esempio facciamo strisciare un corpo K sul pavimento fino a riportarlo alla posizione iniziale, il lavoro delle forze d’attrito applicate a K è in ogni istante negativo, perciò il lavoro sull’intero percorso chiuso sarà negativo, con un valore assoluto tanto più grande (a parità di ogni altra circostanza) quanto più lungo è il percorso effettuato. Se invece il piatto di un giradischi (o di un forno a microonde) entra in rotazione trascinando rigidamente con sé, per effetto dell’attrito, un oggetto K appoggiato su di esso, fino a che la velocità di rotazione cresce il lavoro della forza d’attrito applicata a K è positivo: lo si comprende subito se si schematizza K come puntiforme, e si considera che rispetto alla traiettoria di K la forza d’attrito ha un componente trasversale che corrisponde alla forza centripeta e non compie lavoro, e un componente tangenziale equiverso alla velocità di K (il cui valore in effetti aumenta). Conseguentemente, nei primi giri il lavoro sul percorso chiuso di un giro è positivo. 7 Esempio di forze posizionali ma non conservative sono le forze di un campo elettrico «indotto » (un campo elettrico prodotto dalle variazioni di un campo magnetico). 8 Emissione di elettroni da parte di nuclei atomici. 160 Tonzig Elementi di Fisica Generale 6.3 Unità di misura per il lavoro L’unità internazionale è il joule (simbolo J), che corrisponde al lavoro compiuto da una forza avente valore costante 1 N e direzione costante, quando lo spostamento (del punto d’applicazione) nella direzione della forza è 1m. L’unità CGS è l’erg (simbolo erg), che corrisponde al lavoro compiuto da una forza avente valore costante 1 dyn e direzione costante, quando lo spostamento nella direzione della forza è 1cm. Risulta 1 J = 1 N 1 m = 10 5 dyn 10 2 cm = 10 7 erg. In Elettrotecnica è largamente usata un’altra unità di lavoro, il wattora (simbolo Wh), e più ancora l’unità mille volte più grande (kilowattora, kWh). Il wattora è il lavoro compiuto in 1 h, quando ad ogni secondo viene compiuto il lavoro di 1 J . Pertanto, 1 Wh = 3 600 J, e 1 kWh = 3 600 000 J. [ 9] 6.4 Potenza 1. È la grandezza che misura la rapidità di esecuzione del lavoro. Se nell’intervallo di tempo t viene eseguito il lavoro L, il rapporto L/t indica quanto lavoro è stato mediamente compiuto nell’unità di tempo, ovverossia la potenza media. Se si considera invece un intervallo di tempo infinitesimo dt, il rapporto dL/dt, in cui dL è il lavoro infinitesimo eseguito in dt, è la potenza istantanea, la rapidità cioè con la quale all’istante considerato viene eseguito lavoro. Per la [A] di pag. 156 risulta F v dt dL [E] P= = = F v . dt dt Vale a dire: il prodotto scalare tra forza e velocità (del punto su cui la forza agisce) corrisponde alla potenza istantanea, esprime cioè la rapidità con cui la forza in questione sta compiendo lavoro. Se la forza F è applicata a un corpo rigido che ruota con velocità angolare di modulo attorno a un asse z rispetto al quale il momento di F ha modulo , risulta analogamente P = . 2. L’unità internazionale di potenza è il watt (simbolo W), che corrisponde al lavoro di 1 J in 1 s. Nella tecnica sono molto usati i multipli kilowatt (1 kW =10 3 W ) e megawatt (1 MW = 10 6 W ). Resta tuttora in uso in ambito tecnico anche la vecchia unità cavallo vapore, che corrisponde a circa 3/4 di kilowatt (1 CV = 0,735 kW ). Il numero che L’unità del sistema pratico era il kilogrammetro (simbolo kgf m), pari al lavoro compiuto da una forza avente valore costante 1 kg e direzione costante, quando lo spostamento nella direzione della forza è 1 m. Un kilogrammetro corrisponde dunque a 1 kgf 1 m = 9,8 N 1 m = 9,8 J . In termodinamica si usa spesso come unità di lavoro il litroatmosfera (l atm), corrispondente a poco più di 100 J (1 l atm = 101,3 J). In Fisica delle particelle è spesso comodo utilizzare un’unità di lavoro denominata elettronvolt (eV). Risulta 1 eV = 1,6 10 – 19 J. 9 Lavoro ed energia 161 misura una data potenza in kW è conseguentemente circa i 3/4 del numero che misura la stessa potenza in CV. 6.5 Energia cinetica di un punto materiale 1. Si definisce energia cinetica di un punto materiale, avente massa m e velocità v, la 1 grandezza scalare EC = mv 2 . 2 2. Il significato di tale grandezza che ha le stesse dimensioni di un lavoro [10], e si misura quindi mediante le stesse unità è espresso dal seguente fondamentale teorema: l’aumento dell’energia cinetica è uguale al lavoro delle forze: [A] (EC) = L. Se cioè, in un dato intervallo di tempo, le forze applicate a una particella hanno compiuto un lavoro L, in quel dato intervallo di tempo il valore dell’energia cinetica di quella particella è aumentato di L. Ovviamente, parlare di «aumento » dell’energia cinetica non significa che l’energia cinetica debba sempre e solo aumentare: per «aumento » dell’energia cinetica si deve intendere semplicemente la differenza tra il valore finale e il valore iniziale. Il lavoro L delle forze applicate può risultare nullo o negativo: nel primo caso l’aumento dell’energia cinetica è zero, nel secondo caso l’aumento dell’energia cinetica è negativo, il che significa che il valore finale è inferiore al valore iniziale (e quindi che l’energia cinetica è in realtà diminuita). In modo equivalente, potremo esprimere il teorema dell’energia cinetica nei seguenti termini: l’energia cinetica finale è uguale all’energia cinetica iniziale più il lavoro delle forze: [B] ECf = ECi + L. Se, in particolare, supponiamo che l’energia cinetica iniziale sia zero, otteniamo ECf = L. Perciò possiamo dire che l’energia cinetica di una particella K avente velocità v corrisponde al lavoro che le forze applicate a K hanno dovuto compiere per portarne la velocità da zero a v. Analogamente, quando l’energia cinetica finale è zero risulta ECi = L. Così, dire che l’energia cinetica di una particella è uguale a 5 erg corrisponde a dire che sarebbe necessario un lavoro resistente di 5 erg (un lavoro di 5 erg) per annullare la velocità della particella. A queste semplicissime considerazioni può essere riportato in ogni caso in Fisica (al di là dei diversi contesti in cui può comparire) il significato ultimo del termine «energia». [ 11] [ EC] = ML2 T 2 = [ L]. Sull’alone di mistero che per lo più circonda, a volte anche nei manuali scolastici, la parola energia, si veda in 100 errori di Fisica il capitolo 41 («Il mistero e la crisi »). 10 11 Tonzig Elementi di Fisica Generale 162 3. Dimostrazione della [A]. Il lavoro elementare dL è dv v dt mv dv mv [( dv ) tg (dv ) n ] mv (dv ) tg . dL = F v dt ma v dt m dt Si osservi ora che, indicata con v la velocità scalare, risulta v (dv ) tg = v dv. Consideriamo infatti dapprima i valori assoluti: quello della velocità scalare v è uguale al modulo di v , quello dell’incremento dv della velocità scalare è uguale al modulo del componente tangenziale dell’incremento d v del vettore v . Consideriamo poi il segno: se v e (dv ) tg sono equiversi (prodotto scalare positivo) il vettore velocità si sta allungando, quindi il modulo della velocità scalare è in aumento, il che significa che v e dv hanno ugual segno (e il prodotto è positivo). Se invece v e (dv ) tg sono controversi (prodotto scalare negativo), il vettore velocità si sta accorciando, dunque il modulo della velocità scalare è in diminuzione, il che significa che v e dv hanno segno opposto (e il prodotto è negativo). Possiamo pertanto scrivere dL = mv dv. Conseguentemente, L v" v' mv dv ( mv 2 ) , che è quanto volevamo dimostrare. 2 4. Si noti: osservatori inerziali diversi attribuiscono a una data forza lo stesso valore e la stessa direzione, ma vedono in generale spostamenti diversi e quindi valutano in modo diverso il lavoro che da quella forza viene compiuto. [12] Esempio: su un ascensore che procede in salita con velocità costante v0 (figura), il signor K ' lascia cadere una pallina. Nel tempo necessario perché, rispetto all’osservatore esterno «fisso » (il signor K ), la velocità della pallina passi da v0 verso l’alto (la velocità dell’ascensore) a zero, K K' v0 vede un lavoro negativo del peso (forza verso il K basso, spostamento verso l’alto) con annullamento della velocità della pallina, mentre K ' vede un lavoro positivo (forza verso il basso, spostamento verso il basso) con aumento della Figura 6.2 velocità da zero a v0 . 12 Si veda il capitolo Dinamica relativa. Lavoro ed energia 163 6.6 Energia cinetica di un sistema di punti materiali 1. L’energia cinetica di un corpo (o di un qualsivoglia sistema materiale) è la somma delle energie cinetiche dei punti materiali che lo costituiscono. 2. a) Nel caso di moto rigido di traslazione, tutti i punti del sistema hanno nello stesso istante la stessa velocità, per cui, indicata con M la massa complessiva, l’energia cinetica del sistema è semplicemente 1 2 M v 2. b) Nel caso di moto rigido di rotazione, tutti i punti del sistema descrivono circonferenze coassiali con uguale velocità angolare , cosicché la velocità lineare v = r è proporzionale al raggio della circonferenza percorsa. L’energia cinetica di un singolo punto è 1 2 m 2 r 2, l’energia cinetica dell’intero sistema è la somma di tanti termini dello stesso tipo quanti sono i punti del sistema. Mettendo a fattor comune, in tale somma, la grandezza [A] EC = 1 2 1 2 2, otteniamo che l’energia cinetica del sistema è J 2 dove con J si è indicata la somma di tutti i termini del tipo mr 2 (vale a dire la somma m1 r12 + m2 r22 + ...) : tale somma rappresenta il momento d’inerzia del sistema rispetto a quel dato asse di rotazione. 3. Se cambia l’asse di rotazione, cambia (in generale almeno) il valore del momento d’inerzia di uno stesso sistema. Vale al riguardo un’importante proprietà (teorema di Steiner, o «degli assi paralleli »): se un sistema di massa M ha momento d’inerzia J0 rispetto a un asse x0 passante per il centro di massa, il momento d’inerzia rispetto a un asse x parallelo a x0 e distante d da x0 è [B] J = J0 + Md 2. Perciò: tra tutti gli assi aventi uguale direzione, quello rispetto al quale il momento d’inerzia è minimo passa per il centro di massa. 4. Il calcolo matematico del momento d’inerzia può essere effettuato solo per corpi a geometria regolare. Ad esempio, considerando corpi omogenei: a) per un cilindro di massa M e raggio R, si trova che il momento d’inerzia rispetto all’asse geometrico è 1 2 MR2 ; b) per un cilindro cavo di raggio interno r e raggio esterno R, il momento d’inerzia rispetto all’asse geometrico è 13 1 2 M (r 2 + R 2 ) ;[13] Per un cilindro vuoto (r = R) la formula diventa J = M R 2. Tonzig Elementi di Fisica Generale 164 c) per una sfera di massa M e raggio R, il momento d’inerzia rispetto a un qualsiasi asse passante per il centro è 2 5 MR 2 ; d) per una sbarra omogenea di massa M e lunghezza L il momento d’inerzia rispetto a un asse baricentrale perpendicolare alla sbarra è ML 2 /12 . 5. Il momento d’inerzia rispetto a un asse passante dal centro di massa si può sempre misurare direttamente mediante un pendolo di torsione [14] (col teorema di Steiner si può quindi dedurre il momento d’inerzia rispetto a un asse qualsiasi). 6. Il momento d’inerzia rappresenta per l’accelerazione angolare quello che la massa rappresenta per l’accelerazione lineare del centro di massa : la massa di un corpo misura la sua capacità di contrastare per inerzia le variazioni della velocità lineare del centro di massa, il momento d’inerzia rispetto a un dato asse misura analogamente la capacità di un corpo di contrastare per inerzia le variazioni della velocità angolare attorno a quell’asse. Alla relazione Fe = MaCM (somma delle forze esterne uguale a massa complessiva per accelerazione del centro di massa) fa riscontro l’analoga relazione rotazionale [C] e = J (momento risultante delle forze esterne uguale a momento d’inerzia per accelerazione angolare).[15] 7. Un moto rigido può a volte essere descritto come un moto di rotazione attorno a un asse di rotazione la cui posizione cambia nel tempo [16]. In tal caso l’energia cinetica può essere calcolata come nel caso di moto rotatorio: EC = 1 2 J 2, dove naturalmente il momento d’inerzia deve essere riferito all’asse di rotazione. 14 Il pendolo di torsione viene realizzato sospendendo un corpo C ad un filo: in condizioni di equilibrio, il filo giace lungo una retta che passa necessariamente dal baricentro di C . Se ora viene fatto ruotare attorno a tale retta, e viene poi abbandonato all’azione delle forze elastiche provenienti dal filo, C recupera la posizione iniziale solo dopo una serie di movimenti di rotazione, alternativamente in un senso e nel senso opposto. Si dimostra (pag. 257) che la durata di un’oscillazione completa (andata e ritorno) è T = 2 J / k , dove J è il momento d’inerzia di C rispetto all’asse di rotazione, e k è la costante elastica torsionale del filo (costante di proporzionalità tra momento della coppia di forze proveniente dal filo e angolo di rotazione). 15 Importante: come si vedrà al capitolo dinamica rotazionale, tale relazione vale solo se l’asse di rotazione è fisso, oppure se si sposta senza cambiare direzione: il momento delle forze e il momento d’inerzia devono inoltre essere calcolati entrambi rispetto a uno stesso asse, che può essere o l’asse di rotazione, oppure un asse passante per il centro di massa e parallelo all’asse di rotazione. L’accelerazione angolare che figura nella [C] è invece (come la velocità angolare) un dato assoluto (uguale quindi sia rispetto al primo sia rispetto al secondo di tali assi). 16 Si noti che, se l’asse di rotazione contiene punti del corpo, tali punti hanno velocità zero. Più che di «asse di rotazione in movimento» sembra perciò opportuno parlare di «asse di rotazione via via diverso». Lavoro ed energia 165 Esempio: supponiamo che un cilindro omogeneo di raggio R rotoli con velocità angolare senza strisciare: in tal caso il suo asse geometrico si sposta con velocità v0 = R [17]. Essendo il moto del cilindro un moto di rotazione attorno alla retta di contatto, e tenendo conto che il momento d’inerzia del cilindro rispetto a tale retta è (teorema di Steiner) 1 3 1 1 3 3 MR 2 + MR 2 = MR 2, si trova EC = J 2 = ( MR 2 ) 2 = Mv02 = 2 2 2 2 2 4 0,75 Mv0 2. Ciò significa che, se rotola senza strisciare, un cilindro omogeneo possiede un’energia cinetica del 50 % superiore a quella ( 1 M v0 2 ) che avrebbe qualora avanzasse 2 con la stessa velocità, ma scivolando senza ruotare. Per una sfera omogenea che rotola senza strisciare risulta analogamente EC = 1 2 J 2 con J = 2 MR 2/5 + MR 2, cosicché in definitiva EC = 0,70 M 2R 2 = 0,70 Mv02. L’energia cinetica di una sfera che rotola senza strisciare è maggiore del 40 % rispetto all’energia cinetica che, a pari velocità di avanzamento, la sfera avrebbe se animata da moto di pura traslazione. 8. Si osservi attentamente che, a differenza della quantità di moto, l’energia cinetica di un sistema materiale non può in generale essere calcolata concentrando idealmente tutta la massa nel centro di massa : la cosa è possibile solo nel caso di moto traslatorio. Ad esempio, per un cilindro omogeneo in rotazione attorno al proprio asse geometrico la velocità del centro di massa è zero ed è zero la quantità di moto, ma è ovviamente diversa da zero l’energia cinetica. 9. Consideriamo un moto rigido di rotazione. Se un corpo subisce una rotazione d attorno a un certo asse, una forza F applicata in un punto posto P a distanza r dall’asse compie un lavoro dL = Ftr r d = d (dove Ftr è il componente traverso di F , il componente cioè ortogonale al piano contenente P e l’asse di rotazione, e dove è il momento di F rispetto all’asse di rotazione). Perciò il lavoro complessivo delle forze è anche esprimibile come tot d. Tale lavoro uguaglia l’incremento dell’energia cinetica complessiva (data in questo caso dall’espressione J 2/2). 10. Si dimostra (secondo teorema di König) che l’energia cinetica di un qualsiasi sistema materiale si può sempre esprimere come somma di due termini: l’energia cinetica «traslazionale », o «del centro di massa » (l’energia cinetica che il centro di massa avrebbe se in esso fosse concentrata la massa dell’intero sistema) più l’energia cinetica «rispetto al centro di massa » (ossia l’energia cinetica del sistema vista nel Dato che, per l’assenza di strisciamento, la generatrice di contatto tra cilindro e terreno ha velocità zero, l’asse di rotazione coincide precisamente con tale generatrice (il moto del cilindro si può quindi descrivere come una rotazione con velocità angolare attorno a un asse che si sposta sul terreno con la stessa velocità con cui si sposta l’asse del cilindro). Da ciò deriva che, essendo R la distanza dell’asse del cilindro dall’asse di rotazione, la sua velocità è v = R . 17 Tonzig Elementi di Fisica Generale 166 riferimento del centro di massa, cioè di quel riferimento che dal punto di vista di un qualsiasi osservatore inerziale si muove di moto traslatorio con la velocità del centro di massa). Ad esempio, per un cilindro che rotola senza scivolare l’energia cinetica «del centro di massa » è con J = EC = 3 4 1 2 1 2 Mv0 2 , l’energia cinetica «rispetto al centro di massa » è 1 2 J 2, MR 2. Essendo per ipotesi R = v0 (puro rotolamento), si ottiene in definitiva Mv0 2, lo stesso risultato ottenuto in precedenza. Si osservi che il riferimento del centro di massa non è in genere inerziale (è inerziale solo se nei riferimenti inerziali il moto del CM è rettilineo e uniforme, il che si verifica se è zero la somma delle forze esterne applicate al sistema considerato). 11. Da quanto già sappiamo sulla proprietà fondamentale del CM (quella di comportarsi come una ipotetica particella dotata di tutta la massa del sistema e soggetta a tutte le forze applicate al sistema) discende che l’energia cinetica del CM si può calcolare tenendo conto di un lavoro fittizio da taluni Autori denominato «pseudolavoro »: quello che verrebbe compiuto dalla forza risultante se fosse applicata nel CM. 12. Il teorema dell’energia cinetica può essere applicato a qualsiasi sistema fisico, purché si riesca a tener conto del lavoro compiuto da tutte le forze, e in particolare di quello compiuto dalla forze interne. In pratica, nel caso di corpi che subiscono deformazioni il calcolo dell’energia cinetica non è in genere possibile, perché il lavoro delle forze interne resta indeterminato. Primo esempio: una molla (reale, dotata di massa) inizialmente in quiete viene allungata mediante applicazione di due forze di trazione uguali e contrarie ai suoi estremi, fino a una nuova situazione di quiete. In definitiva, l’energia cinetica della molla non ha subito variazioni: è zero all’inizio, è zero alla fine. Eppure, le forze esterne hanno compiuto un lavoro positivo, e le forze interne (intese come forze di contatto tra parti macroscopiche contigue della molla) hanno compiuto esattamente tanto lavoro motore quanto lavoro resistente. Da che cosa, allora, è stato annullato il lavoro positivo delle forze esterne? Secondo esempio: supponiamo che, nella situazione mostrata dal disegno a lato, la molla sia agganciata al blocco, e sia invece semplicemente appoggiata alla parete fissa a sinistra: se la molla è inizialmente compressa, quando la molla si distende il sistema molla + blocco parte verso destra. Da dove proviene l’energia cinetica della molla? La forza della parete non ha compiuto lavoro, la forza del blocco ha compiuto un lavoro resistente, le forze interne (intese come forze di contatto tra parti macroscopiche adiacenti) hanno compiuto tanto lavoro motore quanto lavoro resistente. Chiaramente, in entrambi i casi considerati il teorema dell’energia cinetica non può essere applicato alla molla per il fatto che non riusciamo a tener conto delle forze che agiscono internamente a livello microscopico (dove non esiste interazione «a contatto») Lavoro ed energia 167 per effetto delle deformazioni del reticolo (scorrimento l’uno sull’altro di piani reticolari contigui, con variazione della distanza tra particelle adiacenti e con lavoro complessivo delle forze di azione e reazione diverso da zero: positivo quando la deformazione diminuisce, negativo quando la deformazione cresce)18. 13. Nessun corpo reale è rigorosamente rigido: nell’applicazione del teorema dell’energia cinetica, la schematizzazione di corpo rigido può pertanto portare a volte a valutazioni errate. Questo accade tipicamente nel calcolo del lavoro delle forze di attrito radente: nel caso di un blocco che scivola, calcolare tale lavoro come prodotto della forza d’attrito per lo spostamento del blocco fornisce un risultato corretto per l’energia cinetica del blocco, ma è di per sé del tutto errato. Il risultato per l’energia cinetica è corretto solo perché in questo specifico caso (moto di traslazione) l’energia cinetica del blocco viene a coincidere con l’energia cinetica del CM (che subisce uno spostamento pari a quello del blocco, e al quale possiamo fingere sia applicata la forza d’attrito). Ma porre uguale a forza d’attrito per spostamento del blocco il lavoro d’attrito è concettualmente assurdo: se così fosse, il lavoro complessivo delle forze applicate al blocco sarebbe zero, e non troverebbe spiegazione l’effetto di riscaldamento (cioè di aumento dell’energia cinetica del moto di agitazione termica) che il blocco subisce 19. QUESTIONARIO 1 2 18 Una ipotetica forza avente direzione sempre uguale a quella della velocità del punto su cui agisce non sarebbe conservativa (vero /falso). Una pallina P di massa 40 g procede con velocità costante 15 cm/s in un piano verticale lungo una circonferenza di centro O. Si determini con quale rapidità il peso della pallina compie lavoro: (a) nell’istante in cui il segmento OP è verticale; (b) quando il segmento è ruotato di 30°; (c) quando il segmento è ruotato di altri 60°. Alle deformazioni del reticolo devono essere ricondotti anche gli attriti interni alla molla, per effetto dei quali parte dell’energia cinetica prodotta viene convertita in energia cinetica del moto di agitazione termica. 19 È uno di quei casi in cui la schematizzazione di corpo rigido non funziona: le forze che, per attrito, sono applicate al blocco, agiscono su zone superficiali il cui moto risulta bruscamente ostacolato con effetti di deformazione locale. Le forze d’attrito agiscono cioè su punti il cui moto, rallentato rispetto a quello complessivo del blocco, dà luogo a spostamenti inferiori. Nel caso, del tutto teorico, di un blocco perfettamente rigido l’effetto di riscaldamento non avrebbe luogo. Tale questione sarà ripresa nel capitolo Termodinamica. 168 Tonzig Elementi di Fisica Generale Si verifichi la validità del teorema dell’energia cinetica relativamente al caso di un punto materiale di massa m la cui velocità cresce linearmente nel tempo da v1 a v2 quando la sua distanza dalla posizione di riferimento varia da x1 a x2 . 4 Un corpo di massa m cade nel vuoto partendo da fermo da un’altezza h. Con quale velocità arriva al suolo? 5 Un corpo di massa m viene lanciato verticalmente verso l’alto con velocità v. Determinare l’altezza h raggiunta. 6 Un corpo di massa 500 g, lanciato in aria verticalmente verso l’alto con velocità v0 = 20 m/s, raggiunge l’altezza di 15 m. Determinare l’energia perduta per effetto della resistenza dell’aria. 7 Un corpo soggetto solo al peso cade verticalmente da un livello 1 a un livello 2 acquistando una velocità di 10 m/s. Se ne può dedurre (vero /falso) che se la velocità iniziale fosse 10 m/s la velocità finale sarebbe 20 m/s, e più in generale che se la velocità iniziale è v la velocità finale è v + 10 m/s. 8 Un corpo viene lanciato con velocità v0 , nel senso della salita, lungo un piano inclinato privo di attrito. Si dimostri che, se si trascura la resistenza dell’aria, l’altezza raggiunta è del tutto indipendente dall’inclinazione del piano. 9 Un sasso viene lanciato obliquamente verso l’alto nel vuoto: dopo il lancio agisce solo la forza peso. Si determini in funzione della velocità di lancio (valore e direzione) l’altezza h raggiunta. 10 Un blocco C di massa m scivola senza attrito con velocità v0 lungo un piano orizzontale, soggetto solo al peso e alla reazione del vincolo. La corsa di C viene poi arrestata da una molla elastica di costante k, che rilancia C in direzione opposta. Se interessa che la molla non si deformi troppo, è più importante che sia piccola la massa oppure che sia piccola la velocità di C ? 11 Un corpo C di massa m è sospeso a un filo: immediatamente al disotto di C c’è una molla di costante k. Di quanto si comprime la molla se si taglia il filo? 3 12 Moto armonico con ampiezza A = 16 cm e con energia cinetica massima ECmax = = 80 erg. Determinare il valore dell’energia cinetica a 12 cm, a 8 cm, a 4 cm dal centro O. 13 Un corpo C di massa m, fissato all’estremità di una molla di costante k, oscilla di moto armonico. Come varia la velocità massima al variare dell’ampiezza? Come varia, per una data ampiezza, la velocità in funzione dell’elongazione x? 14 Un pendolo è costituito da una sferetta fissata a un’asta rigida di massa trascurabile. Determinare a quale sforzo l’asta deve resistere, considerando ampiezze angolari di oscillazione di 60°, 90°, 120°, 180°. K 15 Problema «del giro della morte ». Da quale C altezza minima deve partire (con velocità iniziale zero) il blocchetto K (fig. 6.3), soggetto solo al peso e alla reazione del vincolo, per riuscire a effettuare l’intero percorso senza mai staccarsi dalla guida sulla quale scorre? Si consideri nullo l’attrito, ma si chiarisca in che Figura 6.3 Lavoro ed energia 16 17 18 19 20 21 22 23 169 modo il risultato verrebbe modificato dalla presenza dell’attrito. Supponiamo che, nella situazione descritta al quesito precedente, il blocchetto parta da un punto posto all’altezza del punto C. A quale altezza si staccherebbe dalla guida in assenza di attrito? Che influenza avrebbe l’attrito sulla posizione del punto di distacco? Due fionde sono costruite con elastici aventi diversa costante k di elasticità. Quale delle due conviene usare se ciò che interessa è lanciare il sasso alla maggior distanza possibile? Se un sistema di forze ha risultante zero, il relativo lavoro è zero e quindi non influisce sul valore dell’energia cinetica (vero / falso). Si chiarisca da quali elementi dipende il tempo impiegato da un cilindro omogeneo a percorrere un piano inclinato di lunghezza L, supponendo che l’attrito sia abbastanza grande da impedire al cilindro di scivolare: si confronti il risultato con quello che si sarebbe ottenuto nel caso di attrito zero. Si descrivano valore e direzione della reazione del vincolo. Si esamini lo stesso problema con riferimento a una sfera omogenea. Un disco omogeneo, il cui asse ha direzione orizzontale, è vincolato in modo da poter oscillare senza attrito attorno alla più alta delle sue generatrici. Sapendo che inizialmente il disco è in equilibrio sotto l’azione del peso e della reazione del vincolo, determinare lo spostamento angolare subito dal disco per effetto di un urto che gli imprime una velocità angolare . Una tonnellata d’acqua, inizialmente contenuta in un recipiente a forma di parallelepipedo a base quadrata di lato L = 0,5 m, viene trasferita mediante una pompa in un recipiente cilindrico di raggio R = 0,25 m. Le basi dei due recipienti sono allo stesso livello, la potenza assorbita dalla pompa è P = 0,5 kW e la portata è Q = 5 l/s. Determinare il lavoro compiuto dalle forze d’attrito tra l’inizio del pompaggio e la fine di ogni movimento della P massa d’acqua. [ 20] O F Un punto P fissato ad un filo si muove di moto circolare uniforme attorno a O (fig.3), scivolando senza attrito su un piano d’appoggio, la cui reazione neutralizza l’effetto del peso: tirando o rilasciando il filo noi possiamo modificare il raggio della circonferenza percorsa da P. Con quale velocità verrà percorsa la nuova circonferenza? Figura 3 20 Prova scritta d’esame, Politecnico di Milano (Prof. A. Dupasquier). Tonzig Elementi di Fisica Generale 170 RISPOSTE 1 Vero. Essendo sempre e solo positivo, il lavoro di tale forza non potrebbe essere zero su un percorso chiuso. 2 La rapidità di esecuzione del lavoro (potenza) corrisponde al prodotto scalare tra forza e velocità. Nel primo caso i due vettori sono ortogonali, quindi mg v = 0. Nel secondo caso l’angolo tra i due vettori è 60°, cosicché mg v = mg v cos 60° = = 40 g 981 cm/s2 15 cm/s 0,5 = 2,94 10 5 erg/s. Nel terzo caso i due vettori sono paralleli ed equiversi, perciò mg v = mg v = 40 g 981 cm/s2 15 cm/s = 5,89 10 5 erg/s. 3 Il punto si muove con accelerazione scalare costante a (positiva), il componente tangenziale della forza risultante (quello che compie lavoro) ha modulo costante ma, il lavoro di tale forza è L = ma (x2 x1). Essendo il moto uniformemente vario, risulta v22 = v12 + 2a (x2 x1 ), da cui moltiplicando per m/2 si ottiene 1 mv22 = 2 1 2 mv12 + L. 4 Per il teorema dell’energia cinetica, 1 2 mvf 2 = mgh, da cui vf = 2gh , risultato già noto dalla cinematica. 5 Per il teorema dell’energia cinetica, 0 = mv2/ 2 mgh , da cui h = v2/ 2g, risultato già noto dalla cinematica. 6 Il corpo arriva per ipotesi a quota 15 m con energia cinetica zero, mentre in assenza d’aria l’energia cinetica nella stessa posizione sarebbe stata 1 mv02 mgh = 2 = (0,5 202/2 0,5 9,81 15) J = 26,4 J. Questa energia è stata azzerata dal lavoro negativo della resistenza dell’aria. 7 Falso. Ciò che resta sempre uguale nel passaggio dal livello 1 al livello 2 è il lavoro della forza peso: perciò l’aumento dell’energia cinetica è sempre lo stesso, vale a dire è sempre uguale l’aumento v22 v12 del quadrato della velocità. Ciò significa che (come si ottiene subito anche con considerazioni di cinematica [21] ) l’aumento della velocità è tanto più piccolo quanto più grande è la velocità iniziale. Un modo per rendersene conto è di considerare che risulta v22 v12 = (v2 + v1) (v2 v1) : se, al crescere di v1 , il prodotto a secondo membro è, come il primo membro, sempre uguale, essendo il primo dei due fattori sempre più grande il secondo deve essere sempre più piccolo. 8 La velocità finale è zero, il lavoro delle forze si riduce al lavoro del peso (in assenza di attrito la reazione del vincolo non contrasta in alcun modo il movimento del 21 La velocità aumenta in ogni caso di 9,81 m/s per ogni secondo, ma più grande è la velocità iniziale più rapidamente il corpo passa dal livello iniziale al livello finale, e quindi più breve è il tempo a disposizione della velocità per aumentare. Lavoro ed energia 171 corpo, cioè è perpendicolare alla sua velocità e non lavora). Pertanto 0 = 1 2 mv02 mgh , da cui h = v 2 / 2g, esattamente come se il corpo fosse stato lanciato verticalmente nel vuoto. Al variare dell’inclinazione del piano, resta comunque vero che la velocità finale è zero, quindi è sempre uguale il lavoro del peso tra posizione iniziale e posizione finale, cioè è sempre uguale l’altezza raggiunta. 9 Sia v0 la velocità di lancio, sia l’angolo tra v0 e il piano orizzontale. Per l’assen za di forze orizzontali, la componente orizzontale di v0 ha valore v0 cos costante. Pertanto nel punto più alto della traiettoria, dove la velocità ha direzione orizzontale, risulta v = v0 cos. Per il teorema dell’energia cinetica 1 m (v0 cos ) 2 = 1 mv02 – mgh , cioè h = v0 (1 cos ) / 2g = (v0 sen ) / 2g. 2 2 2 2 2 10 Sia x la deformazione massima della molla. In corrispondenza a tale valore della deformazione l’energia cinetica del blocco è zero, il lavoro compiuto dalla molla è m . Sulla deformazione della k molla influisce più la velocità che la massa del blocco. Per dimezzare la deformazione basta dimezzare la velocità, mentre occorrerebbe rendere quattro volte più piccola la massa. 1 2 kx 2. Pertanto 0 = 1 2 m v02 1 2 11 Il lavoro della forza elastica è kx 2, da cui x = v0 1 2 kx 2, il lavoro della forza peso è + mgx. L’energia cinetica di C è zero sia nell’istante iniziale che nell’istante finale (massima compressione della molla). Dunque, il lavoro complessivo deve essere a sua volta zero: mgx 1 kx 2 = 0, da cui x = 0 (molla indeformata) oppure x = 2mg / k (che è la 2 soluzione che ci interessa). [ 22] 12 Il lavoro della forza elastica da un estremo al centro O è kA 2 / 2 = 80 erg. Se il punto mobile si sposta da O a un estremo il lavoro è perciò 80 erg. Se lo spostamento x da O è quattro volte più piccolo dell’ampiezza (4 cm anziché 16) il lavoro ( kx 2/2 ) è 4 2 = 16 volte più piccolo ( 5 erg). Analogamente, se lo spostamento da O è 8 cm (A/2) il lavoro è 80 /4 erg = 20 erg, e se lo spostamento da O è 3/4 di A il lavoro è (3 /4 )2 = 9/16 di 80 erg, cioè 45 erg. In definitiva, a 4 cm da O l’energia cinetica è (80 5) erg = 75 erg , a 8 cm da O è (80 2 0) erg = 60 erg , a 12 cm da O è (80 45) erg = 35 erg. Chiaramente, sarebbe stato anche possibile ricavare k /2 dall’uguaglianza kA 2 / 2 = 80 erg, e poi applicare la formula per il lavoro di una forza elastica. 22 Si noti che sarebbe gravemente erroneo cercare la soluzione imponendo la condizione mg = kx , imponendo cioè che sia zero la forza complessiva sul C . Tale valore di x corrisponde o a una possibile situazione di equilibrio, oppure al fatto che è zero l’accelerazione di C (e massima la sua velocità), e quindi non alla situazione di massima deformazione della molla. 172 Tonzig Elementi di Fisica Generale 13 L’energia cinetica massima corrisponde al lavoro kA 2 / 2 tra un estremo e il centro dell’oscillazione, perciò la velocità massima è direttamente proporzionale all’ampiezza. L’energia cinetica a distanza x dal centro è uguale all’energia cinetica a distanza A (zero) più il lavoro da tale distanza fino a distanza x: mv2/2 = (k/2) (A 2 x 2 ), da cui v = k ( A2 x 2 ) . m 14 Lo sforzo a cui l’asta è sottoposta è uguale (in modulo) alla forza V esercitata dall’asta sulla sferetta. Se è la distanza angolare della sferetta dalla posizione di equilibrio, durante l’oscillazione deve essere V = mg cos + mv 2/R. Chiaramente, il massimo valore di V si verifica nella posizione centrale ( = 0). In tale posizione l’energia cinetica mv 2/2 è uguale al lavoro mg (R R cos max) eseguito dalla forza peso a partire dalla posizione in cui è v = 0. Dunque nella posizione centrale mv2/R = 2mg (1 cos max), da cui V = mg (3 2 cos max). Per i valori indicati di max i valori di cos max sono rispettivamente 1/2, 0, 1/2, 1, e corrispondentemente V risulta uguale a 2 mg , 3 mg , 4 mg , 5 mg . 15 Mentre K percorre l’anello (fig. 6.4), la C reazione V del vincolo, misurata in senso centripeto, è V = mg cos + mv 2/R. Il primo termine a secondo membro diventa negativo per > 90°: in tal caso, se il valore del secondo termine non è sufficientemente grande, il valore di V risulta negativo, il che sta ad indicare che V è diretto in senso mg cos centrifugo, con valore sempre più gran-de man mano che aumenta. In realtà, un vin-colo di puro appoggio come l’anello da noi mg considerato non è in grado di esercitare forze dirette in senso centrifugo: ciò significa che Figura 6.4 l’ultimo punto di contatto per K è quello che corrisponde a V = 0, immediatamente dopo la forza centripeta risulta (per la mancanza di una reazione centrifuga) più grande di quella che corrisponde al raggio di curvatura R, e conseguentemente il raggio di curvatura della traiettoria risulta minore di R, il che corrisponde a dire che K si stacca dalla guida. La risposta al quesito proposto si ottiene imponendo che l’ultimo punto di contatto sia l’estremo superiore C del diametro verticale dell’anello: V = mg cos 180 ° + mv 2/R = 0, da cui [A] v 2 = gR. Se h è l’altezza del punto di partenza su C, sarà mv 2/2 = mgh, cioè [B] v 2 = 2gh. Facendo sistema della [A] e della [B] si ottiene h = R/2. Per non perdere mai il contatto con la guida il blocchetto K deve partire da una posizione sopraelevata di almeno R/2 rispetto a C. In caso di attrito, occorrerà che il blocchetto parta da una posizione più elevata (h ' > h), in modo che il maggior lavoro (mgh ') della forza peso compensi il lavoro negativo compiuto dalla forza Lavoro ed energia 173 d’attrito, e la velocità di passaggio in C rimanga la stessa di prima (la minima che il blocchetto può avere quando compie l’intero giro senza staccarsi).[23] 16 La reazione del vincolo è V = mg cos + mv2/R = 0. Il lavoro della forza peso tra la posizione iniziale e una posizione generica (la cui distanza angolare dal punto più basso dell’anello è ) è mg (R + R cos), e corrisponde all’energia cinetica mv2/2 acquisita dal blocchetto. Facendo le opportune sostituzioni otteniamo V = = mg (3 cos + 2 ). Nell’ultimo punto di contatto è V = 0, cioè cos = 2 /3. Ciò significa che l’altezza dell’ultimo punto di contatto è inferiore di R/3 rispetto a quella del punto di partenza. Se ci fosse attrito, a pari posizione la velocità risulterebbe inferiore a prima. Dunque, a una quota R/3 al di sotto del punto di partenza il componente radiale del peso (diretto in senso centripeto) risulterebbe questa volta più grande della forza centripeta mv2/R, il che richiederebbe non una reazione del vincolo uguale a zero, ma a una reazione del vincolo diretta in senso centrifugo. Questo significa che la posizione in cui V = 0 (l’ultimo punto di contatto) si trova questa volta più in basso. 17 Dobbiamo evidentemente ragionare a parità di forza applicata all’elastico, e quindi anche a parità di forza che l’elastico esercita sul sasso nel momento della sua massima deformazione: kx max = cost. Il lavoro compiuto sul sasso dall’elastico mentre recupera la lunghezza normale è k x 2max /2 = (k x max) 2 / 2 k = F 2max / 2 k. Essendo per ipotesi costante il numeratore, il lavoro dell’elastico risulta tanto più grande quanto più piccolo è il valore di k. Dato che tale lavoro rappresenta l’energia cinetica conferita al sasso in fase di lancio, conviene usare la fionda il cui elastico si lascia deformare con più facilità. 18 Falso. Ad esempio, una coppia di forze ha risultante zero, ma per effetto di una coppia di forze un corpo rigido entra in movimento ed acquista energia cinetica. Quello che un sistema di forze a risultante zero non può modificare è la velocità del centro di massa, e quindi la quantità di moto del sistema. 19 L’asse di rotazione coincide con la linea di contatto: la sua accelerazione è quella che nel quesito viene indicata come «accelerazione del cilindro ». Quando l’asse di rotazione ha percorso una distanza x, il lavoro compiuto dalla forza peso è Lg = = Mg xsen . Dato che la reazione del vincolo non lavora, sarà Mg x sen = EC = = (3/4) Mv 2, vale a dire v 2 = (4 /3) g x sen , il che significa che l’asse del cilindro si muove di moto uniformemente vario con accelerazione 2 g sen [ 24]. L’accelera3 zione del cilindro dipende dunque esclusivamente dall’inclinazione del piano. Tutti 23 Per effetto dell’attrito e della conseguente diminuzione della velocità, il blocchetto potrebbe in realtà staccarsi dopo essere passato da C . 24 Nel moto uniformemente vario è v 2 v02 2a ( s s0 ) . Tonzig Elementi di Fisica Generale 174 i cilindri omogenei lasciati rotolare da una stessa altezza lungo uno stesso piano inclinato impiegano lo stesso tempo [ 25] per arrivare in fondo: 2L 3L . 2 g sen g sen 3 La massa, il volume, l’altezza, il raggio non hanno dunque alcuna influenza. In assenza di attrito il cilindro sarebbe sceso scivolando senza ruotare con accelerazione g sen , e sarebbe giunto in fondo allo scivolo in un tempo T T= = 2L . Se scivola senza ruotare, il tempo impiegato dal cilindro è inferiore g sen per un fattore 3 / 2 = 1,23 perché la sua velocità è in ogni istante superiore per uno stesso fattore. La reazione del vincolo consta in ogni caso di un componente perpendicolare al piano di appoggio uguale e contrario al componente trasversale P cos del peso (in tal modo la forza trasversale complessiva è zero, come deve essere essendo rettilineo il moto del centro di massa), e in più, se c’è attrito, di un componente parallelo al piano, diretto in senso opposto al componente tangenziale. Se c’è abbastanza attrito da produrre un moto di puro rotolamento, la forza d’attrito ha valore (P sen ) /3 (come richiesto dal fatto che l’accelerazione del centro di massa del cilindro è in questo caso a = 2 g sen , e l’accelerazione prodotta dal 3 peso è g sen). 20 Rispetto al caso del cilindro cambia l’espressione dell’energia cinetica: EC = = 0,7Mv 2 (anziché 0,75 Mv 2 ). Per l’accelerazione dell’asse di rotazione si ottiene questa volta a = 5 g sen . Anche qui, l’accelerazione dipende esclusivamente 7 dall’inclinazione del piano. A pari inclinazione l’accelerazione della sfera è superiore per un fattore 1,07 a quella del cilindro. A parità quindi di ogni altra circostanza, il tempo impiegato dalla sfera è più piccolo per un fattore 1,03. 21 Se scriviamo che il lavoro resistente del peso (valore assoluto mgh , dove h è lo spostamento verticale del baricentro) uguaglia l’energia cinetica iniziale ½ J 2 = ¾ MR 2 2 del disco, otteniamo h = ¾ 2R 2/g , e quindi (fig. 6.5) cos = (R h) /R = 1 3 2R /4g. 1,07 = Figura 6.5 22 Alla fine e all’inizio l’acqua è immobile: il lavoro complessivo delle forze applicate (gravitazionali, 25 Nel moto uniformemente vario la distanza dalla posizione di riferimento è s = s 0 + v 0 t + a t 2 / 2, quindi il tempo necessario per percorrere una distanza s s 0 = L con partenza da fermo è t = = 2L / a . Figura 6.6 Lavoro ed energia 175 dovute alla pompa, di attrito) è dunque zero: Lg + Lp + La = 0. Risulta Lg = Mg h, avendo indicato con h lo spostamento verticale del baricentro G. Inizialmente G si trova a quota 2 m (il volume dell’acqua è infatti 1 m3, distribuito entro un parallelepipedo di base 0,25 m2 e altezza 4 m). Alla fine, l’acqua occupa un cilindro di base R 2 = 0,196 m2 e altezza (1 m3 / 0,196 m2 ) = 5,093 m, perciò G è a quota 2,546 m. Lo spostamento verticale di G è dunque 0,55 m verso l’alto, per cui Lg = = 1000 kg 9,81 ms – 2 0,55 m = 5400 J. Il lavoro Lp della pompa è la potenza P per il tempo t di funzionamento, uguale al volume dell’acqua (1000 litri) diviso la portata (5 litri/s), uguale quindi a 200 s. Risulta Lp = 500 W 200 s = 100 000 J. Il lavoro delle forze d’attrito è perciò (Lp Lg ) = (100 000 5 400) J = 94 600 J. 23 Supponiamo che il raggio r della circonferenza subisca un incremento infinitesimo dr negativo. La forza centripeta mv2/r compirà allora il lavoro dL = (mv2/r) dr, positivo, a fronte del quale la velocità subità l’incremento dv. Per il teorema dell’energia cinetica sarà allora ½ m(v+dv)2 = ½ mv2 (mv2/r) dr. Trascurando a primo membro l’infinitesimo del secondo ordine (dv)2, otteniamo (v2/2) + 2vdv = v2/2 (v2/r) dr, da cui (dv)/v = (dr)/r e, per integrazione, ln v = ln r + k, dove k è una costante. Dunque ln (vr) = k, e quindi vr = cost. La velocità di percorrenza di una circonferenza è inversamente proporzionale al raggio. Al capitolo Dinamica Rotazionale (pag.238, esempio 3) vedremo che il problema si può risolvere in modo più semplice applicando il teorema del momento angolare.