Riparliamo di scuola Di Roberto Renzetti – fuoriregistro – incipit 10-11-2007 Parte Prima Dopo sei mesi devo tornare ad occuparmi di scuola per il degrado che continua inarrestabile, per il disinteresse colpevole del governo, per l'aggravante del ministro che lavora per la scuola confessionale, per l'incapacità cronica del sindacato di capire qual è l'oggetto del contendere. E' difficile cercare di capire da dove iniziare a raccontare. La cosa migliore è forse partire da un articolo di Mario Pirani su Repubblica del 10 settembre 2007. Pirani si mostra molto ben disposto verso ciò che accade all'Istruzione dall'avvento di Fioroni. Finalmente si lavorerà sul serio, visto che i pedagogisti e la simil paccottiglia non c'è più nelle commissioni di studio per riformare. Dice Pirani: Con l'ausilio di una commissione di esperti, presieduta dall'epistemologo Mauro Ceruti, non dominata come per il passato dai soli pedagogisti ma composta anche da docenti delle varie discipline e da personaggi con grande esperienza pedagogica sul campo, come l'inventore dei "maestri di strada", Marco Rossi Doria, il ministro ha presentato le Indicazioni, i decreti, le direttive che specificano misure per un primo biennio di sperimentazione di questa nuova fase di ritorno all'ordine, al buon senso e alla serietà dello studio. Caspita, un epistemologo! Deve essere certamente persona preparata. Poi uno legge s'informa e capisce che questa è un'altra delle bufale che ormai ci vengono propinate anche da persone serie, come Pirani, che non controllano le fonti. Il Ceruti se è epistemologo, di epistemologia sa quanto io di punto Palestrina. Egli stesso più e più volte si presenta come antropologo. Ma non sono i suoi studi al centro degli interessi per la sua nomina in quella Commissione. Il ministro Fioroni, noto teodem presente in pompa magna al Family Day insieme a Pezzotta, è persona molto legata al Pezzotta medesimo. Sono ambedue di Bergamo e ambedue baciapile che dialogano amorevolmente su questioni di fede. Leggiamo un pezzo del duetto. Inizia Pezzotta: "La "finanziarizzazione" dell'economia, poi, fa sì che il destino delle imprese sia sempre più spesso deciso "altrove", senza che le comunità locali possano incidere su queste scelte". In questo scenario, ha proseguito Pezzotta", è più che mai importante che la Chiesa annunci la resurrezione di Cristo. La speranza escatologica ha il potere di rinvigorire le altre speranze umane, ci sollecita a ricercare migliori condizioni di vita e di lavoro, relazioni con i nostri simili che non si riducano a una forma di competizione selvaggia". Ceruti [...] ha invece sottolineato la peculiarità della speranza cristiana, "che non si prefigge solo di superare i limiti della situazione presente, ma si costituisce precisamente a partire da questi limiti". "L'antropologia ha affermato - ci spiega che l'essere umano viene al mondo non attrezzato rispetto ai piccoli di altre specie: per potersi sviluppare egli ha bisogno di un lungo periodo di accudimento. Noi esistiamo solo perché veniamo accolti in una rete di legami, di affetti: la speranza non può consistere, dunque, in una negazione della nostra essenziale fragilità, ma nella piena accettazione della dimensione "filiale" dell'esistenza". E dopo queste note liriche vediamo quale altro merito ci porta il Ceruti che, per buon peso, è anche estimatore del sociologo newagista Morin che, con Bateson, fa strame tra gli spiriti semplici. Egli è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. E quando si legge Bioetica in associazione con la lirica di cui sopra si capisce subito con chi si ha a che fare. Ma poi l'emerito professore si muove nell'ambito del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Bergamo che, per pura combinazione, è il luogo da dove partiva l'aquila Bertagna, coautore dei disastri Moratti con le sue sciocchezze sulla scuola. Ricordo solo la vicenda di Darwin sparito dalle indicazioni nazionali che allora vennero realizzate e, ancora per pura combinazione, sparito di nuovo (al suo posto c'è una frase degna dell'ipocrisia più becera: Riconoscere gli adattamenti e la dimensione storica della vita, intrecciata con la storia della Terra e dell'uomo), dopo che Moratti aveva dovuto fare rapida marcia indietro, dalle indicazioni appena fornite dall'Augusta Commissione benedetta da Pirani. E' un mondo straordinario la scuola, mondo che s'intreccia con la politica e, soprattutto, con persone che da anni vogliono farne terreno di bonifiche culturali per rendere gli studenti degli ignoranti ed anche un poco ritardati. E questo e ciò che appare anche se gli interessi che si muovono sono altri. Da quando si sono visti all'opera i riformatori (sempre e comunque), viene da rimpiangere la Falcucci. Berlinguer, l'ignoto giurista, con la sua corte di scienziati (sic!) della formazione capitanati da Maragliano (che oggi fa il pentito ma solo perché gli hanno tolto i giochi o meglio: i videogiochi) ha terremotato l'intero sistema affidandolo alla spontaneità ed al mercato. La sua commissione di saggi (sic!) ha messo su castelli di pedagogese che erano e non potevano essere altro che castelli di carta. La cosa era stata capita dagli operatori della scuola, quelli che non sono mai invitati nelle infinite commissioni. Vi sono sempre professori universitari (che se dessero prova di saper fare didattica dove operano sarebbero già encomiabili; chiedete loro come curriculum almeno il libro di testo della materia che insegnano e che hanno scritto ...); vi sono poi rappresentanti del mondo cattolico in prima persona o abilmente mascherati (come Ceruti); vi è qualcuno di Confindustria; poi vi sono i signorsì che dovrebbero provenire da differenti associazioni di categoria e che, guarda tu un'altra combinazione, difficilmente operano nella scuola perché, proprio grazie agli infiniti signorsì, si sono meritati comandi e distacchi per l'eternità (ed hanno perso anche la loro disciplina, a meno che non fosse pedagogia, e quindi straparlano in pedagogese); si possono trovare dei Dirigenti Scolastici, fino a prova contraria ignoranti in quanto fuggiti da ogni valutazione e/o concorso; vi sono infine i panda, quelli che vengono fermati dagli uscieri perché sconosciuti, un paio d'insegnanti per arredo. Prendete tutte le commissioni che volete e capirete bene ciò che dico. Parte seconda Nella Commissione presieduta da Ceruti (e, si badi bene, selezionata dal viceministro DS Bastico, oggi democratica), ad esempio, vi è Italo Fiorin della LUMSA di Roma che ritrovo anche in altra commissione, quella per l'insegnamento della matematica (24 docenti di cui tre insegnanti). Caspita! deve essere un professorone. Sai la LUMSA .... Dispiace deludere chi ci aveva creduto perché la LUMSA, pensate un poco, è la Libera Università Maria Ss Assunta (un pensatoio sommamente squalificato che ha laureato la Prestigiacomo !). E Fiorin insegna pedagogia et similia (capito Pirani ?) ed ha stretti rapporti con la rivista La Scuola di Brescia che è gestita da Bertagna. Chiaro no ? Ma non è finita perché abbiamo anche il prof. Lucio Guasti, altro pedagogista, dell' Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vi sono poi: Prof. Franco FRABBONI - Università degli Studi di Bologna (pedagogista) Prof.ssa Susanna MANTOVANI - Università degli Studi "Bicocca" di Milano (psicopedagogista) Prof.ssa Anna Maria AJELLO - Università degli Studi "La Sapienza" di Roma (psicopedagogista) Prof. Andrea CANEVARO - Università degli Studi di Bologna (pedagogista) Prof. Gustavo CHARMET PIETROPOLLI -Università degli Studi di Milano (psicoterapeuta) Prof. Gaetano DOMENICI - Università degli Studi di "Roma Tre" (docimologo) Prof.ssa Luigina MORTARI - Università degli Studi di Verona (pedagogista) Dott. Mario RIBOLDI - Dirigente Scolastico in quiescenza di Milano (dell'associazione DIESSE di Comunione e Liberazione, già collaboratore del progetto Bertagna) Dott.ssa Elena UGOLINI - Dirigente scolastico Liceo "Malpighi" di Bologna (di Comunione e Liberazione) Dott. Carlo PETRACCA - Dirigente Tecnico Ufficio Scolastico Regionale per l'Abruzzo (dell'UCIIM, associazione professionale cattolica, pedagogista alla LUMSA, vicino alla rivista La Scuola gestita da Bertagna) Dott. Marco ROSSI DORIA - Segreteria Tecnica On. Vice Ministro Bastico - Ministero Pubblica Istruzione (ex sessantottino attualmente tra i sostenitori del PD) Dott.ssa Silvana LOIERO - 1° Circolo S. Lazzaro di Savena - Bologna (estimatrice di Morin e dirigente CISL) Dott.ssa Caterina MANCO - Dirigente Scolastico - Monterotondo - Roma (dell'associazione DIESSE di Comunione e Liberazione). Come si vede, a parte i rappresentanti degli affari ecclesiastici, abbondano gli pseudoscienziati (pedagogisti, psicologi, sociologi, docimologi). Con questi apprendisti stregoni, la scuola passa gran parte del suo tempo a discutere se stessa e la sua modificazione e, a forza di percepire l'oggetto dal punto di vista della sua riforma (in sé), ci dimentichiamo dell'oggetto per sé. In particolare i contenuti non esistono più, ingombrano e basta, anche perché i nostri pedagogisti hanno poca dimestichezza con essi. Sono portatori di pretese pedagogie progressiste che risultano invece distruttive, antiegualitarie, responsabili della legislazione del non dispiacere. Chi osserva da fuori questa scuola, costruita da loro, ed ogni attività resta davvero sorpreso dal fatto che la pedagogia si pone ormai come l'unica scienza umana che sfugge ad ogni critica ed assume toni direttivi nella trasmissione e comunicazione del sapere e della cultura. Ma, nella nostra organizzazione sociale, tali pseudoscienziati, sono gruppo sociale che ti permette di giustificare risparmi e lavora per il consenso, merita quindi di essere premiato con proliferazione di inutili cattedre e dipartimenti. Cosa fa la pedagogia? la teorizzazione cavillosa degli enunciati più banali; l'elevazione a scienza ed alla formalizzazione di: istanze ideologiche, motivi di moda, comportamenti non definiti. L'idealismo, in questo assolutamente preveggente, l'aveva messa tra le ancelle della cultura. E questi personaggi abbondano in ogni commissione mai responsabili di loro teorizzazioni e del continuo fallimento di esse. Non stupitevi, di questo si tratta se, anche il buon pedagogista Vertecchi, coartefice della distruzione berlingueriana riesce a dire che la scuola è stata consegnata ai democristiani: «Mi sembra chiaro che la scuola sia stata svenduta alla corrente democristiana del Pd. E che dietro le chiacchiere degli ultimi mesi ci sia un disegno preciso volto a stravolgere la fisionomia dell'istruzione pubblica. Mi chiedo perché la sinistra e i laici di questo paese restino a guardare» (il manifesto del 13/10/07), pur non avendo capito bene. Infatti non si tratta propriamente di democristiani ma di clericali d'assalto. Se si gira un poco in internet si scopre una cosa raccapricciante questi nomi si ripetono in decine di convegni in giro per l'Italia. Si dice propriamente che si parlano addosso. E sono persone che portano una enorme responsabilità sul disastro della scuola o per avervi direttamente collaborato o per aver fatto le tre scimmiette nelle commissioni in cui sono stati in gran parte onnipresenti. Volete trovarne un gruppetto insieme ? Eccoli qui: leggete i nomi di un appello per il Partito Democratico fatto dalla Margherita e osservate chi c'è: Andrea Ranieri (ex responsabile per la C.G.I.L. - ed attuale responsabile DS - della Formazione e della Ricerca nella Scuola e nell'Università; l'unico che aveva creduto al ritorno degli esami di riparazione), Antonio Rusconi (responsabile nazionale per il settore istruzione della Margherita), Giuseppe Fioroni (tristemente noto), Luigi Nicolais (ministro dell'innovazione), Luigi Berlinguer (tristemente noto), Giancarlo Lombardi (confindustria, ex ministro della pubblica istruzione), Mariangela Bastico (viceministro DS di Fioroni), Giampaolo D' Andrea (doppio sottosegretario della margherita), Luciano Modica (sottosegretario all'università, responsabile del 3 + 2), Nando Dalla Chiesa (sottosegretario all'università), Mario Ceruti (già visto), Italo Fiorin (già visto), Susanna Mantovani (pedagogista), Marco Rossi Doria (già visto), Walter Tocci (DS, più oltranzista di Modica), Domenico Volpini (Azione Cattolica, Margherita), Fausto Raciti (sinistra giovanile - DS -, arrabbiato per non essere entrato tra i notabili PD), Pina Picierno (come Raciti ma Margherita), Paolino Madotto (innovazione DS), Paolo Zocchi (innovazione Margherita) Sono tutti insieme (anche il Modica ed il Tocci, quelli del 3 + 2, gli affossatori dell'Università) e non ce n'è uno che si batta per la scuola pubblica di qualità. Tutti si appellano ad una cosa che non conoscono, alla mitica Lisbona 2000, per spingere la scuola pubblica verso la privatizzazione. Dequalificare per svendere e quindi privatizzare. Si dice infatti nel documento conclusivo di Lisbona 2000: "La sorte dell'insegnamento non è oggetto di un intendimento unanime. Deve anch'esso essere oggetto di una privatizzazione? In quale misura? Secondo quali modalità? Non si tratta pertanto di stabilire se la concorrenza tra gli stabilimenti scolari sia auspicabile o pericolosa, ma di analizzare se essa è concretamente realizzabile, sapendo che in certi paesi essa è stata chiaramente inscritta nelle politiche educative. (...) I sistemi di insegnamento primario e secondario inferiore sono organizzati secondo la logica dell'economia di mercato? Concretamente, si tratta di esaminare se le condizioni di messa in opera di una concorrenza perfetta tra stabilimenti scolari sono presenti nei paesi toccati dallo studio". E tutti questi personaggi non hanno mai fiatato sulla riduzione di risorse alla scuola pubblica e sulle imponenti regalie date per via amichevole alle scuole clericali. Da qualche altra parte vi è pure Alba Sasso che straparla, ad esempio, su il manifesto del 18 settembre fornendoci resoconti dei lavori di questa Commissione da Libro Cuore dimenticando le promesse. Anche qui, l'inizio del disastro è datato primo centrosinistra. La legge di Parità scuola pubblica e privata è dovuta a Berlinguer. I finanziamenti a tali scuole che lavorano per ricchi a fini di lucro sono piovuti con un imbroglio costituzionale (SI! è una truffa ai danni dei cittadini): poiché la Costituzione (articolo 33) vietava ogni finanziamento da parte dello Stato, i truffatori (d'accordo destra e sinistra) si sono inventati una riforma del Titolo V che divide lo Stato in Regioni, Province, Comuni, ... Ed allora, se lo Stato non dà, possono sempre dare gli altri! Poi venne Moratti che ha ampliato i fondi a dismisura con l'invenzione del bonus alle famiglie con l'avvertenza che "... Le somme destinate agli alunni delle scuole paritarie sono accreditate presso le scuole stesse, che attestano la frequenza degli alunni ..." , poi è arrivato il teodem cicciottello nonché boy scout che sta manipolando il tutto furbescamente per far passare le scuole clericali come servizio pubblico da finanziare senza più doversi inventare strade contorte. Ripeto, nel silenzio dei farisei di cui sopra. Dice Fioroni (ministro perché aveva più tessere di Bindi), in una lettera alle scuole amiche, quelle confessionali, del 12 settembre (1) , con la democratica Bastico che tace: «Colgo l'occasione del nuovo anno scolastico per aggiungere agli auguri, un primo consuntivo degli interventi realizzati nel 2007 per le scuole private. Come sapete assumendo le funzioni di questo ministero ho dovuto prendere atto di alcune misure restrittive assunte nella finanziaria 2006 nelle scuole non statali e cercare di porvi rimedio». Si riferisce a Berlusconi che ha tagliato alcune regalie. «La legge finanziaria 2007 ha recuperato una prima tranche di 100 milioni di euro», mentre con il consiglio dei ministri del 28 giugno 2007 sono stati aggiunti altri «51.306 milioni di euro in sede di assestamento di bilancio». Riassumendo, 151.306.000 euro reperiti dal centro-sinistra, per far meglio del centro-destra. Fioroni prosegue con toni amichevoli: «Il 5 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento legislativo che introduce in ordinamento innovazioni di vostro sicuro interesse» e faremo di più, molto di più, in nome del «dialogo continuativo e costruttivo intrattenuto con molti di voi». Ed ecco la promessa: «Sarà mia cura sostenere in parlamento l'interpretazione già data sull'applicazione all'intero sistema dell'istruzione», tra cui «la direttiva che fissa criteri per l'attribuzione di risorse aggiuntive alle scuole del sistema nazionale d'istruzione». Quindi ancora soldi, facendo strage della Costituzione della Repubblica come la DC non aveva mai fatto (capito Vertecchi ?). Ma Fioroni non si ferma: «Condividerete con me che forse è improprio se non errato parlare per i temi della scuola non di un sistema misto, come io ritengo e come è disegnato dalla scuola della parità, ma di un meccanismo di liberalizzazione e di mercato, perché la liberalizzazione e il mercato sostituiscono alla centralità dello studente la centralità del profitto». E qui c'è scritto che serve proprio un antagonista dello Stato che è solo la Chiesa e, non a caso, riafferma cose dette al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini che, ancora non a caso, sta investendo in scuole private massicciamente, con l'ultimo non a caso, di esponenti di CL nella Commissione. Ricapitolando (aiutandomi con i benemeriti di Scuola e Costituzione) il teodem ha introdotto nella finanziaria 2007 uno stanziamento di 100 milioni all'anno in più nei capitoli di spesa relativi alle scuole private ed ha introdotto il principio dei finanziamenti diretti a tutte le scuole paritarie, senza fini di lucro o con fini di lucro (sic!). Il 21 maggio 2007 emana poi il decreto che estende i finanziamenti statali a tutte e scuole paritarie private, dalla scuola materna alle superiori. Tale decreto prevede una cifra per scuola, che arriva a 19.367 per le primarie, e una per classe che arriva a 15.000 euro per le materne. Occorre anche osservare che la cifra per classe prevede che le stesse debbano avere almeno 8 studenti, a differenza della scuola statale nella quale una classe si può costituire con almeno 16 studenti. Non contento dei primi stanziamenti riesce in fase di assestamento di bilancio a reperire altri 51 milioni di euro. Non contento ha fatto approvare il 12 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri (a proposito gli altri che ci facevano alla riunione ?) lo schema di regolamento in materia di convenzioni con le scuole primarie paritarie, che prevede finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal decreto del 21 maggio in base a parametri quali numero di classi e di ore di sostegno. In pratica tutta l'azione di Fioroni ha come scopo il raggiungimento della parità economica fra le scuole private paritarie e quelle statali, dopo quella giuridica di Berlinguer. Se questo progetto non verrà fermato una parte degli studenti sarà costretta ad iscriversi a scuole private confessionali a pagamento a causa della carenza di offerta statale, come già accade nella scuola dell'infanzia. Verrà messo in discussione l'impegno statale per l'istruzione. Poiché i privati non sono certo tenuti a farsi carico dei problemi di ordine economico e sociale dei cittadini verrà messo in discussione il diritto all'uguaglianza di istruzione che la nostra Costituzione garantisce a tutti. Solo chi avrà i mezzi per potersi permettere l'iscrizione a scuole private potrà accedere ad un'istruzione di qualità, agli altri verranno destinati servizi pubblici minimi. Non è un caso che nella finanziaria 2007 all'aumento degli stanziamenti per 151 milioni a favore dei privati, corrispondano tagli dei finanziamenti alle scuole statali per 1.400 milioni (fino ad arrivare ai 2,2 miliardi a regime). Tagli dappertutto ed ammuchiate fino a 40 alunni per classe (nella scuola pubblica, dico): si taglia sui fondi da destinare per le supplenze, a partire dalle sostituzioni per maternità. E quando sarà finita qualche minima resistenza delle generazioni 1968, 1977, allora nella scuola si farà proprio di tutto su alunni ed insegnanti Se è vero che i liberisti gridano sul risparmio, affermano anche che senza fondi non si può fare scuola di qualità (vedi lavoce.info del 21 settembre 2007 che dedica alla scuola vari articoli di interesse). Pensate che anche De Mauro ha da ridire: Per restituire autorevolezza alla scuola, suggerisce quindi De Mauro, non bastano riforme, ma ci vogliono nuovi fondi e più capitoli di spesa: «Borse di studio, aiuti alle famiglie che subiranno economicamente l'innalzamento dell'età dell'obbligo, biblioteche e corsi di istruzione per adulti». L'assenza di queste misure, afferma De Mauro, «dimostra le responsabilità e i limiti storici della sinistra italiana» [...] Le cose sono state portate ad un punto di rottura molto grave, la mancanza di rispetto per i professori è legata anche alle basse retribuzioni. Se la figura sociale di un insegnante è quella di un poveraccio, di un fallito, quale rispetto possono avere di lui gli studenti? Ma non solo, è la stessa cultura, così, a essere vista come una cosa da poveracci. E se un poveraccio si permette di dire che mio figlio va male in algebra, io, genitore, vado e gli meno. È un poveraccio! Vero De Mauro! Anche se quando lei era al Ministero non ha mosso una sola pagliuzza. Riguardo poi ai colleghi insegnanti vorrei loro dire sommessamente che dovrebbero finirla di fare le dame di San Vincenzo. Noi stiamo a scuola per dire se quell'argomento è stato appreso o no, assumersi dell'altro aiutandosi con cattive letture fa solo danni. Vi è poi l'altro aspetto di discredito che i colleghi hanno completamente sottovalutato: fino a poco tempo fa eravamo noi a fare la selezione (attraverso una seria preparazione) per gli ingressi all'Università; ora non contiamo più con i risultati a tutti noti, o no ? Oltre questa commissione, per disgrazia di Pirani, se ne fanno altre, ma sempre con il criterio che un professore universitario ne dovrebbe sapere di più. La cosa è falsa manifestamente se non altro per le pessime prove che lor signori hanno dato fino ad ora. Ecco un altro esempio di Comitato messo su da Fioroni, quello per l'insegnamento della matematica (12/09/07). Il comitato è formato da 13 docenti universitari, 5 dirigenti tecnici (di cui uno in quiescenza), 2 esperti di matematica, 1 operatore di un ufficio scolastico regionale, e... 3 docenti di scuola secondaria (di cui uno di scuola non statale). Vi è poi quello per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica che conta di 9 docenti universitari, un giurista, un economista, un tecnologo, un rappresentante di Confindustria, uno storico, un giornalista, un sociologo, due insegnanti. Parte terza MA CHI E' CHE SOSTIENE IL MINISTRO ? Ormai il ministro è espressione autorevole del Partito Democratico (PD) insieme alla sua vice Bastico. Inoltre egli è portatore di una mozione che organizza i teodem (ci sono anche Binetti e Bobba) a favore di Veltroni, il quale, con la chiarezza che lo contraddistingue, non ha detto una sola parola sulla scuole e quindi sulla laicità in senso lato della Repubblica. A chi rivolgersi per fermare tal Fioroni, quindi? Il sindacato è fatto anche dalla Cisl di Pezzotta che è grata al ministro per la sua appassionata partecipazione al Family Day. La UIL è meglio lasciarla perdere. La CGIL è invece schizofrenica. Strilla in qualche occasione e poi firma dei contratti indegni per i lavoratori (ma non per i dirigenti scolastici che sono al vertice degli interessi di tale sindacato che ha dirigenti che sono dirigenti scolastici senza colpo ferire sul piano della preparazione). Vi sono poi tutte le organizzazioni parallele gestite da persone che hanno insegnato solo qualche giorno e godono ora di distacchi che li hanno liberati dalla fatica di insegnare (CIDI, Proteo, Legambiente scuola feudo dell'ex margherito e sostenitore del family day Realacci ed oggi democratico, ...): qualche critica su aspetti secondari ma mai un affondo ed una richiesta di dimissioni di un personaggio che non lavora per la scuola pubblica ma per quella confessionale. D'altra parte cosa potrebbero fare se sono invischiati fino al collo (come paggi fernandi e cavalier serventi, ben remunerati però) in ogni attività del ministero, in convegni, conferenze, aggiornamenti in giro per l'intera penisola in hotel di prestigio (tutto regolarmente pagato di noi con ritorno ZERO: si taglino questi sprechi e si lascino in pace i lavoratori della scuola!) ? A sostegno del ministro, con una esemplare partita di giro, oggi è anche passato Marco Rossi Doria che da la Repubblica si sbraccia per sostenere la sua nuova collocazione politica. Siamo democratici, lasciateci lavorare. Vediamo i potenziali oppositori a questi scempi: Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani, il Manifesto. Rifondazione Comunista è assente irresponsabilmente; i verdi credono di essere rappresentati da Legambiente che invece è una ferrea sostenitrice del ministro; i Comunisti italiani vivono in una confusione incomprensibile: da una parte vorrebbero una scuola laica e pubblica, dall'altro quando fanno i convegni invitano come principale relatore Berlinguer, l'affossatore della scuola e personaggio che imperversa ancora dappertutto, anche sulla squallida rivista ItalianiEuropei insieme ai bertagnani Luisa Ribolzi e Tagliagambe di morattiana memoria (non a caso fanno parte del club buonsenso per la scuola, perché tengono famiglia); il manifesto ha i lettori molto più avanzati del direttore il quale per parlare dei disastri della scuola si è rivolto a Berlinguer (sic !) con l'indignazione di una quantità fortunatamente grande di lettori che hanno subissato di lettere di protesta il quotidiano. E' che in generale in Italia si vive in un luogo dove non è nella coscienza politica la fondamentale importanza della scuola. Sembra un orpello e le cose importanti sono sempre altrove. Vi sono solo i furbetti della parrocchietta che hanno appreso a rubare anche sui fondi per la pratica democratica dell'istruzione. E COSA DICONO I DOCUMENTI DELLA COMMISSIONE? Ci vorrebbero far credere che finalmente si ritorna ad una scuola seria ma si tratta di parole vuote. Vi era stato uno di questi provvedimenti che mi aveva visto speranzoso. Si era strombazzato il ripristino degli esami di riparazione ... avevano scherzato, non è così (ed il povero Ranieri ci è cascato, poverino: si veda in proposito il Secolo XIX del 5 ottobre 2007 ). Ma è addirittura peggio perché il boy scout fa entrare nella scuola agenzie esterne per preparare gli studenti non agli esami perché non vi sono ma a preparare e basta (dimostrazione del livello di cialtroneria del ministro, del vice e dello staff). Aveva detto il pio uomo che a partire dall'anno in corso (il 2007/2008) "nei confronti degli studenti per i quali, al termine delle lezioni, è stato verificato il mancato conseguimento della sufficienza in una o più discipline, il Consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale [...] sarà la scuola a farsi carico dei cosiddetti "interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti formativi registrati, che la scuola è tenuta a realizzare entro il 31 agosto dell'anno di riferimento. A settembre (entro il 7 settembre o comunque prima dell'inizio delle lezioni) gli stessi insegnanti "in sede di integrazione dello scrutinio finale, procedono alla verifica dei risultati conseguiti e alla formulazione del giudizio definitivo che, in caso di esito positivo della valutazione, consente l'ammissione dell'alunno alla frequenza della classe successiva". Era lecito pensare agli esami di riparazione ? Neanche per idea! Ed allora perché tanta enfasi in un annuncio di provvedimenti che non provvedono ? Per l'effetto polverone di cui dicevo. Non c'è assolutamente nulla da fare: se non si prevedono sanzioni, le cose continueranno così con ulteriori effetti di degrado entropico. E le sanzioni, che pure nei Paesi che si sono imitati vi sono, non ci sono perché questa parola non si usa tra i cattocomunisti. Anche perché, diciamocelo fuori dai denti, a Fioroni non interessa assolutamente nulla la scuola della quale fa il ministro a libro paga della collettività che paga le tasse; al boy scout interessa la scuola che usano i ricchi evasori ed i gestori miracolati dall'ICI. (Si pensi solo che, quando si parla dell'insegnamento della storia nella scuola dell'infanzia vi era una prima versione che diceva: «Promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali». Nella nuova versione si legge: «Ha le sue origini nelle comunità locali come i Comuni e le Parrocchie] e in esse è cresciuta»). Vediamo le cose in maggiore dettaglio. Dare sei rossi a degli studenti era diventato un atto di mero masochismo. Chi doveva lavorare e studiare era l'insegnante che lo aveva indicato come insufficiente. Il fanciullino nullafacente poteva anche non presentarsi alle lezioni alle quali il masochista lo aveva inviato. Si ma poi, a settembre, alla verifica del recupero il masochista lo bocciava. Chi pensa questo ha in mente la fantascuola. I consigli di classe sono strapieni di mamme o di mancate mamme che sanno di psicologia da bodoir. Poi vi sono gli insegnanti di educazione fisica, di religione, di arte, .... che promuovono a prescindere. In fondo chi aveva assegnato qualche debito era l'insegnante di qualche materia strutturata, insegnante inviso ai giocherelloni di altre discipline ed ai fautori della gita sempre e comunque. Non si boccia perché non sta bene. E dopo qualche anno di questa pratica becera i ragazzi che sono molto più svegli di come vengono dipinti capiscono bene il principio del minimo sforzo e, senza colpo ferire vanno avanti restando superignoranti con complicità colpevoli di genitori, dirigenti, professori. Allora non li diamo neanche più questi sei rossi eviteremo problemi di ogni tipo, con il dirigente e con le famiglie. Certo resterà il lamento ipocrita delle prove PISA et similia, ma chissenefrega di un qualcosa che risulta sempre a responsabilità mai ben definita ed individuabile. Ma cosa accade alle menti che una volta erano pensanti ? Non si rendono conto di quante intelligenze giovanili stanno ammazzando ? Il 2 aprile 2007, una delle aggregazioni spontanee più serie operanti nella scuola, il manifesto dei 500, in una lettera al ministro, dopo aver criticato la legge 53 con parole inequivoche: Le "indicazioni nazionali" introdotte dalla Moratti, infatti, hanno segnato un abbassamento culturale molto grave; hanno cominciato a differenziare in modo evidente i programmi tra le zone del Paese, le singole scuole e persino le classi; hanno infine cercato di imporre agli insegnanti un modello preciso di lavoro e programmazione. In pratica queste indicazioni vanno esattamente nella direzione opposta a quella di una scuola che garantisca nello stesso tempo diritti uguali per tutti e libertà didattiche, pedagogiche e di insegnamento che sono alla base non solo di uno Stato democratico, ma più in generale della libera ricerca, del confronto e del progresso della pedagogia stessa. e dopo aver espresso somma preoccupazione su indicazioni nazionali che affidino alle scuole il compito di scegliere contenuti culturali diversi, obiettivi diversi in nome dell'autonomia che vorrebbe solo dire continuare a smembrare il sistema e, ancora una volta, venir meno al dettato costituzionale, aveva chiesto a Ceruti: Gent.mo prof. Ceruti, gent.mi membri della commissione, la logica ci porta a concludere che i Programmi Nazionali, lungi dall'essere "superati", sono i soli a rispondere pienamente all'esigenza di garantire un buon livello culturale, l'unitarietà del sistema e la libertà di insegnamento. Esiste quindi un modo semplice e chiaro per garantire tutto ciò e nello stesso tempo "ascoltare" davvero gli insegnanti e i genitori: ripristinare i Programmi Nazionali come è stato richiesto a gran voce da tutte le componenti del movimento, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche, pedagogiche, filosofiche di ognuna. Se poi, come è normale, i programmi dovranno essere rivisti e aggiornati, si potrà aprire un reale dibattito nel Paese sui contenuti culturali da inserire o cambiare. Ma per rimediare ai danni dell'ultimo periodo è necessario prima di tutto un provvedimento urgente di ripristino della situazione precedente. E' questa indicazione che ci attendiamo dal vostro lavoro, è questo che attendono tutti coloro che si sono mobilitati e un anno fa avevano votato il nuovo governo per rimediare ai danni di questi anni. A queste fondatissime preoccupazioni di abbassamento culturale e di smembramento del sistema scuola a cui si accompagna una pressante richiesta di ripristino dei programmi nazionali, la Commissione Ceruti risponde con la pubblicazione dei primi due documenti: Cultura Scuola Persona e Il curricolo nella scuola dell'autonomia. Due documenti democristiani con tanto pedagogese sulla linea Berlinguer-Moratti. Vediamoli, ancora con l'aiuto de il manifesto dei 500. Il secondo documento, alle sue prime battute dice qualcosa che nega il concetto medesimo di indicazioni nazionali. Si dice che con il riconoscimento dell'autonomia alle istituzioni scolastiche il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal Piano dell'Offerta Formativa che, come è affermato nella vigente normativa, è "il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche". Ricominciamo cioè con ciò che è alla base di ogni fallimento: ogni scuola si fa il suo Pof, lo infiora come vuole, si dibatte molto a lungo (come si fa in TV, senza competenze) ed i ragazzi risultano fregati. Ma il Pof discende da elaborazioni professionali degli insegnanti (che bravi!) in quanto il cuore didattico del Piano dell'Offerta Formativa è il curricolo, che viene predisposto dalla comunità professionale nel rispetto degli orientamenti e dei vincoli posti dalle 'Indicazioni' e la sua elaborazione è il terreno su cui si misura concretamente la capacità progettuale di ogni scuola. Si sente la mano del buon pedagogista. Circuiti di parole che non dicono nulla e che, in mancanza di serie e stringenti indicazioni differenti, lasciano tutto come è. Il documento continua con un elenco di banalità che fanno cadere le braccia: evidentemente i pedagogisti dell'università scoprono l'acqua calda (Si impara in un contesto sociale che è tale non soltanto perché avviene in una specifica situazione storica e culturale, ma anche perché si impara con gli altri, che sono gli adulti insegnanti responsabili dei processi educativi che innescano e i pari che con le loro diverse caratteristiche contribuiscono alla presa d'atto progressiva delle proprie e delle altrui specificità. Si impara inoltre mediante l'ausilio di strumenti, materiali (libri, quaderni, computer...) e simbolici (i diversi alfabeti della conoscenza) che consentono la progressiva appropriazione del patrimonio culturale della società in cui si vive ...). Ma la cosa preoccupante l'hanno già detta in quella frase citata in precedenza. Una scuola dovrebbe avere un'identità culturale ? Che vuol dire ? Che si deve lavorare per omogeneizzare i giovani ? Detto in positivo: la scuola deve fornire a tutti i ragazzi gli strumenti per apprendere ed ognuno si formerà da sé la propria identità culturale. Se dare questa identità fosse fine della scuola saremmo in un regime in cui si accetta un unico modo di essere che deve essere trasferito sui ragazzi. L'articolo 9 della nostra Costituzione dice che la Repubblica promuove la cultura. e ciò vuol dire che la Repubblica non è indifferente o neutrale nei confronti della cultura, ma non s'identifica in nessuna cultura. Non è quindi compito della scuola preoccuparsi delle identità culturali dei ragazzi o peggio della singola scuola. La scuola deve fornire i mezzi a tutti per inserirsi senza discriminazioni nel mondo del lavoro e nella società. Non è cosa di poco conto e lo si capisce bene osservando chi invece funziona in modo da dare una identità culturale. Prendete le scuole confessionali care a Fioroni. Qui tutto funziona con un indirizzo culturale preciso, dalla scelta degli insegnanti, dall'indagine nella loro vita privata, da ciò che si insegna e soprattutto da ciò che non s'insegna. Senza andare oltre si capisce bene di cosa si tratta. Parte quarta Andando oltre si afferma che: Indicare i processi di alfabetizzazione culturale comuni all'intero sistema scolastico italiano - in termini di conoscenze e di competenze - è compito del centro, cui compete stabilire i principali assi culturali del curricolo, le discipline che ad essi si riferiscono, le competenze da sviluppare. Spetta poi ad ogni istituzione scolastica meglio specificare gli obiettivi da raggiungere [...] e la cosa o è detta molto male o risulta una contraddizione in termini perché se gli obiettivi da raggiungere sono definiti a livello di singola scuola, non si capisce bene come organizzarli in un progetto nazionale. Scrivono, in una seconda lettera al ministro, i portavoce del manifesto dei 500: Per attaccare i principi della scuola pubblica la Moratti, si sa, aveva dichiarato guerra ai Programmi Nazionali e per farlo aveva cercato di accattivarsi quegli insegnanti che trovano comprensibilmente ingiuste le indicazioni pedagogiche o ideologiche in essi presenti. Anche voi ammiccate nello stesso modo: "Il programma descrive una lista di obiettivi definiti centralmente ed a prescindere da ogni riferimento alle realtà locali. Ad essi il docente deve riferirsi ed applicarli nel suo insegnamento. (...) Agli insegnanti si chiedeva di essere buoni esecutori di un testo elaborato altrove". Nella nostra prima lettera citavamo un passaggio dei programmi nazionali dell'85 per la scuola elementare: "E' opportuno che il fanciullo nel quinquennio della scuola elementare pervenga ad una visione sufficientemente articolata dei momenti significativi della storia connettendoli in un quadro cronologico a maglie larghe. In particolare saranno oggetto di approfondimento i fatti, gli avvenimenti, i personaggi che hanno contribuito a determinare le caratteristiche civili, culturali, economiche sociali, politiche e religiose della storia d'Italia, con specifico riferimento al processo che ha condotto alla realizzazione dell'unità nazionale, nonché delle conquiste della libertà e della democrazia". Potremmo scegliere molte altre citazioni simili. Con centinaia di migliaia di persone che hanno preso posizione per il ripristino dei Programmi dell'85 vi chiediamo una risposta: in che cosa questi passaggi sarebbero "costrittivi"? In che cosa si chiederebbe agli insegnanti di "essere buoni esecutori di un testo?". In che cosa non rappresentano proprio quel territorio culturale comune all'interno del quale si esercita la libertà di insegnamento? Viceversa voi scrivete che nella logica delle Indicazioni Nazionali trovano ascolto le "culture" locali, e le "specifiche esigenze delle famiglie e del territorio". Inoltre scrivete che le scuole definiranno queste "culture". Le scuole, vi chiediamo? Questo significa che programmi e "curricoli" verranno votati nei collegi docenti e nei consigli di istituto... Si tratta quindi di mettere ai voti le "identità culturali"? Si tratta di sottoporle alle pressioni dei dirigenti e di coloro che sanno imporsi? E quale fine riservate alle "identità" che perdono? Si "rifaranno" alla prossima occasione? E' questa l'idea di democrazia che coltivate, un misto di campionato calcistico e di imposizione dogmatica di qualcuno su altri? Voi scrivete persino che "...la professionalità è dunque fortemente valorizzata e responsabilizzata poiché la comunità professionale è chiamata ad assumersi... una peculiare idea di scuola". Solleviamo il velo di fumo: vi rendete conto di quello che scrivete? Molti insegnanti potrebbero quindi essere costretti a chiedere il trasferimento perché la loro scuola adotta un POF con una "peculiare idea di scuola" differente dai loro pensieri? Volete scuole con indirizzi pedagogici diversi, o anche scuole di cattolici, altre di islamici...? Scrivete poi che i curricoli definiti scuola per scuola dovranno basarsi "sulle risorse disponibili". Pensiamo che voi conosciate bene la situazione delle scuole: sempre meno insegnanti, tagli di fondi sempre più preoccupanti, mancanza di fondi per le supplenze, classi intasate di alunni, mancanza di insegnanti per i portatori di handicap, chiusura dei laboratori di recupero, abolizione delle compresenze... In questa situazione la vostra proposta non può che portare a due strade: o le famiglie verseranno contributi sempre più importanti, quelle che potranno permetterselo, oppure molte scuole abbasseranno il livello dei programmi per adeguarsi alle "risorse disponibili"! [...] Certo non vi sarà sfuggito che mentre voi scrivete queste cose il Parlamento vara le legge Bersani che decreta proprio la possibilità per le scuole (con famiglie di un certo tipo) di cercarsi finanziamenti privati... E' un fatto: i vostri documenti e i vostri principi vanno esattamente in questo verso. Più oltre la Commissione si occupa di disquisire su contenuti e competenze, sostituendo i secondi con i primi. Se non si dice di più ci si spaventa perché la persona è teoria e pratica e la seconda senza la prima fa dei servi docili. Cosa volevate dire ? Affermate poi di mettervi in continuità con Berlinguer - De Mauro, ed addirittura con Moratti. Con ciò tutti coloro che per anni si sono battuti contro questa scuola sono messi ad un angolo per le liberiste aspirazioni dei democratici e clericali. Richiamare Berlinguer - De Mauro poi ? Quelli della riforma disgraziata dei cicli mai entrata in vigore ? Leggiamo dai 500 alcune cose che tale riforma prevedeva. Per esempio ricordiamo che l'obiettivo di leggere e scrivere passava dalla classe prima alla "prima e seconda"; ricordiamo che alla fine della settima classe (le legge accorpava elementari e medie tagliando un anno) si prevedeva solo una "parziale autonomia nella gestione del processo di scrittura", mentre veniva eliminato lo studio delle principali strutture sintattiche; ricordiamo che veniva abrogato ogni riferimento a "testi di alto valore letterario" e alle "opere di fondamentale importanza per la nostra lingua" (come era invece nei programmi); ricordiamo che in matematica spariva dai primi cinque anni l'avvio ai numeri decimali (ognuno era libero di farlo o meno), spariva l'insegnamento delle proprietà delle operazioni, veniva banalizzato lo studio delle frazioni (ridotto a "comprendere il significato delle frazioni"), sparivano le espressioni alle medie, sparivano le semplici equazioni...; ricordiamo che in storia lo studio vero e proprio cominciava persino in quinta, al termine della quale non si arrivava nemmeno ai Greci (peggio della Moratti)! Per la settima (dopo la quale si andava alle superiori!) non si prevedeva nemmeno lo studio degli ultimi due secoli, ma si parlava invece di "formazione degli Stati regionali italiani", mentre si cancellava l'Unità d'Italia! In geografia, poi, spariva del tutto ogni riferimento allo studio sistematico dell'Italia, dell'Europa e del mondo e ognuno avrebbe potuto fare quello che voleva: è questa la strada che si vuole riproporre con i curricoli scuola per scuola? E' a queste "competenze" generiche che vi riferite? In una scuola in cui arrivano bambini da ogni parte del mondo e in cui i bambini, tutti, sono confrontati con una realtà sempre più planetaria, vi rifiuterete di ripristinare la storia del colonialismo e delle lotte per l'indipendenza, oppure l'influenza della storia araba o di altri popoli sulla nostra cultura, o, ancora, della geografia dell'Europa, dell'Africa, dell'Asia? Lo ribadiamo: come si può parlare di multiculturalismo e non affrontare la Rivoluzione francese con i suoi principi di "égalité, fraternité, liberté", oppure le lotte per la liberazione dal fascismo e dal nazismo? E si può proseguire con aumento di depressione o di arrabbiatura (2). Vi è un indirizzo di fondo che emerge: la scuola pubblica deve essere dequalificata, anche se si utilizzano espressioni che sembrerebbero affermare il contrario. Deve emergere in essa un indirizzo culturale dato dalle autorità. A margine, ma loro non lo dicono, si tagliano i fondi in modo intollerabile, si immette in ruolo qualcuno solo perché vi è un esodo dall'insegnamento (e comunque gli immessi in ruolo sono molti meno di coloro che vanno in pensione se si sono fino ad ora perse circa 40 mila cattedre a fronte dell'aumento del numero di alunni). Si chiudono e si accorpano scuole. Si tagliano (e da qui si capisca come funzionano i cattolici con i quali abbiamo a che fare) tutti i sostegni all'handicap (se si tiene conto che le scuole confessionali non vogliono handicappati, si capisce il senso profondo di questo mondo di interessi). A fronte di tutto questo vi sono ancora gli intollerabili privilegi dei professori di religione, che sono solo 25.679, dei quali 14.670 passati di ruolo (a scapito degli altri, magari mamme di quella famiglia che al family day non è rappresentata), grazie a una rapida e ridicola serie di concorsi di massa inaugurati dal governo Berlusconi nel 2004 e proseguita dall´attuale (senza che Alba Sasso, che si era sbracciata durante il governo Berlusconi - Per risolvere il problema degli insegnanti di religione, si vanno a intaccare i diritti degli altri insegnanti -, abbia detto nulla). Costoro, scelti dal Vescovo al di fuori di ogni graduatoria, hanno stipendi più alti degli insegnanti ordinari anche se possono avere un solo alunno per classe. Non solo: lor signori non perderanno mai il posto perché, per grazia divina che solo a loro è dovuta (ed a chi altri sennò), potranno passare ad altro insegnamento. La cosa è anticostituzionale ed i nostri politici l'accettano come voto di scambio. Ma nessuno prende i forconi. Parte quinta CULTURA SCUOLA PERSONA Vi è poi l'altro documento, Cultura Scuola Persona, un bignami di psicologia dell'età evolutiva, antropologia, sociologia e pedagogia per maggior gloria di Morin(si, perché questi fanno le commissioni e chiudono con documenti ormai obsoleti anche in pseudoscienza tratti da insegnamenti universitari mai aggiornati per le troppe commissioni in cui sono impegnati). I dotti commissari dicono: La scuola deve offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; deve far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; deve promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; deve favorire l'autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi. La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità o di svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le penalizzazioni sociali, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire. Arrivano poi le affermazioni cattocomuniste tranquillizzanti i genitori ansiosi: Lo studente è posto al centro dell'azione educativa [...] In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora [...] La scuola si deve costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. [...] La formazione di importanti legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro dell'azione educativa (sic !) ... Viene infine la famiglia con la: necessità di un'attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario titolo educative: la famiglia in primo luogo [...] La scuola perseguirà costantemente l'obiettivo di costruire un'alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere solo in momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative. La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall'autonomia scolastica ... Più o meno questi sono i contenuti dei due documenti che sono del tutto insoddisfacenti, equivoci, silenti, ammiccanti a chi di dovere. Ma Ceruti ha sentito l'esigenza di andare a spiegare all'assemblea diocesana il mancato inserimento tra le aree nelle Indicazioni ministeriali della religione cattolica. Sabato 8 settembre, circa 800 insegnanti di religione cattolica del Lazio, si sono ritrovati al Santuario del Divino Amore per il convegno dal titolo «Educare (nel)la scuola?» per sentire Ceruti. Il problema, ha detto Ceruti, è che «la scuola non può più controllare i percorsi di apprendimento, e deve limitarsi a individuare dei saperi essenziali». E soprattutto deve assumere la funzione educativa, proponendo «una cultura che sappia fornire dei filtri per consentire di unificare le esperienze del bambino». Da qui l'importanza dell'insegnamento della religione, che «deve svolgere un compito privilegiato all'interno di tutte le discipline». Perché «l'educazione della persona attraverso l'esperienza religiosa è fondamentale per procedere al compito di unificazione delle esperienze personali». Ciò premesso, proprio per rispondere alle preoccupazioni sollevate a proposito del documento, Ceruti ha lanciato una contro -provocazione: «Come cattolici e come insegnanti - ha detto dobbiamo porci noi per primi il problema della qualità, prima che della quantità dell'insegnamento della religione cattolica». E ha incalzato: il vero problema è l'«impoverimento della nostra cultura cattolica nel declinare i principi cristiani nella società d'oggi». L'esortazione di Ceruti è risuonata tra gli insegnanti come un vero e proprio incoraggiamento a essere più incisivi in prima persona. «L'insegnamento della religione cattolica resterà nella cultura italiana finché la cultura religiosa sarà presente e forte», ha commentato alla fine dei lavori monsignor Manlio Asta, direttore dell'Ufficio diocesano, che ha aggiunto: «La tensione per portare ad una dovuta attenzione al cattolicesimo va fatta scuola per scuola». L'ISPIRATORE EDGAR MORIN Edgar Morin è un sociologo apprezzato da intellettuali radical chic ed anche dalla CGIL Scuola che dà, nelle bibliografie per la preparazione dei concorsi, anche qualche sua opera. Il personaggio ha tra l'altro scritto Il metodo. Ordine, disordine, organizzazione (1977, Feltrinelli 1983). Anche qui si intravede la termodinamica in chiave sociologica, poiché ogni conoscenza, anche quella di tipo fisico, subisce una determinazione sociologica (il nostro critica la scienza da una base sociologica che gli è fornita da Comte, tutto un programma coerente, ndr). L'autore si domanda subito: Come accade che la scienza sia incapace di comprendersi quale prassi sociale ? Come è possibile che sia incapace non soltanto di controllare, ma anche di comprendere il proprio potere di manipolazione e la manipolazione che su di essa esercitano i poteri ? Come accade che gli scienziati siano incapaci di comprendere il legame fra la ricerca "disinteressata" e la ricerca dell'interesse ? Perché essi sono anche totalmente incapaci di esaminare in termini scientifici il rapporto tra sapere e potere ? (ed infatti aspettavamo Morin per capire qualcosa, ndr). (...) In seno all'istituzione scientifica regna la più antiscientifica delle illusioni: quella di considerare come assoluti ed eterni quei caratteri della scienza che sono i più dipendenti dall'organizzazione tecnico-burocratica delle società. (che uomo! ndr). Anche Morin ci intima di cambiare al più presto: occorre smetterla con le spiegazioni razionalizzanti convincendoci che non c'è ordine nella natura, ma caos. Per Morin tutto iniziò con una catastrofe iniziale e questo solo fatto scalza dalle fondamenta l'antica visione deterministica del mondo, che era di ghiaccio e non di fuoco (non vi è dubbio che questi personaggi rimpiangono la magia, ndr). Questa illuminante spiegazione del mondo viene illustrata così: All'origine generatrice della cosmogenesi si trova il disordine nella sua forma di evento, di rottura - la catastrofe - e nella sua forma energetica - il calore. In seguito i disordini si sono moltiplicati, nel e per mezzo del disordine delle trasformazioni, e le trasformazioni del disordine, nella e per mezzo dell'ineguaglianza dello sviluppo: il disordine dei disordini è diventato cosmogenico. Vere e proprie parole in libertà che, se le dicesse un fisico, sarebbe subito internato in qualche casa di cura per malattie mentali. Ma Morin è un sociologo ed ha ammirevole audience tra i nostri intellettuali e non, tra cui Fioroni. E, poiché le cose stanno così e l'ordine della fisica è un falso: Occorre cambiare il mondo. L'universo ereditato da Keplero, Galileo, Copernico, Newton, Laplace era un universo freddo, gelato, di sfere celesti, di movimenti perpetui, d'ordine impeccabile, di misura, d'equilibrio. Dobbiamo barattarlo con un universo caldo, composto da una nube ardente, da sfere di fuoco, da movimenti irreversibili, da ordine mischiato al disordine, da spesa, spreco, squilibrio (...). Il nuovo universo non è razionale, ma il vecchio lo era di meno. (...) Come non aver capito che l'ordine puro è la peggiore follia che esista, quella dell'astrazione, e la peggiore morte che esista, quella che non ha mai conosciuto la vita ? Questo personaggio, non so bene se sappia cosa dice. Ha comunque un degno posto tra maghi ed alchimisti rinascimentali, tutti rigorosamente pregalileiani perché, come dice il sociologo: Galileo, nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, non fornisce una parola di spiegazione su ciò che intende per sistema (e qui si capisce l'amore che i teodem - ma non solo - hanno per Morin). E dopo questa sottile e profonda osservazione del Morin, passo rapidamente ad un'altra sua opera, scritta con la critica letteraria Anne Brigitte Kern: Terra-Patria (Cortina 1994). Secondo questi sciocchini, addirittura incapaci di far di conto, l'astrazione matematica è una pratica che genera una scissione con il concreto. Il meccanismo del tagliare ed isolare della matematica è tipico delle menti parcellizzate e tecno-burocratizzate che sono cieche e percepiscono le realtà viventi e sociali secondo la concezione meccanicistica/deterministica, valida soltanto per le macchine artificiali. La razionalizzazione astratta e unidimensionale genera catastrofi umane e naturali. Essa è una forma degenere dell'intelligenza. E' un'intelligenza nello stesso tempo miope, presbite, daltonica, monocola; finisce il più delle volte per essere cieca. Distrugge in embrione tutte le possibilità di comprensione e di riflessione, eliminando così tutte le opportunità di un giudizio correttivo e di una vista a lungo termine (...). Incapace di considerare il contesto ed il complesso planetario. l'intelligenza cieca rende incoscienti ed irresponsabili. E' diventata mortifera. (...) la tecno-scienza è il nucleo ed il motore dell'agonia planetaria. Le cose si commentano da sole. Viene solo in mente un qualche trauma matematico che questi personaggi hanno avuto in gioventù. Uno psicanalista spiegherebbe la cosa in termini di invidia per la privazione di un qualcosa. Ma il peggio è che per fornire le indicazioni nazionali della nostra scuola PUBBLICA ci si è ispirati a costui! Nella conferenza che ha tenuto per aprire i lavori della Commissione il Morin ha detto cose sconvolgenti: E' necessaria un'alleanza educativa tra cultura umanistica e cultura scientifica. Una mancanza di congiunzione tra le due infatti non può servire ad una adeguata maturazione morale e spirituale. Ma ci sono delle difficoltà in questo percorso, che sono date in primo luogo dalla iper specializzazione che impedisce il necessario "dialogo" tra i saperi. Dove andremo senza unità di saperi? In una stella possiamo analizzare le particelle, possiamo conoscere delle cose estremamente interessanti sul suo essere fisico ma, senza la soggettività umana che si esprime nella letteratura e nell'arte, rimarrebbe sterile. È necessario umanizzare i saperi per limitare la dispersione della conoscenza: questo è un problema da affrontare già nei primi anni di scuola e deve proseguire lungo tutto il percorso degli studi. Una conoscenza priva di contestualizzazione è una conoscenza povera. Come fare a riunire i saperi delle varie discipline? Serve un pensiero complesso che permetta di unire ciò che è separato. Morin, che pure mostra di sapere che ci si occupava dei primi anni di scuola, deve parlarci dell'iperspecializzazione che si vince con la soggettività umana che si forma con l'educazione umanistica. E' questo un chiodo fisso di chi non conosce le scienze e neppure immagina quale formazione umana venga dalle equazioni con nucleo risolvente di Volterra. Questi nuovi stregoni si chiudono nel loro povero orticello e dal buco della serratura tentano di descrivere la basilica di San Pietro. Come fa Fioroni del resto che resta addirittura un apprendista stregone al quale farebbe da utile ninna nanna Una notte sul Monte Calvo. Per capire il mondo serve il pensiero complesso che, miracoli della fede, ci apre agli spazi vettoriali ed alle equazioni di Maxwell. E sono miracoli della fede perché, se qualcuno si è avventurato nei vaniloqui di Morin, avrà scoperto che il pensiero complesso non ha nulla a che vedere con la comprensione dell'iperspecializzazione ma è solo una fuga nell'irrazionale, condita da bassa cialtroneria (voglio ma non posso perché non conosco uno dei due argomenti del contendere). Ma queste sono le persone apprezzate dai nostri ministri, leader e dirigenti vari, che mostrano addirittura servilismo verso queste forme primitive di pensiero. Perché se gli amici miei marxisti immaginari non hanno ancora capito (Morin non lo ha mai capito. E Ceruti ?) che la separazione tra le due culture è un portato del capitalismo, dell'efficienza produttiva, hanno grossi problemi. Qualcuno dovrebbe spiegar loro che queste ricomposizioni non possono essere frutto di declamazioni o di buona volontà ma di improbabili rivoluzioni sociali. In ogni caso non sono i nuovi umanesimi (bella parola ma richiamata nel suo significato letterario o storico ? ambedue comunque del tutto fuori luogo) a risolvere i gravi problemi della globalizzazione. Se qualcuno ha il coraggio di avventurarsi nel libro che Ceruti ha scritto con Bocchi (Educazione e Globalizzazione) (3), scopre che ciò che dice Morin si ritrova pari pari e con esemplificazioni scientifiche vecchie, veramente troppo antiche, tipiche di chi queste cose non le conosce ma cita, soprattutto dalle introduzioni e da chi non ha mai usato la matematica. Con questi presupposti si ritorna a prima della Rivoluzione Industriale di metà Ottocento ed allora risulta addirittura inutile porsi il problema di educare nella società globalizzata. Serve impegno politico e non certo genuflessione ad una qualche religione. E dopo tutte le analisi sulle complessità, sorge spontanea una domanda: ma le tabelline le studiamo?, e facciamo ancora i riassunti?, e le frazioni? impariamo dei brani a memoria? ci avviamo alle analisi logica e grammaticale? che ne facciamo della geometria? A leggere le indicazioni viene da piangere. La scuola è solo un gioco dove vale ancora la lapidaria frase di Maragliano: occorre fare una scuola che non sappia di scuola. Neanche a pensare che esiste quello che M. A. Manacorda ha definito il principio educativo di Gramsci (chi era mai costui?) secondo il quale (Volume III dei Quaderni dal Carcere): "Oggi la tendenza è di abolire ogni tipo di scuola "disinteressata" (non immediatamente interessata) e "formativa" o di lasciarne solo un esemplare ridotto per una piccola élite di signori e di donne che non devono pensare a prepararsi un avvenire professionale e di diffondere sempre più le scuole professionali specializzate in cui il destino dell'allievo e la sua futura attività sono predeterminati." Studiare non è un gioco, è fatica. Solo chi non ha studiato può affermare il contrario. Continua Gramsci: "Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. ... Occorrerà resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato." Roberto Renzetti PS. Data questa situazione, se qualcuno mi chiedesse Che fare ? non saprei rispondere. Mi sembra che noi si sia già al punto di non ritorno. Ci siamo persi un bene eccellente per le fregole di quattro cialtroni. Risento ancora le parole del mio maestro Giorgio Salvini (1968): Renzetti, per distruggere una scuola ci vuole pochissimo, per costruirla possono non bastare cento anni! NOTE (3) Ho citato questo libro in una bibliografia di tre anni fa: . Scrivevo così: G. Bocchi, M. Ceruti - Educazione e globalizzazione - Raffaello Cortina, 2004 (cito questo libro per completezza ma si tratta di uno dei libri costruiti per addestrare alla scuola della Moratti, cioè inutile. Il capostipite di questo tipo di testi è Edgar Morin - I sette saperi necessari all'educazione del futuro - Raffaello Cortina, 2001).