Riparliamo di scuola - cesp-pd

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Riparliamo di scuola
Di Roberto Renzetti – fuoriregistro – incipit 10-11-2007
Parte Prima
Dopo sei mesi devo tornare ad occuparmi di scuola per il degrado che continua inarrestabile,
per il disinteresse colpevole del governo, per l'aggravante del ministro che lavora per la scuola
confessionale, per l'incapacità cronica del sindacato di capire qual è l'oggetto del contendere.
E' difficile cercare di capire da dove iniziare a raccontare. La cosa migliore è forse partire da
un articolo di Mario Pirani su Repubblica del 10 settembre 2007. Pirani si mostra molto ben
disposto verso ciò che accade all'Istruzione dall'avvento di Fioroni. Finalmente si lavorerà sul
serio, visto che i pedagogisti e la simil paccottiglia non c'è più nelle commissioni di studio per
riformare. Dice Pirani:
Con l'ausilio di una commissione di esperti, presieduta dall'epistemologo Mauro Ceruti, non
dominata come per il passato dai soli pedagogisti ma composta anche da docenti delle varie
discipline e da personaggi con grande esperienza pedagogica sul campo, come l'inventore dei
"maestri di strada", Marco Rossi Doria, il ministro ha presentato le Indicazioni, i decreti, le
direttive che specificano misure per un primo biennio di sperimentazione di questa nuova fase
di ritorno all'ordine, al buon senso e alla serietà dello studio.
Caspita, un epistemologo! Deve essere certamente persona preparata. Poi uno legge s'informa
e capisce che questa è un'altra delle bufale che ormai ci vengono propinate anche da persone
serie, come Pirani, che non controllano le fonti. Il Ceruti se è epistemologo, di epistemologia sa
quanto io di punto Palestrina. Egli stesso più e più volte si presenta come antropologo. Ma non
sono i suoi studi al centro degli interessi per la sua nomina in quella Commissione. Il ministro
Fioroni, noto teodem presente in pompa magna al Family Day insieme a Pezzotta, è persona
molto legata al Pezzotta medesimo. Sono ambedue di Bergamo e ambedue baciapile che
dialogano amorevolmente su questioni di fede. Leggiamo un pezzo del duetto. Inizia Pezzotta:
"La "finanziarizzazione" dell'economia, poi, fa sì che il destino delle imprese sia sempre più
spesso deciso "altrove", senza che le comunità locali possano incidere su queste scelte". In
questo scenario, ha proseguito Pezzotta", è più che mai importante che la Chiesa annunci la
resurrezione di Cristo. La speranza escatologica ha il potere di rinvigorire le altre speranze
umane, ci sollecita a ricercare migliori condizioni di vita e di lavoro, relazioni con i nostri simili
che non si riducano a una forma di competizione selvaggia". Ceruti [...] ha invece sottolineato
la peculiarità della speranza cristiana, "che non si prefigge solo di superare i limiti della
situazione presente, ma si costituisce precisamente a partire da questi limiti". "L'antropologia ha affermato - ci spiega che l'essere umano viene al mondo non attrezzato rispetto ai piccoli di
altre specie: per potersi sviluppare egli ha bisogno di un lungo periodo di accudimento. Noi
esistiamo solo perché veniamo accolti in una rete di legami, di affetti: la speranza non può
consistere, dunque, in una negazione della nostra essenziale fragilità, ma nella piena
accettazione della dimensione "filiale" dell'esistenza".
E dopo queste note liriche vediamo quale altro merito ci porta il Ceruti che, per buon peso, è
anche estimatore del sociologo newagista Morin che, con Bateson, fa strame tra gli spiriti
semplici. Egli è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri. E quando si legge Bioetica in associazione con la lirica di cui sopra si
capisce subito con chi si ha a che fare. Ma poi l'emerito professore si muove nell'ambito del
Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Bergamo che, per pura
combinazione, è il luogo da dove partiva l'aquila Bertagna, coautore dei disastri Moratti con le
sue sciocchezze sulla scuola. Ricordo solo la vicenda di Darwin sparito dalle indicazioni
nazionali che allora vennero realizzate e, ancora per pura combinazione, sparito di nuovo (al
suo posto c'è una frase degna dell'ipocrisia più becera: Riconoscere gli adattamenti e la
dimensione storica della vita, intrecciata con la storia della Terra e dell'uomo), dopo che
Moratti aveva dovuto fare rapida marcia indietro, dalle indicazioni appena fornite dall'Augusta
Commissione benedetta da Pirani. E' un mondo straordinario la scuola, mondo che s'intreccia
con la politica e, soprattutto, con persone che da anni vogliono farne terreno di bonifiche
culturali per rendere gli studenti degli ignoranti ed anche un poco ritardati. E questo e ciò che
appare anche se gli interessi che si muovono sono altri. Da quando si sono visti all'opera i
riformatori (sempre e comunque), viene da rimpiangere la Falcucci. Berlinguer, l'ignoto
giurista, con la sua corte di scienziati (sic!) della formazione capitanati da Maragliano (che oggi
fa il pentito ma solo perché gli hanno tolto i giochi o meglio: i videogiochi) ha terremotato
l'intero sistema affidandolo alla spontaneità ed al mercato. La sua commissione di saggi (sic!)
ha messo su castelli di pedagogese che erano e non potevano essere altro che castelli di carta.
La cosa era stata capita dagli operatori della scuola, quelli che non sono mai invitati nelle
infinite commissioni. Vi sono sempre professori universitari (che se dessero prova di saper fare
didattica dove operano sarebbero già encomiabili; chiedete loro come curriculum almeno il
libro di testo della materia che insegnano e che hanno scritto ...); vi sono poi rappresentanti
del mondo cattolico in prima persona o abilmente mascherati (come Ceruti); vi è qualcuno di
Confindustria; poi vi sono i signorsì che dovrebbero provenire da differenti associazioni di
categoria e che, guarda tu un'altra combinazione, difficilmente operano nella scuola perché,
proprio grazie agli infiniti signorsì, si sono meritati comandi e distacchi per l'eternità (ed hanno
perso anche la loro disciplina, a meno che non fosse pedagogia, e quindi straparlano in
pedagogese); si possono trovare dei Dirigenti Scolastici, fino a prova contraria ignoranti in
quanto fuggiti da ogni valutazione e/o concorso; vi sono infine i panda, quelli che vengono
fermati dagli uscieri perché sconosciuti, un paio d'insegnanti per arredo. Prendete tutte le
commissioni che volete e capirete bene ciò che dico.
Parte seconda
Nella Commissione presieduta da Ceruti (e, si badi bene, selezionata dal viceministro DS
Bastico, oggi democratica), ad esempio, vi è Italo Fiorin della LUMSA di Roma che ritrovo
anche in altra commissione, quella per l'insegnamento della matematica (24 docenti di cui tre
insegnanti). Caspita! deve essere un professorone. Sai la LUMSA .... Dispiace deludere chi ci
aveva creduto perché la LUMSA, pensate un poco, è la Libera Università Maria Ss Assunta (un
pensatoio sommamente squalificato che ha laureato la Prestigiacomo !). E Fiorin insegna
pedagogia et similia (capito Pirani ?) ed ha stretti rapporti con la rivista La Scuola di Brescia
che è gestita da Bertagna. Chiaro no ? Ma non è finita perché abbiamo anche il prof. Lucio
Guasti, altro pedagogista, dell' Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vi sono poi:
Prof. Franco FRABBONI - Università degli Studi di Bologna (pedagogista)
Prof.ssa Susanna MANTOVANI - Università degli Studi "Bicocca" di Milano (psicopedagogista)
Prof.ssa Anna Maria AJELLO - Università degli Studi "La Sapienza" di Roma (psicopedagogista)
Prof. Andrea CANEVARO - Università degli Studi di Bologna (pedagogista)
Prof. Gustavo CHARMET PIETROPOLLI -Università degli Studi di Milano (psicoterapeuta)
Prof. Gaetano DOMENICI - Università degli Studi di "Roma Tre" (docimologo)
Prof.ssa Luigina MORTARI - Università degli Studi di Verona (pedagogista)
Dott. Mario RIBOLDI - Dirigente Scolastico in quiescenza di Milano (dell'associazione DIESSE
di Comunione e Liberazione, già collaboratore del progetto Bertagna)
Dott.ssa Elena UGOLINI - Dirigente scolastico Liceo "Malpighi" di Bologna (di Comunione e
Liberazione)
Dott. Carlo PETRACCA - Dirigente Tecnico Ufficio Scolastico Regionale per l'Abruzzo
(dell'UCIIM, associazione professionale cattolica, pedagogista alla LUMSA, vicino alla rivista La
Scuola gestita da Bertagna)
Dott. Marco ROSSI DORIA - Segreteria Tecnica On. Vice Ministro Bastico - Ministero Pubblica
Istruzione (ex sessantottino attualmente tra i sostenitori del PD)
Dott.ssa Silvana LOIERO - 1° Circolo S. Lazzaro di Savena - Bologna (estimatrice di Morin e
dirigente CISL)
Dott.ssa Caterina MANCO - Dirigente Scolastico - Monterotondo - Roma (dell'associazione
DIESSE di Comunione e Liberazione).
Come si vede, a parte i rappresentanti degli affari ecclesiastici, abbondano gli pseudoscienziati
(pedagogisti, psicologi, sociologi, docimologi). Con questi apprendisti stregoni, la scuola passa
gran parte del suo tempo a discutere se stessa e la sua modificazione e, a forza di percepire
l'oggetto dal punto di vista della sua riforma (in sé), ci dimentichiamo dell'oggetto per sé. In
particolare i contenuti non esistono più, ingombrano e basta, anche perché i nostri pedagogisti
hanno poca dimestichezza con essi. Sono portatori di pretese pedagogie progressiste che
risultano invece distruttive, antiegualitarie, responsabili della legislazione del non dispiacere.
Chi osserva da fuori questa scuola, costruita da loro, ed ogni attività resta davvero sorpreso
dal fatto che la pedagogia si pone ormai come l'unica scienza umana che sfugge ad ogni critica
ed assume toni direttivi nella trasmissione e comunicazione del sapere e della cultura. Ma,
nella nostra organizzazione sociale, tali pseudoscienziati, sono gruppo sociale che ti permette
di giustificare risparmi e lavora per il consenso, merita quindi di essere premiato con
proliferazione di inutili cattedre e dipartimenti. Cosa fa la pedagogia? la teorizzazione cavillosa
degli enunciati più banali; l'elevazione a scienza ed alla formalizzazione di: istanze ideologiche,
motivi di moda, comportamenti non definiti. L'idealismo, in questo assolutamente preveggente,
l'aveva messa tra le ancelle della cultura. E questi personaggi abbondano in ogni commissione
mai responsabili di loro teorizzazioni e del continuo fallimento di esse.
Non stupitevi, di questo si tratta se, anche il buon pedagogista Vertecchi, coartefice della
distruzione berlingueriana riesce a dire che la scuola è stata consegnata ai democristiani: «Mi
sembra chiaro che la scuola sia stata svenduta alla corrente democristiana del Pd. E che dietro
le chiacchiere degli ultimi mesi ci sia un disegno preciso volto a stravolgere la fisionomia
dell'istruzione pubblica. Mi chiedo perché la sinistra e i laici di questo paese restino a
guardare» (il manifesto del 13/10/07), pur non avendo capito bene. Infatti non si tratta
propriamente di democristiani ma di clericali d'assalto. Se si gira un poco in internet si scopre
una cosa raccapricciante questi nomi si ripetono in decine di convegni in giro per l'Italia. Si
dice propriamente che si parlano addosso. E sono persone che portano una enorme
responsabilità sul disastro della scuola o per avervi direttamente collaborato o per aver fatto le
tre scimmiette nelle commissioni in cui sono stati in gran parte onnipresenti. Volete trovarne
un gruppetto insieme ? Eccoli qui: leggete i nomi di un appello per il Partito Democratico fatto
dalla Margherita e osservate chi c'è:
Andrea Ranieri (ex responsabile per la C.G.I.L. - ed attuale responsabile DS - della Formazione
e della Ricerca nella Scuola e nell'Università; l'unico che aveva creduto al ritorno degli esami di
riparazione), Antonio Rusconi (responsabile nazionale per il settore istruzione della
Margherita), Giuseppe Fioroni (tristemente noto), Luigi Nicolais (ministro dell'innovazione),
Luigi Berlinguer (tristemente noto), Giancarlo Lombardi (confindustria, ex ministro della
pubblica istruzione), Mariangela Bastico (viceministro DS di Fioroni), Giampaolo D' Andrea
(doppio sottosegretario della margherita), Luciano Modica (sottosegretario all'università,
responsabile del 3 + 2), Nando Dalla Chiesa (sottosegretario all'università), Mario Ceruti (già
visto), Italo Fiorin (già visto), Susanna Mantovani (pedagogista), Marco Rossi Doria (già visto),
Walter Tocci (DS, più oltranzista di Modica), Domenico Volpini (Azione Cattolica, Margherita),
Fausto Raciti (sinistra giovanile - DS -, arrabbiato per non essere entrato tra i notabili PD),
Pina Picierno (come Raciti ma Margherita), Paolino Madotto (innovazione DS), Paolo Zocchi
(innovazione Margherita)
Sono tutti insieme (anche il Modica ed il Tocci, quelli del 3 + 2, gli affossatori dell'Università) e
non ce n'è uno che si batta per la scuola pubblica di qualità. Tutti si appellano ad una cosa che
non conoscono, alla mitica Lisbona 2000, per spingere la scuola pubblica verso la
privatizzazione. Dequalificare per svendere e quindi privatizzare. Si dice infatti nel documento
conclusivo di Lisbona 2000:
"La sorte dell'insegnamento non è oggetto di un intendimento unanime. Deve anch'esso
essere oggetto di una privatizzazione? In quale misura? Secondo quali modalità? Non si tratta
pertanto di stabilire se la concorrenza tra gli stabilimenti scolari sia auspicabile o pericolosa,
ma di analizzare se essa è concretamente realizzabile, sapendo che in certi paesi essa è stata
chiaramente inscritta nelle politiche educative. (...) I sistemi di insegnamento primario e
secondario inferiore sono organizzati secondo la logica dell'economia di mercato?
Concretamente, si tratta di esaminare se le condizioni di messa in opera di una concorrenza
perfetta tra stabilimenti scolari sono presenti nei paesi toccati dallo studio".
E tutti questi personaggi non hanno mai fiatato sulla riduzione di risorse alla scuola pubblica e
sulle imponenti regalie date per via amichevole alle scuole clericali. Da qualche altra parte vi è
pure Alba Sasso che straparla, ad esempio, su il manifesto del 18 settembre fornendoci
resoconti dei lavori di questa Commissione da Libro Cuore dimenticando le promesse.
Anche qui, l'inizio del disastro è datato primo centrosinistra. La legge di Parità scuola pubblica
e privata è dovuta a Berlinguer. I finanziamenti a tali scuole che lavorano per ricchi a fini di
lucro sono piovuti con un imbroglio costituzionale (SI! è una truffa ai danni dei cittadini):
poiché la Costituzione (articolo 33) vietava ogni finanziamento da parte dello Stato, i truffatori
(d'accordo destra e sinistra) si sono inventati una riforma del Titolo V che divide lo Stato in
Regioni, Province, Comuni, ... Ed allora, se lo Stato non dà, possono sempre dare gli altri! Poi
venne Moratti che ha ampliato i fondi a dismisura con l'invenzione del bonus alle famiglie con
l'avvertenza che "... Le somme destinate agli alunni delle scuole paritarie sono accreditate
presso le scuole stesse, che attestano la frequenza degli alunni ..." , poi è arrivato il teodem
cicciottello nonché boy scout che sta manipolando il tutto furbescamente per far passare le
scuole clericali come servizio pubblico da finanziare senza più doversi inventare strade
contorte.
Ripeto, nel silenzio dei farisei di cui sopra. Dice Fioroni (ministro perché aveva più tessere di
Bindi), in una lettera alle scuole amiche, quelle confessionali, del 12 settembre (1) , con la
democratica Bastico che tace:
«Colgo l'occasione del nuovo anno scolastico per aggiungere agli auguri, un primo consuntivo
degli interventi realizzati nel 2007 per le scuole private. Come sapete assumendo le funzioni di
questo ministero ho dovuto prendere atto di alcune misure restrittive assunte nella finanziaria
2006 nelle scuole non statali e cercare di porvi rimedio». Si riferisce a Berlusconi che ha
tagliato alcune regalie. «La legge finanziaria 2007 ha recuperato una prima tranche di 100
milioni di euro», mentre con il consiglio dei ministri del 28 giugno 2007 sono stati aggiunti altri
«51.306 milioni di euro in sede di assestamento di bilancio». Riassumendo, 151.306.000 euro
reperiti dal centro-sinistra, per far meglio del centro-destra.
Fioroni prosegue con toni amichevoli: «Il 5 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato il
provvedimento legislativo che introduce in ordinamento innovazioni di vostro sicuro interesse»
e faremo di più, molto di più, in nome del «dialogo continuativo e costruttivo intrattenuto con
molti di voi». Ed ecco la promessa: «Sarà mia cura sostenere in parlamento l'interpretazione
già data sull'applicazione all'intero sistema dell'istruzione», tra cui «la direttiva che fissa criteri
per l'attribuzione di risorse aggiuntive alle scuole del sistema nazionale d'istruzione». Quindi
ancora soldi, facendo strage della Costituzione della Repubblica come la DC non aveva mai
fatto (capito Vertecchi ?).
Ma Fioroni non si ferma: «Condividerete con me che forse è improprio se non errato parlare
per i temi della scuola non di un sistema misto, come io ritengo e come è disegnato dalla
scuola della parità, ma di un meccanismo di liberalizzazione e di mercato, perché la
liberalizzazione e il mercato sostituiscono alla centralità dello studente la centralità del
profitto». E qui c'è scritto che serve proprio un antagonista dello Stato che è solo la Chiesa e,
non a caso, riafferma cose dette al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini che, ancora
non a caso, sta investendo in scuole private massicciamente, con l'ultimo non a caso, di
esponenti di CL nella Commissione.
Ricapitolando (aiutandomi con i benemeriti di Scuola e Costituzione) il teodem ha introdotto
nella finanziaria 2007 uno stanziamento di 100 milioni all'anno in più nei capitoli di spesa
relativi alle scuole private ed ha introdotto il principio dei finanziamenti diretti a tutte le scuole
paritarie, senza fini di lucro o con fini di lucro (sic!). Il 21 maggio 2007 emana poi il decreto
che estende i finanziamenti statali a tutte e scuole paritarie private, dalla scuola materna alle
superiori. Tale decreto prevede una cifra per scuola, che arriva a 19.367 per le primarie, e una
per classe che arriva a 15.000 euro per le materne. Occorre anche osservare che la cifra per
classe prevede che le stesse debbano avere almeno 8 studenti, a differenza della scuola statale
nella quale una classe si può costituire con almeno 16 studenti. Non contento dei primi
stanziamenti riesce in fase di assestamento di bilancio a reperire altri 51 milioni di euro. Non
contento ha fatto approvare il 12 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri (a proposito gli altri
che ci facevano alla riunione ?) lo schema di regolamento in materia di convenzioni con le
scuole primarie paritarie, che prevede finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal
decreto del 21 maggio in base a parametri quali numero di classi e di ore di sostegno. In
pratica tutta l'azione di Fioroni ha come scopo il raggiungimento della parità economica fra le
scuole private paritarie e quelle statali, dopo quella giuridica di Berlinguer. Se questo progetto
non verrà fermato una parte degli studenti sarà costretta ad iscriversi a scuole private
confessionali a pagamento a causa della carenza di offerta statale, come già accade nella
scuola dell'infanzia. Verrà messo in discussione l'impegno statale per l'istruzione. Poiché i
privati non sono certo tenuti a farsi carico dei problemi di ordine economico e sociale dei
cittadini verrà messo in discussione il diritto all'uguaglianza di istruzione che la nostra
Costituzione garantisce a tutti. Solo chi avrà i mezzi per potersi permettere l'iscrizione a scuole
private potrà accedere ad un'istruzione di qualità, agli altri verranno destinati servizi pubblici
minimi. Non è un caso che nella finanziaria 2007 all'aumento degli stanziamenti per 151 milioni
a favore dei privati, corrispondano tagli dei finanziamenti alle scuole statali per 1.400 milioni
(fino ad arrivare ai 2,2 miliardi a regime). Tagli dappertutto ed ammuchiate fino a 40 alunni
per classe (nella scuola pubblica, dico): si taglia sui fondi da destinare per le supplenze, a
partire dalle sostituzioni per maternità. E quando sarà finita qualche minima resistenza delle
generazioni 1968, 1977, allora nella scuola si farà proprio di tutto su alunni ed insegnanti Se è
vero che i liberisti gridano sul risparmio, affermano anche che senza fondi non si può fare
scuola di qualità (vedi lavoce.info del 21 settembre 2007 che dedica alla scuola vari articoli di
interesse). Pensate che anche De Mauro ha da ridire: Per restituire autorevolezza alla scuola,
suggerisce quindi De Mauro, non bastano riforme, ma ci vogliono nuovi fondi e più capitoli di
spesa: «Borse di studio, aiuti alle famiglie che subiranno economicamente l'innalzamento
dell'età dell'obbligo, biblioteche e corsi di istruzione per adulti». L'assenza di queste misure,
afferma De Mauro, «dimostra le responsabilità e i limiti storici della sinistra italiana» [...] Le
cose sono state portate ad un punto di rottura molto grave, la mancanza di rispetto per i
professori è legata anche alle basse retribuzioni. Se la figura sociale di un insegnante è quella
di un poveraccio, di un fallito, quale rispetto possono avere di lui gli studenti? Ma non solo, è la
stessa cultura, così, a essere vista come una cosa da poveracci. E se un poveraccio si permette
di dire che mio figlio va male in algebra, io, genitore, vado e gli meno. È un poveraccio! Vero
De Mauro! Anche se quando lei era al Ministero non ha mosso una sola pagliuzza. Riguardo poi
ai colleghi insegnanti vorrei loro dire sommessamente che dovrebbero finirla di fare le dame di
San Vincenzo. Noi stiamo a scuola per dire se quell'argomento è stato appreso o no, assumersi
dell'altro aiutandosi con cattive letture fa solo danni. Vi è poi l'altro aspetto di discredito che i
colleghi hanno completamente sottovalutato: fino a poco tempo fa eravamo noi a fare la
selezione (attraverso una seria preparazione) per gli ingressi all'Università; ora non contiamo
più con i risultati a tutti noti, o no ?
Oltre questa commissione, per disgrazia di Pirani, se ne fanno altre, ma sempre con il criterio
che un professore universitario ne dovrebbe sapere di più. La cosa è falsa manifestamente se
non altro per le pessime prove che lor signori hanno dato fino ad ora. Ecco un altro esempio di
Comitato messo su da Fioroni, quello per l'insegnamento della matematica (12/09/07). Il
comitato è formato da 13 docenti universitari, 5 dirigenti tecnici (di cui uno in quiescenza), 2
esperti di matematica, 1 operatore di un ufficio scolastico regionale, e... 3 docenti di scuola
secondaria (di cui uno di scuola non statale). Vi è poi quello per lo sviluppo della cultura
scientifica e tecnologica che conta di 9 docenti universitari, un giurista, un economista, un
tecnologo, un rappresentante di Confindustria, uno storico, un giornalista, un sociologo, due
insegnanti.
Parte terza
MA CHI E' CHE SOSTIENE IL MINISTRO ?
Ormai il ministro è espressione autorevole del Partito Democratico (PD) insieme alla sua vice
Bastico. Inoltre egli è portatore di una mozione che organizza i teodem (ci sono anche Binetti e
Bobba) a favore di Veltroni, il quale, con la chiarezza che lo contraddistingue, non ha detto una
sola parola sulla scuole e quindi sulla laicità in senso lato della Repubblica. A chi rivolgersi per
fermare tal Fioroni, quindi? Il sindacato è fatto anche dalla Cisl di Pezzotta che è grata al
ministro per la sua appassionata partecipazione al Family Day. La UIL è meglio lasciarla
perdere. La CGIL è invece schizofrenica. Strilla in qualche occasione e poi firma dei contratti
indegni per i lavoratori (ma non per i dirigenti scolastici che sono al vertice degli interessi di
tale sindacato che ha dirigenti che sono dirigenti scolastici senza colpo ferire sul piano della
preparazione). Vi sono poi tutte le organizzazioni parallele gestite da persone che hanno
insegnato solo qualche giorno e godono ora di distacchi che li hanno liberati dalla fatica di
insegnare (CIDI, Proteo, Legambiente scuola feudo dell'ex margherito e sostenitore del family
day Realacci ed oggi democratico, ...): qualche critica su aspetti secondari ma mai un affondo
ed una richiesta di dimissioni di un personaggio che non lavora per la scuola pubblica ma per
quella confessionale. D'altra parte cosa potrebbero fare se sono invischiati fino al collo (come
paggi fernandi e cavalier serventi, ben remunerati però) in ogni attività del ministero, in
convegni, conferenze, aggiornamenti in giro per l'intera penisola in hotel di prestigio (tutto
regolarmente pagato di noi con ritorno ZERO: si taglino questi sprechi e si lascino in pace i
lavoratori della scuola!) ? A sostegno del ministro, con una esemplare partita di giro, oggi è
anche passato Marco Rossi Doria che da la Repubblica si sbraccia per sostenere la sua nuova
collocazione politica. Siamo democratici, lasciateci lavorare.
Vediamo i potenziali oppositori a questi scempi: Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti
italiani, il Manifesto.
Rifondazione Comunista è assente irresponsabilmente; i verdi credono di essere rappresentati
da Legambiente che invece è una ferrea sostenitrice del ministro; i Comunisti italiani vivono in
una confusione incomprensibile: da una parte vorrebbero una scuola laica e pubblica, dall'altro
quando fanno i convegni invitano come principale relatore Berlinguer, l'affossatore della scuola
e personaggio che imperversa ancora dappertutto, anche sulla squallida rivista ItalianiEuropei
insieme ai bertagnani Luisa Ribolzi e Tagliagambe di morattiana memoria (non a caso fanno
parte del club buonsenso per la scuola, perché tengono famiglia); il manifesto ha i lettori molto
più avanzati del direttore il quale per parlare dei disastri della scuola si è rivolto a Berlinguer
(sic !) con l'indignazione di una quantità fortunatamente grande di lettori che hanno subissato
di lettere di protesta il quotidiano.
E' che in generale in Italia si vive in un luogo dove non è nella coscienza politica la
fondamentale importanza della scuola. Sembra un orpello e le cose importanti sono sempre
altrove. Vi sono solo i furbetti della parrocchietta che hanno appreso a rubare anche sui fondi
per la pratica democratica dell'istruzione.
E COSA DICONO I DOCUMENTI DELLA COMMISSIONE?
Ci vorrebbero far credere che finalmente si ritorna ad una scuola seria ma si tratta di parole
vuote. Vi era stato uno di questi provvedimenti che mi aveva visto speranzoso. Si era
strombazzato il ripristino degli esami di riparazione ... avevano scherzato, non è così (ed il
povero Ranieri ci è cascato, poverino: si veda in proposito il Secolo XIX del 5 ottobre 2007 ).
Ma è addirittura peggio perché il boy scout fa entrare nella scuola agenzie esterne per
preparare gli studenti non agli esami perché non vi sono ma a preparare e basta
(dimostrazione del livello di cialtroneria del ministro, del vice e dello staff). Aveva detto il pio
uomo che a partire dall'anno in corso (il 2007/2008) "nei confronti degli studenti per i quali, al
termine delle lezioni, è stato verificato il mancato conseguimento della sufficienza in una o più
discipline, il Consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale [...] sarà
la scuola a farsi carico dei cosiddetti "interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti
formativi registrati, che la scuola è tenuta a realizzare entro il 31 agosto dell'anno di
riferimento. A settembre (entro il 7 settembre o comunque prima dell'inizio delle lezioni) gli
stessi insegnanti "in sede di integrazione dello scrutinio finale, procedono alla verifica dei
risultati conseguiti e alla formulazione del giudizio definitivo che, in caso di esito positivo della
valutazione, consente l'ammissione dell'alunno alla frequenza della classe successiva". Era
lecito pensare agli esami di riparazione ? Neanche per idea! Ed allora perché tanta enfasi in un
annuncio di provvedimenti che non provvedono ? Per l'effetto polverone di cui dicevo. Non c'è
assolutamente nulla da fare: se non si prevedono sanzioni, le cose continueranno così con
ulteriori effetti di degrado entropico. E le sanzioni, che pure nei Paesi che si sono imitati vi
sono, non ci sono perché questa parola non si usa tra i cattocomunisti. Anche perché,
diciamocelo fuori dai denti, a Fioroni non interessa assolutamente nulla la scuola della quale fa
il ministro a libro paga della collettività che paga le tasse; al boy scout interessa la scuola che
usano i ricchi evasori ed i gestori miracolati dall'ICI. (Si pensi solo che, quando si parla
dell'insegnamento della storia nella scuola dell'infanzia vi era una prima versione che diceva:
«Promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali». Nella nuova versione si legge: «Ha le
sue origini nelle comunità locali come i Comuni e le Parrocchie] e in esse è cresciuta»).
Vediamo le cose in maggiore dettaglio. Dare sei rossi a degli studenti era diventato un atto di
mero masochismo. Chi doveva lavorare e studiare era l'insegnante che lo aveva indicato come
insufficiente. Il fanciullino nullafacente poteva anche non presentarsi alle lezioni alle quali il
masochista lo aveva inviato. Si ma poi, a settembre, alla verifica del recupero il masochista lo
bocciava. Chi pensa questo ha in mente la fantascuola. I consigli di classe sono strapieni di
mamme o di mancate mamme che sanno di psicologia da bodoir. Poi vi sono gli insegnanti di
educazione fisica, di religione, di arte, .... che promuovono a prescindere. In fondo chi aveva
assegnato qualche debito era l'insegnante di qualche materia strutturata, insegnante inviso ai
giocherelloni di altre discipline ed ai fautori della gita sempre e comunque. Non si boccia
perché non sta bene. E dopo qualche anno di questa pratica becera i ragazzi che sono molto
più svegli di come vengono dipinti capiscono bene il principio del minimo sforzo e, senza colpo
ferire vanno avanti restando superignoranti con complicità colpevoli di genitori, dirigenti,
professori. Allora non li diamo neanche più questi sei rossi eviteremo problemi di ogni tipo, con
il dirigente e con le famiglie. Certo resterà il lamento ipocrita delle prove PISA et similia, ma
chissenefrega di un qualcosa che risulta sempre a responsabilità mai ben definita ed
individuabile.
Ma cosa accade alle menti che una volta erano pensanti ? Non si rendono conto di quante
intelligenze giovanili stanno ammazzando ? Il 2 aprile 2007, una delle aggregazioni spontanee
più serie operanti nella scuola, il manifesto dei 500, in una lettera al ministro, dopo aver
criticato la legge 53 con parole inequivoche:
Le "indicazioni nazionali" introdotte dalla Moratti, infatti, hanno segnato un abbassamento
culturale molto grave; hanno cominciato a differenziare in modo evidente i programmi tra le
zone del Paese, le singole scuole e persino le classi; hanno infine cercato di imporre agli
insegnanti un modello preciso di lavoro e programmazione. In pratica queste indicazioni vanno
esattamente nella direzione opposta a quella di una scuola che garantisca nello stesso tempo
diritti uguali per tutti e libertà didattiche, pedagogiche e di insegnamento che sono alla base
non solo di uno Stato democratico, ma più in generale della libera ricerca, del confronto e del
progresso della pedagogia stessa.
e dopo aver espresso somma preoccupazione su indicazioni nazionali che affidino alle scuole il
compito di scegliere contenuti culturali diversi, obiettivi diversi in nome dell'autonomia che
vorrebbe solo dire continuare a smembrare il sistema e, ancora una volta, venir meno al
dettato costituzionale, aveva chiesto a Ceruti:
Gent.mo prof. Ceruti,
gent.mi membri della commissione,
la logica ci porta a concludere che i Programmi Nazionali, lungi dall'essere "superati", sono i
soli a rispondere pienamente all'esigenza di garantire un buon livello culturale, l'unitarietà del
sistema e la libertà di insegnamento.
Esiste quindi un modo semplice e chiaro per garantire tutto ciò e nello stesso tempo
"ascoltare" davvero gli insegnanti e i genitori: ripristinare i Programmi Nazionali come è stato
richiesto a gran voce da tutte le componenti del movimento, indipendentemente dalle diverse
posizioni politiche, pedagogiche, filosofiche di ognuna.
Se poi, come è normale, i programmi dovranno essere rivisti e aggiornati, si potrà aprire un
reale dibattito nel Paese sui contenuti culturali da inserire o cambiare.
Ma per rimediare ai danni dell'ultimo periodo è necessario prima di tutto un provvedimento
urgente di ripristino della situazione precedente.
E' questa indicazione che ci attendiamo dal vostro lavoro, è questo che attendono tutti coloro
che si sono mobilitati e un anno fa avevano votato il nuovo governo per rimediare ai danni di
questi anni.
A queste fondatissime preoccupazioni di abbassamento culturale e di smembramento del
sistema scuola a cui si accompagna una pressante richiesta di ripristino dei programmi
nazionali, la Commissione Ceruti risponde con la pubblicazione dei primi due documenti:
Cultura Scuola Persona e Il curricolo nella scuola dell'autonomia. Due documenti democristiani
con tanto pedagogese sulla linea Berlinguer-Moratti.
Vediamoli, ancora con l'aiuto de il manifesto dei 500.
Il secondo documento, alle sue prime battute dice qualcosa che nega il concetto medesimo di
indicazioni nazionali. Si dice che con il riconoscimento dell'autonomia alle istituzioni scolastiche
il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal Piano dell'Offerta Formativa che, come
è affermato nella vigente normativa, è "il documento fondamentale costitutivo dell'identità
culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche". Ricominciamo cioè con ciò che è alla base
di ogni fallimento: ogni scuola si fa il suo Pof, lo infiora come vuole, si dibatte molto a lungo
(come si fa in TV, senza competenze) ed i ragazzi risultano fregati. Ma il Pof discende da
elaborazioni professionali degli insegnanti (che bravi!) in quanto il cuore didattico del Piano
dell'Offerta Formativa è il curricolo, che viene predisposto dalla comunità professionale nel
rispetto degli orientamenti e dei vincoli posti dalle 'Indicazioni' e la sua elaborazione è il
terreno su cui si misura concretamente la capacità progettuale di ogni scuola. Si sente la mano
del buon pedagogista. Circuiti di parole che non dicono nulla e che, in mancanza di serie e
stringenti indicazioni differenti, lasciano tutto come è. Il documento continua con un elenco di
banalità che fanno cadere le braccia: evidentemente i pedagogisti dell'università scoprono
l'acqua calda (Si impara in un contesto sociale che è tale non soltanto perché avviene in una
specifica situazione storica e culturale, ma anche perché si impara con gli altri, che sono gli
adulti insegnanti responsabili dei processi educativi che innescano e i pari che con le loro
diverse caratteristiche contribuiscono alla presa d'atto progressiva delle proprie e delle altrui
specificità. Si impara inoltre mediante l'ausilio di strumenti, materiali (libri, quaderni,
computer...) e simbolici (i diversi alfabeti della conoscenza) che consentono la progressiva
appropriazione del patrimonio culturale della società in cui si vive ...).
Ma la cosa preoccupante l'hanno già detta in quella frase citata in precedenza. Una scuola
dovrebbe avere un'identità culturale ? Che vuol dire ? Che si deve lavorare per omogeneizzare
i giovani ? Detto in positivo: la scuola deve fornire a tutti i ragazzi gli strumenti per apprendere
ed ognuno si formerà da sé la propria identità culturale. Se dare questa identità fosse fine della
scuola saremmo in un regime in cui si accetta un unico modo di essere che deve essere
trasferito sui ragazzi. L'articolo 9 della nostra Costituzione dice che la Repubblica promuove la
cultura. e ciò vuol dire che la Repubblica non è indifferente o neutrale nei confronti della
cultura, ma non s'identifica in nessuna cultura. Non è quindi compito della scuola preoccuparsi
delle identità culturali dei ragazzi o peggio della singola scuola. La scuola deve fornire i mezzi a
tutti per inserirsi senza discriminazioni nel mondo del lavoro e nella società. Non è cosa di poco
conto e lo si capisce bene osservando chi invece funziona in modo da dare una identità
culturale. Prendete le scuole confessionali care a Fioroni. Qui tutto funziona con un indirizzo
culturale preciso, dalla scelta degli insegnanti, dall'indagine nella loro vita privata, da ciò che si
insegna e soprattutto da ciò che non s'insegna. Senza andare oltre si capisce bene di cosa si
tratta.
Parte quarta
Andando oltre si afferma che:
Indicare i processi di alfabetizzazione culturale comuni all'intero sistema scolastico italiano - in
termini di conoscenze e di competenze - è compito del centro, cui compete stabilire i principali
assi culturali del curricolo, le discipline che ad essi si riferiscono, le competenze da sviluppare.
Spetta poi ad ogni istituzione scolastica meglio specificare gli obiettivi da raggiungere [...]
e la cosa o è detta molto male o risulta una contraddizione in termini perché se gli obiettivi da
raggiungere sono definiti a livello di singola scuola, non si capisce bene come organizzarli in un
progetto nazionale. Scrivono, in una seconda lettera al ministro, i portavoce del manifesto dei
500:
Per attaccare i principi della scuola pubblica la Moratti, si sa, aveva dichiarato guerra ai
Programmi Nazionali e per farlo aveva cercato di accattivarsi quegli insegnanti che trovano
comprensibilmente ingiuste le indicazioni pedagogiche o ideologiche in essi presenti. Anche voi
ammiccate nello stesso modo: "Il programma descrive una lista di obiettivi definiti
centralmente ed a prescindere da ogni riferimento alle realtà locali. Ad essi il docente deve
riferirsi ed applicarli nel suo insegnamento. (...) Agli insegnanti si chiedeva di essere buoni
esecutori di un testo elaborato altrove". Nella nostra prima lettera citavamo un passaggio dei
programmi nazionali dell'85 per la scuola elementare: "E' opportuno che il fanciullo nel
quinquennio della scuola elementare pervenga ad una visione sufficientemente articolata dei
momenti significativi della storia connettendoli in un quadro cronologico a maglie larghe. In
particolare saranno oggetto di approfondimento i fatti, gli avvenimenti, i personaggi che hanno
contribuito a determinare le caratteristiche civili, culturali, economiche sociali, politiche e
religiose della storia d'Italia, con specifico riferimento al processo che ha condotto alla
realizzazione dell'unità nazionale, nonché delle conquiste della libertà e della democrazia".
Potremmo scegliere molte altre citazioni simili. Con centinaia di migliaia di persone che hanno
preso posizione per il ripristino dei Programmi dell'85 vi chiediamo una risposta: in che cosa
questi passaggi sarebbero "costrittivi"? In che cosa si chiederebbe agli insegnanti di "essere
buoni esecutori di un testo?". In che cosa non rappresentano proprio quel territorio culturale
comune all'interno del quale si esercita la libertà di insegnamento? Viceversa voi scrivete che
nella logica delle Indicazioni Nazionali trovano ascolto le "culture" locali, e le "specifiche
esigenze delle famiglie e del territorio". Inoltre scrivete che le scuole definiranno queste
"culture". Le scuole, vi chiediamo? Questo significa che programmi e "curricoli" verranno votati
nei collegi docenti e nei consigli di istituto... Si tratta quindi di mettere ai voti le "identità
culturali"? Si tratta di sottoporle alle pressioni dei dirigenti e di coloro che sanno imporsi? E
quale fine riservate alle "identità" che perdono? Si "rifaranno" alla prossima occasione? E'
questa l'idea di democrazia che coltivate, un misto di campionato calcistico e di imposizione
dogmatica di qualcuno su altri? Voi scrivete persino che "...la professionalità è dunque
fortemente valorizzata e responsabilizzata poiché la comunità professionale è chiamata ad
assumersi... una peculiare idea di scuola". Solleviamo il velo di fumo: vi rendete conto di
quello che scrivete? Molti insegnanti potrebbero quindi essere costretti a chiedere il
trasferimento perché la loro scuola adotta un POF con una "peculiare idea di scuola" differente
dai loro pensieri? Volete scuole con indirizzi pedagogici diversi, o anche scuole di cattolici, altre
di islamici...? Scrivete poi che i curricoli definiti scuola per scuola dovranno basarsi "sulle
risorse disponibili". Pensiamo che voi conosciate bene la situazione delle scuole: sempre meno
insegnanti, tagli di fondi sempre più preoccupanti, mancanza di fondi per le supplenze, classi
intasate di alunni, mancanza di insegnanti per i portatori di handicap, chiusura dei laboratori di
recupero, abolizione delle compresenze... In questa situazione la vostra proposta non può che
portare a due strade: o le famiglie verseranno contributi sempre più importanti, quelle che
potranno permetterselo, oppure molte scuole abbasseranno il livello dei programmi per
adeguarsi alle "risorse disponibili"! [...] Certo non vi sarà sfuggito che mentre voi scrivete
queste cose il Parlamento vara le legge Bersani che decreta proprio la possibilità per le scuole
(con famiglie di un certo tipo) di cercarsi finanziamenti privati... E' un fatto: i vostri documenti
e i vostri principi vanno esattamente in questo verso.
Più oltre la Commissione si occupa di disquisire su contenuti e competenze, sostituendo i
secondi con i primi. Se non si dice di più ci si spaventa perché la persona è teoria e pratica e la
seconda senza la prima fa dei servi docili. Cosa volevate dire ? Affermate poi di mettervi in
continuità con Berlinguer - De Mauro, ed addirittura con Moratti. Con ciò tutti coloro che per
anni si sono battuti contro questa scuola sono messi ad un angolo per le liberiste aspirazioni
dei democratici e clericali. Richiamare Berlinguer - De Mauro poi ? Quelli della riforma
disgraziata dei cicli mai entrata in vigore ? Leggiamo dai 500 alcune cose che tale riforma
prevedeva.
Per esempio ricordiamo che l'obiettivo di leggere e scrivere passava dalla classe prima alla
"prima e seconda"; ricordiamo che alla fine della settima classe (le legge accorpava elementari
e medie tagliando un anno) si prevedeva solo una "parziale autonomia nella gestione del
processo di scrittura", mentre veniva eliminato lo studio delle principali strutture sintattiche;
ricordiamo che veniva abrogato ogni riferimento a "testi di alto valore letterario" e alle "opere
di fondamentale importanza per la nostra lingua" (come era invece nei programmi); ricordiamo
che in matematica spariva dai primi cinque anni l'avvio ai numeri decimali (ognuno era libero
di farlo o meno), spariva l'insegnamento delle proprietà delle operazioni, veniva banalizzato lo
studio delle frazioni (ridotto a "comprendere il significato delle frazioni"), sparivano le
espressioni alle medie, sparivano le semplici equazioni...; ricordiamo che in storia lo studio
vero e proprio cominciava persino in quinta, al termine della quale non si arrivava nemmeno ai
Greci (peggio della Moratti)! Per la settima (dopo la quale si andava alle superiori!) non si
prevedeva nemmeno lo studio degli ultimi due secoli, ma si parlava invece di "formazione degli
Stati regionali italiani", mentre si cancellava l'Unità d'Italia! In geografia, poi, spariva del tutto
ogni riferimento allo studio sistematico dell'Italia, dell'Europa e del mondo e ognuno avrebbe
potuto fare quello che voleva: è questa la strada che si vuole riproporre con i curricoli scuola
per scuola?
E' a queste "competenze" generiche che vi riferite?
In una scuola in cui arrivano bambini da ogni parte del mondo e in cui i bambini, tutti, sono
confrontati con una realtà sempre più planetaria, vi rifiuterete di ripristinare la storia del
colonialismo e delle lotte per l'indipendenza, oppure l'influenza della storia araba o di altri
popoli sulla nostra cultura, o, ancora, della geografia dell'Europa, dell'Africa, dell'Asia?
Lo ribadiamo: come si può parlare di multiculturalismo e non affrontare la Rivoluzione
francese con i suoi principi di "égalité, fraternité, liberté", oppure le lotte per la liberazione dal
fascismo e dal nazismo?
E si può proseguire con aumento di depressione o di arrabbiatura (2). Vi è un indirizzo di
fondo che emerge: la scuola pubblica deve essere dequalificata, anche se si utilizzano
espressioni che sembrerebbero affermare il contrario. Deve emergere in essa un indirizzo
culturale dato dalle autorità. A margine, ma loro non lo dicono, si tagliano i fondi in modo
intollerabile, si immette in ruolo qualcuno solo perché vi è un esodo dall'insegnamento (e
comunque gli immessi in ruolo sono molti meno di coloro che vanno in pensione se si sono fino
ad ora perse circa 40 mila cattedre a fronte dell'aumento del numero di alunni). Si chiudono e
si accorpano scuole. Si tagliano (e da qui si capisca come funzionano i cattolici con i quali
abbiamo a che fare) tutti i sostegni all'handicap (se si tiene conto che le scuole confessionali
non vogliono handicappati, si capisce il senso profondo di questo mondo di interessi). A fronte
di tutto questo vi sono ancora gli intollerabili privilegi dei professori di religione, che sono solo
25.679, dei quali 14.670 passati di ruolo (a scapito degli altri, magari mamme di quella
famiglia che al family day non è rappresentata), grazie a una rapida e ridicola serie di concorsi
di massa inaugurati dal governo Berlusconi nel 2004 e proseguita dall´attuale (senza che Alba
Sasso, che si era sbracciata durante il governo Berlusconi - Per risolvere il problema degli
insegnanti di religione, si vanno a intaccare i diritti degli altri insegnanti -, abbia detto nulla).
Costoro, scelti dal Vescovo al di fuori di ogni graduatoria, hanno stipendi più alti degli
insegnanti ordinari anche se possono avere un solo alunno per classe. Non solo: lor signori non
perderanno mai il posto perché, per grazia divina che solo a loro è dovuta (ed a chi altri
sennò), potranno passare ad altro insegnamento. La cosa è anticostituzionale ed i nostri politici
l'accettano come voto di scambio. Ma nessuno prende i forconi.
Parte quinta
CULTURA SCUOLA PERSONA
Vi è poi l'altro documento, Cultura Scuola Persona, un bignami di psicologia dell'età evolutiva,
antropologia, sociologia e pedagogia per maggior gloria di Morin(si, perché questi fanno le
commissioni e chiudono con documenti ormai obsoleti anche in pseudoscienza tratti da
insegnamenti universitari mai aggiornati per le troppe commissioni in cui sono impegnati). I
dotti commissari dicono:
La scuola deve offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi
culturali di base; deve far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari
per apprendere a selezionare le informazioni; deve promuovere negli studenti la capacità di
elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali;
deve favorire l'autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla
costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi. La scuola realizza appieno la
propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di
tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità o di
svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella
classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la
differenza si trasformi in disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le penalizzazioni sociali,
economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che
è doveroso garantire.
Arrivano poi le affermazioni cattocomuniste tranquillizzanti i genitori ansiosi:
Lo studente è posto al centro dell'azione educativa [...] In questa prospettiva, i docenti
dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma
per persone che vivono qui e ora [...] La scuola si deve costruire come luogo accogliente,
coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. [...] La formazione di importanti legami di
gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro dell'azione educativa (sic !) ...
Viene infine la famiglia con la:
necessità di un'attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a
vario titolo educative: la famiglia in primo luogo [...] La scuola perseguirà costantemente
l'obiettivo di costruire un'alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere
solo in momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si
supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative. La scuola si apre alle famiglie e al
territorio circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall'autonomia scolastica ...
Più o meno questi sono i contenuti dei due documenti che sono del tutto insoddisfacenti,
equivoci, silenti, ammiccanti a chi di dovere. Ma Ceruti ha sentito l'esigenza di andare a
spiegare all'assemblea diocesana il mancato inserimento tra le aree nelle Indicazioni
ministeriali della religione cattolica. Sabato 8 settembre, circa 800 insegnanti di religione
cattolica del Lazio, si sono ritrovati al Santuario del Divino Amore per il convegno dal titolo
«Educare (nel)la scuola?» per sentire Ceruti. Il problema, ha detto Ceruti, è che «la scuola non
può più controllare i percorsi di apprendimento, e deve limitarsi a individuare dei saperi
essenziali». E soprattutto deve assumere la funzione educativa, proponendo «una cultura che
sappia fornire dei filtri per consentire di unificare le esperienze del bambino». Da qui
l'importanza dell'insegnamento della religione, che «deve svolgere un compito privilegiato
all'interno di tutte le discipline». Perché «l'educazione della persona attraverso l'esperienza
religiosa è fondamentale per procedere al compito di unificazione delle esperienze personali».
Ciò premesso, proprio per rispondere alle preoccupazioni sollevate a proposito del documento,
Ceruti ha lanciato una contro -provocazione: «Come cattolici e come insegnanti - ha detto dobbiamo porci noi per primi il problema della qualità, prima che della quantità
dell'insegnamento della religione cattolica». E ha incalzato: il vero problema è
l'«impoverimento della nostra cultura cattolica nel declinare i principi cristiani nella società
d'oggi». L'esortazione di Ceruti è risuonata tra gli insegnanti come un vero e proprio
incoraggiamento a essere più incisivi in prima persona. «L'insegnamento della religione
cattolica resterà nella cultura italiana finché la cultura religiosa sarà presente e forte», ha
commentato alla fine dei lavori monsignor Manlio Asta, direttore dell'Ufficio diocesano, che ha
aggiunto: «La tensione per portare ad una dovuta attenzione al cattolicesimo va fatta scuola
per scuola».
L'ISPIRATORE EDGAR MORIN
Edgar Morin è un sociologo apprezzato da intellettuali radical chic ed anche dalla CGIL Scuola
che dà, nelle bibliografie per la preparazione dei concorsi, anche qualche sua opera. Il
personaggio ha tra l'altro scritto Il metodo. Ordine, disordine, organizzazione (1977, Feltrinelli
1983). Anche qui si intravede la termodinamica in chiave sociologica, poiché ogni conoscenza,
anche quella di tipo fisico, subisce una determinazione sociologica (il nostro critica la scienza
da una base sociologica che gli è fornita da Comte, tutto un programma coerente, ndr).
L'autore si domanda subito:
Come accade che la scienza sia incapace di comprendersi quale prassi sociale ? Come è
possibile che sia incapace non soltanto di controllare, ma anche di comprendere il proprio
potere di manipolazione e la manipolazione che su di essa esercitano i poteri ? Come accade
che gli scienziati siano incapaci di comprendere il legame fra la ricerca "disinteressata" e la
ricerca dell'interesse ? Perché essi sono anche totalmente incapaci di esaminare in termini
scientifici il rapporto tra sapere e potere ? (ed infatti aspettavamo Morin per capire qualcosa,
ndr). (...) In seno all'istituzione scientifica regna la più antiscientifica delle illusioni: quella di
considerare come assoluti ed eterni quei caratteri della scienza che sono i più dipendenti
dall'organizzazione tecnico-burocratica delle società. (che uomo! ndr).
Anche Morin ci intima di cambiare al più presto: occorre smetterla con le spiegazioni
razionalizzanti convincendoci che non c'è ordine nella natura, ma caos. Per Morin tutto iniziò
con una catastrofe iniziale e questo solo fatto scalza dalle fondamenta l'antica visione
deterministica del mondo, che era di ghiaccio e non di fuoco (non vi è dubbio che questi
personaggi rimpiangono la magia, ndr). Questa illuminante spiegazione del mondo viene
illustrata così:
All'origine generatrice della cosmogenesi si trova il disordine nella sua forma di evento, di
rottura - la catastrofe - e nella sua forma energetica - il calore. In seguito i disordini si sono
moltiplicati, nel e per mezzo del disordine delle trasformazioni, e le trasformazioni del
disordine, nella e per mezzo dell'ineguaglianza dello sviluppo: il disordine dei disordini è
diventato cosmogenico.
Vere e proprie parole in libertà che, se le dicesse un fisico, sarebbe subito internato in qualche
casa di cura per malattie mentali. Ma Morin è un sociologo ed ha ammirevole audience tra i
nostri intellettuali e non, tra cui Fioroni. E, poiché le cose stanno così e l'ordine della fisica è un
falso:
Occorre cambiare il mondo. L'universo ereditato da Keplero, Galileo, Copernico, Newton,
Laplace era un universo freddo, gelato, di sfere celesti, di movimenti perpetui, d'ordine
impeccabile, di misura, d'equilibrio. Dobbiamo barattarlo con un universo caldo, composto da
una nube ardente, da sfere di fuoco, da movimenti irreversibili, da ordine mischiato al
disordine, da spesa, spreco, squilibrio (...). Il nuovo universo non è razionale, ma il vecchio lo
era di meno. (...) Come non aver capito che l'ordine puro è la peggiore follia che esista, quella
dell'astrazione, e la peggiore morte che esista, quella che non ha mai conosciuto la vita ?
Questo personaggio, non so bene se sappia cosa dice. Ha comunque un degno posto tra
maghi ed alchimisti rinascimentali, tutti rigorosamente pregalileiani perché, come dice il
sociologo:
Galileo, nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, non fornisce una parola di
spiegazione su ciò che intende per sistema (e qui si capisce l'amore che i teodem - ma non
solo - hanno per Morin).
E dopo questa sottile e profonda osservazione del Morin, passo rapidamente ad un'altra sua
opera, scritta con la critica letteraria Anne Brigitte Kern: Terra-Patria (Cortina 1994). Secondo
questi sciocchini, addirittura incapaci di far di conto,
l'astrazione matematica è una pratica che genera una scissione con il concreto. Il meccanismo
del tagliare ed isolare della matematica è tipico delle menti parcellizzate e tecno-burocratizzate
che sono cieche e percepiscono le realtà viventi e sociali secondo la concezione
meccanicistica/deterministica, valida soltanto per le macchine artificiali.
La razionalizzazione astratta e unidimensionale genera catastrofi umane e naturali. Essa è una
forma degenere dell'intelligenza. E' un'intelligenza nello stesso tempo miope, presbite,
daltonica, monocola; finisce il più delle volte per essere cieca. Distrugge in embrione tutte le
possibilità di comprensione e di riflessione, eliminando così tutte le opportunità di un giudizio
correttivo e di una vista a lungo termine (...). Incapace di considerare il contesto ed il
complesso planetario. l'intelligenza cieca rende incoscienti ed irresponsabili. E' diventata
mortifera. (...) la tecno-scienza è il nucleo ed il motore dell'agonia planetaria.
Le cose si commentano da sole. Viene solo in mente un qualche trauma matematico che
questi personaggi hanno avuto in gioventù. Uno psicanalista spiegherebbe la cosa in termini di
invidia per la privazione di un qualcosa. Ma il peggio è che per fornire le indicazioni nazionali
della nostra scuola PUBBLICA ci si è ispirati a costui!
Nella conferenza che ha tenuto per aprire i lavori della Commissione il Morin ha detto cose
sconvolgenti:
E' necessaria un'alleanza educativa tra cultura umanistica e cultura scientifica. Una mancanza
di congiunzione tra le due infatti non può servire ad una adeguata maturazione morale e
spirituale. Ma ci sono delle difficoltà in questo percorso, che sono date in primo luogo dalla iper
specializzazione che impedisce il necessario "dialogo" tra i saperi. Dove andremo senza unità di
saperi? In una stella possiamo analizzare le particelle, possiamo conoscere delle cose
estremamente interessanti sul suo essere fisico ma, senza la soggettività umana che si
esprime nella letteratura e nell'arte, rimarrebbe sterile. È necessario umanizzare i saperi per
limitare la dispersione della conoscenza: questo è un problema da affrontare già nei primi anni
di scuola e deve proseguire lungo tutto il percorso degli studi.
Una conoscenza priva di contestualizzazione è una conoscenza povera. Come fare a riunire i
saperi delle varie discipline? Serve un pensiero complesso che permetta di unire ciò che è
separato.
Morin, che pure mostra di sapere che ci si occupava dei primi anni di scuola, deve parlarci
dell'iperspecializzazione che si vince con la soggettività umana che si forma con l'educazione
umanistica. E' questo un chiodo fisso di chi non conosce le scienze e neppure immagina quale
formazione umana venga dalle equazioni con nucleo risolvente di Volterra. Questi nuovi
stregoni si chiudono nel loro povero orticello e dal buco della serratura tentano di descrivere la
basilica di San Pietro. Come fa Fioroni del resto che resta addirittura un apprendista stregone
al quale farebbe da utile ninna nanna Una notte sul Monte Calvo. Per capire il mondo serve il
pensiero complesso che, miracoli della fede, ci apre agli spazi vettoriali ed alle equazioni di
Maxwell. E sono miracoli della fede perché, se qualcuno si è avventurato nei vaniloqui di Morin,
avrà scoperto che il pensiero complesso non ha nulla a che vedere con la comprensione
dell'iperspecializzazione ma è solo una fuga nell'irrazionale, condita da bassa cialtroneria
(voglio ma non posso perché non conosco uno dei due argomenti del contendere). Ma queste
sono le persone apprezzate dai nostri ministri, leader e dirigenti vari, che mostrano addirittura
servilismo verso queste forme primitive di pensiero. Perché se gli amici miei marxisti
immaginari non hanno ancora capito (Morin non lo ha mai capito. E Ceruti ?) che la
separazione tra le due culture è un portato del capitalismo, dell'efficienza produttiva, hanno
grossi problemi. Qualcuno dovrebbe spiegar loro che queste ricomposizioni non possono essere
frutto di declamazioni o di buona volontà ma di improbabili rivoluzioni sociali. In ogni caso non
sono i nuovi umanesimi (bella parola ma richiamata nel suo significato letterario o storico ?
ambedue comunque del tutto fuori luogo) a risolvere i gravi problemi della globalizzazione. Se
qualcuno ha il coraggio di avventurarsi nel libro che Ceruti ha scritto con Bocchi (Educazione e
Globalizzazione) (3), scopre che ciò che dice Morin si ritrova pari pari e con esemplificazioni
scientifiche vecchie, veramente troppo antiche, tipiche di chi queste cose non le conosce ma
cita, soprattutto dalle introduzioni e da chi non ha mai usato la matematica. Con questi
presupposti si ritorna a prima della Rivoluzione Industriale di metà Ottocento ed allora risulta
addirittura inutile porsi il problema di educare nella società globalizzata. Serve impegno politico
e non certo genuflessione ad una qualche religione.
E dopo tutte le analisi sulle complessità, sorge spontanea una domanda: ma le tabelline le
studiamo?, e facciamo ancora i riassunti?, e le frazioni? impariamo dei brani a memoria? ci
avviamo alle analisi logica e grammaticale? che ne facciamo della geometria? A leggere le
indicazioni viene da piangere. La scuola è solo un gioco dove vale ancora la lapidaria frase di
Maragliano: occorre fare una scuola che non sappia di scuola. Neanche a pensare che esiste
quello che M. A. Manacorda ha definito il principio educativo di Gramsci (chi era mai costui?)
secondo il quale (Volume III dei Quaderni dal Carcere):
"Oggi la tendenza è di abolire ogni tipo di scuola "disinteressata" (non immediatamente
interessata) e "formativa" o di lasciarne solo un esemplare ridotto per una piccola élite di
signori e di donne che non devono pensare a prepararsi un avvenire professionale e di
diffondere sempre più le scuole professionali specializzate in cui il destino dell'allievo e la sua
futura attività sono predeterminati."
Studiare non è un gioco, è fatica. Solo chi non ha studiato può affermare il contrario. Continua
Gramsci:
"Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un
suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di
adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. ... Occorrerà
resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato."
Roberto Renzetti
PS. Data questa situazione, se qualcuno mi chiedesse Che fare ? non saprei rispondere. Mi
sembra che noi si sia già al punto di non ritorno. Ci siamo persi un bene eccellente per le
fregole di quattro cialtroni. Risento ancora le parole del mio maestro Giorgio Salvini (1968):
Renzetti, per distruggere una scuola ci vuole pochissimo, per costruirla possono non bastare
cento anni!
NOTE
(3) Ho citato questo libro in una bibliografia di tre anni fa: . Scrivevo così: G. Bocchi, M. Ceruti
- Educazione e globalizzazione - Raffaello Cortina, 2004 (cito questo libro per completezza ma
si tratta di uno dei libri costruiti per addestrare alla scuola della Moratti, cioè inutile. Il
capostipite di questo tipo di testi è Edgar Morin - I sette saperi necessari all'educazione del
futuro - Raffaello Cortina, 2001).
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