Ufficio per la Pastorale Sociale: Corso di Formazione all’Impegno Socio/politico Ceruti: «Welfare è il motore della crescita» Il senatore Mauro Ceruti «Organizzare l'altruismo. Globalizzazione e welfare» è il titolo di un saggio scritto a quattro mani da Mauro Ceruti e dal giuslavorista ed ex ministro Tiziano Treu, (recentemente ripubblicato, in seconda edizione, da Laterza). Lo stesso titolo il senatore del Pd ha proposto per la lezione tenuta ieri mattina alla Casa del Giovane, per il corso di politica organizzato dall'Ufficio diocesano di pastorale sociale «Date a Cesare quel che è di Cesare: quale impegno per la città dell'uomo». Economia e sociale: separati «Organizzare l'altruismo – chiosa Ceruti – è un ossimoro, che rimanda alla netta divisione, che siamo abituati a praticare, tra economia e sociale. Il nostro welfare concepisce economia e sociale come ambiti nettamente separati. Prima garantire la crescita. Poi, a favore di quella fascia che è rimasta esclusa dai vantaggi dell'arricchimento economico, interviene il sociale, la redistribuzione, gestita dallo Stato». Secondo la logica: si prende una parte della crescita, «la schiuma della birra», e la si redistribuisce alle «fasce della fragilità». La crescita è «fatto puramente economico, indipendente da una riflessione sul dove questa macchina ci possa condurre». Negli ultimi anni, però, la macchina si è inceppata, ci ha portato dritti ad una brusca fermata, alla più grave crisi economica dal '29 a questa parte. «Si è cominciato a diffondere – secondo Ceruti – questo discorso: il welfare non è più sostenibile, non c'è più la schiuma della birra». Non c'è più un surplus che consenta politiche di redistribuzione risarcitoria, per evitare eccessiva conflittualità sociale. Questa crisi, ha sostenuto l'epistemologo, «non è temporanea, non è un tunnel da cui usciremo, prima o poi, ritrovando il mondo di prima. Non è una parentesi che si chiuderà. È una svolta epocale». Il mondo, causa globalizzazione e rivoluzione informatica «è radicalmente cambiato. Perché non proviamo a capovolgere l'idea per cui economia e sociale devono rimanere distinti? Oggi dobbiamo cambiare paradigma, mentalità». Fino ad oggi lo slogan è stato «avidità è bello». L'avidità è stata «scientificamente teorizzata come motore di progresso, di crescita. Si è risolta in un boomerang». Ora «è necessario far sposare economia e sociale, la cui separazione è alla base della crisi. Dobbiamo abituarci a pensare diversamente il rapporto fra crescita e welfare. Prima il welfare, poi la crescita. Rendere il welfare un motore di crescita, non semplicemente di redistribuzione». «Ricostruire le relazioni» Il welfare è un modo con cui «la società dice responsabilmente sì alla vita. È solo nella relazione che l'uomo trova vita e sopravvivenza, senso, formazione di sé». Per la prima volta nella storia, conclude Ceruti, «si assiste alla fine della società. Della società come trama di relazioni. Allo smagliarsi rapidissimo del tessuto sociale. Bisogna lavorare per ricostruire questo tessuto di relazioni. Oggi le quattro colonne portanti della dottrina sociale della Chiesa stanno inaspettatamente diventando opportunità laiche, per tutti: centralità della persona, solidarietà, sussidiarietà, bene comune. Colonne che possono diventare la struttura di una nuova concezione sia dell'economia che della politica».Vincenzo Guercio L’Eco di Bergamo, Martedì 15 Febbraio 2011