La Torre di Babele I piani dell'uomo i piani di Dio (Gen 11.1.9) A Babele si costituì la prima associazione con lo scopo di innalzare l’uomo, egli voleva portarsi allo stesso piano di Dio. (Gen 11.4) “Venite facciamoci un nome” (abbiamo visto cosa significava il nome nella cultura semita). Erano mossi da una forte volontà di autoaffermazione, non dalla ricerca della gloria di Dio. L’uomo trovando Dio trova se stesso non viceversa. Dio viene in tal modo strumentalizzato, costruire una torre o un tempio, di insolite proporzioni, significa proclamare la propria potenza, per dialogare con la divinità da una posizione di parità. Attenti bene! Babele non riguarda tanto gli atei ma noi religiosi. “Vedi che cosa siamo stati capaci di fare per Te?” “E Tu cosa farai ora per noi?” Eterno tentativo dell’uomo di diventare creditore di Dio. Con la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste nel cuore degli apostoli, Dio ha preso il posto dell’io, ha distrutto il vanto delle loro opere e dei loro progetti e li spinge a vantarsi solo di Lui, non di se. S.Agostino dirà “Babele è la città costruita sull’amore di sé, mentre Gerusalemme, cioè la Chiesa, è la città costruita sull’amore di Dio.” Per trovare i resti di Babele non occorre andare in Mesopotamia, ma basta scavare dentro di noi, dobbiamo riconoscere umilmente che l’impresa di Babele è ancora in atto e che noi siamo tutti, chi più chi meno, coinvolti. A chi somiglio io nel costruire la mia famiglia? A chi somiglia la mia attività di semplice cristiano? Come mi comporto nella vita di tutti i giorni? Somiglio più ai costruttori di Babele o agli uomini di Pentecoste? Scoprirlo è facile basta rispondere alla domanda: Per chi lo faccio? Qual è lo scopo ultimo, segreto, del mio operare? A chi cerco di fare un nome? A me stesso o a Dio? I nostri piani devono cadere, in quanto figli del nostro ego. Se rimaniamo in un contesto di preghiera, ma una volta fuori non applichiamo quello che Dio ci chiede, che Cristiani siamo? Cristiano non è chi si fa 5 messe al giorno, 6 novene, e pellegrinaggi vari, ma chi fa la volontà di Cristo. Attenzione perché Gesù ci dice: Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del padre mio che è nei cieli. Attenti ai falsi profeti! (o falsi cristiani) molti mi diranno in quel giorno Signore, Signore non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo opere potenti? Allora dichiarerò loro: Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori. (Mt 7,21-28) Molti si sentono apposto perchè frequentano la messa o addirittura un gruppo di preghiera, considerando inconsciamente la loro vita privata separata dalla preghiera. La tua vita deve essere una preghiera! Mettere in pratica ciò che il Signore ti ha detto: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sulla roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato ad uno stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.” L’unico comandamento donatoci da Gesù è : “amatevi gli uni, gli altri, come io ho amato voi. La preghiera ci serve per assaporare quell’amore, per poi donarlo al prossimo. Vuoi sapere se sei un buon Cristiano? Vuoi sapere se stai andando bene? Chiedilo al tuo prossimo, guarda il tuo rapporto con lui. Guarda come tratti il tuo prossimo, a cominciare da tua madre, tuo padre, i tuoi fratelli ecc.. Saremo Giudicati sulla carità! “Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: venite benedetti dal padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti risponderanno: Signore, quando ti abbiamo veduto e fatto tutte queste cose? In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete ospitato, ero nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.” “Vedranno che sarete miei discepoli da come vi amerete.” Nella cultura contemporanea l’ateismo è la condizione necessaria per ottenere la libertà e per riappropriarsi del proprio destino scippato da un Dio esigente e possessivo, che richiede solo privazioni e sofferenze. Un concetto racchiuso nel motto della cultura razionalistica: "Se non vedo non credo". Io sono il Dio della mia vita, se “io” non vedo, “io” non credo. Non c'è posto per la fede (fiducia) devo vedere, me lo devi provare, il nostro “io” deve essere persuaso. Siamo tutti S. Tommaso, è vero quello che “io”, credo sia vero, in quanto “io” sono il Dio della mia vita. Ma quando Gesù. Si manifesta anche a Tommaso, egli cade in ginocchio dicendo: mio Signore, mio Dio. Tommaso scende e Gesù sale, riprendendo il posto che gli spetta. L’uomo può dunque diventare idolatra nella sua arrogante pretesa di autonomia che nega anzitutto la Sapienza di Dio: "Costoro si sono innalzati nel loro cuore i loro idoli e si sono tesi da sé la trappola delle loro colpe". Ebbene tu che esaltavi la libertà ed eri sicuro di non essere assoggettato a nulla, ora senza accorgertene sei diventato un idolatra, un ateo che non vuole riflettere in ginocchio davanti al suo Dio Creatore. Ora, che sei schiavo e adori le cose della terra, sei felice? I tuoi progetti di crescita ed i tuoi sogni dove sono finiti? Sei rimasto solo con il tu ego. Se vogliamo davvero cambiare, è indispensabile una conversione a 360 gradi, dobbiamo metterci in discussione. La prima libertà è dentro di noi, scoprire quell'identità che Dio diede ad Abramo, l'ethnos, trovando un equilibrio fra logos e phatos, fra mente e cuore. S. Ignazio ci invita a i tre gradi di perfezione, perchè il nostro traguardo è la perfezione evangelica, la santità. Chiamati anche i tre gradi di umiltà, come S. Tommaso ci inginocchiamo, davanti alla verità e permettiamo a questa di plasmarci. Il l° è di coloro che non vogliono commettere alcun peccato mortale costasse qualsiasi sacrificio, anche la vita Il 2° di quelli che sono disposti a neppure commettere nessuna colpa veniale deliberata. Il 3° è di chi accetta, e più ancora sceglie la povertà, l'umiliazione e la croce per seguitare più da vicino N.S.G.C., e più conformarci a Lui Se i primi due rappresentano il passaggio dal male al bene, il terzo è il passaggio dal bene al “meglio” cioè allo Spirito!!!! Non sulle nostre forze, ma sulle sue, è lui che ci consacrerà. Questi tre gradi, possono anche sembrarci difficili, perchè siamo cresciuti in un contesto mondano, ma se approfonditi meglio, i primi due altro non sono che il passaggio dal male al bene, il decidere di essere uomini, la scelta del bene è umana e umanizzante, il male è disumano e disumanizzante. Mentre nei primi due troveremo delle difficoltà iniziali dovute ai nostri vizi, che altro non sono che una predisposizione al male, quando questo diviene un abitudine, l'esatto contrario delle virtù. Con la scelta del bene ci apriamo alle virtù, cioè alla predisposizione al bene, magari non elimineremo tutti i nostri peccati veniali, ma come dice S. Ignazio essi diminuiranno notevolmente già con il solo desiderarlo.. Il passaggio da Babele a Pentecoste deve compiersi, spiritualmente ogni giorno, nella nostra vita. Bisogna passare continuamente da Babele a Pentecoste, come bisogna passare continuamente dall’uomo vecchio all’uomo nuovo. Per far questo dobbiamo buttare giù il nostro io, la nostra superbia, siamo chiusi dentro noi stessi, come S. Tommaso , è vero solo quello a cui crediamo noi!!!! Imparare ad aprirsi all'altro... e soprattutto, farsi condurre su strade nuove, così facendo eviteremo di riprendere le strade già percorse.... Affichè quel malessere che ci portiamo dentro sia evidenziato dal fratello che lo chiamerà con il suo nome, quel nome che forse noi non abbiamo il coraggio di pronunciare o che non vogliamo vedere. Joyce Mayer, una dei massimi pastori protestanti, ha subito degli abusi sessuali dal padre, stuprata più di 200 volte. Oggi dopo una lunga guarigione spirituale è diventata un punto di riferimento per molte persone. Si è accorta come fino a poco tempo fa non riusciva a dire la parola “stupro” è fondamentale chiamare i nostri problemi con il loro nome, così da sapere contro cosa si combatte. L'altra volta abbiamo lasciato Abramo intento a sacrificare il figlio Isacco... Il Midrash dice era ancora buio quando Abramo ed Isacco si incamminarono insieme, era ancora buio perchè erano ancora nelle tenebre. Il fatto di camminare insieme indica il camminare nella stessa direzione, con un fine comune, Isacco sa e non sa, ma tutta via sa. Significativo il fatto che Isacco si porta da solo la legna x il sacrificio, già si intravede il parallelo con Gesù che porta da solo la sua croce. I due erano occhi negli occhi, Ma cosa sta sacrificando Abramo oltre al figlio? Abramo si è fidato di Dio, che gli ha promesso popolo e terra, lui che era nomade e la moglie era sterile, Abramo sta sacrificando la sua paternità. Il midrash qui parla dell'opera di satana, che tenta Abramo, il quale aveva 100 anni, (secondo il modo calcolare gli anni degli ebrei). Stai uccidendo il tuo unico figlio, all'età che hai quante possibilità ci sono che tu ne abbia un secondo? Dov'è quello che ti ha promesso il tuo Dio? Ma satana non ha fatto i conti con Isacco, che fissando il padre negli occhi grida: “Akedà”! Legami, legami forte affinchè io non resista, legami ai piani di Dio!!!! Isacco non vuole morire, vuole essere legato al suo Dio, quando parliamo di morire a noi stessi, non soffermiamoci sulla morte, perchè entra in gioco una difesa della vita che è in noi stessi, Isacco non vuole morire, vuole rinascere, vuole essere legato ai piani di Dio, se Il mio Signore mi chiede questo, c'è un piano infinitamente più grande. Perchè mai il Dio della vita vuole la morte? Infatti vuole portare i due a uno morte spirituale, scendono da quella montagna che è giorno (erano saliti nelle tenebre) Abramo non è più padre di Isacco, non è più padre del singolo, ma padre del popolo, ( qui si compie la sua identità, Abraham, padre del popolo) Isacco non è più figlio di Abramo, ma Figlio di Dio. Come accennato la volta scorsa il piano di Dio è per il singolo, ma anche per gli altri...da quella montagna dove Abramo ed Isacco tentarono il sacrificio, nascerà il tempio di Gerusalemme, dove si sacrificherà a Dio, fino a quando Dio stesso non riprenderà ciò che Abramo non ha fatto e sacrificherà suo figlio per l'uomo. Il tempio si distruggerà in quanto Dio non gradirà più alcun sacrificio, in quanto il massimo sacrificio è già stato compiuto. La Dei Verbum afferma che dall'ascolto della parola. L'uomo creda, credendo speri, sperando ami. Qui ci sono le tre virtù teologali, fede, speranza, carità. La differenza fra Dio e l'uomo è che Dio è virtù, mentre l'uomo possiede le virtù per partecipare alla persona di Cristo. Quindi noi nel leggere la storia di Abramo, spiritualmente facciamo la sua stessa strada, accompagnando il patriarca nel suo cammino, fidandoci di Dio, in noi nasce la fede, questa accenderà la speranza, che ci permetterà di arrivare a Cristo, la perfetta carità. Gesù in croce grida ; Ho sete, cioè voglio bere tutto il calice che il padre mi ha dato, l'episodio è analogo a quello di Abramo, un padre sacrifica il figlio e il figlio gli offre la sua gola, nel gridare padre mio perchè mi hai abbandonato, è una frase che può dire solo chi prima era in compagnia del padre, solo chi si era legato al padre, puà dire perchè mi hai abbandonato, questa è l'akeda di Isacco.... Interessante vedere che qui è come se Dio finisse il figlio, in quanto i 2 ladroni moriranno dopo. Tutto è compiuto, dove non è arrivato Isacco è arrivato Gesù. Dalla fede di Abramo, dall'akedà di Isacco nasce così il piano di Dio per la salvezza dell'umanità.