LA RIVELAZIONE SUL MONTE
II Domenica di Quaresima
Genesi 22, 1-18
Romani 8, 31-34
Marco 9, 1-19
Abramo: una fede che si appoggia solo sulla Parola
“Dio mise alla prova Abramo…prendi il tuo figlio che ami, Isacco, va sul monte Moria e offrilo in
olocausto”. Il terribile e silenzioso viaggio di tre giorni verso la vetta della prova è il paradigma di
ogni nostro itinerario di fede. E’ un percorso oscuro e combattuto, accompagnato solo da quel
comando implacabile: “Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami e offrilo in olocausto!”. Poi
il silenzio. Il silenzio di Dio, come sulla croce di Gesù: “Dio mio,Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”. Silenzio di Abramo, silenzio del figlio Isacco che solo una volta, con ingenuità
straziante, intesse un dialogo tutto ritmato sul rapporto di paternità e di filiazione:” Si rivolse al
padre e disse: Padre mio! - Eccomi, figlio mio. – Dov’ è l’agnello per l’olocausto? – Dio
provvederà, figlio mio!”. La fede è qui presentata al suo livello più puro e più nudo. Come figlio
Isacco deve morire perché Abramo rinunzi anche alla sua paternità e si appoggi solo, nel credere,
sulla parola di Dio . Per questo la parola di Dio gli fa balenare la possibilità della distruzione della
sua paternità. E così, dopo la prova, Abramo riceve Isacco non più come figlio della sua carne, ma
come figlio della promessa divina.
Tabor: la manifestazione gloriosa di Cristo
Una seconda grande rivelazione la presenta il Vangelo di oggi: la trasfigurazione del Signore che
rivela il mistero divino e glorioso, di Gesù: è il Figlio di Dio, il Figlio diletto del Padre che non è
risparmiato da morte, come è avvenuto invece per il diletto Isacco. Perché “Dio ha tanto amato il
mondo, da sacrificare per esso il suo diletto figlio”. Vero agnello di Dio che toglie i peccati del
mondo, prefigurato dall’ariete impigliato tra i rovi che sostituì Isacco nel sacrificio (vedi prima
lettura).
“E apparvero loro Elia con Mosè e si formò una nube che li avvolse e uscì una voce dalla nube:
Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”. Il monte su cui avviene la trasfigurazione rimanda
spiritualmente al monte Sinai su cui incombe la nube, su cui si ode la voce di Dio, verso di cui sale
Mosè accompagnato da tre discepoli: “Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadad e Abiu. La gloria
del Signore venne ad abitare sul monte Sinai e la nube lo coprì” (Es 24, 1. 16).
Gesù, però, è superiore a Mosè, perché riceve da Dio una definizione suprema: “Questi è il Figlio
mio prediletto!”. E’ l’intronizzazione solenne del Cristo la cui persona è avvolta nella luce della
gloria divina. Importante nel linguaggio simbolico usato dalla Bibbia è la veste “ splendente e
bianchissima”. Il bianco è il colore di Dio, appartiene all’area divina, tanto è vero che anche
l’Apocalisse presenterà gli eletti in paradiso rivestiti di candide vesti, perché partecipi della
comunione con Dio. Inoltre Mosé ed Elia, cioè la legge e la profezia, sono ora convocati attorno al
“Figlio prediletto”, quasi come alla meta della loro speranza.
Alla Pasqua passando dal Venerdì santo
Le due rivelazioni,quella di Abramo e quella gloriosa del Cristo, hanno un filo conduttore che le
raccorda tra loro riassunto dalle parole di Pietro: “Maestro, è bello per noi stare qui…” L’apostolo
vorrebbe subito essere nella gioia e nella pace di Pasqua, cancellando la Quaresima con la passione
e la morte del Venerdì santo. Pietro rappresenta tutti noi quando non volgiamo la croce, quando
vogliamo solo il Tabor e non il Calvario. Come Abramo dobbiamo invece percorrere la valle
oscura della prova; come Cristo dobbiamo prendere la nostra croce quotidiana e seguirlo nella
umiliazione per giungere con lui alla gloria. Gli antichi credevano che la perla fosse frutto di una
malattia dell’ostrica, più preziosa quanto più grave fosse il morbo. Sì, la bellezza più pura nasce
spesso dal dolore più profondo.
Preghiamo. Abramo attese e vide il tuo giorno, Signore, e ne gioì. Fa partecipare anche noi a
questa gioia fino a cantare l’immenso canto d’amore al Padre, che per noi ha sacrificato, te, suo
diletto Unigenito! Amen.
Camilla Vitali, Missionaria del Cuore di Gesù