Nacque circa il 454 ad Atene nel demo di Alimunte da Oloro

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Nacque circa il 454 ad Atene nel demo di Alimunte da Oloro (discendente dell’omonimo re la cui figlia alla
fine del VI secolo sposò Milziade, padre di Cimone: perciò aveva territori in Tracia, zona ricca di miniere
d’oro che Cimone guadagnò ad Atene dopo la lotta con Taso nel 466-464)
La data di nascita è presa da Ammiano, che lo dice morto cinquantenne nel 403 circa, e dalla notizia secondo
cui Tucidide nel 424-423 fu stratego (e doveva avere almeno 30 anni!!!)
L’fissata al 431 va considerata un autoschediasmo, perché se fosse vera farebbe spostare la data di
nascita al 471!!!
Nel 424-423 ebbe il comando di una squadra di Taso nelle acque della Tracia. Fu sconfitto ad Anfipoli da
Brasida > fu esiliato per volontà di Cleone (da allora odiato da Tucidide)
Dopo circa 20 anni tornò in patria, ma non si sa quando di preciso (406/404/403?)
Non si sa se morì di malattia o assassinato né se in Tracia o ad Atene o in viaggio
Forse la data di morte è il 395 circa (perché non accenna all’inizio della guerra corinzia e non conosce
l’eruzione dell’Etna)
la sua opera non aveva titolo né divisione: Senofonte possedeva certe “inedite carte tucididee” che poi
pubblicò come
> le edizioni tucididee circolavano senza la parte finale, negli attuali 8 libri che narrano le vicende belliche dal
431 al 411
gli anni dal 411 al 404 furono elaborati da Senofonte nei cosiddetti  in base a quegli appunti
che si trovava ad avere: ma nella tradizione confluirono nelle “Elleniche” di Senofonte!!!
La spia di ciò è nel II proemio (V, 26) ove si dice che i fatti arrivano “fino alla resa di Atene (404)”
L’UNITà dell’opera è garantita dalla numerazione progressiva degli anni: ma Tucidide non ebbe una visione
“unitaria” della guerra, così come a tutti gli sembrarono esserci 3 guerre distinte!!!
> come compose l’opera?
QUESTIONE TUCIDIDEA: ci sono 3 ipotesi:
analitici: Tucidide scrisse durante la guerra episodio per episodio
unitari: Tucidide scrisse alla fine della guerra, dopo la conclusione dei fatti, avendo chiaro il corso della guerra
Tucidide scrisse dopo la guerra, rielaborando appunti non rivisti: la dimostrazione è nella cronologia
dei libri:
II, III, IV
Narrano la guerra archidamica: scritti dopo la pace di Nicia, rivedendo appunti presi. Tucidide
pensava che la guerra fosse finita
VIII
Narra il 411 fino alla battaglia di Cinosssema. È in abbozzo. Scritto nel 410-409 perché nel 411 ci fu
la rivoluzione ad Atene che lo spinse a scriverla perché lo impressionò. Non c’è visione chiara dei fatti. > fu scritto in re
VI, VII
Narrano la spedizione in Sicilia. Scritti tra 408 e 405 (perché c’è Gela e viene condannato
l’imperialismo ateniese). C’è maturità politica dei fatti, che sono analizzati bene, forse con 2 o 3 anni di lavoro. Furono
scritti per collegare la spedizione in Sicilia al libro VIII, già scritto poco prima. Ma per lui si trattava sempre di 2 guerre
distinte!!!
V
Narra il discorso dei Melii. Scritto dopo la spedizione in Sicilia, quando Tucidide capisce che la
guerra era una sola > vuole unire questa seconda parte alla guerra archidamica. Infatti nell’orazione di Ermocrate a Gela
nel 427 viene preannunciata la seconda spedizione in Sicilia, che quindi doveva già essere avvenuta!!!
I
Contiene: Archeologia e Pentecontetia
Ultimo libro scritto da Tucidide, che ormai ha
capito che la causa di tutta la guerra era stato l’imperialismo ateniese > ne ricerca l’origine
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La Pentacontetia è la paret più estranea al racconto, ma nel primo libro ci sono molti altri excursus, alla
maniera erodotea: forse proprio con l’intenzione di continuare Erodoto, che si era fermato proprio al 478.
Tratta infatti le vicende dal 478 al 431
L’Archeologia ripercorre tutto l’arco della storia greca per concludere che tutte le cose del passato erano state
poca cosa rispetto alla guerra presente. È segno del trapasso da una storia del passato alla storia del presente,
ove dare le motivazioni dei fatti
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C’è spazio anche per una critica ad Omero: Tucidide dice che era portato ad enfatizzare la grandezza, a non
essere obiettivo e razionale, e ne critica l’enfatico catalogo delle navi
Non tratta solo fatti meravigliosi !!! (diversamente da Erodoto). Critica anche i logografi, che miravano al
diletto dell’uditorio
Lo storico deve indagare la verità, ragionando (diversamente da Erodoto) sulla tradizione e studiando le
testimonianze
La storia ha scopo pratico (diversamente da Erodoto ed Ecateo): influsso sofistico. Infatti crede nella
ripetitività della storia > utile ad agire bene!!!
La  talora interviene, ma non è determinante (diversamente da Erodoto)
Il fenomeno religioso è trattato con apatia, ma non per questo egli è razionalista pregiudicato (es. dialogo dei
Melii) o politico spregiudicato, un Machiavelli ante litteram, perché nel dialogo dei Melii parteggia per questi,
nel racconto della peste di Atene si addolora per le conseguenze della guerra
I DISCORSI sono circa 40. Che valore hanno? Per alcuni sono espressione di una fase non matura, perché
nell’VIII libro, l’ultimo scritto, non ce ne sono. Per altri sono usati da Tucidide quando si accorge che non si
può ritrarre oggettivamente tutto ciò che è successo > espressione di una mentalità matura e razionale > 2
momenti: 1) illusione di poter essere fededegno; 2) uso dei discorsi
Il protagonista è l’uomo, non il mito né la religione. È visto come , tralasciando i fatti privati
Tucidide non è maestro di storia obiettiva perché nei discorsi fornisce il suo pensiero, non le cose dette
realmente dai protagonisti!!!
Erodoto si perde nel racconto, Tucidide è conciso
Erodoto ha gioia per il racconto in sé e disinteresse per i fatti narrati. Tucidide ha interesse appassionato epr
ciò che narra
COMPOSIZIONE DELL’OPERA:
i libri II, III, IV sono i più antichi (esclusi i discorsi, aggiunti dopo) perché sono una cronaca, forse
basata su appunti intensissimi, certo a livello erodoteo, senza ricerca delle cause recondite.
Poi Tucidide lascia questa parte senza revisione e comincia a narrare la spedizione in Sicilia (libri
VI,VII), i libri migliori. Ma le pensava ancora come due opere distinte.
Poi capì che erano 2 momenti di un’unica guerra > unì le 2 opere con il libro V, il peggiore perché
Tucidide aveva preso pochi appunti tra 421 e 415, essendo impegnato a finire la narrazione della
guerra archidamica e per niente interessato a parlare dei fatti seguenti la pace di Nicia (421). Infatti ci
sono discordanze e ripetizioni, tanto che si pensò che fosse stato scritto per primo, quando Tucidide
non aveva ancora capacità espositive elevate (no! Perché tratta della  nel discorso dei Melii)
Libro I: ultimo scritto, quando Tucidide aveva capito l’unità della guerra ed anche che Corcira e
Potidea erano state “cause contingenti” () , mentre l’ era stato l’affermarsi
dell’imperialsimo ateniese > ora lo voleva spiegare con la pentacontetia. Poi voleva vedere anche le
cause più remote della crescita di Atene, componendo così l’Archeologia
o Secondo alcuni Tucidide fu l’apologista dell’imperialismo ateniese: no, perché quando sperimentò quello
spartano lodò quello ateniese, ma prima lo riteneva causa belli!!!
o Non sempre è obiettivo: Pericle è isoleggiato, Cleone condannato per motivi personali
o Libro VIII: rimasto in abbozzo. Ma ci sono molti errori > alcuni pensarono che non fosse suo, ma della
figlia o di Senofonte stesso!!!
o C’è identità di approccio tra indagine medica e storica: in entrambi si danno i “sintomi in base ai quali uno
possa, se ritorna, riconoscere” il fatto. Infatti nel Proemio (I,22) dice: “Quando i fatti stiano per
verificarsi uguali o simili…”
o CONCEZIONE DELL’OPERA PERENNE per formare un buon politico. Miglior
governo era per lui quello pericleo, del “primo cittadino”,cioè quello oligarchico- moderato: infatti elogia
il governo dei 5000 come “ di molti e di pochi”
o Legge dominante è quella dell’utilità, la legge del più forte, necessaria legge di natura (cfr. discorso dei
Melii)