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Le cause della guerra del Peloponneso (Tucidide, La guerra del Peloponneso)
Tra gli eventi più significativi del passato va annoverata in primo luogo la guerra contro i Medi; essa tuttavia ebbe assai
rapido corso, e fu risolta sostanzialmente da due battaglie di mare e due sulla terraferma 1. Questa guerra invece durò
molto a lungo, e in tutto il mondo greco produsse sofferenze inaudite, che non ebbero l'eguale in un analogo arco di
tempo. Mai infatti in passato un così grande numero di città furono conquistate e distrutte per opera dei barbari, ora a
causa di lotte intestine (ve ne furono alcune che dopo essere state conquistate mutarono addirittura completamente i loro
abitanti), né mai vi furono tanti esilii e tante morti, provocati e dalla guerra e dalle lotte interne.
Persino ciò che in passato si usava raccontare a voce, ma che si era realmente verificato solamente in casi assai rari, ora
divenne assolutamente credibile: terremoti di incredibile violenza colpirono ampie regioni della terra, le eclissi d i Sole si
fecero più frequenti che in passato, mentre gravi periodi di siccità causarono carestie e, soprattutto, il male che tanti
danni e tante morti procurò ad Atene, la peste; tutte queste cose si abbatterono contemporaneamente su di noi assieme
alla guerra.
Ad essa diedero inizio Ateniesi e Peloponnesi', dopo aver rotto la tregua dei trent'anni che era stata conclusa dopo la
conquista dell'Eubea. Alla narrazione del conflitto ho inoltre voluto premettere un'analisi delle cause e dei motivi di
contrasto che portarono a tale perché in futuro non si debba andare a ricercare perché mai sia esploso un simile conflitto
tra i Greci.
Il motivo più vero, anche se mai dichiarato apertamente, fu a mio parere la crescente potenza degli Ateniesi e il timore
che essa incuteva agli Spartani: ciò li spinse allo scontro,
1
Salamina (480 a.C.) e capo Micale (479 a.C.) sul mare, Maratona (490 a.C.) e Platea (479 a. C.) sulla terra.
LAVORIAMO SULLA FONTE
1. A quali guerre del passato l'autore fa riferimento? Perché, a tuo avviso?
2. Qual è, secondo Tucidide, la vera causa del lungo conflitto tra Atene e Sparta? Sottolinea la risposta nel testo.
3. Tucidide traccia un quadro drammatico della Grecia negli anni che precedono la guerra del Peloponneso. Da quali
particolari si coglie l'eccezionalità del momento? Individuali nel testo.
4. Sottolinea e commenta il punto o i punti da cui si può cogliere il nuovo metodo storico attuato dall'autore.
Le conseguenze della peste di Atene (Tucidide, La guerra del Pelponneso)
A peggiorare ancor più la loro situazione era, oltre alla malattia, anche il massiccio afflusso di popolazione dalle
campagne alla città; naturalmente i primi a soffrirne erano proprio i nuovi arrivati. Per loro infatti non c'erano abitazioni,
ed erano perciò costretti a vivere in baracche che la stagione estiva rendeva soffocanti. L'epidemia in simili condizioni
dilagava incontrollabile: i cadaveri rimanevano a giacere ammucchiati l'uno sull'altro, mentre quanti ancora erano in vita
si aggiravano per le strade e le fontane mezzi morti di sete.
I santuari nei quali erano accampati rigurgitavano dei cadaveri di quanti vi erano deceduti (nessuno infatti se ne
occupava), giacché la recrudescenza del male aveva portato la gente, mai priva di speranza, a trascurare nel modo più
assoluto ogni dovere e scrupolo religioso. Venne stravolto ogni uso e costume osservato in precedenza in merito alla
sepoltura dei cadaveri, e seppellivano ciascuno come capitava. Vi fu chi fece ricorso a mezzi addirittura vergognosi, a
causa della mancanza degli strumenti necessari prodotta dal numero incalcolabile di morti che li aveva preceduti:
cercavano così di prevenire chi erigeva un rogo funebre per i suoi defunti, alcuni ponendovi sopra il proprio morto e
appiccandovi subito il fuoco, altri invece dileguandosi dopo avere gettato il cadavere che avevano con sé sopra quello di
un altro che già bruciava.
Ma anche in altri aspetti della vita il male produsse violazioni sistematiche della legge. Con più facilità, per esempio, la
gente trovava il coraggio di osare, per il proprio piacere, cose dalle quali prima si sarebbe ben guardata; e questo
avveniva perché osservavano di continuo repentini mutamenti tra quanti, ricchi e felici, morivano all'improvviso e quanti
invece, prima poveri in canna, a un tratto si trovavano a possedere le ricchezze dei primi. Finivano così per apprezzare
solamente il godimento immediato, giacché ai loro occhi vita e denaro apparivano beni altrettanto effimeri. Né alcuno
appariva più disposto a sacrificarsi in nome di ciò che era considerato nobile e bello, poiché nessuno aveva la certezza di
poterlo conseguire prima della morte; bello era considerato ormai solamente il piacere, ed utile solo ciò che permetteva
di goderne. Né timore degli dei, né legge degli uomini poteva trattenerli; da una parte infatti l'essere religiosi o il non
esserlo finiva per avere ai loro occhi lo stesso identico valore, giacché vedevano morire la gente senza distinzione
alcuna; dall'altra parte nessuno pensava di vivere tanto a lungo da essere chiamato a rispondere di eventuali misfatti, ed
anzi credevano che la peggiore sentenza che potesse colpirli era in pratica stata pronunciata, e dunque prima della sua
esecuzione era naturale godersi quel che rimaneva da vivere.
LA VORIAMO SULLA FONTE
1. La peste di Atene, secondo il parere di Tucidide, non fu semplicemente opera di un destino inevitabile: quali
responsabilità umane e politiche sono evidenziate dallo storico?
2. Tucidide si sofferma, in particolare, sul mutato atteggiamento dei cittadini ateniesi nei confronti del tradizionale culto
dei morti. Cosa avviene?
3. Più in generale, il pensiero della morte imminente e ineluttabile scatena in città i peggiori istinti. Quali in particolare?
4. «Credevano che la peggiore sentenza che potesse colpirli era già in pratica già stata pronunciata»: ritrova questa frase
nel testo e spiegala con le tue parole.
5. Quali conseguenze poteva causare la pestilenza, secondo te, sulla guerra in corso?