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07-03-2010
IL SOLE 24 ORE
DOMENICA
CLASSICI
A lezione dai maestri
Leggi Tucidide primo revisionista
Donald Kagan rivisita il grande storico che ha raccontato la guerra tra Atene e Sparta, le antiche e inevitabili
dinamiche dell'imperialismo, i fallimenti di un sistema democratico
Alessandro De Nicola
di Alessandro De Nicola
«Quanto ai fatti... non ritenni di doverli scrivere attingendo al primo capitato, né "come a me pareva" ma vagliando il
più possibile scrupolosamente sia gli eventi di cui ero stato direttamente testimone sia quelli che apprendevo da altri».
È nel primo libro della sua Guerra del Peloponneso che il grande storico ateniese Tucidide (probabilmente il più
grande di tutti i tempi) dichiara il suo intento, vale a dire fondare la storiografia obiettiva e basata sull'accurata ricerca
dei fatti (non, ad esempio, su qualche estemporaneo intervento delle divinità, come il suo predecessore Erodoto ogni
tanto indugiava a credere). E perché non ci fossero dubbi nel lettore che si stava accingendo a leggere qualcosa di
unico e memorabile, Tucidide continua affermando che il suo libro sarà «utile a quanti vorranno vedere con precisione
i fatti passati e orientarsi un domani di fronte agli eventi, quando stiano per verificarsi, uguali o simili, in ragione della
natura umana. Ciò che ho composto è un'acquisizione perenne, non un pezzo di bravura mirante al successo
immediato».
Non si può dire che Tucidide non sia stato un buon profeta del destino che avrebbe incontrato la sua opera. Essa è
stata per 2.400 anni studiata, interpretata, tradotta, citata da milioni e milioni di lettori che ne hanno ammirato la
limpidezza, l'intelligenza, lo stile e hanno elevato il suo autore a un maestro non solo di storia ma di politica. E non c'è
dubbio che uno dei più rinomati studiosi di Tucidide di sempre sia Donald Kagan, professore emerito dell'Università di
Yale, autore di numerosi studi sulla Grecia del V secolo avanti Cristo e in particolare della monumentale The
Peloponnesian War, opera in quattro volumi che in molti sono stati tentati di definire come il testo che ha messo una
parola definitiva su quanto accadde tra il 431 e il 404 avanti Cristo.
Fortunatamente l'ingegno umano, per quanto non illimitato, è capace di creare sempre nuove ipotesi e stimoli e così
Kagan, uno dei fari intellettuali dei neoconservatori in America, ha scritto il saggio Thucydides. The reinvention of
history nel quale il suo eroe viene analizzato e definito come il primo storico "revisionista". Nel linguaggio comune gli
storici revisionisti sono definiti quelli che mettono in dubbio l'interpretazione storica di alcuni eventi generalmente
accettata. Revisionisti sono coloro i quali hanno messo in discussione il fatto che le politiche di Roosevelt fecero
uscire l'America dalla Grande depressione o che hanno esaminato senza particolare benevolenza la resistenza in
Italia. Tucidide, che non aveva una Storia Ufficiale da confutare, ha interpretato gli eventi della guerra del
Peloponneso in modo diverso da come lo avevano fatto i suoi contemporanei. Era un uomo del suo tempo, insomma,
che non potè comprimere i suoi ideali, convinzioni e pregiudizi nel recinto della razionalità pura.
Il nocciolo della visione tucididea è il seguente: la guerra tra Atene e Sparta era inevitabile perché l'imperialismo della
prima non avrebbe potuto essere sopportato indefinitamente dalla seconda. Tuttavia, Atene, nonostante la sua forza e
la sua grandezza, era destinata a fallire a causa del suo sistema politico democratico. La democrazia diretta era in
grado di funzionare solo quando la polis aveva la fortuna di essere guidata da un leader carismatico, colto, intelligente
e disinteressato come lo era stato Pericle. Morto lui, il sistema politico era rimasto ostaggio di demagoghi spericolati e
cinici come Cleone e Alcibiade che assecondavano gli istinti peggiori del demos e inevitabilmente riuscivano ad avere
la meglio su politici moderati come Nicia, il generale-pacifista.
Intendiamoci, Tucidide non era un determinista storico. Per lui le azioni umane, la personalità degli individui e la Tiche,
il caso, contano eccome. Lo storico però vede come sono disposti i pezzi sulla scacchiera e traccia la linea logica tra
la mossa iniziale e l'esito finale e, confidando sul fatto che l'animo e le propensioni degli uomini non mutano col
passare del tempo, consegna ai lettori uno strumento utile su come orientarsi per il futuro. «Ciò che ho composto è
un'acquisizione perenne», appunto.
Vediamo come Tucidide interpreta, ad esempio, la strategia di Pericle il quale all'inizio delle ostilità pensò di
rinchiudersi dentro le grandi mura della città, lasciando campo libero ai Lacedemoni di distruggere le coltivazioni e le
proprietà in Attica durante il periodo estivo. Nel frattempo, grazie al predominio sul mare, l'impero ateniese avrebbe
disturbato Sparta con continui attacchi mordi e fuggi, fiaccandone la resistenza e facendo leva sulla fazione meno
bellicista all'interno della città dorica. Le grandi risorse finanziarie di Atene, secondo l'iniziale strategia, avrebbero
assicurato che nel lungo periodo essa avrebbe prevalso. Quando, morto Pericle, anch'egli vittima della grande
pestilenza che infiacchì la città, i nuovi leader si lanciarono in un conduzione più aggressiva della guerra, posero le
basi per la sconfitta finale.
L'evidenza storica non ci dice questo però. Al terzo anno di guerra, quando venne a mancare Pericle, le risorse
finanziarie stavano per esaurirsi, l'ammassarsi della popolazione dentro le mura aggravava gli effetti della peste e per
quanto la strategia del leader fosse intelligente in astratto si stava rivelando fallimentare in concreto ed era
vivacemente contestata dai suoi concittadini. Grazie a una buona dose di fortuna fu proprio l'odiato Cleone che con
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un'azione temeraria inflisse un rovescio umiliante agli Spartani nell'isola di Pilo togliendo gli ateniesi dall'impasse. La
sconfitta finale arrivò solo 25 anni più tardi grazie alla disastrosa spedizione in Sicilia nella quale perì la migliore
gioventù ateniese sotto la guida incerta di Nicia, unico politico cui il sommo storico dedica parole di commosso elogio,
proprio per mistificarne l'inettitudine nel corso della grande, tragica avventura in Trinacria.
Il genio di Tucidide, però, si rivela anche quando i suoi giudizi non sono spassionati come lui pretende né,
probabilmente, azzeccati. Da dove però può ricavare lo storico moderno gran parte dei fatti e degli argomenti
necessari per controbattere alle tesi tucididee? Nell'opera stessa dell'eminente storico, fedele comunque alla sua
missione di narrare «vagliando il più possibile scrupolosamente gli eventi» e raccontando quelli significativi. Parte di
questa grandezza è ereditata da Donald Kagan, il quale ha scritto un libro che si legge come un romanzo giallo, in cui
la passione per quell'epoca irripetibile e felice dell'avventura umana ne fa trattare i protagonisti come dei
contemporanei e che riesce anche a impartire lezioni di metodo storico ai lettori di oggi. Un libro notevole, insomma.
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Donald Kagan, «Thucydides. The reinvention of History», Viking, New York, pagg. 258, $ 26,95.
Collana del Sole 24 Ore
In uscita Ovidio
Sarà in edicola a partire da giovedì 11 marzo il quarto volume della collana «Grandi classici greci e latini» del Sole 24
Ore, dedicato alle Metamorfosi di Ovidio, al costo di 7,99 euro oltre il costo del quotidiano.
Il libro, con testo latino a fronte, è proposto con un'introduzione di Gianpiero Rosati, nella traduzione di Giovanna
Faranda Villa e con le note di Rossella Corti.
A seguire, il piano dell'opera prevede l'uscita delle Lettere a Lucilio di Seneca (18 marzo), Della natura delle cose di
Lucrezio (25 marzo), dell'Anabasi di Senofonte (1 aprile) e dell'Asino d'oro di Apuleio (8 aprile). La collana prosegue
tutti i giovedì fino al 20 maggio.
Foto:
L'erma. Pericle in una copia romana, custodita al Museo Pio Clementino in Vaticano
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