ECONOMIA POLITICA LA TEORIA DELLA DOMANDA: LE IPOTESI DI BASE L'UTILITA': è la capacità del bene di soddisfare un bisogno. Dal punto di vista economico, l'utilità è soggettiva, perchè varia da soggetto a soggetto; può variare nel corso del tempo anche in relazione allo stesso soggetto; non ha riferimenti di tipo morale. Il bisogno è uno stato di insoddisfazione e/o privazione, accompagnato dal desiderio o dalla necessità di sodisfarlo. Utilità iniziale, totale e marginale > per soddisfare un bisogno occorre consumare la quantità di bene necessaria per giungere ad un punto di sazietà (osssia al pieno soddisfacimento del bisogno); l'utilità iniziale è l'utilità che il soggetto trae dal consumo della prima unità di bene; mano mano che aumenta il consumo del bene, aumenta la soddisfazione totale del consumatore, ossia aumenta la sua utilità totale > quest'ultima può essere definita come la somma delle utilità di ciascuna unità di bene consumata; superato il punto di sazietà, se si consumano ulteriori quantità del bene, si arriva ad uno stato di malessere, di disutilità. La relazione tra la quantità consumata di un bene e l'utilità che ne possiamo ricavare è rappresentata tramite il grafico a pag. 97. L'utilità marginale del bene è l'utilità che il soggetto riceve da ogni singola porzione aggiuntiva consumata di un bene. Secondo il principio dell'utilità marginale decrescente: l'utilità marginale di un bene diminuisce all'aumentare della quantità consumata. La funzione dell'utilità marginale è rappresentata nel grafico a pag. 98. Confrontiamo l'utilità totale e l'utilità marginale: l'utilità totale coincide con il grado di benessere che il consumatore riceve dall'uso del prodotto nel suo insieme; l'utilità totale è costituita dalla somma dell'utilità che si ricava da ogni singola porzione ossia dall'utilità marginale. Se sto bevendo una bottiglia d'acqua, l'utilità dell'intera bottiglia è data dalla somma delle utilità di ogni singolo sorso. Al crescere del numero delle sorsate, l'utilità marginale (cioè l'utilità di ogni singolo sorso) è via via minore > nel punto in cui l'utilità totale raggiunge il massimo livello, l'utilità marginale si annulla perchè il consumatore ha raggiunto la sazietà. Ogni ulteriore sorsata porta disgusto > l'utilità totale decresce e l'utilità marginale è negativa. L'UTILITA' MARGINALE PONDERATA – LE SCELTE DEL CONSUMATORE > l'acquisto di un bene genera utilità per il consumatore ma, allo stesso tempo, gli impone un sacrificio derivante dall'esborso monetario del prezzo; pertanto il consumatore, prima di procedere all'acquisto di una unità aggiuntiva del bene, deve compiere un analisi su costi e benefici tenendo conto anche del fatto che la sua decisione di acquisto ridurrebbe la sua disponibilità monetaria per acquistare altri tipi di beni di cui ha bisogno. Per risolvere il problema, il consumatore deve procedere alla valutazione dell'utilità marginale ponderata che è data dal rapporto tra l'utilità marginale dell'unità aggiuntiva del bene e il prezzo da pagare per realizzare l'acquisto; come l'utilità marginale, anche l'utilità marginale ponderata decresce mano a mano che si acquistano dosi aggiuntive del bene (tenendo per ipotesi costante il prezzo del bene). Dunque, il consumatore razionale deve sempre acquistare, tra i beni di cui necessita, quello che ha la più alta utilità marginale ponderata ossia il miglior rapporto beneficio – costo. Nel caso, più realistico, in cui i beni vengano venduti a prezzi diversi, il consumatore acquisterà i diversi beni in modo da rendere uguali le rispettive utilità marginali ponderate. In conclusione, è possibile determinare quali beni e in che quantità saranno acquistati conoscendo: i gusti del consumatore; l'ammontare del suo reddito; i prezzi dei beni. Possiamo, poi, affermare che il comportamento del consumatore è orientato a raggiungere il massimo grado di soddisfazione, considerato il livello del reddito disponibile; inoltre, il prezzo che egli è disposto a pagare dipende dall'utilità marginale che può ricavare dal bene; dunque, il prezzo è indice dell'utilità che il consumatore attribuisce al bene. LA FUNZIONE DI DOMANDA > indica la relazione inversa che lega la quantità domandata al prezzo. Abbiamo già compreso che il prezzo di un bene è sicuramente un fattore importante nel determinare la domanda di un bene > se il prezzo del bene aumenta, aumenta il sacrificio monetario degli acquirenti e le quantità domandate sono ridotte; viceversa, se il prezzo del bene diminuisce, diminuendo il sacrificio monetario da sostenere, aumenta la sua domanda. E' questa la legge delle domanda per cui la domanda di un bene si muove in senso opposto alle variazioni del prezzo. La funzione della domanda di un bene – grafico p. 104. “La domanda rappresenta quanto un consumatore è disposto ad acquistare ad un prezzo determinato” (A. Cournot). “Un mercato non è mai del tutto isolato. Se sale il prezzo del vino, il consumatore si rivolge alla birra. Se il prezzo delle pere aumenta, la casalinga compra le mele. Se il prezzo dei televisori diminuisce, i clienti disertano il cinema”. Dunque, la domanda di un bene fa riferimento (in termini di prezzo) al prezzo del bene in questione; al prezzo del bene succedaneo; al prezzo del bene complementare. LA TEORIA DELLA DOMANDA: APPROFONDIMENTI L'ELASTICITA' DELLA CURVA DI DOMANDA > la relazione tra prezzo e quantità domandata non è uguale per ogni bene: quando i beni sono di prima necessità, le persone sono disposte ad acquistarli nonostante aumenti significativi del prezzo; quando i beni sono secondari, un aumento del prezzo ne diminuisce la quantità domandata in misura anche rilevante. Per misurare il rapporto esistente tra la variazione della quantità domandata di un bene e quella del suo prezzo, gli economisti utilizzano una misura che si chiama elasticità. Elasticità della curva di domanda – grafici pag. 110. Normalmente, i beni che soddisfano bisogni primari sono beni a domanda rigida rispetto al prezzo perchè sono bisogni che devono essere soddisfatti in ogni caso (si pensi alla domanda di medicinali per chi versa in un cattivo stato di salute); al contrario, i beni che soddisfano bisogni secondari sono normalmente a domanda elastica rispetto al loro prezzo perchè il loro utilizzo non costituisce una necessità (si pensi alla domanda di servizi turistici). L'elasticità della domanda, che è espressa con valori percentuali, ha un valore pratico notevole > per il produttore del bene è essenziale sapere se il bene prodotto è un bene a domanda elastica o a domanda rigida per sapere come reagirà la domanda alla variazione del prezzo. GLI SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA > effetti delle variazioni del reddito e dei gusti. Sappiamo che la quantità di beni che i consumatori desiderano consumare non dipende solo dal prezzo ma anche da fattori quali le preferenze individuali e il reddito; possiamo, dunque, affermare che una variazione del reddito o dei gusti del consumatore determinano spostamenti della curva di domanda nel piano. Così, se il reddito del consumatore cresce o se i suoi gusti lo portano ad apprezzare di più un certo prodotto, egli sarà disposto ad acquistarne quantità maggiori anche se il prezzo rimane invariato. Viceversa, una riduzione del reddito o un calo di interesse verso lo stesso prodotto provocano uno spostamento della curva di domanda verso sinistra: fermi restando i prezzi, il consumatore acquisterà una minore quantità del bene. Spostamenti della curva di domanda – grafico pag. 113 TIPI DI DOMANDA > la domanda di un bene, se riferita ad un singolo individuo, si definisce domanda individuale; la somma delle quantità di un determinato bene domandate dai singoli individui dà la domanda di mercato (globale) del bene. Questi due titpi di domanda non vanno confusi con la domanda aggregata che è la somma della domanda di tutti i beni e servizi nazionali. IN PARTICOLARE, LA RELAZIONE REDDITO-CONSUMO > le variazioni del reddito non producono gli stessi effetti su tutti i tipi di beni: beni normali > es. gli alimenti o l'abbigliamento > all'aumentare del reddito, il consumo subisce incrementi modesti fino a stabilizzarsi su valori soddisfacenti per il consumatore; beni di lusso > all'aumentare del reddito, il consumo cresce in misura più che proporzionale perchè il consumatore può permettersi spese che non gli erano consentite con un reddito più modesto; beni inferiori > il loro consumo decresce al crescere del reddito; si tratta dei prodotti di qualità scadente che il consumatore, il quale dispone di un reddito più elevato, tende a sostituire con altri di qualità migliore. Analizzati da unaltro punto di vista, si tratta di beni la cui domanda è scarsa in periodi di benessere economico ma tende a crescere in periodi di crisi. Questo fenomeno è stato definito “paradosso di Giffen, dal nome dell'economista Robert Giffen (1837 – 1910) che rilevò il fenomeno in questione. Sono un bene di Giffen le patate durante la carestia irlandese del 1845; lo sono il riso o gli spaghetti in alcune parti della Cina odierna. REDDITO, CONSUMO E STRUTTURA PRODUTTIVA DEL PAESE > la relazione esistente tra reddito e consumo fornisce spunti per la riflessione sulla struttura economica del Paese; infatti, nelle società povere è elevaro il consumo dei beni inferiori (prodotti agricoli, in particolare cereali) mentre nelle società ricche la maggior parte del reddito è spesa per i beni normali o di lusso e, quindi, il settore dell'agricoltura ha un ruolo poco importante. La relazione tra il livello del reddito e la spesa per i generi alimentari è stata studiata per la prima volta nel 1857 da E. Engel; lo studioso di statistica giunse a formulare una legge, nota con il suo nome, che si può così riassumere: al variare del reddito variano anche il livello e la composizione della spesa; più povera è una famiglia, maggiore sarà la proporzione della sua spesa totale che deve essere destinata all'acquisto di generi alimentari; mentre più ricca è una nazione, più piccola sarà la proporzione di generi alimentari nella spesa totale. GLI ALTRI BENI PRESENTI SUL MERCATO > le variazioni del prezzo di un prodotto possono spingere il consumatore a modificare le decisioni di spesa relative ad un altro prodotto Ipotizziamo che il prezzo del burro subisca un notevole aumento, molti consumatori lo sostituiranno con la margarina: i due prodotti sono succedanei e la variazione del prezzo del burro ha provocato una variazione delle stesso segno nella vendita della margarina. Pensiamo, invece, al caso in cui aumenti il prezzo dei motorini e ne diminuisca la vendita; questa circostanza porterà ad un calo anche nelle vendite dei caschi: i due beni sono complementari e la variazione del prezzo del motorino produce una variazione di segno opposto nella vendita dei caschi.