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Il Cardinale Crescenzio Sepe, nuovo Arcivescovo di Napoli
Il miracolo della continuità
+ Vincenzo Pelvi – Vescovo Ausiliare
Nella successione apostolica, sia per la Chiesa universale che per
ciascuna Chiesa particolare, è certo che ogni anello, papa o vescovo, ha
la sua importanza a prescindere da quanto accade, si compie e si
realizza durante il loro pontificato o episcopato. Il primo valore è senza
dubbio la continuità: la Chiesa dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo, Cristo
da Dio.
Ma è vero anche che, quando in un pontificato o episcopato si
celebra un Concilio, un Sinodo o un Giubileo, quel pontificato o
episcopato incide più fortemente nel tessuto della vitalità ecclesiale,
generando rinnovamento e determinando un futuro ricco di speranze.
E’ il caso del ministero episcopale del Cardinale Corrado Ursi,
protagonista convinto del Vaticano II, del Cardinale Michele Giordano,
realizzatore fedele del XXX Sinodo diocesano, del Cardinale Crescenzio
Sepe, animatore instancabile del grande Giubileo del 2000. Tre Pastori
che, con la propria personalità e la loro irripetibile sensibilità, hanno
detto il si generoso al medesimo ministero di amore, che trova
nutrimento e sostegno nella carità di Dio.
Tutto questo è significativo, perché segno dell’unità nella diversità e
miracolo di novità nella continuità, per la Chiesa di Napoli, alla cui guida
il Santo Padre si è degnato nominare il Cardinale Sepe, finora Prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli.
La nomina del nuovo Pastore rimane il segno solenne e irrevocabile
dell’intervento personale del Signore nel cammino storico della Diocesi
partenopea. Un evento “misterico” da accogliere come grazia
specialissima che rafforza la fede nella continuità alla bimillenaria
tradizione della Chiesa. Napoli, che non ha mai conosciuto lacerazioni e
distacchi dalla Sede di Pietro, ancora una volta desidera dare voce al
sentimento di vivissima gratitudine al Signore per la paterna tenerezza
che Benedetto XVI continua a rivolgere alla nostra Diocesi.
La Cattedra episcopale, infatti, non è inventata dagli uomini, ma è
garantita dalla successione apostolica. Ogni vescovo manifesta e
richiama una realtà che gli occhi non vedono e le mani non toccano:
quella potestà divina di cui l’umanità ha bisogno per guardare con fiducia
al suo futuro. Si, perché nel vescovo si incontrano e si fondono due
elementi soprannaturali. L’uno, apostolico, che attraverso il ponte della
successione ininterrotta, lo collega agli Apostoli; l’altro, pneumatologico,
che collega il vescovo a Cristo, che ha inviato e opera mediante lo Spirito
Santo.
Solo alla scuola della Chiesa apostolica, perciò, si può camminare
insieme – Pastore e gregge – per condurre gli uomini fuori dal deserto
della povertà, della solitudine, dell’oscurità di Dio, dello svuotamento
delle anime. La vera fede, nella sua pienezza, diventa, così, la sfida non
solo per il cattolicesimo ma per tutto il cristianesimo. Fuori di tale
orizzonte, ogni nomina ad un servizio ecclesiale può avere tutti i
significati possibili, i più bizzarri e impropri.
Chi ascolta voi ascolta me: il vescovo è inviato a portare le parole
di Cristo, a ripetere i Suoi gesti, a recare la salvezza che è la Sua
persona. Di qui la missionarietà della Chiesa di Napoli da decifrare
sempre più nella luce del grande faro che è il Vaticano II, il XXX Sinodo e
il grande Giubileo.
Questa Chiesa rimane a Napoli, dono di Dio e grazia dello Spirito. I
suoi Pastori non sono che espressioni viventi e operanti di Cristo. Le
espressioni, varie e mutevoli, si avvicendano nel tempo, la realtà
espressa è permanente, immutabile, eterna. E noi, perciò, non
chiediamo una Chiesa secondo i nostri gusti, ma amiamo questa Chiesa
che il Signore continuamente edifica. La Chiesa è nostra non perché ce la
facciamo da noi stessi, ma solo perché ci è donata, solo perché in essa il
Risorto ci offre lo spazio concretamente storico in cui incontrarlo e fare
esperienza della fraternità creata dal vincolo dello Spirito.
Questa nostra bella Chiesa desideriamo servire, edificare, con tutta
la dedizione, con pazienza ed umiltà, cominciando e ricominciando ogni
giorno a parlare tra noi del “perché e del come” Gesù vuole e vede la
nostra Diocesi, consapevoli che ci è fatto obbligo di accettare la volontà
del Padre, ma, per fortuna, non ci è fatto obbligo di capire.
Napoli continuerà ad essere unita intimamente all’Arcivescovo
Giordano, oggi più di prima, con la gratitudine, l’ammirazione e la
preghiera. Un vescovo non è mai solo e giammai viene lasciato solo,
specialmente quando ha fatto veramente del bene a tutti, come padre,
fratello, maestro e amico.
Intanto, la Diocesi si dispone ad accogliere il suo nuovo Pastore,
con gioia e affetto sincero, invocando dal Signore la fedeltà a quel
legame sponsale, di cui parla Sant’Alfonso M. de’Liguori nelle Riflessioni
utili ai Vescovi: “Nelle ordinazioni dei Vescovi loro è consegnato l’anello,
acciocchè in portarlo abbiano continua la memoria, ch’eglino non sono
più suoi, ma sono delle Chiese loro spose, per essere loro fedeli in
assisterle sino alla morte”.
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