LETTERA AL VESCOVO
De Amicis e la ricostruzione
L’AQUILA. Alfonso De Amicis di Tempera scrive: «Due parole sui continui ammonimenti del vescovo
Molinari in materia di ricostruzione e sullo scibile umano. Il vescovo mi consentirà questa piccola
disgressione presa in prestito da una vecchia canzone di Luigi Tenco e che così recita: «Cara maestra, un
giorno mi insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali... Mio buon curato, dicevi che la chiesa è
la casa dei poveri, della povera gente. Però hai rivestito la tua chiesa di tende d’oro e marmi colorati. Come
può adesso un povero che entra sentirsi come fosse a casa sua?». Forse sarebbe il caso di porsi di fronte ai
problemi partendo da un concetto caro a padre Alex Zanotelli: L’Aquila e i Comuni a lei limitrofi sono fermi
così come dopo le 3,32 del 6 aprile. Ma di chi è la responsabilità? Ed è vero che alcuni ridevano quella
notte? Ed è vero che su questa città martoriata si sono sviluppati interessi politici economici-finanziariari e
criminali di primordine».