Ieri assemblea dei delegati. Modica: «Governo pronto a
modificarlo». Epifani: «Non si tocca»
Lavoro, la Cgil: «Giù le mani
dal testo unico sulla sicurezza»
Castalda Musacchio
«Il Testo unico sulla sicurezza? Non si può stravolgere né modificare». E'
in un'affolatissima assemblea che delegati e delegate Rls, Rsu, Rsa della
Cgil pronunciano quasi all'unisono parole inequivocabili. Lo ribadiscono
tutti: dagli edìli della Sicilia fino ai portuali di Genova, e ancora lo
confermano i rappresentanti dei tessili, dei metalmeccanici,
dell'agricoltura, delle telecomunicazioni, i bancari, in sostanza ogni settore
produttivo del Paese rappresentato dal principale organismo sindacale
confederale. Anche perché proprio per venerdì «il Consiglio dei ministri annuncia Paola Agnello Modica, segretaria confederale Cgil nella sua
relazione introduttiva - varerà in prima lettura il decreto correttivo del
Testo unico». C'è molto allarme. Sono ancora poche le fonti - aggiunge ma di certo si sa che «interverranno per ridurre le sanzioni ai datori di
lavoro (mentre si inaspriscono per migranti, autisti di automobili, ecc.) e
sull'art. 52 (Fondo per gli Rlst e per la bilateralità) e non avrebbero senso
i rinvii al 16 maggio se quei punti non fossero oggetto di modifica. Non è
azzardato supporre - dichiara ancora - che saranno tenute in grande
considerazione le ulteriori richieste dei datori di lavoro, per svuotare il
Testo unico e ridurre i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici». Quindi
«arrendersi ora alla sua attuazione - spiega - significa rompere concetti
sostanziali e democratici: la rappresentanza sindacale e la
contrattazione». E', del resto, questo lo slogan dell'assemblea dedicata
alla "salute e sicurezza nei luoghi di lavoro". «La crisi - ricorda Modica c'è. E sta mostrando tutti i suoi lati più oscuri, i limiti del modello neo
liberista: ingiustizia sociale, disastri ambientali a partire dai cambiamenti
climatici, una vera e propria "economia dello spreco", con profitti privati e
oneri collettivi, di cui uno particolarmente odioso è proprio la sofferenza e
il costo della mancata prevenzione nel lavoro: 3% annuo del Pil pari a ben
45,445 miliardi di euro (2005)».
E il Governo - sottolinea Guglielmo Epifani nel suo intervento conclusivo «non dà risposte, non produce un progetto economico di lungo termine
perché anche questo rientra in una logica precisa». Una logica che si svela
nella deregolamentazione e nella centralizzazione di alcuni settori. Così è,
per esempio, per la deregolamentazione del settore fiscale, così è per
quelle modifiche che si stanno preparando al Testo sulla sicurezza che
ricadranno sulle spalle dei lavoratori e dell'intera società. Così è - annota
Epifani - «in quel voluto e ricercato isolamento della Cgil».
Le richieste della Cgil sono stilate nero su bianco in un manifesto che si
invita ad appendere in tutti i luoghi di lavoro. Innanzitutto la prima: dare
piena attuazione al Testo unico con la costituzione di un comitato
istituzionale, con la presentazione dei decreti attuativi, con la
convocazione della commissione consultiva con le parti sociali; con l'avvio
delle procedure per le piccole e piccolissime imprese. E fare questo
proprio «per assicurare la rappresentanza di tutti quei lavoratori e
lavoratrici che ne sono prive». L'obiettivo? «Tutelare il lavoro - nota una
delle tante delegate, Giacometta della Rls Flai della Sicilia, intervenuta in
assemblea - significa fermare quelle morti silenziose e quell'insicurezza
che si fa precarietà e che va a colpire le categorie più deboli: tra queste?
Le donne e i giovani». Sono oltre 5 milioni i lavoratori che, ogni giorno,
vengono esposti nei processi produttivi a sostanze pericolose e
cancerogene, denuncia ancora la Cgil. E' per questo che occorre che il
Governo costituisca almeno la Commissione per definire i parametri di
sicurezza ed emani il decreto per la protezione della salute nei luoghi di
lavoro. «Oggi - ricorda Epifani - chi chiude gli occhi di fronte alla crisi
compie una vera operazione culturale, abbattendo quei valori sui quali si
costruisce la società». A sottolinearlo sono in tanti. Così Lucio Di Scuolo di
Napoli dà la propria solidarietà a chi prima, Fausto Evangelisti, altro
delegato, aveva denunciato il disastro rappresentato dai subappalti. «Al
Sud - aveva detto - questi ultimi, è noto, sono gestiti in prevalenza da chi
è formalmente colluso con la criminalità». Il problema è particolarmente
sentito dagli edìli, il settore quasi più colpito dagli infortuni che sono un
milione l'anno, tanto da far parlare di «omicidi bianchi più che - denuncia
Di Scuolo - di morti bianche».
La deregolamentazione si innesta così in un contesto in cui - conclude
Epifani - «si preferisce dare ragione alle ronde piuttosto che investire su
chi è tenuto ad occuparsi di sicurezza». Il Governo? Tace. E restano,
riferisce Epifani, posizioni diverse con la Cisl e la Uil. Ma la Cgil andrà
dritta per la sua strada. «Basta con lo svuotamento dei diritti» è lo slogan
lanciato. Si partirà da qui per ritrovarsi in piazza il prossimo 4 aprile.
18/03/2009