Lezione di endocrinologia prof. Pontecorvi ore 14:30 Premessa: L’ermeneutica di questa lezione di endocrinologia è stata oltremodo difficoltosa, in particolar modo la parte trattata dal dottor Raffaelli, data la caratteristica balbuzie e precipitosità del suo parlare. Avvalendovi di tali prove vogliate giustificare il ritardo con cui tale sbobinatura viene consegnata al pubblico ludibrio. Nessuno mi voglia male se taluni punti risulteranno (come è certo) oscuri al comprendonio. Distinti saluti. La scorsa volta abbiamo parlato della tiroide. Abbiamo trattato il gozzo, che può essere multinodulare. Nel contesto di questa patologia vi è un forte stimolo trofico sulla tiroide da parte del TSH, prodotto dall’ipofisi, ma anche da parte di fattori prodotti dalla tiroide stessa, perciò agenti per via paracrina o addirittura autocrina. E’ uno stimolo sublimen continuo, che non si arresta mai, che favorisce l’ingrossamento della tiroide. Tra l’altro va ricordato che la tiroide è composta da cellule eterogenee, vi sono famiglie cellulari diverse, ognuna con uno specifico pattern molecolare. Esistono mutazioni del recettore per il TSH(e quando è iperattivo crea un nodulo caldo all’esame scintigrafico), esistono mutazioni sul gene della transferrina. Il nodulo è la patologia più frequente e più importante. Accidentalmente da un familiare o un sanitario, nel corso di pratiche cliniche estranee alla patologia tiroidea, spesso si localizzano dei bozzi sul collo asintomatici. Sarebbe addirittura meglio non trovarli proprio, non venirne a conoscenza perché molto spesso sono inoffensivi e creano solo turbamento e preoccupazione, ma dal punto di vista clinico sono insignificanti. Essi si rendono clinicamente evidenti solo nel 4-10% dei casi. L’esame diagnostico durante il quale frequentemente si viene ad osservare accidentalmente un nodulo è sicuramente l’ecografia. Molto spesso, nel corso di esami ecografici (specie dei vasi epiaortici), o anche nel corso di autopsie, si rendono evidenti noduli tiroidei che fino a quel momento non erano stati mai individuati. In particolare durante l’esame ecografico di questi vasi c’è una prevalenza di riscontro di noduli pari al 35-57%. Quando un nodulo è inferiore al centimetro come dimensioni non si può parlare di una patologia vera e propria. Ma se sono più grandi possono nascondere varie patologie anche di grave entità. Il 3-4% dei noduli si tratta di carcinoma tiroideo, che è molto pericoloso. Abbiamo poi: - il carcinoma occulto, spesso papillifero (5-36casi/1000), patologia occulta nascosta sottoforma di un gozzo multinodulare di cui si è portatori senza saperlo per lungo tempo; - carcinomi clinicamente evidenti, (1-6casi/1000)che, se correttamente studiati e trattati portano ad una sopravvivenza oltre i 30 anni dalla prima osservazione nel 90% dei casi (la terapia è radiometabolica e chirurgica). Il rapporto di incidenza tra sesso femminile e maschile è 2/1, cosa che stupisce perché in genere nel maschio le patologie tiroidee (Graves M/F 4/1) sono circa 4 volte più frequenti. Ciononostante se nella donna è più frequente l’insorgenza del cancro, nell’uomo il cancro quando presente è più frequentemente un carcinoma di quanto non lo sia nella donna. Per quanto riguarda l’età, tutte sono coinvolte, anche se c’è una differenza tra isotipi diversi di tumori : 1) il carcinoma papillare ha, oltre che nell’età infantile, un picco tra i 15 e i 30 anni e un altro oltre i 50 anni( freq: 90%); 2)il carcinoma follicolare (freq: 8%) insorge maggiormente dopo i 40 anni; 3) il carcinoma midollare(freq: <1%) derivato dalle cellule C o parafollicolari che secernono calcitonina, insorge in un’età media se non fa parte di una MEN di tipo I o II (sindrome da neoplasia endocrina multipla), altrimenti insorge anche nella prima infanzia, specie in caso di MEN IIB; 4) il carcinoma anaplastico e l linfomi insorgono oltre i 50-60 anni, ma io direi anche oltre i 70. Il nodulo in questo caso è fisso e duro. La MEN II è una malattia genetica complessa di tipo dominante. Quella di tipo A è caratterizzata dalla presenza di una o più delle seguenti patologie: feocromocitoma (50%dei casi) più benigno dei seguenti, iperparatiroidismo (20% dei casi), carcinoma midollare della tiroide (più aggressivo) che può dare metastasi locoregionali o a distanza. Quella di tipo B ha una patogenesi simile ma in più è caratterizzata da neurinomi del sistema nervoso periferico, soprattutto mucosi (labbra, lingua)e da un abito marfanoide (è la più aggressiva di tutte). C’è anche una MEN di tipo III di recente scoperta chiamata anche FMTC (Familiar Medullary Tyroid Cancer) caratterizzata solo da carcinoma midollare della tiroide che insorge frequentemente oltre i venti anni di età e che per essere diagnosticata deve essere presente in almeno quattro persone della stessa famiglia. La causa della MEN II in generale, scoperta da poco tempo, sembra essere una mutazione di un protooncogene di membrana (ret) espresso di norma dalle cellule C ma poco nelle follicolari. Questo gene è stato scoperto a NAPOLI!!!!!! Essa ha tre domini, uno extracellulare, uno trasmembrana e uno intracellulare. Quest’ultimo ha un’attività tirosinchinasica su substrati a valle, attività che esplica nel momento in cui è legato ad uno specifico ligando(scoperto molto tardi) che corrisponde al GDNF (Glial Derived Neurotropic Factor), molto espresso nelle cellule nervose e endocrine. E’ un recettore che funziona quando è in forma dimerica. Nel compartimento extracellulare possiede 6 residui di cisteina che formano tre ponti disolfuro intracatena, amminoacidi che possono andare incontro a mutazioni tali per cui diminuiscono di numero: non ce ne saranno più 6 ma 5. In questo modo la cisteina spaiata si andrà a legare all’altra catena creando un ponte intercatena che manterrà permanentemente attivato il recettore (una cosa simile avviene nel recettore del TSH). L’attivazione di ret manterrà attivate molecole del tipo ras che inducono la trasformazione cellulare. Nella MEN IIB vi è la probabilità che, invece di questa mutazione, ve ne sia un’altra (sempre attivante) localizzata nel sito tirosinchinasico della molecola. Dopo aver effettuato una diagnosi è utile fare uno screening sul DNA dei linfociti periferici per individuare la mutazione. Considerando che la MEN IIA insorge entro i 3 anni di vita e la IIB ancora prima, questi esami genetici sono molto utili per stabilire i soggetti a rischio e il follow up, poiché la penetranza di queste malattie è del 100%! Il gene ret, quando mutato, causa anche, nel 30% dei casi, il carcinoma papillifero (delle cellule follicolari, anche se esse lo esprimono poco) poiché avvengono dei riarrangiamenti del gene ret sul braccio lungo del cromosoma 10 vicino al centromero (inversione paracentrica) con dei geni del tipo H4, R1, RFG/ELE1 che portano alla genesi di geni ibridi. Il taglio dell’inversione paracentrica avviene all’interno del gene ret in modo che esso sia smembrato in una porzione che codifica per la parte della molecola con attività tirosinchinasica e una parte viene trasferita su un altro cromosoma diventando inattiva. La porzione tirosinchinasica si trova ad essere legata con un frammento dell’altro gene interessato nell’inversione che funge da promotore. Sono state individuate tantissime mutazioni di questo tipo che coinvolgono geni diversi. Esistono anche mutazioni inattivanti di ret che provocano la malattia di Hirsprung (magacolon congenito) causata però anche da altri geni. Tale mutazione a seconda dei distretti che colpisce causa patologie diverse. Ad esempio una mutazione della tiroxina 634 del gene causa adenomi multipli alle paratiroidi causando iperparatiroidismo. La prevalenza dei noduli occulti all’ecografia aumente con l’aumentare della sensibilità della sonda utilizzata per l’esame espressa in MHz. Per l’addome e la pelvi si utilizzano sonde da 57,5 MHz, per la Tiroide invece da 10 MHz, quindi più sensibili. Ogni volta che ci si trova di fronte ad un nodulo è facile trovarne altri (meno facile nel paziente giovane), perciò è facile trovare un gozzo multinodulare (40-50%). I fattori di rischio di una patologia maligna in caso di nodulo diagnostiacato sono: precedenti irradiazioni cervicali o esposizione a raggi(ad esempio l’acne o le tonsilliti, prima trattate con raggi x portavano a tumori tiroidei nel 35% dei casi); linfoadenopatie laterocervicali/sopraclaveari (evidenti alla palpazione della tiroide e del collo); nodulo singolo aumentato di volume; età giovane/sesso maschile; fissità e segni di disfonia (o altri segni compressivi locali). Prima si riteneva che i carcinomi follicolari metastatizzassero maggiormente per via ematica e elettivamente al polmone, i papillari più alle ossa, al polmone e ai linfonodi. Ora invece i tumori tiroidei si considerano nel 90% papillari. Non è detto che il nodulo più grande sia maligno. Per essere maligno alla scintigrafia si deve notare un’area ipocaptante, fredda, alla citologia un aumento della proliferazione follicolare e all’ecografia una struttura ipoecogena e solida, anche se non sempre con microcalcificazioni (come per la mammella). Nel caso di macrocalcificazioni ci si trova di fronte ad un gozzo multinodulare, quindi benigno. Esisteva fino a poco tempo fa un protocollo diagnostico chiamato ECD tipo III (ecocolordoppler tipo III) che discriminava la benignità-malignità dei tumori in base all’entità della vascolarizzazione interna ed esterna. In realtà non serve a nulla poiché la tiroide è anche nella norma intensamente vascolarizzata. UN modo per capire se un tumore è maligno è anche quello di abbozzare una terapia e vedere se il tumore regredisce o aumenta di volume. Bisogna stare attenti ai linfonodi, normalmente non ben visibili all’ecografia, poiché spesso sono ingrossati anche in corso di patologie non gravi, come il mal di denti o il mal di gola. Il sospetto di carcinoma tiroideo deve insorgere quando all’eco si trovano noduli tondi, con punti di lacune fluide (necrosi) e con spot di microcalcificazione o cisti. IN questo caso è utile pungerlo per una biopsia. La scintigrafia ormai non si usa più. Le sostanze dosabili nel sangue sono T3, T4 (più utile), TSH, Ct (calcitonina) che secondo i pisani è un marker di malignità per il follow up di una patologia maligna già diagnosticata e trattata. - Se il TSH è <0,3-0,5μIU/ml si consiglia una scintigrafia tiroidea. IN tal caso, se il nodulo è caldo si consiglia la terapia chirurgica poiché la terapia medica non risolve il problema in quanto se si smette la terapia medica il problema si ripresenta. - Se il TSH è >0,5 si consiglia un ENA-Eg (agoaspirato) che potrà dare diagnosi di malignità (si invia al trattamento chirurgico), benignità (si avvia alla terapia soppressiva con L-T4) o indeterminata nel 7-10% dei casi. Qui al gemelli la diagnosi indeterminata è il 20%, (nel referto si legge semplicemente PF: proliferazione follicolare). In questo caso nell’80% dei casi si tratta di un carcinoma follicolare o di varianti follicolari di un carcinoma tiroideo e nel 20% dei casi di un adenoma. Sia nel caso di patologia maligna che benigna dopo 9 mesi-1 anno si attua una seconda ecografia. Nel caso di una neoplasia benigna trattata con L-tiroxina bisogna mirare a sopprimere il TSH che è il principale fattore trofico della patologia portandolo a valori compresi tra 0,1 e 0,3. Se il volume del nodulo dopo questa terapia è comunque aumentato significa che non si trattava di adenoma. Un nodulo grande (non necessariamente maligno) deve essere punto in più punti perché anche solo una cellula infiltrata all’esterno del nodulo è indice di malignità. A questo proposito è utile ricordare che l’esame citologico non è mai discriminante pienamente, contrariamente all’istologico. Va sottolineato che gli studi americani e inglesi non sono validi per noi dei paesi mediterranei perché gli inglesi non hanno come causa principale di malattie tiroidee la carenza iodica, quindi le loro patologie tiroidee non dipendono in molti casi dal gozzo. Inoltre per le donne bisogna tentare di limitare l’utilizzo terapeutico di L-T4 perché dopo la menopausa aumenta il riassorbimento osseo che è già in incremento. Utili i marker immunoistochimici quando si fa un agoaspirato con referto PF. I marker di identificazione sono: tireoglobulina, ct, CEA e cromogranina (la ct è utile per la diagnosi di carcinoma midollare in caso di PF poiché, avendo cellule piccole e numerose, somiglia e perciò può essere confuso con il follicolare). In tal caso è in dubbio se fare una tiroidectomia totale oppure no poiché non c’è certezza che il tumore sia benigno o maligno. E’ un vero problema medico-legale perché se il chirurgo toglie tutta la tiroide erroneamente perché il nodulo è benigno il paziente lo denuncia, se ne toglie una parte lasciando però un frangente di cellule maligne viene denunciato comunque…ultimamene le denuncie fioriscono. I marker più importanti di malignità sono HBME e galectina, poi ci sono citocheratina 19, ret/PTC(che causano anche gozzo e tiroiditi), rb, p53, p21, p27, PPARγ. I fattori prognostici nel carcinoma differenziale sono età (fina a 40-45 anni la prognosi è migliore); la variante istologica: il papillare e il midollare sono dal punto di vista prognostico più favorevoli del midollare e del follicolare; l’estensione (nuova classificazione TNM)migliore ma più confusa di quella vecchia: - T1: 0-2 cm di diametro (prima era 1 cm); T2: 2-4 cm; T3: infiltrazione della capsula tiroidea (non la capsula del nodulo, la cui infiltrazione comunque indica malignità); T4: tumore aggressivo: metastasi ai muscoli , alla trachea, all’esofago. N0: assenza di presenza nei linfonodi; N1: presenza di coinvolgimento linfonodale; M0: assenza di metastasi; M1: metastasi presenti. Dal punto di vista chirurgico abbiamo la tiroidectomia totale con esplorazione dei linfonodi centrali, paratracheali, sovraclavicolari, e giugulari. Nell’eventualità di metastasi ai linfonodi controlaterali si controllano i vasi linfatici retroesofagei. Poi abbiamo l’emitiroidectomia (se la lesione è <1 cm). L’obiettivo del trattamento è far si che lo iodio 131 abbia una captazione tiroidea tra 0 e 2%. Infatti la terapia chirurgica è seguita da quella radiometabolica ablativa con iodio 131(100mCurie). I fini di questa terapia sono: distruggere tutte le cellule tiroidee lasciate involontariamente dal chirurgo, facilitare il follow up, diminuire l’incidenza di recidive o metastasi, abbassare la mortalità. In genere dopo tale terapia i procede con l’L-tiroxina per sopprimere il TSH e con la radioterapia esterna e la chemioterapia. C’è da dire che il carcinoma tiroideo quando metastatizza è meno aggressivo degli altri tumori, perciò più curabile. Nello stadio T1 molti endocrinologi e medici nucleari non procedo alla terapia radiometabolica ablativa ma comunque andrebbe fatta per evitare il rischio che la chirurgia abbia lasciato qualche cellula. Dopo tre mesi dalla terapia radiometabolica si procede con una scintigrafia total body per evidenziare la eventuale presenza di metastasi. inoltre è utile il dosaggio della tireoglobulina per evidenziare l’insorgenza di recidive. Considerando che essa è sempre indosabile, quindi pressoché assente in condizioni normali (alcuni resti sono embriologici), la sua presenza nel siero è indice di recidiva. pertanto la scintigrafia total body è un marker di localizzazione, la tireoglobulina un marker di recidive (più sensibile della scintigrafia). Prima di fare l’esame scintigrafico è importante assicurarsi che non sia presente in circolo Ltiroxina o L-T3. Considerando che l’L-T4 ha un’emivita molto lunga, almeno 5 giorni, e la L-T3 ha un’emivita di 6 ore, si sospende la terapia con l’una o con l’altra un determinato numero di giorni prima dell’esame medico-nucleare sufficiente a far si che non siano presenti in circolo al momento dell’esame stesso. Si crea così una fase di ipotiroidismo (diminuiscono gli ormoni in circolo) in modo che aumenti il TSH in circolo e aumenti parimenti la captazione di iodio. Qualcuno ha proposto per questo bisogno anche l’utilizzo di un TSH ricombinante. Dopo tre giorni dalla fine della terapia si somministra iodio 131 e sempre il terzo giorno e il quinto si dosa la tireoglobulina. Può capitare però che all’inizio l’aumento di tireoglobulina non è indicativo perché non si lega al kit immunologico. Si possono dosare anche anticorpi antitireoglobulina...mugugno incomprensibile… Una terapia seguita da valori di TSH compresi tra 0,1 e 0,4μU/ml (1,7μg/kg) è a basso rischio. Una con TSH <0,1 (2-2,5μg/kg) è invece ad alto rischio se non c’è la malattia, quindi se la tireoglobulina non è presente. 16:30-17:30 Dott. Raffaelli Il professore si scusa perché non è potuto venire ma si trova ad un congresso importante. Per quanto riguarda l’incidentaloma surrenalico, negli anni ’80 si usava la diagnosi alla TC e alla RMN di masse cliniche silenti. In circa il 2-9% delle autopsie svolte per altri motivi si riscontrano incidentalomi. La loro incidenza reale è sconosciuta, li si ritrova nello 0,4-4,4% dei pazienti sottoposti a TC per patologie extrasurrenaliche e nella maggior parte dei casi sono patologie benigne non funzionanti. Per la diagnosi è importante sapere se il tumore è secernente (anche se essendo subclinico lo sarà poco, ma comunque è un dato utile perché ci informa riguardo alla differenziazione) e se è sospetto per patogenesi maligna. In generale si riscotra un feocromocitoma, un tumore secernente corticosteroidi (precushing), un tumore secernente aldosterone (ipertensione) o ormoni sessuali (tratti femminilizzanti o virilizzanti). Se la lesione è iperfunzionante la terapia elettiva è quella chirurgica. La diagnosi differenziale benigna-maligna si avvale di varie tecniche: la TC ha un’ottima risoluzione spaziale (superiore alla RMN) ma ha bassa specificità tranne che per cisti o mielolipomi, sottostima il diametro del 47% per diametri <6cm (questo è un dato controverso), è imopossibile una diagnosi differenziale per tumori più piccoli di 3cm. La RMN offre immagini ipodense in caso di adenomi, iperintense nel caso di feocromocitomi e metastasi nelle immagini t2 pesate. Il criterio migliore è quello dimensionale: se la lesione è maggiore di 6 cm è più probabile che sia maligna e comunque la terapia chirurgica è indicata. Se è inferiore ai 3 cm la terapia chirurgica può escludersi. Resta però un alone di incertezza su quei tumori che hanno dimensioni comprese in quell’intervallo per cui la diagnosi resta molto difficile. Alla scintigrafia se si è escluso un feocromocitoma una lesione ipercaptante(calda) è probabilmente un adenoma, una discordante (fredda) è una lesione maligna, una cisti, una lesione midollare,poi c’è una lesione indeterminata che ovviamente non ci aiuta per niente. Il mezzo che si utilizza per l’esame è il 131Gβiodometilcolesterolo. C’è poi l’agoaspirato eco o tc guidato che però offre una inadeguata efficacia nella diagnosi differenziale di adenoma/carcinoma (non sono valutabili infiltrazioni vascolari e/o capsulari) e tra l’altro offre anche un rischio non indifferente di disseminazione neoplastica. Nel 30-50%dei casi un incidentaloma del surrene, quando ha caratteristiche di malignità, è una metastasi. Se proprio non si riesce a dedurre la malignità o meno del tumore si valuta la dimensione (questi sono protocolli dei 2002). Ci sono delle probabilità che sia un carcinoma del 2% se è ≤4 cm, del 6% se è di 4-6 cm e del 25% se è >6 cm. Oggi la surrenectomia è frequente anche se le lesioni sono più piccole di 3 cm. Negli ultimi anni le indicazioni al trattamento chirurgico sono cambiate molto: - Nel 1997(secondo Terzolo) si operavano solo tumori ≥5 cm; - nel 2001(secondo Bellantone) solo quelli ≥4 cm; - nel 2004 (secondo Sturgeon) quelli ≥3 cm. Il carcinoma surrenalico rappresenta dallo 0 al 2% dei carcinomi in generale, insorge preferenzialmente tra la quarta e la quinta decade (ma capita anche nella prima) e il rapporto di sessi F/M è da 3/1, è diagnosticato in modo simile all’incidentaloma e solo di rado è palpabile all’esame obiettivo. Tra l’altro è associato a iperfunzionalità surrenalica o non è funzionante. Le metastasi sono frequenti al polmone, al fegato e alle ossa. I dati di laboratorio sono: aumento di DHEA e aumento di solfato plasmatici. La diagnosi strumentale si avvale di TC e RMN. Per la diagnosi di metastasi si richiede ETG epatica, Rx/TC torace e scintigrafia ossea. Gli indici di malignità sono i seguenti: massa di grandi dimensioni, margini irregolari, calcificazioni, necrosi e segni di invasività, un numero di mitosi maggiore di 20 per campo microscopico e cellule con grandi nuclei ipercromatici. La chirurgia è recettiva. La terapia farmacologia è di tipo chemioterapico o di tipo radiometabolico. Si utilizza il mitomàne(?) (citotossico), si diminuisce così la concentrazione di cortisolo e steroidi. La polichemio si avvale di farmaci a base di platino e per le metastasi resistenti si usa la radioterapia. Esistono poi i criteri diagnostici di malignità di Weiss (non so come si scrive ma sappiate che lui ha pronunciato Vaiss)che sono: - elevato grado nucleare; - elevato numero di mitosi per campo; - invasione capsulare e sinusoidale; - più del 75% di figure mitotiche atipiche; - 33% di architettura diffusa. I markers sierologici sono : K1-67(?), topoisomerasi 2α, aumentata nei carcinomi (qualcuno ha provato a usare gli inibitori della topoisomerasi ma non servono a nulla). Mac Farlane e Sullivan hanno creato anche uno stage: 1) ≤5 cm; 2) < 5 cm; 3) estensione e infiltrazione linfonodale; 4) metastasi a distanza. Proietta alcuni grafici. Da questi grafici ci rendiamo conto che la chirurgia recettiva offre più risultati positivi del trattamento palliativo e della biopsia senza intervento poiché a distanza di 6 anni i soggetti trattati con trattamento chirurgico che arrivano al quarto stadio Mac Farlane-Sullivan sono molto di meno rispetto a quelli trattati con la cura palliativa. in assoluto un tumore più grande di 4 cm (o che ha dimensioni minori ma molto variabili nel tempo) e che produce ormoni (anche pochi) è indicato per il trattamento chirurgico. Esistono due tipi di intervento: quello tradizionale e quello laparoscopico. In particolare c’è la tecnica laparoscopica anteriore, la laparoscopica transperitoneale laterale, la surrenectomia retroperitoneoscopica laterale e la surrenectomia laparotomica posteriore. Vantaggi della tecnica transperitoneale: la morbidità è minore, il dolore è sensibilmente minore, diminuiscono anche i tempi d degenza e il costo. E’ indicata per patologia funzionante, feocromocitomi, metastasi, incidentalomi ma non per tumori di grosse dimensioni. La tecnica retroperitoneale ha il vantaggio di diminuire la dissezione degli organi ed offre un approccio diretto al surrene. Gli svantaggi sono: poco spazio, visione posteriore (il paziente è posto in posizione prona), non è indicata per lesioni grandi, il controllo in caso di emorragia è difficile (riposizionamento in posizione supina). Però c’è il vantaggio che nel paziente prono la vena cava offre meno rischi di emorragia. Ora analizziamo un caso clinico: donna, 32 anni, familiarità per ipertensione, non soffre di patologie endocrine, nelle ultime settimane di gravidanza lamenta ipertensione non trattabile con i comuni farmaci antipertensivi. All’ecografia si nota un incidentaloma funzionante. E’ più frequente trovare un incidentaloma sul lato destro all’ecografia perché il fegato funziona come finestra acustica. Si prescrive doxazosina e nebivololo (un α-bloccante) e si ottiene una risposta e un abbassamento dell’ipertensione. Ora vediamo un video dell’intervento in laparoscopia transperitonale laterale. Si solleva il fegato, si taglia il peritoneo per vedere bene la vena cava inferiore, si osserva il surrene che ha un colore giallastro, si infonde dopamina per sei ore, in assenza di emorragia e si nota una ipoglicemia severa e ipotensione persistente nonostante i liquidi infusi per 48-36 ore. Questo perché? perché essendo l’adrenalina un ormone iperglicemizzante, ed essendo prodotta in grande quantità dal tumore, una volta estirpato il tumore si entra in crisi ipoglicemica (un po’ come avviene nella crisi di astinenza). Per l’ipotensione il motivo è analogo, in quanto l’adrenalina tende a aumentarla. Nella fase postoperatoria la diagnosi istologica ci dice che era un feocromocitoma e che quindi dobbiamo controllare i valori di metanefrina, acido vanilmandelico, cromogranina A nelle urine (anche se oggi si preferisce dosarle sempre nel siero). Inoltre bisogna monitorare ecograficamente nella quinta giornata dall’intervento. Saluti e baci in rima: - Ai miei belli collegiali, benché sian degli animali: al peloso e tondo Tarzia per la sua infinita grazia, al loquace buon Persano per lo spirto vaticano, a Ianiro miscredente, che l’inferno gli sia ardente, a lo vecchio mio Chiappetta, del mio cul gli do una fetta, - a Daniela Pedicino, col suo far tanto carino, lei fatica come un mulo: ecco inver le puzza il culo, - alla molisana Lara, ospitale e tanto cara, alta millecento piedi, sì che tutta non la vedi, - A Cialdella e Pierfarina, strana coppia malandrina, di via Zeri li padroni, vispi, comici e burloni, - A Vittorio Semeraro, delle feste pezzo raro, un bel dì conquisterà tutta l’Università, - A Sua Acidità Tersigni, a li piatti suoi benigni, presto ancor m’inviterò, non temere tornerò, - Al divin signor Costanzi ch’ogni dì sta a me dinanzi, all’anagrafe è Matteo ma messer lo chiamo Deo! - Ad Amalio Etilio Attilio, a Zupon de li Zuponi, egli inver si chiama Emilio, minchia quanti soprannomi! - Alla Smiorri Spionci Smionci, smummi sbrodoli stramummi, mimmi mommi smunci stronci, grammi stranci smammi spronci! - Ed al Conte suo marito, milanista sì incallito. Questi goal son troppo belli: gli fan perdere i capelli! - Alla cranica calotta di Dadduzio sul Sobotta! - Alla bella Miss Filoni, corteggiata dai maschioni, perché lasci ora Nicola per sposarsi con me sola! - Un saluto familiare alla Busta e all’assonema (Vibonema Firenziema ed infin Calabronema), - a Virginia cuoca bella, del collegio mite ancella, vita, onore e gloria magna: torta, rustico e lasagna! - Al mio amico Catenazzi per cui i bimbi vanno pazzi, - Alla Marta Sabatini e ai suoi piccoli bikini, - Tomaselle e Soldatelle, basse brutte e stupidelle, - Viva Santa Rosalia, benedetta sempre sia! - A Tersali con la rima porgo tutta la mia stima, - Annalisa Tortorella, sarà sempre un’acidella (scusa ancora per la penna, ma l’ho persa sulla Senna). Questa sbobinatura è dedicata al goal di testa di Bogliacino…che fa rima con Sabino! Ma fa rima anche con Bino, con Tombino, con SanBino, con Giubbino, con Rabbino, con Pebbino, conTacchino,con...ehm…bottino!!!!!!!!!!!! Giuseppe Sabino