La Porta della Fede Dio ha creato l`uomo a sua immagine e gli ha

La Porta della Fede
Dio ha creato l’uomo a sua immagine e gli ha impresso nel cuore il desiderio di conoscerlo e di vivere in
comunione con Lui. Ma l'uomo incontra molte difficoltà nel conoscere Dio con la sola luce della ragione.
Inoltre non può entrare nell'intimità di Dio con le sole forze umane. Per aiutarlo in questo cammino, Dio
stesso è venuto incontro all’uomo, manifestandosi a lui come a un figlio e amico: è la “rivelazione”, fatta
da Dio per mezzo dei profeti e completata poi dal Figlio di Dio fatto uomo.
L’uomo risponde alla rivelazione di Dio con la fede (CCC 142), grazia ricevuta da Dio stesso nel Battesimo,
con la quale accoglie Dio nella sua vita, sottomette a lui la sua intelligenza e la sua volontà, crede a Dio
che si rivela (CCC 143), lo riconosce come Creatore e Padre e poi riconosce il Verbo incarnato come unico
Salvatore. Tutta la rivelazione ha come centro e come meta la conoscenza di Gesù Cristo. Lo stesso Figlio
di Dio ci interpella: “Voi chi dite che io sia? Chi sono io per voi?” (Mt.16,15).
Lo scopo dell’Anno della fede
“L’Anno della Fede”, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con la Lettera Ap. “Porta Fidei”, dall’11
ottobre 2012, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e ventesimo della
pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, fino al 24 novembre 2013, ha una duplice
finalità: ravvivare la fede di chi crede, annunciarne la bellezza a chi non ha questo dono. L’invito a
tutti i battezzati è quello di educarsi e di educare gli altri alla fede (Lett.Past. di Mons. Bruno Forte).
Educarsi - educare alla fede è un incontro d’amore. È per amore che Dio si è rivelato all’uomo per
farlo partecipe della Sua vita. È per amore che il credente deve trasmettere ad altri il dono ricevuto,
portandoli all’amore di Dio. Alle sorgenti di ogni educazione alla fede c’è l’amore. Spesso si tratta di un
amore ferito: come quello dei genitori credenti che vedono i loro figli allontanarsi dalla fede o quello del
pastore che sperimenta quanto sia difficile trasmettere il dono della fede specialmente ai giovani, in un
mondo che si allontana sempre più da Dio. Il desiderio di comunicare la fede deve spingere a non
arrendersi. Spesso, chi si allontana da Dio lo fa perché non ha mai sperimentato la grandezza e bellezza
del Suo dono. Tante volte l’amore divino è più ignorato che rifiutato consapevolmente.
Educare alla fede vuol dire allora far conoscere e sperimentare quest’amore con la testimonianza della
parola e della vita. Educarsi alla fede, a sua volta, significa accettare la sfida di mettersi alla ricerca
dell’infinito amore, aprendosi a tutti gli aiuti possibili sulla via dell’incontro con Dio.
La storia dei Magi
La storia dei Magi, che dal lontano Oriente vanno a Betlemme, guidati da una stella, può farci capire
come tutto questo possa avvenire nella nostra vita e in quella di coloro che amiamo, ai quali vogliamo
trasmettere la fede come esperienza bella e vivificante dell’amore divino.
I Magi rappresentano tutti i ricercatori di Dio, dei quali si fa voce Sant’Agostino all’inizio delle sue
Confessioni: “Ci hai fatto per Te ed inquieto è il nostro cuore finché non riposi in Te” (I, 1).
Bisogna lasciare il proprio mondo e le proprie sicurezze e abitudini per andare alla ricerca del volto di
Dio. Proviamo a chiederci: a che punto siamo con la nostra fede? Quali sono le domande più importanti
che nascono dal nostro cuore? Abbiamo mai scelto di muoverci dalla nostra situazione per ricercare
l’amore e la fede più grande, che solo Dio potrà darci? Porci queste domande è l’inizio dell’educazione
alla fede.
L’ascolto e l’approfondimento della Parola di Dio deve essere luce e sostegno di questo cammino, come
la stella per i Magi. L’incontro dei Magi con Erode è come il tentatore sempre in agguato che fa del tutto
per allontanarci da Dio e farci mettere contro Dio. Il cercatore di Dio deve essere umile e impegnato a
vincere le trappole dell’orgoglio e del mondo, o non arriverà mai alla grande scoperta.
Oggi la fede di tanti cristiani è una fede appannata o addirittura spenta; per questo Benedetto XVI, con
l’Anno della fede, invita ognuno di noi a «varcare la porta della fede», per ravvivarla, approfondirla,
viverla e testimoniarla. L’Anno della fede è un impegno per tutta la Chiesa, impegno che deve iniziare
dalla rilettura e approfondimento di due testi fondamentali della fede: i Documenti del Concilio
Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica .
Come AGC, accogliamo l’invito del Papa e dedichiamo all’approfondimento della fede almeno il 2013 ed
il 2014. Approfondiremo gli elementi essenziali della fede con la nostra rivista e più ampiamente con gli
incontri di Fraternità, i ritiri mensili e gli esercizi spirituali. Il Padre addita a noi il Figlio e ci dice:“Questi
è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7). Dobbiamo essere pronti ad accogliere e seguire l’invito del
Padre.
Sintesi della fede
Benedetto XVI, nella lettera “Porta Fidei”, raccomanda tanto l’apprendimento a memoria e la recita del
Credo e ci dà una meravigliosa sintesi dei contenuti fondamentali della fede cristiana. Scrive: “La “porta
della fede”, che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, è
sempre aperta per noi. Possiamo oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il
cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta significa immettersi in
un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), con il quale possiamo
chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna,
frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto portare alla sua
stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità, equivale a credere in un
solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra
salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito
Santo, il Santificatore, che guida la Chiesa nell’attesa del ritorno glorioso del Signore (Cfr Porta Fidei,n.1).
Che cosa deve significare per noi l’Anno della fede? Ce lo spiega il papa con parole chiare:
“L’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti
fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e
organica. Il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla
fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede. Nella sua
stessa struttura presenta lo sviluppo della fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana.
Pagina dopo pagina si scopre che quanto viene presentato non è una teoria, ma è l’incontro con una
Persona, Cristo, che vive nella Chiesa. Alla professione di fede, infatti, segue la spiegazione dei
sacramenti, nei quali Cristo è presente, operante e continua a costruire la sua Chiesa. Senza la liturgia e i
sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perché mancherebbe della grazia che sostiene la
testimonianza dei cristiani. Così anche l’insegnamento del Catechismo sulla vita morale acquista tutto il
suo significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e la preghiera” (Porta Fidei, n.11).
Accresci in noi la fede (Lc 17,5).
È la supplica degli Apostoli a Gesù quando capiscono che solo con una grande fede potevano stabilire un
rapporto personale con Lui ed essere all’altezza della vocazione di apostoli. Gesù li rimprovera spesso per
la loro poca fede (Mt 17,20); Mt 8,26; Mt 16,8-9…). Quando cammina sulle acque agitate del lago e raggiunge gli
apostoli sulla barca, permette a Pietro di andargli incontro sulle acque. Pietro all’inizio cammina sicuro
sulle acque, “ma, vedendo che il vento era forte e il mare agitato, s’impaurì e, cominciando ad
affondare, gridò “Signore, salvami!”. Subito Gesù “tese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di
poca fede, perché hai dubitato?”. Allora i discepoli fanno la loro piena professione di fede: “Davvero
tu sei Figlio di Dio!” (Mt 14,28-33)”.
In Pietro riconosciamo le nostre paure e quelle di molte comunità cristiane, che vedono tanti fedeli
lasciare i sacramenti e la stessa fede. Come Pietro, abbiamo paura del clima ostile ai credenti. La salvezza
proviene solo da Gesù. Solo Lui può tenderci la mano per aiutarci a non affondare e conservare la fede.
Dobbiamo pregare che sia vera anche per noi la parola di Gesù a Pietro: “Io ho pregato per te, perché la
tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). In questo anno
si apra per noi “la porta della fede” (At 14,247).
Insieme all’Anno della Fede, il Papa ha voluto un Sinodo dei vescovi sul tema: “La nuova
evangelizzazione per trasmettere la fede”. I fedeli, con una fede rinnovata, dovranno dare un nuovo
impulso all’attività missionaria verso miliardi di uomini che ancora non conoscono Cristo. Ma
dobbiamo essere vicini soprattutto ai fratelli che si sono allontanati dalla fede, forse li abbiamo in casa
nostra, per aiutarli a riscoprire la bellezza della fede e la gioia dell’incontro personale con Gesù nella sua
Chiesa. Non possiamo dire che stiamo facendo “un vero cammino di fede”, se non sentiamo l’urgenza
di accrescere la nostra fede e di trasmetterla ai fratelli.
Rifletti
1. Che relazione c’è tra “rivelazione” e “fede”?
2. Quale è lo scopo dell’Anno della fede?
3. Quali sono i rischi e le difficoltà del camino di fede?
4. Sapresti indicare un segno sicuro del cristiano che ha una vera fede?
5. Hai il Catechismo della Chiesa Cattolica? Hai i Documento del Concilio Vaticano II?
P. Alberto Pierangioli