La comunicazione può definirsi come la modalità

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Amedeo Lomonaco
Le strategie della comunicazione pubblica nell’era della globalizzazione
Comunicare bene è comunicare un bene
Le nuove tecnologie attraverso il supporto informatico forniscono strumenti
di ampia portata ed allargano gli orizzonti della comunicazione e dell’informazione.
Questo scenario, che accomuna ormai molti abitanti del pianeta, è indicato
frequentemente con il termine di globalizzazione dei media e delle comunicazioni.
La metafora per eccellenza di questo fenomeno è Internet, la moderna
Alessandria d’Egitto, una rete senza un centro che cresce all’insaputa delle parti che
la compongono, un mezzo di comunicazione senza confini, individualista e
collettivista, uno spazio vuoto e selvaggio percepito come infinito.
La comunicazione globale implica e rende necessario affrontare la questione di
un’etica planetaria intesa come sistema minimo di valori condivisibili e compatibili
ma argomentabili e, quindi, non imposti.
Il fenomeno della globalizzazione non distribuisce in modo universale l’offerta
informativa e comunicativa perché rappresenta uno scenario che non coinvolge tutti i
Paesi allo stesso modo e divide gli abitanti della Terra tra connessi ed esclusi.
La coppia di parole comunicazione/informazione, che serviva a designare gli
scambi di messaggi all’interno delle società, oggi si rivela inutilizzabile per
descrivere fenomeni culturali limitati. Sotto la voce “comunicazione ” ormai si trova
di tutto: lo scambio di messaggi genetici, la ricezione di segnali chimici e acustici,
l’analisi dei sistemi e dell’ingegneria dei sistemi, gli approcci quantitativi della
scienza dell’informazione, gli studi della retorica del cinema, del giornalismo, i vari
campi delle pubbliche relazioni, della pubblicità, del marketing, e le attività di altri,
molteplici contesti.
Nel suo significato fondamentale, quotidiano, la parola informazione definisce
la funzione di dar forma a una materia, a un pensiero, a una percezione, a un insieme
di dati ma ormai ha soprattutto un significato tecnologico, di scambio di quantità
informative misurabili in bit.
Non è più vero come affermava Mc Luhan che il “mezzo è il messaggio”,
perché la globalizzazione delle comunicazioni comporta una omogeneizzazione dei
messaggi ed una conseguente omologazione dei mezzi. Il giornale infatti somiglia
sempre di più alla televisione, la pubblicità modifica allo stesso modo il linguaggio
scritto ed il linguaggio parlato, le tematiche e i contenuti si unificano per effetto di
una competizione che annulla i confini tra un mezzo e l’altro. Bisogna riconoscere
che qualsiasi discorso sui media oggi si trova di fronte alla necessità di recuperare il
significato di certe parole, di chiarire il rapporto tra “mezzi” e fini, tra media e scopi.
Infatti, la circostanza che la comunicazione sia divenuta pressocchè illimitata non
significa affatto che l’uomo comunica di più. Si comunica di più rispetto all’epoca in
cui si comunicava a distanza con fuochi e campane ma si tratta di stabilire quali sono
i contenuti dei nuovi mezzi e se questi contenuti comportano un arricchimento di
conoscenza o di intrattenimento.
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Amedeo Lomonaco
Il villaggio multimediale è un villaggio simulato perché non si parla più delle
esigenze degli uomini ma dei bisogni degli strumenti. In questo villaggio il vissuto è
diventato rappresentazione, lo spettacolo diviene reale e la vita quotidiana è costituita
da immagini separate dal contesto, da simboli.
Oggi siamo un po’ protesi, un po’ appendici della realtà che ci circonda, una
realtà in cui la creatura, il complesso delle tecniche al servizio dell’uomo, ha superato
il creatore.
Nel villaggio globale le attività di comunicazione possono ripristinare
l’equilibrio nella dicotomica coesistenza di realtà e simulazione grazie alla corretta
adozione delle strategie.
La comunicazione nella sua modalità attraverso cui si instaurano, si strutturano
e si sviluppano le relazioni sociali, affida alle strategie di propaganda, persuasione e
agevolazione le alternative di interazione tra l’istituzione pubblica e l’utenza.
La propaganda propone un solo modello di riferimento per il soggetto, la
persuasione comporta l’identificazione dell’individuo con una alternativa opposta ad
un’altra, mentre l’agevolazione lascia aperte molteplici possibilità di scelta.
Le strategie della comunicazione non possono però essere realizzate se l’uomo
perde la propria supremazia a vantaggio delle tecniche ed il suo ruolo di soggetto
pensante.
Socrate non ha lasciato nessuno scritto perché ha dato peso al dialogo come
unità principe dell’interazione ma oggi, nell’era della comunicazione globale, spesso
non abbiamo un interlocutore dialogico e siamo noi stessi una realtà immateriale che
agisce all’interno di una rete. E’ necessario recuperare la funzione dialogica della
comunicazione attribuendo a individuo e mezzo le giuste collocazioni e priorità.
Cartesio ha affermato che solo pensando noi siamo, ma in realtà nella società
dell’informazione globale il soggetto è una spugna che assorbe informazioni e
contenuti senza il contributo del proprio pensiero critico.
Il paradigma kantiano della ragione critica posta come stella di orientamento,
nella sua maturità si basa su una ragione che possiamo inquadrare come comunicativa
poiché comunicare bene è comunicare un bene e questo implica la conoscenza delle
strategie da attuare, la conoscenza del bene/comunicazione in sé e la costruzione di
una riflessione analitica verso la realtà che ci circonda.
L’individuo prima di essere un emittente o un ricevente è un soggetto pensante,
prima di essere un elemento immateriale di una rete è la cellula primaria della società
in cui viviamo. La comunicazione non può essere ridotta ad un semplice
trasferimento di messaggi attraverso la condivisione di un canale e di un codice tra
due o più individui, ma deve poter viaggiare lungo l’analisi della conoscenza di sé,
dell’altro e del contesto in cui questa avviene perché comunicare non è un’impresa
difficile se è aperto il canale simpatetico tramite cui far scorrere le emozioni della
comunicazione e del non detto nel detto.
Napoli 15/10/2001
Amedeo Lomonaco
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