Intervento di Mons. Giuseppe Malandrino,
Amministratore Apostolico della Diocesi di Noto,
all’inizio della celebrazione eucaristica per l’Ordinazione episcopale
del nuovo Vescovo di Noto, Mons. Mariano Crociata
Noto, Chiesa Cattedrale, sabato pomeriggio 6 ottobre 2007
1. Affetto e consapevolezza del significato profondo della successione apostolica
Con profonda gratitudine verso il Signore e con sincera commozione do il benvenuto a colui che è stato
chiamato dal Signore, attraverso l’elezione da parte del «successore del beato Pietro», il papa Benedetto XVI, a
succedermi come padre e pastore della diletta Chiesa di Noto.
C’è, in questo saluto al caro fratello Mons. Mariano Crociata, la stima e l’affetto miei, ed anche del mio
amato predecessore Mons. Salvatore Nicolosi. Egli, già padre conciliare, per vent’otto anni ha guidato con
sapienza e saggezza il cammino di rinnovamento postconciliare della nostra diocesi, culminato nel Secondo Sinodo
diocesano.
C’è, ancora, in questo mio benvenuto l’affetto dell’intera Chiesa di Noto, sia dei molti che sono qui
convenuti, sia di coloro che, impossibilitati alla presenza, si uniscono nella preghiera (penso in modo particolare
agli ammalati e alle monache di clausura).
Insieme all’affetto, c’è la consapevolezza di come oggi, in questa liturgia, si manifesti un tratto della cura e
dell’agire di Dio che dona alla sua Chiesa ministri «dispensatori dei misteri di Dio», verso i quali deve
corrispondere la docilità richiesta nelle parole di Gesù agli apostoli: «Chi ascolta voi ascolta me» (Lc 10,16).
C’è, al tempo stesso, la consapevolezza che questa docilità viene offerta ad un’autorità concepita in un modo
radicalmente diverso: «Episcopato – viene sottolineato nel n. 42 del rituale dell’Ordinazione – è il nome di un
servizio, non di un onore, poiché al Vescovo compete più il servire che il dominare».
2. Collegio apostolico e comunione delle Chiese
Do, ancora, un affettuoso benvenuto agli altri amati confratelli Vescovi, a iniziare dall’Arcivescovo di Palermo,
il caro Mons. Paolo Romeo, che presiede come Vescovo ordinante principale, e ai Vescovi che lo affiancheranno
come primi ordinanti: Mons. Nicola Eterovic, Arcivescovo Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e Mons.
Domenico Mogavero, Vescovo della Chiesa di Mazara, che ci fa dono del nuovo Pastore.
Un particolare abbraccio di pace è rivolto al nostro Arcivescovo metropolita di Siracusa, Mons. Giuseppe
Costanzo, e ad ognuno degli Arcivescovi e Vescovi di Sicilia con cui, lungamente e in spirito di grande
comunione, ho condiviso la preoccupazione e la cura dell’annuncio del Vangelo in questa nostra terra e la
conseguente cura e promozione dell’uomo, soprattutto se debole e indifeso.
Anche questo saluto è carico di significati che superano i sentimenti umani: esprime la comunione del
collegio episcopale, in cui il nuovo eletto entra a far parte, e il generoso servizio al Popolo di dio, con amore
preferenziale per i poveri, sulle orme di Gesù «povero e amico dei poveri», come recita il nostro secondo Sinodo
diocesano.
Permettetemi poi di dare un particolare benvenuto a quanti vengono dalla cara Diocesi di Mazara che ci ha
donato il nuovo Pastore. Ci tengo, poi, ad evidenziare la partecipazione del Vescovo Mons. Melkisedek Siculi e
dell’intera Diocesi gemella africana di Butembo-Beni; una Diocesi a noi molto cara e con la quale viviamo un
rapporto di comunione, concreta e spirituale al tempo stesso, da ben oltre diciannove anni.
Un rispettoso saluto va infine ai rappresentanti delle pubbliche istituzioni qui presenti e in particolare a
quelle di questo nostro territorio di Sicilia e, soprattutto di Siracusa e di Ragusa. Anche a loro, compartecipi del
comune servizio per il migliore bene della nostra amata terra, un cordiale saluto e un augurio di pace.
3. Figlio di questa Chiesa, sono stato chiamato a servirla anche come suo Pastore
Figlio di questa Chiesa di Noto, qui ho avvertito la vocazione al ministero presbiterale che, dopo l’ordinazione,
mi ha portato a molteplici servizi nel clima di serio e costruttivo entusiasmo scaturito dal Concilio Vaticano II.
Dal 1980 sono Vescovo: per diciotto anni della Chiesa di Acireale, da nove anni in questa amata Diocesi.
Quando sono venuto a Noto, nell’agosto 1998, per assumere il servizio episcopale nella Chiesa netina, ho
richiamato l’invito del Crocifisso a San Francesco: “Và, edifica la mia Chiesa!”. C’era, infatti, da ricostruire la
nostra Chiesa Cattedrale, ma c’era in me soprattutto la consapevolezza della prima preoccupazione di un
Vescovo, e cioè dell’edificazione della Chiesa, tempio vivo di cui Cristo è «la pietra angolare» (cfr Ef 2, 20).
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Ebbene, al termine di undici anni dal crollo, dopo tante fatiche e attese, la Cattedrale è stata ricostruita: oltre
a gioire per la riapertura della Chiesa ove c’è la cattedra del Vescovo, abbiamo visto in quest’evento un segnale
promettente per la rinascita complessiva di Noto e dell’intero territorio della Diocesi, oltre che un esempio di “sano
meridionalismo”, come ho sempre ripetuto.
Soprattutto, insisto, ci si è impegnati a non far mancare un buon fondamento evangelico alla vita cristiana del
nostro popolo. Cito appena qualche esempio:
a) il mio e il nostro convinto impegno per l’attuazione del Secondo Sinodo diocesano, con l’invito a
concentrarci sempre più sulle “cose essenziali della fede”: la Parola di Dio docilmente ascoltata e
coraggiosamente testimoniata (come ho voluto esprimere anche nel mio motto e stemma episcopali); l’Eucaristia:
“centro e culmine” della vita della Chiesa; la comunione fraterna come primo ed essenziale frutto
dell’assimilazione della Parola di Dio e del corpo immolato di Cristo; il servizio della carità, sulle orme di Cristo,
Buon Samaritano;
b) poi, la Missione popolare e permanente perché queste quattro “cose essenziali della fede” potessero essere
annunciate a tutti, «in ogni occasione, opportuna e inopportuna» (2 Tm 4, 2) con il coinvolgimento attivo di tanti
nostri fedeli, resi coscienti delle esigenze missionarie del loro battesimo;
c) infine, la Visita pastorale, che mi ha permesso di confermare nella fede i fratelli, offrendo in modo capillare
una parola di speranza anche a tutti gli uomini che sono in cerca di pace e di giustizia, con particolare attenzione
agli ammalati, alle famiglie e ai carissimi giovani e ragazzi.
Sono grato al Signore per tanti doni e per tanta corrispondenza; e rinnovo l’umile confessione dei miei limiti e
peccati, che affido alla misericordia del Signore e di tutti i fratelli.
Soprattutto rinnovo la certezza che la Chiesa è guidata dal Signore e che, quindi, «mai dobbiamo lasciarci
cadere le braccia» (cfr Sof 3, 16).
4. Ora, restiamo uniti in Cristo, Buon Pastore
Ora, il cammino della Diocesi continuerà sotto la guida del Vescovo Mariano, mio successore: io seguirò
con l’affetto e la preghiera questa amata Chiesa che mi ha generato alla vita in Cristo. Da parte di tutti occorre:
vivere e restare uniti in Gesù, che il nostro Sinodo ci ha invitato a «riscoprire sempre con occhi nuovi… lungo
le nostre strade». E, specificamente: vivere e restare uniti sotto la guida di Gesù Buon Pastore, di cui - ne sono
sicuro - sarà “segno” vivo e “strumento” docile il carissimo nuovo Vescovo Mariano, grazie alle sue ottime qualità
di uomo, di teologo, di ministro di Dio; ma anzitutto per la “grazia di stato” che gli verrà conferita tra qualche
istante dal sacramento dell’Ordine episcopale, e per la cooperazione, che certo non gli verrà mai meno, dei
presbiteri, dei diaconi, dei seminaristi, dei religiosi e delle religiose e dei fedeli tutti.
5. Il dono del pastorale
In tale prospettiva e come segno augurale, carissimo Vescovo Mariano, sono certo che vorrà gradire il dono
del Pastorale che fra poco – durante i riti esplicativi di questa Sua Ordinazione episcopale – Le verrà consegnato
dal Vescovo ordinante.
Abbiamo pensato di donare questo nuovo Pastorale noi tutti della Chiesa netina, di cui Lei, a momenti,
assumerà la guida di Maestro e di Pastore, come segno vivo del Signore Gesù, «sommo Pastore e Vescovo delle
nostre anime» (cfr 1 Pt 2, 25) e «servo di tutti» (cfr Mt 20, 28).
Con questa consegna del Pastorale, in poche parole, vogliamo esprimerLe – a cominciare da me Vescovo Suo
predecessore e dal Vescovo Emerito Mons. Nicolosi – un segno concreto della trasmissione apostolica del
prezioso, oneroso e necessario servizio episcopale, rivolto a far crescere e a custodire il cammino di fede, di
speranza e di carità del popolo di Dio pellegrino in Noto.
Per questo, sempre più dobbiamo imparare un ascolto fiducioso ed obbediente della Parola di Dio, sull’esempio
di Maria Madre e Fiducia nostra che, nella nostra Chiesa di Noto, onoriamo come Patrona principale con il bel
titolo di “Maria SS. Scala del Paradiso”.
E non possiamo dimenticare, tra i santi che hanno accolto e testimoniato la Parola di Dio, San Corrado
Confalonieri, anch’esso Patrono della nostra Diocesi.
E, allora, Chiesa di Noto, col nuovo Pastore: “Canta e cammina!”.
Così sia! A beneficio di tutti, e a gloria di Dio, uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
Noto, 6 ottobre 2007,
@ Giuseppe Malandrino,
Amministratore Apostolico
della Diocesi di Noto
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